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Autore: Fiamma Erin Gaunt    14/03/2014    0 recensioni
1977, la prima guerra magica infuria e Voldemort recluta seguaci.
Il giovane Regulus Black desidera unirsi a lui per ripristinare il giusto ordine nel mondo; cosa accadrà quando incontrerà Charis Selwyn, misteriosa ed imprevedibile Serpeverde, che sembra essere l'unica in grado di capirlo sul serio?
Ciascuno, a modo suo, trova ciò che deve amare, e lo ama, la finestra diventa uno specchio; qualunque sia la cosa che amiamo, è quello che noi siamo.
Dal capitolo 5:
- Black, si può sapere che ti prende? –
- Non mi prende nulla, piuttosto, come mai sei qui? Mulciber è un baciatore così pessimo da spingerti a fuggire? – replicò stizzito.
- Ti prego, dimmi che non ti stai davvero atteggiando a marito tradito – esclamò divertita.
- Io non mi atteggio a niente, ma non sono un pupazzo con cui puoi giocare e aspettarti che non provi nulla, Selwyn – le soffiò a fior di labbra, rabbioso.
- Non ti avevo mai visto perdere il controllo, mi piace questo Regulus – commentò, mordicchiandosi il labbro con fare provocatorio.
D’impulso annullò la distanza che li separava, reclamando le sue labbra come se fossero una sua proprietà e cingendole i fianchi.
Genere: Guerra, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bartemius Crouch junior, Mangiamorte, Nuovo personaggio, Rabastan Lestrange, Regulus Black
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Cap 7

 

 

 

 

 

 

 

 

Entrando in Sala Grande, Regulus scandagliò immediatamente il tavolo verde argento, alla ricerca di quella familiare chioma riccioluta. Incontrò lo sguardo di Mulciber, che rispose con una smorfia sprezzante, e quello di Piton ma Charis non era affianco a nessuno dei due. Se nel caso del primo la cosa lo confortava, in quello del secondo era a dir poco sconcertante. Stava ancora cercando di capire dove si fosse andata a cacciare, quando si sentì dare una gomitata da Rabastan.

- Che c’è? –

Il giovane Lestrange gli indicò il tavolo dei Corvonero con un lieve movimento del capo.

- La trovi là. –

Si voltò di scatto in quella direzione, puntando gli occhi grigi sulla sagoma flessuosa della ragazza e serrando la mascella quando la vide buttare la testa indietro e ridere, divertita da qualcosa che era uscita dalla bocca del Capitano dei Corvonero.

Incurante di ciò che stava dicendo Barty, meditò sul fatto che fosse o meno il caso di raggiungerla e allontanarla da Davies; non avrebbe mai fatto una scenata di fronte a tutti, non lui che solitamente amava la riservatezza, ma non aveva neanche l’intenzione di rimanere fermo a guardarla mentre rideva e sbatteva vezzosamente le ciglia davanti al playboy della scuola. Alla fine trovò una soluzione. Piantò lì i suoi due amici e si diresse a passo di carica verso il tavolo dei Corvonero.

- Eccoti qui, ti stavo cercando. – esordì, cingendole il fianco con un braccio e attirandola a sé. Poi aggiunse, con fare distratto come se la cosa non lo toccasse minimamente, - Davies. –

Il ragazzo non parve minimamente turbato dalla sua piccola rivendicazione personale e gli rivolse un sorriso smagliante.

- Black, sta tranquillo, non ho intenzione di rubarti la ragazza. – ironizzò, scambiando uno sguardo d’intesa con Charis, - Ti lascio in buone mani, tesoro, ci vediamo in giro. –

La ragazza annuì, rivolgendogli un cenno di saluto e lasciando che Regulus la riconducesse verso il loro tavolo.

- Tesoro? – le sussurrò all’orecchio, incapace di celare l’indignazione nella sua voce.

Gli occhi smeraldini di Charis scintillarono divertiti, - Geloso, Black? –

- Certo che no, sono solo perplesso. –

Inarcò elegantemente un sopracciglio, - E cosa, di grazia, ti rende perplesso? –

- Bè, ieri sera … – cominciò, ma venne interrotto all’istante dalle dita di Charis che si posarono sulle sue labbra.

S’irrigidì, sforzandosi di ignorare quella fastidiosa vocetta che gli rimbombava nella testa e gli gridava di baciarle una a una.

