Capitolo I
L’urlo della disperazione
Stava guardando
dalla fessura, lasciata dalla porta della sua stanza, la scena: i mangiamorte
erano venuti e avevano ucciso i suoi genitori e il suo fratellino. Il pavimento
era coperto da un mare di sangue e i mangiamorte troneggiavano come macabri
padroni. Uno di loro lanciò un incantesimo contro la porta che si aprì
lasciandola senza difese. Stavano già
per ucciderla, ma un altro si sfilò il cappuccio rivelando i lunghi capelli
biondi e gli occhi grigi e un naso adunco, nel complesso sembrava giovane.
- Z-Zio…- un’espressione di puro terrore si
dipinse sul volto della bambina.
- Non
preoccuparti, Miriam, non ti faremo niente, però devi giurare fedeltà al Signore
Oscuro – alcuni mangiamorte si voltarono di scatto verso Lucius Malfoy e
un’aspra voce femminile disse: - Perchè il Signore Oscuro dovrebbe volere una
mocciosa di sei anni?
- Questa
“mocciosa” riesce a smaterializzarsi e a compiere gli incantesimi più difficili
– tutti i mangiamorte si zittirono e osservarono la bambina attendendo una
risposta alla domanda iniziale.
- Non aver
paura, Miriam. Se gli sarai fedele il Signore Oscuro non ti farà niente,
allora?- la bambina stava tremando come una foglia esposta al freddo gelo invernale
e, non riuscendo a parlare, fece cenno di sì con la testa. Lucius Malfoy la
prese in braccio e lei vide i suoi occhi grigi fissarla compiaciuti. I
mangiamorte si smaterializzarono e ricomparvero davanti ad un uomo bianco come
un cadavere, con la faccia da rettile, gli occhi rossi come il sangue e un
abito nero come la morte.
- Chi è questa
mocciosa? – chiese imperioso. Lucius si fece avanti lasciando Miriam a terra. –
È mia nipote, signore, ho pensato che fosse utile portarla dalla nostra parte –
Voldemort lo guardò accigliato – Sa fare gli incantesimi più difficili senza il
minimo sforzo e i genitori le hanno insegnato varie magie utili in
combattimento o durante la fuga.
Il Signore
Oscuro guardò la bambina e subito notò il ciondolo appeso al collo. Si alzò da
quel trono nero e avvicinò le sue dita bianche e gelide alla collana; se la
passò fra le dita e quella cambiò forma: da piccolo dado divenne un medaglione
rappresentante un’elaborata S. – Questo è di Salazar Serpeverde, perchè ce
l’hai tu?
La bambina
guardò per la prima volta gli occhi di Voldemort e rispose tremante: - È della
mia famiglia. – Il mago oscuro si stupì. Andò a sedersi sul trono e ordinò: -
Avvicinati e dammi il braccio sinistro.
Eseguì e sentì
le fredde dita di Voldemort toccare quel braccino immacolato. Percepì un
fruscio dietro di sè, poi vide un serpente immenso ergersi di fianco a lei con
la bocca spalancata come per mostrare le sue zanne sottili e appuntite. Fu un
movimento quasi impercettibile: l’animale scattò verso di lei e affondò i
canini nel braccio. Sentì un dolore acuto percorrerle tutto l’avambraccio; il
serpente si allontanò e Voldemort fece un potente incantesimo su di lei. Il
sangue smise di colpo di fuoriuscire; un mangiamorte le fasciò il braccio e
Voldemort parlò: - Lucius, la porterai nella tua casa e la crescerai.
- Sì, mio
Signore – prese la bambina e si smaterializzarono.
Arrivarono
nell’immensa casa di Malfoy, tutte le volte che Miriam andava lì veniva colpita
dal lusso in cui viveva quella famiglia, ma non quella volta. Il dolore per la
perdita della famiglia era troppo forte per essere dimenticato così in fretta.
- Narcissa, il Signore
Oscuro vuole che ci occupiamo di Miriam. – entrarono nel salotto dove la donna,
bionda come il marito, era intenta a parlare con la sorella Bellatrix
Lestrange. Narcissa Black si voltò per osservare il marito e la sorella
commentò acida: - Sei riuscito a salvare la mocciosa. – guardò Miriam
intensamente, alla fine distolse lo sguardo perchè la bambina non aveva
problemi ad osservarla.
