Cap
7
Entrando
in Sala Grande, Regulus scandagliò
immediatamente il tavolo verde argento, alla ricerca di quella
familiare chioma
riccioluta. Incontrò lo sguardo di Mulciber, che rispose con
una smorfia
sprezzante, e quello di Piton ma Charis non era affianco a nessuno dei
due. Se
nel caso del primo la cosa lo confortava, in quello del secondo era a
dir poco
sconcertante. Stava ancora cercando di capire dove si fosse andata a
cacciare,
quando si sentì dare una gomitata da Rabastan.
-
Che c’è? –
Il
giovane Lestrange gli indicò il tavolo dei
Corvonero con un lieve movimento del capo.
-
La trovi là. –
Si
voltò di scatto in quella direzione, puntando gli
occhi grigi sulla sagoma flessuosa della ragazza e serrando la mascella
quando
la vide buttare la testa indietro e ridere, divertita da qualcosa che
era
uscita dalla bocca del Capitano dei Corvonero.
Incurante
di ciò che stava dicendo Barty, meditò sul
fatto che fosse o meno il caso di raggiungerla e allontanarla da
Davies; non
avrebbe mai fatto una scenata di fronte a tutti, non lui che
solitamente amava
la riservatezza, ma non aveva neanche l’intenzione di
rimanere fermo a
guardarla mentre rideva e sbatteva vezzosamente le ciglia davanti al
playboy
della scuola. Alla fine trovò una soluzione.
Piantò lì i suoi due amici e si
diresse a passo di carica verso il tavolo dei Corvonero.
-
Eccoti qui, ti stavo cercando. – esordì,
cingendole il fianco con un braccio e attirandola a sé. Poi
aggiunse, con fare
distratto come se la cosa non lo toccasse minimamente, - Davies.
–
Il
ragazzo non parve minimamente turbato dalla sua
piccola rivendicazione personale e gli rivolse un sorriso smagliante.
-
Black, sta tranquillo, non ho intenzione di
rubarti la ragazza. – ironizzò, scambiando uno
sguardo d’intesa con Charis, -
Ti lascio in buone mani, tesoro, ci vediamo in giro. –
La
ragazza annuì, rivolgendogli un cenno di saluto e
lasciando che Regulus la riconducesse verso il loro tavolo.
-
Tesoro? –
le sussurrò all’orecchio, incapace di celare
l’indignazione nella sua voce.
Gli
occhi smeraldini di Charis scintillarono
divertiti, - Geloso, Black? –
-
Certo che no, sono solo perplesso. –
Inarcò
elegantemente un sopracciglio, - E cosa, di
grazia, ti rende perplesso? –
-
Bè, ieri sera … – cominciò,
ma venne interrotto
all’istante dalle dita di Charis che si posarono sulle sue
labbra.
S’irrigidì,
sforzandosi di ignorare quella
fastidiosa vocetta che gli rimbombava nella testa e gli gridava di
baciarle una
a una.
-
Mi sembrava di averti detto che non sono una tua
proprietà, Black. –
E
questo adesso che accidenti significava: che la
sera prima poteva baciarlo e flirtare con lui e la mattina seguente
aveva tutto
il diritto di fare lo stesso con qualcun altro?
-
Sei arrabbiato. – commentò poi, accarezzandogli
delicatamente il lieve rilievo della vena che pulsava sulla tempia.
-
Sì, lo sono. – confermò, tagliente, -
Non posso
più nemmeno essere questo? –
Charis
lo prese per mano, trascinandolo con sé fuori
dalla Sala Grande. Davanti all’espressione interrogativa di
Regulus, rispose
con un’alzata di spalle, - Stavi per dare spettacolo davanti
a tutti. –
Poi
aggiunse, fissandolo con aria risoluta, - Il tuo
problema, Black, è che pensi che le cose ti appartengano;
bè, io sono una
persona, non appartengo proprio a nessuno. Sì, ieri ti ho
baciato, ma ho
baciato anche Mulciber, quindi non facciamone un affare di stato. Non
sono la
tua ragazza, okay? –
Regulus
rimase in silenzio per una manciata di
secondi, cercando di calmarsi e mantenere sotto controllo la propria
voce.