- Mi sembrava di averti detto che non sono una tua proprietà, Black. –

E questo adesso che accidenti significava: che la sera prima poteva baciarlo e flirtare con lui e la mattina seguente aveva tutto il diritto di fare lo stesso con qualcun altro?

- Sei arrabbiato. – commentò poi, accarezzandogli delicatamente il lieve rilievo della vena che pulsava sulla tempia.

- Sì, lo sono. – confermò, tagliente, - Non posso più nemmeno essere questo? –

Charis lo prese per mano, trascinandolo con sé fuori dalla Sala Grande. Davanti all’espressione interrogativa di Regulus, rispose con un’alzata di spalle, - Stavi per dare spettacolo davanti a tutti. –

Poi aggiunse, fissandolo con aria risoluta, - Il tuo problema, Black, è che pensi che le cose ti appartengano; bè, io sono una persona, non appartengo proprio a nessuno. Sì, ieri ti ho baciato, ma ho baciato anche Mulciber, quindi non facciamone un affare di stato. Non sono la tua ragazza, okay? –

Regulus rimase in silenzio per una manciata di secondi, cercando di calmarsi e mantenere sotto controllo la propria voce.

- Certo, è chiarissimo. Buona giornata, Selwyn. – decretò gelidamente, incamminandosi verso le scale che portavano ai sotterranei e alla prima lezione della giornata: Pozioni.

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

- Cosa è successo? –

Era la quarta volta che Barty gli faceva la stessa domanda e cominciava veramente a innervosirsi. Gettò la polvere di corno di bicorno nel calderone e si volt verso di lui.

- Non è successo nulla. – ringhiò, passando poi al composto di Mandragola e Sangue di Drago.

Barty gli tolse il vasetto e il pestello dalle mani, - Lo stai distruggendo. – commentò, ultimando il procedimento in un paio di delicati tocchi e versandolo a sua volta.

Quando Regulus sbagliò per la terza volta nell’aggiungere la pelle di girilacco invece delle mosche crisope, fulminò l’amico con un’occhiataccia. Incrociò le braccia al petto e lo fissò in silenzio finchè questo non fu costretto a chiedergli cosa ci fosse che non andasse.

- Che c’è? – chiese stizzito.

- Stai facendo un vero disastro, ed è la tua materia preferita; coraggio, dimmi un’altra volta che non c’è nulla che non va. – lo sfidò.

- Non c’è … – cominciò, ma poi scosse la testa. Se non poteva parlarne con Barty, allora con chi?

- Okay, c’è qualcosa che non va. – ammise.

Barty sgranò gli occhi cerulei, fingendo sorpresa, - Ma non mi dire. –

- Se cominci così non aggiungo altro. –

Alzò le mani in segno di resa, - Parla, non commenterò. – promise.

Regulus fece un sospiro profondo, cercando di trovare le parole giuste per spiegare ciò che lo tormentava. Non voleva passare per un idiota, ma non era facile dal momento che si sentiva esattamente tale. Anzi, volendo essere più precisi, la definizione giusta sarebbe probabilmente stata quella di “completo e totale idiota”.

- Ho discusso con Charis, questa mattina. In sostanza mi ha detto che non posso pretendere nulla da lei, perché non mi appartiene e che è libera di fare ciò che vuole dal momento che non stiamo insieme. – sintetizzò.

- Non sono un esperto di queste cose, ma sono abbastanza certo che un qualsiasi altro ragazzo sarebbe stato contento di sentirsi proporre una specie di relazione aperta. –

Regulus gli scoccò un’occhiata significativa. Erano migliori amici da quasi sei anni, ormai avrebbero dovuto conoscersi alla perfezione.

- Ovviamente, però, la maggior parte dei ragazzi non è neanche lontanamente possessiva quanto te. – aggiunse in fretta.

- Già, ora capisci qual è il problema? –

Altrochè, Barty lo vedeva perfettamente il problema. Regulus Black si era preso una cotta proprio per l’unica ragazza della scuola che sembrava non considerarlo e, anzi, si divertiva a farsi correre dietro. Perché, se c’era una cosa di cui era assolutamente certo, era che Charis Selwyn si divertiva da matti nel vedere Regulus perdere il controllo e stare involontariamente al suo gioco.