- Dille le
regole della casa – commentò asciutta Narcissa. Malfoy uscì dalla stanza
seguito da Miriam che aveva notato lo strano comportamento della zia.
- Che cos’ha la
zia? – chiese mentre si dirigevano verso la cucina.
- Probabilmente
Bellatrix sta dicendo qualcosa d’inopportuno su di me, ma questo non ti deve
interessare. – entrarono nella cucina e vi trovarono un elfo domestico intento
ai fornelli.
- Dobby – l’elfo
si voltò e fece un profondo inchino – da oggi resterà con noi anche Miriam,
quindi dovrai eseguire i suoi ordini e dopo cena andrai a prepararle una
stanza.
- Certo signore.
– squittì Dobby facendo un altro esagerato inchino. Uscirono dalle cucine e
mentre si dirigevano verso il salotto Lucius le illustrò le regole della casa.
- Domani andremo
dal Signore Oscuro che ti toglierà le bende, da quando apparirà il simbolo tu
dovrai sempre portare il cappuccio in sua presenza e durante le missioni. –
Miriam annuì, ma in realtà non lo stava ascoltando, la sua voce le sembrava
lontana, ma non voleva farselo rispiegare, tanto l’avrebbe appreso anche dopo…
Quando
arrivarono nel salotto vi trovarono solo Narcissa che guardava il fuoco nel
camino sorseggiando lentamente un bicchiere di vino. Voltò lo sguardo verso il
marito e fece l’abbozzo di un sorriso. Miriam sapeva che cosa voleva chiedere
lo zio, dopotutto sapeva usare la legilimanzia… però Lucius non si decideva a
farlo, cosi lo fece lei: - Zia, stai bene?- sentì un leggero colpo in testa e
vide Malfoy fare il numero tre con la destra. Regola numero tre: dare sempre
del lei. Riformulò la domanda: - Zia, state bene?- Narcissa, finalmente,
rispose: - No, Miriam. Ma non preoccuparti, il mio malumore non si ripercuoterà
su di te.
Sentirono un
campanello e Dobby entrò portando con sè numerosi piatti; li appoggiò sul
tavolo e i tre si sedettero, mentre l’elfo andava in cantina a scegliere un
vino per i padroni. Finirono di cenare e dopo qualche minuto entrò l’elfo
domestico annunciando che la stanza per Miriam era pronta. La bambina salutò
secondo la regola due: quando ci si congeda si fa un inchino. Si avviò su per
le scale e sentì gli zii che avevano iniziato a discutere. Un ghigno le si
stampò sulla faccia e diventò invisibile mentre scendeva silenziosa le scale.
- Come hai
potuto non dirmi che l’avresti salvata? – a quanto pare l’oggetto della
discussione era lei. – Il Signore Oscuro ti aveva ordinato di ucciderli tutti,
se non avesse voluto Miriam avrebbe ucciso anche te.
- Narcissa,
converrai anche tu che Miriam è dotata
di grandi capacità, quella ragazzina potrebbe battere anche alcuni dei migliori
mangiamorte, ero sicuro che il Signore Oscuro l’avrebbe accettata.
- E se non
l’avesse fatto? Dopotutto siamo già in tanti.
- Miriam
discende direttamente da Salazar Serpeverde, l’avrebbe presa anche solo per
questa ragione, non guardarmi con quell’aria scettica, la prima cosa che ha
notato è stata il ciondolo.
- Ciò non toglie
che potevi almeno parlarmene – aggiunse lei con aria stizzita.
- Cara, te ne avrei
parlato, ma per quel che sapevo Miriam doveva essere a divertirsi con i suoi
amici – Miriam si ricordò di loro e del fatto che aveva completamente
dimenticato l’appuntamento. – È stata una decisione istantanea. – Narcissa lo
guardò per capire se stesse dicendo il vero, infatti, poco dopo sembrò
convincersene e lo salutò dolcemente andando a letto.
Lucius si
sedette su una poltrona e dopo qualche istante disse: - Ti sei divertita,
Miriam?- ci rimase malissimo, era sicura di aver fatto perfettamente
l’incantesimo… - Va a dormire, domani ti voglio qui alle 8 per la colazione,
poi andremo dal Signore Oscuro. – la ragazza andò in camera e si addormentò.