-
Certo, è chiarissimo. Buona giornata, Selwyn. –
decretò gelidamente, incamminandosi verso le scale che
portavano ai sotterranei
e alla prima lezione della giornata: Pozioni.
*
-
Cosa è successo? –
Era
la quarta volta che Barty gli faceva la stessa
domanda e cominciava veramente a innervosirsi. Gettò la
polvere di corno di
bicorno nel calderone e si volt verso di lui.
-
Non è successo nulla. – ringhiò,
passando poi al
composto di Mandragola e Sangue di Drago.
Barty
gli tolse il vasetto e il pestello dalle mani,
- Lo stai distruggendo. – commentò, ultimando il
procedimento in un paio di
delicati tocchi e versandolo a sua volta.
Quando
Regulus sbagliò per la terza volta nell’aggiungere
la pelle di girilacco invece delle mosche crisope, fulminò
l’amico con un’occhiataccia.
Incrociò le braccia al petto e lo fissò in
silenzio finchè questo non fu
costretto a chiedergli cosa ci fosse che non andasse.
-
Che c’è? – chiese stizzito.
-
Stai facendo un vero disastro, ed è la tua materia
preferita; coraggio, dimmi un’altra volta che non
c’è nulla che non va. – lo
sfidò.
-
Non c’è … –
cominciò, ma poi scosse la testa. Se
non poteva parlarne con Barty, allora con chi?
-
Okay, c’è qualcosa che non va. – ammise.
Barty
sgranò gli occhi cerulei, fingendo sorpresa, -
Ma non mi dire. –
-
Se cominci così non aggiungo altro. –
Alzò
le mani in segno di resa, - Parla, non
commenterò. – promise.
Regulus
fece un sospiro profondo, cercando di
trovare le parole giuste per spiegare ciò che lo tormentava.
Non voleva passare
per un idiota, ma non era facile dal momento che si sentiva esattamente
tale. Anzi,
volendo essere più precisi, la definizione giusta sarebbe
probabilmente stata
quella di “completo e totale idiota”.
-
Ho discusso con Charis, questa mattina. In
sostanza mi ha detto che non posso pretendere nulla da lei,
perché non mi
appartiene e che è libera di fare ciò che vuole
dal momento che non stiamo
insieme. – sintetizzò.
-
Non sono un esperto di queste cose, ma sono
abbastanza certo che un qualsiasi altro ragazzo sarebbe stato contento
di
sentirsi proporre una specie di relazione aperta. –
Regulus
gli scoccò un’occhiata significativa. Erano
migliori amici da quasi sei anni, ormai avrebbero dovuto conoscersi
alla
perfezione.
-
Ovviamente, però, la maggior parte dei ragazzi non
è neanche lontanamente possessiva quanto te. –
aggiunse in fretta.
-
Già, ora capisci qual è il problema? –
Altrochè,
Barty lo vedeva perfettamente il problema.
Regulus Black si era preso una cotta proprio per l’unica
ragazza della scuola
che sembrava non considerarlo e, anzi, si divertiva a farsi correre
dietro. Perché,
se c’era una cosa di cui era assolutamente certo, era che
Charis Selwyn si
divertiva da matti nel vedere Regulus perdere il controllo e stare
involontariamente al suo gioco.
-
Capisco il problema e vedo anche la soluzione. –
Regulus
si accigliò leggermente. Di solito quello
esperto nei dilemmi amorosi era Rabastan, anzi, Crouch non provava
nemmeno a
lasciarsi coinvolgere. Le ragazze erano un completo spreco di tempo, a
sentire
lui, - Cioè? –
-
Direi che è abbastanza ovvio: gioca al suo stesso
gioco. –
-
E tu dici che funzionerà? –
Annuì, risoluto, - Garantito. –
*
Charis
stava chiacchierando con Severus e con un
Mulciber stranamente meno appiccicoso del solito, quando la porta della
Sala
Comune si aprì e lasciò intravedere
l’esile sagoma di Elaine Flint che
annunciava alle sue amiche che lei e Regulus Black si erano scambiati
un bacio.