- Capisco il problema e vedo anche la soluzione. –

Regulus si accigliò leggermente. Di solito quello esperto nei dilemmi amorosi era Rabastan, anzi, Crouch non provava nemmeno a lasciarsi coinvolgere. Le ragazze erano un completo spreco di tempo, a sentire lui, - Cioè? –

- Direi che è abbastanza ovvio: gioca al suo stesso gioco. –

- E tu dici che funzionerà? –

Annuì, risoluto, - Garantito. –

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

Charis stava chiacchierando con Severus e con un Mulciber stranamente meno appiccicoso del solito, quando la porta della Sala Comune si aprì e lasciò intravedere l’esile sagoma di Elaine Flint che annunciava alle sue amiche che lei e Regulus Black si erano scambiati un bacio. Gli occhi del gruppetto del quinto anno si volsero simultaneamente verso Charis, che ostentava un’apparente tranquillità.

- E quindi, Severus, ti stavo dicendo che per le vacanze di Natale puoi venire a casa mia come tutti gli anni. – continuò imperterrita.

Piton annuì, deciso a reggerle il gioco, ma il lampo di fastidio nel suo sguardo non gli era sfuggito.

- Certo, devo solo scrivere a mia madre, ma non credo ci siano problemi. –

- Bene, quando lo farai, salutamela. –

Evidentemente deluse dalla mancanza di una reazione da parte sua, le quindicenni ripresero a chiacchierare tra di loro con un tono un po’ più basso.

Proprio in quel momento fecero il loro ingresso Regulus e Barty, stremati dagli allenamenti extra di Quidditch, con le divise zuppe per la pioggia e i muscoli rattrappiti a causa del gelo. L’attenzione venne catalizzata dal giovane Black, che rivolse un cenno del capo a Elaine e osservò con la coda dell’occhio la reazione di Charis. La trovò intenta a chiacchierare di chissà cosa con Piton e Mulciber, una mano appoggiata distrattamente sul ginocchio del suo compagno di squadra.

D’un tratto la vide alzarsi e, in un primo momento, pensò che si stesse dirigendo verso di lui. Tuttavia proseguì a camminare in direzione dell’uscita, annunciando che avrebbe spedito una lettera di cui si era dimenticata.

- Il Coprifuoco è quasi scattato. – le fece notare, a bassa voce, ma l’unica risposta che ottenne fu quella di Mulciber.

- Non preoccuparti, Capitano, l’accompagno io. –

Stava per ribattere bruscamente, ma Barty gli fece segno di tacere. Se non voleva rovinare il piano, doveva fingere che ciò che Charis faceva non lo toccasse minimamente.

- Bene, ma cercate di non farci perdere punti. – replicò asciutto, per poi distogliere lo sguardo con risolutezza.

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

 

Charis era infastidita. Sapeva che a rigor di logica non avrebbe dovuto esserlo, ma il fatto che Black si fosse messo a giocare al suo stesso gioco la indispettiva. Doveva sicuramente entrarci qualcosa Crouch, a giudicare dall’occhiata eloquente che si erano scambiati quando Mulciber aveva annunciato che l’avrebbe accompagnata.

- Allora, a chi scrivi a quest’ora? – le chiese d’un tratto Mulciber, in un vistoso tentativo di rompere il silenzio e intavolare una conversazione.

- Ai miei genitori, ho bisogno di ricevere una risposta il prima possibile. –

Annuì, poi il silenzio scese nuovamente tra di loro.

- Posso chiederti una cosa, Selwyn? – domandò, fissandola con i suoi penetranti e singolari occhi verdi, talmente scuri da sembrare quasi neri.

Annuì, invitandolo a continuare.

- Che razza di rapporto c’è tra te e Black? Insomma, ti ho vista stamattina con Davies e lui stasera ha baciato la Flint. Pensavo che steste insieme, ma non vi comportate come se fosse così. –

- Mai sentito parlare di coppia aperta, Mulciber? – ironizzò.

- Quindi è questo che siete, una coppia aperta? –

- Già. –

- Buono a sapersi. – decretò, attirandola a sé per i fianchi e incastrandola tra il muro e il suo petto possente.