Si svegliò e
sentì una mano accarezzarle lentamente i lunghi capelli neri. Aprì gli occhi e
vide una figura seduta sul letto. Le venne in mente la madre che la svegliava
sempre in quel modo e per qualche istante s’illuse di aver sognato tutto, ma
una voce la riportò alla realtà.
- Sapevo che tua
madre ti svegliava così e ho deciso di non farti svegliare da Dobby, volevo farti
ambientare meglio. – Miriam riconobbe Narcissa e si dispiacque quando capì che
non aveva sognato. – Grazie, zia. Ma non preoccupatevi, da…
- Dammi del tu
–la interruppe la maga – Siamo in famiglia, dopotutto. Puoi dimenticare tutte
le regole formali, a patto che ricordi quelle dell’educazione. – La bambina ci mise
un po’ a riprendersi, la zia non era mai stata così gentile.
- Ok, comunque
da domani mi sveglierò da sola. – Si alzò dal comodo letto e si diresse verso
il bagno. Alle otto in punto scese e iniziò a mangiare i piatti portati da
Dobby. Nella sala c’era un silenzio glaciale, guardò con la coda dell’occhio
gli zii e li vide lanciarsi sguardi nervosi, non ne capì il motivo, anzi, non le
importava.
Alle 8.30 Lucius
la portò nella stanza dove la sera prima aveva visto il Signore Oscuro e rivide
quel volto pallido e da rettile. Dietro di lei c’erano numerosi mangiamorte che
volevano festeggiare quel nuovo e insolito acquisto nella banda dei cattivi.
Lord Voldemort la guardò e risentì il fruscio del serpente, però questa volta
il grosso animale non aveva intenzione di attaccarla, infatti, si accomodò
vicino alla poltrona del suo signore. L’uomo, se lo si può definire così,
accarezzò la viscida pelle di Nagini e fece un segno ad un mangiamorte che
portò un coltello d’argento intarsiato di smeraldi. Voldemort lo prese e lo usò
per tagliare le bende sul braccio della bambina; poi si tagliò l’avambraccio e
fece colare il denso sangue sulla ferita di Sixi, lasciata la sera precedente
dal serpente. Di colpo apparve il Marchio Nero e un altro mangiamorte le porse
un mantello che, mettendolo, segnò la fine della sua spensierata infanzia.
Ritornò alla
casa dei Malfoy e i due coniugi le insegnarono le tre maledizioni senza
perdono; accennarono anche ad altre maledizioni più pericolose, ma voleva
essere il Signore Oscuro in persona ad insegnargliele. Nel pomeriggio tornarono
tutti e tre al cospetto del loro padrone e lord Voldemort pose una delle sue gelide
mani sulla spalla di Miriam e la condusse verso una stanza dove le avrebbe insegnato
le maledizioni. Ne uscirono alle due di notte e la ragazzina si smaterializzò
ricomparendo nella sua stanza e buttandosi distrutta sul letto. Sei ore dopo
arrivò Dobby che lasciò un vassoio sul comò e svegliò Miriam annunciando che la
colazione era pronta. Iniziò a mangiare, ma subito dopo sentì un forte dolore
al braccio sinistro, Lucius e Narcissa entrarono nella stanza e le dissero che
dovevano andare dal Signore Oscuro.
Lord Voldemort
quella mattina era di cattivo umore per via dell’omicidio di uno dei suoi
seguaci. –Voglio che troviate il colpevole e tu, Miriam, lo torturerai con la
Maledizione Cruciato. - tornarono sul
luogo del delitto e vi trovarono un uomo stordito. Capirono immediatamente che
era lui l’assassino perchè aveva una grossa scritta sulla fronte, probabilmente
il mangiamorte gli aveva fatto una fattura prima di morire. Miriam si fece
avanti e gli puntò contro la bacchetta. – Crucio!- l’uomo iniziò ad essere
sconvolto dalle convulsioni e dopo dieci minuti di torture Miriam ruppe
l’incantesimo. Due giorni dopo lessero sulla Gazzetta del Profeta che l’uomo
era stato portato al San Mungo. Voldemort si complimentò con la bambina e
decise che lei avrebbe sempre torturato le persone.
Passarono due
anni e il potere di Voldemort si solidificò sempre di più. Il giorno dopo il
suo compleanno, Miriam incontrò per la prima volta i membri dell’ordine della
Fenice. Erano due: uno aveva dei capelli neri che gli ricadevano sugli occhi,
il viso scarno e due occhi neri come la notte; l’altro aveva un occhio blu
elettrico che girava da tutte le parti, un viso grassottello e capelli corti e
marroni.