Gli occhi del gruppetto del quinto anno si volsero simultaneamente
verso
Charis, che ostentava un’apparente tranquillità.
-
E quindi, Severus, ti stavo dicendo che per le
vacanze di Natale puoi venire a casa mia come tutti gli anni.
– continuò imperterrita.
Piton
annuì, deciso a reggerle il gioco, ma il lampo
di fastidio nel suo sguardo non gli era sfuggito.
-
Certo, devo solo scrivere a mia madre, ma non
credo ci siano problemi. –
-
Bene, quando lo farai, salutamela. –
Evidentemente
deluse dalla mancanza di una reazione
da parte sua, le quindicenni ripresero a chiacchierare tra di loro con
un tono
un po’ più basso.
Proprio
in quel momento fecero il loro ingresso Regulus
e Barty, stremati dagli allenamenti extra di Quidditch, con le divise
zuppe per
la pioggia e i muscoli rattrappiti a causa del gelo.
L’attenzione venne
catalizzata dal giovane Black, che rivolse un cenno del capo a Elaine e
osservò
con la coda dell’occhio la reazione di Charis. La
trovò intenta a chiacchierare
di chissà cosa con Piton e Mulciber, una mano appoggiata
distrattamente sul
ginocchio del suo compagno di squadra.
D’un
tratto la vide alzarsi e, in un primo momento,
pensò che si stesse dirigendo verso di lui. Tuttavia
proseguì a camminare in
direzione dell’uscita, annunciando che avrebbe spedito una
lettera di cui si
era dimenticata.
-
Il Coprifuoco è quasi scattato. – le fece notare,
a bassa voce, ma l’unica risposta che ottenne fu quella di
Mulciber.
-
Non preoccuparti, Capitano, l’accompagno io. –
Stava
per ribattere bruscamente, ma Barty gli fece
segno di tacere. Se non voleva rovinare il piano, doveva fingere che
ciò che
Charis faceva non lo toccasse minimamente.
-
Bene, ma cercate di non farci perdere punti. –
replicò asciutto, per poi distogliere lo sguardo con
risolutezza.
*
Charis
era infastidita. Sapeva che a rigor di logica
non avrebbe dovuto esserlo, ma il fatto che Black si fosse messo a
giocare al
suo stesso gioco la indispettiva. Doveva sicuramente entrarci qualcosa
Crouch,
a giudicare dall’occhiata eloquente che si erano scambiati
quando Mulciber
aveva annunciato che l’avrebbe accompagnata.
-
Allora, a chi scrivi a quest’ora? – le chiese
d’un
tratto Mulciber, in un vistoso tentativo di rompere il silenzio e
intavolare
una conversazione.
-
Ai miei genitori, ho bisogno di ricevere una
risposta il prima possibile. –
Annuì,
poi il silenzio scese nuovamente tra di loro.
-
Posso chiederti una cosa, Selwyn? – domandò,
fissandola con i suoi penetranti e singolari occhi verdi, talmente
scuri da
sembrare quasi neri.
Annuì,
invitandolo a continuare.
-
Che razza di rapporto c’è tra te e Black? Insomma,
ti ho vista stamattina con Davies e lui stasera ha baciato la Flint.
Pensavo
che steste insieme, ma non vi comportate come se fosse così.
–
-
Mai sentito parlare di coppia aperta, Mulciber? –
ironizzò.
-
Quindi è questo che siete, una coppia aperta? –
-
Già. –
-
Buono a sapersi. – decretò, attirandola a
sé per i
fianchi e incastrandola tra il muro e il suo petto possente.
-
Comunque, continuo a pensare che sia un idiota ad
aver accettato una cosa del genere. – aggiunse,
accarezzandole il profilo della
mandibola prima con le dita e poi con le labbra. Arrivato alla piega
del collo,
la morse gentilmente, strappandole un suono che era un misto tra un
gemito di
piacere e un sussulto di sorpresa. Mentre le baciava il collo, una mano
s’infilò
sotto alla camicia della divisa, accarezzando bramosamente i fianchi e
la pelle
candida e delicata, mentre l’altra risaliva lentamente una
coscia tornita.
