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Autore: sixi    30/06/2008    2 recensioni
un mangiamorte che tenta di scappare dal suo destino e un ragazzo che l'aiuta a conoscere le meraviglie del mondo esterno, una vita basata su un'eterna fuga, cosa succederà? (se vi ho incuriosito leggete la loro storia)
Genere: Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo I

Capitolo I

L’urlo della disperazione 

 

 

Stava guardando dalla fessura, lasciata dalla porta della sua stanza, la scena: i mangiamorte erano venuti e avevano ucciso i suoi genitori e il suo fratellino. Il pavimento era coperto da un mare di sangue e i mangiamorte troneggiavano come macabri padroni. Uno di loro lanciò un incantesimo contro la porta che si aprì lasciandola senza  difese. Stavano già per ucciderla, ma un altro si sfilò il cappuccio rivelando i lunghi capelli biondi e gli occhi grigi e un naso adunco, nel complesso sembrava giovane.

-         Z-Zio…- un’espressione di puro terrore si dipinse sul volto della bambina.

- Non preoccuparti, Miriam, non ti faremo niente, però devi giurare fedeltà al Signore Oscuro – alcuni mangiamorte si voltarono di scatto verso Lucius Malfoy e un’aspra voce femminile disse: - Perchè il Signore Oscuro dovrebbe volere una mocciosa di sei anni?

- Questa “mocciosa” riesce a smaterializzarsi e a compiere gli incantesimi più difficili – tutti i mangiamorte si zittirono e osservarono la bambina attendendo una risposta alla domanda iniziale.

- Non aver paura, Miriam. Se gli sarai fedele il Signore Oscuro non ti farà niente, allora?- la bambina stava tremando come una foglia esposta al freddo gelo invernale e, non riuscendo a parlare, fece cenno di sì con la testa. Lucius Malfoy la prese in braccio e lei vide i suoi occhi grigi fissarla compiaciuti. I mangiamorte si smaterializzarono e ricomparvero davanti ad un uomo bianco come un cadavere, con la faccia da rettile, gli occhi rossi come il sangue e un abito nero come la morte.

- Chi è questa mocciosa? – chiese imperioso. Lucius si fece avanti lasciando Miriam a terra. – È mia nipote, signore, ho pensato che fosse utile portarla dalla nostra parte – Voldemort lo guardò accigliato – Sa fare gli incantesimi più difficili senza il minimo sforzo e i genitori le hanno insegnato varie magie utili in combattimento o durante la fuga.

Il Signore Oscuro guardò la bambina e subito notò il ciondolo appeso al collo. Si alzò da quel trono nero e avvicinò le sue dita bianche e gelide alla collana; se la passò fra le dita e quella cambiò forma: da piccolo dado divenne un medaglione rappresentante un’elaborata S. – Questo è di Salazar Serpeverde, perchè ce l’hai tu?

La bambina guardò per la prima volta gli occhi di Voldemort e rispose tremante: - È della mia famiglia. – Il mago oscuro si stupì. Andò a sedersi sul trono e ordinò: - Avvicinati e dammi il braccio sinistro.

Eseguì e sentì le fredde dita di Voldemort toccare quel braccino immacolato. Percepì un fruscio dietro di sè, poi vide un serpente immenso ergersi di fianco a lei con la bocca spalancata come per mostrare le sue zanne sottili e appuntite. Fu un movimento quasi impercettibile: l’animale scattò verso di lei e affondò i canini nel braccio. Sentì un dolore acuto percorrerle tutto l’avambraccio; il serpente si allontanò e Voldemort fece un potente incantesimo su di lei. Il sangue smise di colpo di fuoriuscire; un mangiamorte le fasciò il braccio e Voldemort parlò: - Lucius, la porterai nella tua casa e la crescerai.

- Sì, mio Signore – prese la bambina e si smaterializzarono.

Arrivarono nell’immensa casa di Malfoy, tutte le volte che Miriam andava lì veniva colpita dal lusso in cui viveva quella famiglia, ma non quella volta. Il dolore per la perdita della famiglia era troppo forte per essere dimenticato così in fretta.