- Sirius Black e
Alastor Moody…come mai da queste parti? – chiese Bellatrix avvicinandosi per
affrontarli. Miriam rimase immobile fissando i due mentre aspettava che
facessero la prima mossa. Sirius alzò la bacchetta e utilizzò uno stupeficium
contro Bellatrix; Moody aveva usato lo stesso incantesimo contro Miriam e
l’altro mangiamorte: Piton. La ragazzina sparì e ricomparì dietro Moody
schiantandolo. Guardò la zia combattere furiosa contro Sirius che la prendeva
in giro per gli incantesimi “troppo prevedibili”. Miriam corse verso di lui, ma
la sua non era una corsa normale, divenne invisibile per l’elevata velocità e
ricomparve dietro all’uomo schiantando anche lui, almeno, tentò di schiantarlo,
perchè Sirius si era smaterializzato e aveva portato con sè anche Moody.
- Perchè non hai
fatto niente, Piton? – chiese Bellatrix pronta a riferire al padrone.
- Semplice, se
mi avessero riconosciuto avrei perso sia il mio posto ad Hogwarts che la
fiducia di Silente, in pratica avrei fallito la missione affidatami dal Signore
Oscuro. – il mago aveva la sua solita calma troppo snervante per Bellatrix che
si smaterializzò. La seguirono e videro la donna consegnare una coppa a
Voldemort.
- Bene, vedo che
siete riusciti a riprendere la Coppa di Tassorosso, sono compiaciuto. Ma perchè
ci avete messo così tanto? – Lestrange sembrò mortificata e spiegò il loro
incontro con l’ordine.
- Allora,
Miriam, come ti sono sembrati i nostri nemici? – che cosa doveva rispondere:
simpatici? Come faceva a saperlo se li aveva visti per due minuti o forse meno?
– Un po’ ingenui – disse non sapendo cos’altro rispondere.
Voldemort esibì
un ghigno e ordinò a Piton di mostrarle gli altri membri dell’Ordine della
Fenice. Severus portò la bambina a casa sua, vicino ad una fabbricata
abbandonata cercò una foto dell’ordine nel cassetto. Tirò fuori una vecchia
immagine impolverata e le indicò i vari personaggi: Sirius Black, Alastor
Moody, i Paciok, Lily Evans, James Potter, Remus Lupin e altri. Miriam tornò
dai Malfoy e raccontò la missione; i due coniugi non si sorpresero del fatto
che avesse incontrato l’ordine, anzi, le dissero che era strano che non
avessero fatto niente fino a quel momento.
Passarono altri
giorni alla ricerca di oggetti appartenuti ai fondatori di Hogwarts e Miriam
affinò la sua tecnica nelle arti oscure incontrando sempre più spesso i membri
dell’ordine. Nonostante i mangiamorte uccidessero ripetutamente, lei non aveva
ancora ucciso nessuno, visto che Voldemort le aveva ordinato di limitarsi alla
tortura.
Passarono altri
due anni vissuti in quel modo sotto il tetto dei Malfoy; Narcissa era rimasta
incinta e vide gli zii più raggianti che mai, anche se tutte le volte che il
Marchio Nero bruciava si lanciavano sguardi irrequieti.
Un giorno
andarono in un villaggio babbano e lo devastarono, ma…
Si era appena
materializzato in un villaggio seguito dal fratello. Sentì dei rumori e capì
che anche i mangiamorte erano arrivati. Guardò smarrito il fratello e si
accasciò per terra con la testa fra le mani; il fratello gli si avvicinò e gli
mise le mani sulle spalle. – Calmati, ce la farai benissimo, devi solo evitare
di farti spaventare da loro. – annuì. Il fratello gli scompigliò i capelli e si
alzò. – Sirius!- si girò e guardò il fratellino di appena dieci anni, non
voleva lasciarlo solo, ma Silente gli aveva ordinato così. – Se ce la faccio mi
regali i tuoi coltelli. – Sirius Black sorrise alle sue condizioni e accettò
pensando che anche nei momenti più difficili quella piccola peste riusciva ad
essere di buon umore. Sentirono delle persone urlare e Sirius si smaterializzò.