- Comunque, continuo a pensare che sia un idiota ad aver accettato una cosa del genere. – aggiunse, accarezzandole il profilo della mandibola prima con le dita e poi con le labbra. Arrivato alla piega del collo, la morse gentilmente, strappandole un suono che era un misto tra un gemito di piacere e un sussulto di sorpresa. Mentre le baciava il collo, una mano s’infilò sotto alla camicia della divisa, accarezzando bramosamente i fianchi e la pelle candida e delicata, mentre l’altra risaliva lentamente una coscia tornita.

Un miagolio, accompagnato dall’eco dei passi del custode, li interruppe prima che la situazione degenerasse.

- Sarà meglio rientrare, la lettera la spedirò domattina. – decretò, scivolando con destrezza dalla presa di Mulciber e incamminandosi verso la Sala Comune. Il compagno di Casa la seguiva, scrutando con apprezzamento il movimento ipnotico dei suoi fianchi che ondeggiavano mentre camminava.

Rientrati in Sala, Charis avvertì su di sé uno sguardo penetrante. Si voltò in quella direzione, sorprendendo Regulus a fissarla con un’espressione che sarebbe stata definibile unicamente come furiosa. Incurante, raggiunse la sua solita poltrona e rimase lì, a leggere una rivista di Medimagia, finchè il resto dei suoi compagni non ebbe deciso che era troppo tardi per rimanere ancora lì.

Solo allora un rumore la spinse ad alzare lo sguardo e a trovarsi di fronte all’espressione furiosa di Regulus.

- Cosa è successo con quell’idiota? –

Inarcò un sopracciglio, - Intendi Mulciber? È un tuo compagno di squadra, non sei carino a parlarne così. – ironizzò.

Apparentemente sordo alla sua risposta, le afferrò il mento con le dita e la costrinse a voltare il collo. Al di sotto del colletto inamidato, un lieve rossore macchiava la pelle alabastrina. Un succhiotto e un morso, abbastanza nitidi seppur eseguiti non più di un’ora prima.

- È stato lui. – decretò gelidamente.

Non era una domanda, quindi non rispose.

Si chinò su di lei, catturandole le labbra morbide con rabbia. Le succhiò, le morse, le graffiò, sorprendendosi della prontezza con cui rispondeva ai suoi movimenti. Un lieve rumore di strappo annunciò che i bottoni delle rispettive camice erano saltati via. La vista del seno della ragazza, imprigionato in un casto reggiseno di pizzo bianco, lo portò alla lucidità.

- Non va bene così, non va bene proprio per niente. – sussurrò, allontanandosi un po’ da lei e da quel suo corpo tentatore.

- Veramente a me sembrava che stesse andando molto bene. –

La fulminò con un’occhiataccia.

- Non intendevo che non andava bene quello, ma tutto il resto. Ti voglio, e lo so che anche tu mi vuoi, ma non sono disposto a condividerti con nessuno. – chiarì.

- Allora temo che non abbiamo molto altro da dirci. – commentò, risistemando la camicia a colpi di bacchetta.

- Almeno dimmi il perché. –

- Perché l’idea di appartenere a qualcuno mi spaventa; ho una paura tremenda di soffrire un’altra volta e non voglio. –

All’improvviso tutto aveva più senso. Quel suo distacco nei confronti di tutto e tutti, quello sforzarsi nel non sembrare mai debole. Allo stesso tempo, però, per quanto sciocco e irrazionale fosse, c’era anche il fastidio per il fatto che lei fosse riuscita ad appartenere completamente a qualcuno prima di lui.

- Lui chi era, lo conosco? – volle sapere.

- Non ho intenzione di parlarne con te. –

- Charis … dimmelo. Non voglio dover guardare ogni singolo ragazzo del castello e tormentarmi chiedendomi se sia stato proprio lui o meno. –

Sospirò, lasciando che per una volta la maschera di giovane e inattaccabile donna crollasse, - Sirius, era lui. –

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio autrice:

Lo so, è passato un anno dall’ultimo aggiornamento e mi vergogno profondamente di ciò, ma ora che l’ispirazione è tornata ho deciso di riprendere questa long e di portarla anche a termine. Spero che questo nuovo capitolo vi sia piaciuto e che sia valso l’immensa e indegna attesa. Spero vogliate farmi sapere che ne pensate. Alla prossima.

Baci baci,

                 Fiamma Erin Gaunt

  
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