- Narcissa, il Signore Oscuro vuole che ci occupiamo di Miriam. – entrarono nel salotto dove la donna, bionda come il marito, era intenta a parlare con la sorella Bellatrix Lestrange. Narcissa Black si voltò per osservare il marito e la sorella commentò acida: - Sei riuscito a salvare la mocciosa. – guardò Miriam intensamente, alla fine distolse lo sguardo perchè la bambina non aveva problemi ad osservarla.

- Dille le regole della casa – commentò asciutta Narcissa. Malfoy uscì dalla stanza seguito da Miriam che aveva notato lo strano comportamento della zia.

- Che cos’ha la zia? – chiese mentre si dirigevano verso la cucina.

- Probabilmente Bellatrix sta dicendo qualcosa d’inopportuno su di me, ma questo non ti deve interessare. – entrarono nella cucina e vi trovarono un elfo domestico intento ai fornelli.

- Dobby – l’elfo si voltò e fece un profondo inchino – da oggi resterà con noi anche Miriam, quindi dovrai eseguire i suoi ordini e dopo cena andrai a prepararle una stanza.

- Certo signore. – squittì Dobby facendo un altro esagerato inchino. Uscirono dalle cucine e mentre si dirigevano verso il salotto Lucius le illustrò le regole della casa.

- Domani andremo dal Signore Oscuro che ti toglierà le bende, da quando apparirà il simbolo tu dovrai sempre portare il cappuccio in sua presenza e durante le missioni. – Miriam annuì, ma in realtà non lo stava ascoltando, la sua voce le sembrava lontana, ma non voleva farselo rispiegare, tanto l’avrebbe appreso anche dopo…

Quando arrivarono nel salotto vi trovarono solo Narcissa che guardava il fuoco nel camino sorseggiando lentamente un bicchiere di vino. Voltò lo sguardo verso il marito e fece l’abbozzo di un sorriso. Miriam sapeva che cosa voleva chiedere lo zio, dopotutto sapeva usare la legilimanzia… però Lucius non si decideva a farlo, cosi lo fece lei: - Zia, stai bene?- sentì un leggero colpo in testa e vide Malfoy fare il numero tre con la destra. Regola numero tre: dare sempre del lei. Riformulò la domanda: - Zia, state bene?- Narcissa, finalmente, rispose: - No, Miriam. Ma non preoccuparti, il mio malumore non si ripercuoterà su di te.

Sentirono un campanello e Dobby entrò portando con sè numerosi piatti; li appoggiò sul tavolo e i tre si sedettero, mentre l’elfo andava in cantina a scegliere un vino per i padroni. Finirono di cenare e dopo qualche minuto entrò l’elfo domestico annunciando che la stanza per Miriam era pronta. La bambina salutò secondo la regola due: quando ci si congeda si fa un inchino. Si avviò su per le scale e sentì gli zii che avevano iniziato a discutere. Un ghigno le si stampò sulla faccia e diventò invisibile mentre scendeva silenziosa le scale.

- Come hai potuto non dirmi che l’avresti salvata? – a quanto pare l’oggetto della discussione era lei. – Il Signore Oscuro ti aveva ordinato di ucciderli tutti, se non avesse voluto Miriam avrebbe ucciso anche te.

- Narcissa, converrai anche tu che Miriam  è dotata di grandi capacità, quella ragazzina potrebbe battere anche alcuni dei migliori mangiamorte, ero sicuro che il Signore Oscuro l’avrebbe accettata.

- E se non l’avesse fatto? Dopotutto siamo già in tanti.

- Miriam discende direttamente da Salazar Serpeverde, l’avrebbe presa anche solo per questa ragione, non guardarmi con quell’aria scettica, la prima cosa che ha notato è stata il ciondolo.

- Ciò non toglie che potevi almeno parlarmene – aggiunse lei con aria stizzita.

- Cara, te ne avrei parlato, ma per quel che sapevo Miriam doveva essere a divertirsi con i suoi amici – Miriam si ricordò di loro e del fatto che aveva completamente dimenticato l’appuntamento. – È stata una decisione istantanea. – Narcissa lo guardò per capire se stesse dicendo il vero, infatti, poco dopo sembrò convincersene e lo salutò dolcemente andando a letto.

Lucius si sedette su una poltrona e dopo qualche istante disse: - Ti sei divertita, Miriam?- ci rimase malissimo, era sicura di aver fatto perfettamente l’incantesimo… - Va a dormire, domani ti voglio qui alle 8 per la colazione, poi andremo dal Signore Oscuro. – la ragazza andò in camera e si addormentò.