Il ragazzino uscì dal suo nascondiglio e si avvicinò lentamente e con sguardo
spavaldo al gruppo incappucciato. In mezzo a loro c’era Voldemort e iniziò il
suo piano. – Buongiorno, signori. Vedo che siete troppo deboli per affrontare
l’ordine e preferite ripiegare sui Babbani…- vide la figura più piccola fare un
passo verso di lui, ma il Signore Oscuro l’aveva fermata con un cenno e si
avvicinò a lui. – Crucio! – la maledizione colpì il terreno e il ragazzino si
lanciò all’attacco. Si stava avvicinando a lui sempre di più e decise che era
il momento migliore per attuare la seconda parte del suo piano: divenne
invisibile, comparve davanti a Miriam, che indietreggiò per la sorpresa, le
afferrò il braccio e si smaterializzò.
Ricomparvero in
una stanza grigia simile ad una prigione. Miriam si liberò e lui le chiese: -
Allora, come ti chiami? – lei non rispose, ma si sedette appoggiata al muro
capendo che quel luogo era protetto da potenti incantesimi poichè non riusciva
a fargli niente.
- Ciao, Miriam.
Piacere di conoscerti. – lei non fece una piega, dopotutto, tutti conoscevano
il suo nome, era stato il primo scoperto dal Profeta…
- Cosa vuoi da
me?
- Chiederti
perchè ti sei unita a Voldemort. – la ragazza sussultò a sentire quel nome e
lui sorrise beffardo. – Non dirmi che hai paura del suo nome… Vol-de-mort.
- Non
pronunciare il nome del Signore Oscuro. – Il ragazzo rifece la domanda e lei
rispose: - Perchè è l’unico modo che ho per sopravvivere – non voleva dirlo, ma
le parole le erano uscite senza che potesse fermarle.
- Noi possiamo
aiutarti, se vieni dalla nostra parte Silente ti perdonerà e ti salverà. – la
ragazzina distolse lo sguardo sapendo che quello era un sogno irrealizzabile.
Sentì il ragazzo avvicinarsi e toglierle il cappuccio, lo fissò spaventata e
lui commentò: - Sapevo che fossi bella, ma non immaginavo così tanto… - aveva
lunghi capelli neri, gli occhi di un intenso viola, il volto aggraziato e i
lineamenti dolci. Lei si rimise il cappuccio coprendo anche gli occhi e lui si alzò
sparendo dietro al muro. A quanto pare non si potevano usare incantesimi per
attaccare. Vide un piccolo topolino davanti a sè, mise l’indice sulla sua testa
e usò l’imperio.
- Vai dal Signore
Oscuro e digli dove sono.
Dopo poco arrivò
anche il ragazzo con in mano una tazza di the. Guardò la direzione che aveva
preso il topo e disse amaro: - Carino lo stratagemma del topo, ma non fidarti
di Voldemort, lui non verrà a salvarti.
- Non parlare
così del Signore Oscuro. – la tazza cadde e si ruppe a terra in mille pezzi; le
si avvicinò velocemente, le prese un polso con forza e le tolse il cappuccio. –
Perchè credi in lui? Io posso aiutarti, devi fidarti di me se vuoi essere
salvata. – lei distolse nuovamente lo sguardo, ma il ragazzino le afferrò il
volto rigirandolo perchè i loro occhi s’incrociassero. – Rispondimi.
- Io non devo
essere salvata da nessuno, tanto meno da te.
- Così mi
offendi… pensare che ho rischiato la vita per farlo. – lo guardò sorpresa, lui
lasciò la presa e si voltò di scatto. Miriam seguì il suo sguardo e vide comparire
dei mangiamorte; si unì a loro e di fianco a lei comparve Voldemort. – Miriam,
uccidilo! Usa il Faecta mea ivo morte – questa era una maledizione simile al
crucio, ma la vittima pativa le pene dell’inferno prima di esplodere. Era usata
raramente e solo in casi estremi, probabilmente Lord Voldemort si era
arrabbiato per quello scherzetto…
Miriam puntò la
bacchetta verso il ragazzino e iniziò a disegnare il simbolo dell’infinito.
Iniziò ad essere scosso da dolori atroci, ma quello era solo l’inizio…
Finì di
disegnare e ricominciò pronunciando le parole: - Faecta
- Possiamo
salvarti, ascoltami!
- Mea
- Rinunci così
alla libertà? Non t’importa della vita?