Un
miagolio, accompagnato dall’eco dei passi del
custode, li interruppe prima che la situazione degenerasse.
-
Sarà meglio rientrare, la lettera la spedirò
domattina. – decretò, scivolando con destrezza
dalla presa di Mulciber e
incamminandosi verso la Sala Comune. Il compagno di Casa la seguiva,
scrutando
con apprezzamento il movimento ipnotico dei suoi fianchi che
ondeggiavano
mentre camminava.
Rientrati
in Sala, Charis avvertì su di sé uno
sguardo penetrante. Si voltò in quella direzione,
sorprendendo Regulus a
fissarla con un’espressione che sarebbe stata definibile
unicamente come
furiosa. Incurante, raggiunse la sua solita poltrona e rimase
lì, a leggere una
rivista di Medimagia, finchè il resto dei suoi compagni non
ebbe deciso che era
troppo tardi per rimanere ancora lì.
Solo
allora un rumore la spinse ad alzare lo sguardo
e a trovarsi di fronte all’espressione furiosa di Regulus.
-
Cosa è successo con quell’idiota? –
Inarcò
un sopracciglio, - Intendi Mulciber? È un tuo
compagno di squadra, non sei carino a parlarne così.
– ironizzò.
Apparentemente
sordo alla sua risposta, le afferrò
il mento con le dita e la costrinse a voltare il collo. Al di sotto del
colletto inamidato, un lieve rossore macchiava la pelle alabastrina. Un
succhiotto e un morso, abbastanza nitidi seppur eseguiti non
più di un’ora
prima.
-
È stato lui. – decretò gelidamente.
Non
era una domanda, quindi non rispose.
Si
chinò su di lei, catturandole le labbra morbide
con rabbia. Le succhiò, le morse, le graffiò,
sorprendendosi della prontezza
con cui rispondeva ai suoi movimenti. Un lieve rumore di strappo
annunciò che i
bottoni delle rispettive camice erano saltati via. La vista del seno
della
ragazza, imprigionato in un casto reggiseno di pizzo bianco, lo
portò alla
lucidità.
-
Non va bene così, non va bene proprio per niente.
–
sussurrò, allontanandosi un po’ da lei e da quel
suo corpo tentatore.
-
Veramente a me sembrava che stesse andando molto
bene. –
La
fulminò con un’occhiataccia.
-
Non intendevo che non andava bene quello,
ma tutto il resto. Ti voglio, e
lo so che anche tu mi vuoi, ma non sono disposto a condividerti con
nessuno. –
chiarì.
-
Allora temo che non abbiamo molto altro da dirci. –
commentò, risistemando la camicia a colpi di bacchetta.
-
Almeno dimmi il perché. –
-
Perché l’idea di appartenere a qualcuno mi
spaventa; ho una paura tremenda di soffrire un’altra volta e
non voglio. –
All’improvviso
tutto aveva più senso. Quel suo
distacco nei confronti di tutto e tutti, quello sforzarsi nel non
sembrare mai
debole. Allo stesso tempo, però, per quanto sciocco e
irrazionale fosse, c’era
anche il fastidio per il fatto che lei fosse riuscita ad appartenere
completamente a qualcuno prima di lui.
-
Lui chi era, lo conosco? – volle sapere.
-
Non ho intenzione di parlarne con te. –
-
Charis … dimmelo. Non voglio dover guardare ogni
singolo ragazzo del castello e tormentarmi chiedendomi se sia stato
proprio lui
o meno. –
Sospirò,
lasciando che per una volta la maschera di
giovane e inattaccabile donna crollasse, - Sirius, era lui. –
Spazio
autrice:
Lo
so, è passato un anno dall’ultimo aggiornamento e
mi vergogno profondamente di ciò, ma ora che
l’ispirazione è tornata ho deciso
di riprendere questa long e di portarla anche a termine. Spero che
questo nuovo
capitolo vi sia piaciuto e che sia valso l’immensa e indegna
attesa. Spero
vogliate farmi sapere che ne pensate. Alla prossima.
Baci
baci,
Fiamma Erin Gaunt