 

Si svegliò e sentì una mano accarezzarle lentamente i lunghi capelli neri. Aprì gli occhi e vide una figura seduta sul letto. Le venne in mente la madre che la svegliava sempre in quel modo e per qualche istante s’illuse di aver sognato tutto, ma una voce la riportò alla realtà.

- Sapevo che tua madre ti svegliava così e ho deciso di non farti svegliare da Dobby, volevo farti ambientare meglio. – Miriam riconobbe Narcissa e si dispiacque quando capì che non aveva sognato. – Grazie, zia. Ma non preoccupatevi, da…

- Dammi del tu –la interruppe la maga – Siamo in famiglia, dopotutto. Puoi dimenticare tutte le regole formali, a patto che ricordi quelle dell’educazione. – La bambina ci mise un po’ a riprendersi, la zia non era mai stata così gentile.

- Ok, comunque da domani mi sveglierò da sola. – Si alzò dal comodo letto e si diresse verso il bagno. Alle otto in punto scese e iniziò a mangiare i piatti portati da Dobby. Nella sala c’era un silenzio glaciale, guardò con la coda dell’occhio gli zii e li vide lanciarsi sguardi nervosi, non ne capì il motivo, anzi, non le importava.

Alle 8.30 Lucius la portò nella stanza dove la sera prima aveva visto il Signore Oscuro e rivide quel volto pallido e da rettile. Dietro di lei c’erano numerosi mangiamorte che volevano festeggiare quel nuovo e insolito acquisto nella banda dei cattivi. Lord Voldemort la guardò e risentì il fruscio del serpente, però questa volta il grosso animale non aveva intenzione di attaccarla, infatti, si accomodò vicino alla poltrona del suo signore. L’uomo, se lo si può definire così, accarezzò la viscida pelle di Nagini e fece un segno ad un mangiamorte che portò un coltello d’argento intarsiato di smeraldi. Voldemort lo prese e lo usò per tagliare le bende sul braccio della bambina; poi si tagliò l’avambraccio e fece colare il denso sangue sulla ferita di Sixi, lasciata la sera precedente dal serpente. Di colpo apparve il Marchio Nero e un altro mangiamorte le porse un mantello che, mettendolo, segnò la fine della sua spensierata infanzia.

Ritornò alla casa dei Malfoy e i due coniugi le insegnarono le tre maledizioni senza perdono; accennarono anche ad altre maledizioni più pericolose, ma voleva essere il Signore Oscuro in persona ad insegnargliele. Nel pomeriggio tornarono tutti e tre al cospetto del loro padrone e lord Voldemort pose una delle sue gelide mani sulla spalla di Miriam e la condusse verso una stanza dove le avrebbe insegnato le maledizioni. Ne uscirono alle due di notte e la ragazzina si smaterializzò ricomparendo nella sua stanza e buttandosi distrutta sul letto. Sei ore dopo arrivò Dobby che lasciò un vassoio sul comò e svegliò Miriam annunciando che la colazione era pronta. Iniziò a mangiare, ma subito dopo sentì un forte dolore al braccio sinistro, Lucius e Narcissa entrarono nella stanza e le dissero che dovevano andare dal Signore Oscuro.

Lord Voldemort quella mattina era di cattivo umore per via dell’omicidio di uno dei suoi seguaci. –Voglio che troviate il colpevole e tu, Miriam, lo torturerai con la Maledizione Cruciato. -  tornarono sul luogo del delitto e vi trovarono un uomo stordito. Capirono immediatamente che era lui l’assassino perchè aveva una grossa scritta sulla fronte, probabilmente il mangiamorte gli aveva fatto una fattura prima di morire. Miriam si fece avanti e gli puntò contro la bacchetta. – Crucio!- l’uomo iniziò ad essere sconvolto dalle convulsioni e dopo dieci minuti di torture Miriam ruppe l’incantesimo. Due giorni dopo lessero sulla Gazzetta del Profeta che l’uomo era stato portato al San Mungo. Voldemort si complimentò con la bambina e decise che lei avrebbe sempre torturato le persone.