La voce di
Miriam iniziò a tremare, ma sentì Voldemort incitarla a continuare. –Ivo
- Perchè non ti
fai aiutare? – si contorse ulteriormente, ma aveva una missione da compiere e
non aveva intenzione di fallire – Vuoi vivere per sempre torturando le persone?
Si bloccò e la
bacchetta cadde a terra. Vide il Signore Oscuro riprenderla, probabilmente
voleva finire la maledizione, doveva impedirlo. Corse verso il ragazzo e si
smaterializzò arrivando davanti ai cancelli di Hogwarts. Iniziò a correre verso
il castello portando quello sconosciuto in braccio. Entrò nell’edificio e cercò
Silente per affidargli quel ragazzo. Vide un’immensa porta con sopra un
gargoyle che le chiese la parola d’ordine. Usò la legilimanzia e ed entrò
nell’ufficio di Silente. Vide un uomo anziano seduto dietro ad una scrivania
con capelli e barba argentei e intorno a lui alcuni membri dell’Ordine della
Fenice. Sirius Black guardò paralizzato il ragazzo che reggeva fra le braccia,
ma non aveva tempo per capire che cosa gli passasse per la testa. Poggiò il
ragazzo sul tavolo del preside. – Guariscilo. – si voltò per andarsene, ma
Moody e Lupin le bloccarono la strada.
- Non fatele
niente – disse pacato Silente – Che cosa gli è successo?
- Gli hanno
lanciato un Faecta mea ivo morte, ma non l’hanno concluso.
- Chi è stato? –
ruggì Sirius.
Miriam abbassò
lo sguardo. – Io.
- Perchè non hai
concluso la maledizione? – chiese Silente mentre teneva la bacchetta sulla
fronte del ragazzo.
- Non meritava
di morire. Devo andare. – si avviò verso la porta. Stava per aprila, ma il capo
dell’Ordine della Fenice la fermò. – Se torni lui ti ucciderà, lo sai, vero?
Se ne andò senza
rispondere, sapeva benissimo di andare incontro alla morte.
Tornò dal Signore
Oscuro che la guardò infuriato. – Che cosa pensavi di fare salvando quel
ragazzo? – non rispose, sapeva che l’avrebbe uccisa comunque. Alzò il braccio
sinistro scoprendo il Marchio Nero e porse il braccio al suo padrone. Lord
Voldemort materializzò il coltello, stava per colpirla, ma una figura si
frappose fra lei e la lama. Riconobbe il ragazzo che aveva appena lasciato alle
cura di Silente; Voldemort lo guardò disgustato e già pronto a colpirlo, ma lei
lo portò nuovamente in salvo.
Il ragazzo si
appoggiò al tronco di un albero e lei osservò il riflesso della luna sul suo
corpo. I capelli neri avevano una strana sfumatura, gli occhi, invece,
sembravano più azzurri del normale e la luce faceva risaltare il suo corpo in
cui iniziavano a delinearsi dei muscoli.
- Perchè mi hai salvata?
- E tu perchè
rinunci così facilmente alla vita? – osservò il suo sguardo: sicuro e deciso.
Forse lui poteva veramente salvarla, però… Guardò la collana e la trasformò nel
medaglione di Serpeverde; quel gioiello aveva la capacità di darle sempre
calma, in quei quattro anni lo guardava spesso e in quel momento pensò che il
suo antenato non si sarebbe fatto piegare da nessuno.
Tornò a guardare
il ragazzo, ma lui le tolse il cappuccio.
- Perchè
continui a farlo?
- Per te quel
cappuccio è come un riparo dal mondo esterno. Se vieni con me non ti servirà. –
contemplò quella proposta, ma non fece in tempo a rispondere che comparvero i
mangiamorte.
- Miriam, vieni qui
e non ti ucciderò. – Si alzò lentamente e si rimise il cappuccio. Alzò lo
sguardo verso il volto compiaciuto di Voldemort. – Pain! – urlò puntando il
braccio contro il Signore Oscuro. Tutti i mangiamorte si voltarono verso il
loro padrone e Miriam ne approfittò per scappare insieme al ragazzino.
Ritornò
nell’ufficio di Silente e vide l’uomo guardarla sorridendo sotto i baffi.
– Suppongo che
tu abbia rinnegato Voldemort. – Fece cenno di sì e svenne.
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