Passarono due anni e il potere di Voldemort si solidificò sempre di più. Il giorno dopo il suo compleanno, Miriam incontrò per la prima volta i membri dell’ordine della Fenice. Erano due: uno aveva dei capelli neri che gli ricadevano sugli occhi, il viso scarno e due occhi neri come la notte; l’altro aveva un occhio blu elettrico che girava da tutte le parti, un viso grassottello e capelli corti e marroni.

- Sirius Black e Alastor Moody…come mai da queste parti? – chiese Bellatrix avvicinandosi per affrontarli. Miriam rimase immobile fissando i due mentre aspettava che facessero la prima mossa. Sirius alzò la bacchetta e utilizzò uno stupeficium contro Bellatrix; Moody aveva usato lo stesso incantesimo contro Miriam e l’altro mangiamorte: Piton. La ragazzina sparì e ricomparì dietro Moody schiantandolo. Guardò la zia combattere furiosa contro Sirius che la prendeva in giro per gli incantesimi “troppo prevedibili”. Miriam corse verso di lui, ma la sua non era una corsa normale, divenne invisibile per l’elevata velocità e ricomparve dietro all’uomo schiantando anche lui, almeno, tentò di schiantarlo, perchè Sirius si era smaterializzato e aveva portato con sè anche Moody.

- Perchè non hai fatto niente, Piton? – chiese Bellatrix pronta a riferire al padrone.

- Semplice, se mi avessero riconosciuto avrei perso sia il mio posto ad Hogwarts che la fiducia di Silente, in pratica avrei fallito la missione affidatami dal Signore Oscuro. – il mago aveva la sua solita calma troppo snervante per Bellatrix che si smaterializzò. La seguirono e videro la donna consegnare una coppa a Voldemort.

- Bene, vedo che siete riusciti a riprendere la Coppa di Tassorosso, sono compiaciuto. Ma perchè ci avete messo così tanto? – Lestrange sembrò mortificata e spiegò il loro incontro con l’ordine.

- Allora, Miriam, come ti sono sembrati i nostri nemici? – che cosa doveva rispondere: simpatici? Come faceva a saperlo se li aveva visti per due minuti o forse meno? – Un po’ ingenui – disse non sapendo cos’altro rispondere.

Voldemort esibì un ghigno e ordinò a Piton di mostrarle gli altri membri dell’Ordine della Fenice. Severus portò la bambina a casa sua, vicino ad una fabbricata abbandonata cercò una foto dell’ordine nel cassetto. Tirò fuori una vecchia immagine impolverata e le indicò i vari personaggi: Sirius Black, Alastor Moody, i Paciok, Lily Evans, James Potter, Remus Lupin e altri. Miriam tornò dai Malfoy e raccontò la missione; i due coniugi non si sorpresero del fatto che avesse incontrato l’ordine, anzi, le dissero che era strano che non avessero fatto niente fino a quel momento.

Passarono altri giorni alla ricerca di oggetti appartenuti ai fondatori di Hogwarts e Miriam affinò la sua tecnica nelle arti oscure incontrando sempre più spesso i membri dell’ordine. Nonostante i mangiamorte uccidessero ripetutamente, lei non aveva ancora ucciso nessuno, visto che Voldemort le aveva ordinato di limitarsi alla tortura.

Passarono altri due anni vissuti in quel modo sotto il tetto dei Malfoy; Narcissa era rimasta incinta e vide gli zii più raggianti che mai, anche se tutte le volte che il Marchio Nero bruciava si lanciavano sguardi irrequieti.

Un giorno andarono in un villaggio babbano e lo devastarono, ma…

 

Si era appena materializzato in un villaggio seguito dal fratello. Sentì dei rumori e capì che anche i mangiamorte erano arrivati. Guardò smarrito il fratello e si accasciò per terra con la testa fra le mani; il fratello gli si avvicinò e gli mise le mani sulle spalle. – Calmati, ce la farai benissimo, devi solo evitare di farti spaventare da loro. – annuì. Il fratello gli scompigliò i capelli e si alzò. – Sirius!- si girò e guardò il fratellino di appena dieci anni, non voleva lasciarlo solo, ma Silente gli aveva ordinato così. – Se ce la faccio mi regali i tuoi coltelli. – Sirius Black sorrise alle sue condizioni e accettò pensando che anche nei momenti più difficili quella piccola peste riusciva ad essere di buon umore. Sentirono delle persone urlare e Sirius si smaterializzò. Il ragazzino uscì dal suo nascondiglio e si avvicinò lentamente e con sguardo spavaldo al gruppo incappucciato. In mezzo a loro c’era Voldemort e iniziò il suo piano. – Buongiorno, signori. Vedo che siete troppo deboli per affrontare l’ordine e preferite ripiegare sui Babbani…- vide la figura più piccola fare un passo verso di lui, ma il Signore Oscuro l’aveva fermata con un cenno e si avvicinò a lui. – Crucio! – la maledizione colpì il terreno e il ragazzino si lanciò all’attacco. Si stava avvicinando a lui sempre di più e decise che era il momento migliore per attuare la seconda parte del suo piano: divenne invisibile, comparve davanti a Miriam, che indietreggiò per la sorpresa, le afferrò il braccio e si smaterializzò.

Ricomparvero in una stanza grigia simile ad una prigione. Miriam si liberò e lui le chiese: - Allora, come ti chiami? – lei non rispose, ma si sedette appoggiata al muro capendo che quel luogo era protetto da potenti incantesimi poichè non riusciva a fargli niente.

- Ciao, Miriam. Piacere di conoscerti. – lei non fece una piega, dopotutto, tutti conoscevano il suo nome, era stato il primo scoperto dal Profeta…

- Cosa vuoi da me?

- Chiederti perchè ti sei unita a Voldemort. – la ragazza sussultò a sentire quel nome e lui sorrise beffardo. – Non dirmi che hai paura del suo nome… Vol-de-mort.

- Non pronunciare il nome del Signore Oscuro. – Il ragazzo rifece la domanda e lei rispose: - Perchè è l’unico modo che ho per sopravvivere – non voleva dirlo, ma le parole le erano uscite senza che potesse fermarle.

- Noi possiamo aiutarti, se vieni dalla nostra parte Silente ti perdonerà e ti salverà. – la ragazzina distolse lo sguardo sapendo che quello era un sogno irrealizzabile. Sentì il ragazzo avvicinarsi e toglierle il cappuccio, lo fissò spaventata e lui commentò: - Sapevo che fossi bella, ma non immaginavo così tanto… - aveva lunghi capelli neri, gli occhi di un intenso viola, il volto aggraziato e i lineamenti dolci. Lei si rimise il cappuccio coprendo anche gli occhi e lui si alzò sparendo dietro al muro. A quanto pare non si potevano usare incantesimi per attaccare. Vide un piccolo topolino davanti a sè, mise l’indice sulla sua testa e usò l’imperio.

- Vai dal Signore Oscuro e digli dove sono.

Dopo poco arrivò anche il ragazzo con in mano una tazza di the. Guardò la direzione che aveva preso il topo e disse amaro: - Carino lo stratagemma del topo, ma non fidarti di Voldemort, lui non verrà a salvarti.

- Non parlare così del Signore Oscuro. – la tazza cadde e si ruppe a terra in mille pezzi; le si avvicinò velocemente, le prese un polso con forza e le tolse il cappuccio. – Perchè credi in lui? Io posso aiutarti, devi fidarti di me se vuoi essere salvata. – lei distolse nuovamente lo sguardo, ma il ragazzino le afferrò il volto rigirandolo perchè i loro occhi s’incrociassero. – Rispondimi.

- Io non devo essere salvata da nessuno, tanto meno da te.

- Così mi offendi… pensare che ho rischiato la vita per farlo. – lo guardò sorpresa, lui lasciò la presa e si voltò di scatto. Miriam seguì il suo sguardo e vide comparire dei mangiamorte; si unì a loro e di fianco a lei comparve Voldemort. – Miriam, uccidilo! Usa il Faecta mea ivo morte – questa era una maledizione simile al crucio, ma la vittima pativa le pene dell’inferno prima di esplodere. Era usata raramente e solo in casi estremi, probabilmente Lord Voldemort si era arrabbiato per quello scherzetto…

Miriam puntò la bacchetta verso il ragazzino e iniziò a disegnare il simbolo dell’infinito. Iniziò ad essere scosso da dolori atroci, ma quello era solo l’inizio…

Finì di disegnare e ricominciò pronunciando le parole: - Faecta

- Possiamo salvarti, ascoltami!

- Mea

- Rinunci così alla libertà? Non t’importa della vita?

La voce di Miriam iniziò a tremare, ma sentì Voldemort incitarla a continuare. –Ivo

- Perchè non ti fai aiutare? – si contorse ulteriormente, ma aveva una missione da compiere e non aveva intenzione di fallire – Vuoi vivere per sempre torturando le persone?

Si bloccò e la bacchetta cadde a terra. Vide il Signore Oscuro riprenderla, probabilmente voleva finire la maledizione, doveva impedirlo. Corse verso il ragazzo e si smaterializzò arrivando davanti ai cancelli di Hogwarts. Iniziò a correre verso il castello portando quello sconosciuto in braccio. Entrò nell’edificio e cercò Silente per affidargli quel ragazzo. Vide un’immensa porta con sopra un gargoyle che le chiese la parola d’ordine. Usò la legilimanzia e ed entrò nell’ufficio di Silente. Vide un uomo anziano seduto dietro ad una scrivania con capelli e barba argentei e intorno a lui alcuni membri dell’Ordine della Fenice. Sirius Black guardò paralizzato il ragazzo che reggeva fra le braccia, ma non aveva tempo per capire che cosa gli passasse per la testa. Poggiò il ragazzo sul tavolo del preside. – Guariscilo. – si voltò per andarsene, ma Moody e Lupin le bloccarono la strada.

- Non fatele niente – disse pacato Silente – Che cosa gli è successo?

- Gli hanno lanciato un Faecta mea ivo morte, ma non l’hanno concluso.

- Chi è stato? – ruggì Sirius.

Miriam abbassò lo sguardo. – Io.

- Perchè non hai concluso la maledizione? – chiese Silente mentre teneva la bacchetta sulla fronte del ragazzo.

- Non meritava di morire. Devo andare. – si avviò verso la porta. Stava per aprila, ma il capo dell’Ordine della Fenice la fermò. – Se torni lui ti ucciderà, lo sai, vero?

Se ne andò senza rispondere, sapeva benissimo di andare incontro alla morte.

Tornò dal Signore Oscuro che la guardò infuriato. – Che cosa pensavi di fare salvando quel ragazzo? – non rispose, sapeva che l’avrebbe uccisa comunque. Alzò il braccio sinistro scoprendo il Marchio Nero e porse il braccio al suo padrone. Lord Voldemort materializzò il coltello, stava per colpirla, ma una figura si frappose fra lei e la lama. Riconobbe il ragazzo che aveva appena lasciato alle cura di Silente; Voldemort lo guardò disgustato e già pronto a colpirlo, ma lei lo portò nuovamente in salvo.

Il ragazzo si appoggiò al tronco di un albero e lei osservò il riflesso della luna sul suo corpo. I capelli neri avevano una strana sfumatura, gli occhi, invece, sembravano più azzurri del normale e la luce faceva risaltare il suo corpo in cui iniziavano a delinearsi dei muscoli.

- Perchè mi hai salvata?

- E tu perchè rinunci così facilmente alla vita? – osservò il suo sguardo: sicuro e deciso. Forse lui poteva veramente salvarla, però… Guardò la collana e la trasformò nel medaglione di Serpeverde; quel gioiello aveva la capacità di darle sempre calma, in quei quattro anni lo guardava spesso e in quel momento pensò che il suo antenato non si sarebbe fatto piegare da nessuno.

Tornò a guardare il ragazzo, ma lui le tolse il cappuccio.

- Perchè continui a farlo?

- Per te quel cappuccio è come un riparo dal mondo esterno. Se vieni con me non ti servirà. – contemplò quella proposta, ma non fece in tempo a rispondere che comparvero i mangiamorte.

- Miriam, vieni qui e non ti ucciderò. – Si alzò lentamente e si rimise il cappuccio. Alzò lo sguardo verso il volto compiaciuto di Voldemort. – Pain! – urlò puntando il braccio contro il Signore Oscuro. Tutti i mangiamorte si voltarono verso il loro padrone e Miriam ne approfittò per scappare insieme al ragazzino.

Ritornò nell’ufficio di Silente e vide l’uomo guardarla sorridendo sotto i baffi.

– Suppongo che tu abbia rinnegato Voldemort. – Fece cenno di sì e svenne.

 

 

 

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