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Autore: wiston87    14/03/2014    1 recensioni
Il protagonista viene assunto come lavoratore in un campo agricolo di proprietà del Supremo. Presto si renderà conto che qualcosa non quadra, e che gli ortaggi che spuntano dal terreno sono troppo ricchi perché si possa pensare ad una normale concimazione... qualcosa di tremendamente strano e grottesco si nasconde sotto terra a nutrirli. Scenderà allora per più e più piani per decine di chilometri di profondità, ma dovrà pagar a caro prezzo quella curiosità spasmodica...
Genere: Avventura, Horror, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il giorno seguente, al termine del massacrante turno lavorativo, Luke condusse il nipote oltre il confine del loro terreno, e verso un passaggio interrato simile a quelli che portano ai sotterranei delle metropolitane.
Inserirono le tessere, l’originale e quella trafugata, e si avviarono per una lunga rampa di scalini a chiocciola che in men che non si dica li condusse ad un chilometro di profondità.
Paul domandò: “questa signora vive sottoterra? Non esce spesso in superficie?”.
“Non è una signora”, rispose Luke. “E non ha mai visto la luce del sole in vita sua. Ma dubito fortemente che si sia mai posta il problema.
“Perché devi per forza essere così criptico? Non puoi dire semplicemente le cose come stanno?”.
“Mi accuseresti di averti rovinato la sorpresa. Come il finale a sorpresa di un film thriller. E poi mi crederesti, devi vedere con i tuoi occhi!”.
Percorsero un corridoio semibuio con delle torce ai bordi e sbucarono in uno spazio sterminato, un incavo sotterraneo grande come un piccolo paesello. Ordinatamente disposte in fila indiana, pendevano delle casette rudimentali di forma esagonale costruite con la terracotta e prive di fondamenta. Erano gli alloggi dei molti addetti che abitavano lì stabilmente, o a turni. A far che cosa, però? Non era difficile rispondere a questa domanda non appena si posava l’occhio sulla gigantesca cosa centrale, che a dire il vero era stata la prima ad esser scorta da chiunque varcava quella soglia, e tutto il resto era solo sfondo sfocato.
Una figura gigantesca di cui in quel luogo si intravedeva solo metà della testa e l’inizio di quello che doveva essere un corpo. Il resto era invisibile, probabilmente sprofondato per tutti i piani sottostanti.
Paul non ebbe tempo di domandare in che consistesse il sistema di nutrimento dei terreni ed implementazione dei vegetali: lo vedeva già da sé. Dalla base toracica dell’enorme cosa-insetto, che si alzava a si abbassava lentamente di un paio di metri a causa della respirazione, partivano tutta una serie di terminazioni come filamenti flaccidi, che si impennavano verso l’alto confluendo con il soffitto. Cioè a nutrire il terreno con i fluidi corporei di quel mostro. E da quando Paul ne ebbe certezza, non erano passati più di due secondi dalla loro entrata. Se ne stava lì con la bocca spalancata, incapace di proferir parola dinnanzi a quell’angosciante scoperta, e di riuscire a stabilire in modo inequivocabile se fosse o meno una cosa buona quel metodo. E se c’era davvero qualcosa di perverso in quel metodo di arricchimento per mezzo del quale i succhi di quello schifoso finivano a concimare gli ortaggi distribuiti per il mondo, per quale motivo nessuno se ne lamentava, ma anzi sembravano tutti così ebbri e felici di partecipare come fosse un Gran Galà, elogiando la bestia come una piccola divinità? In effetti, c’erano parecchi addetti che gli spazzolavano il corpo pulendolo continuamente dalle escrescenze grasse e dalla sudorazione acida, ed altri gli massaggiavano la pelle giallo-verdastra. Anche ad uno sguardo appena superficiale, si notava che non era solo l’enfasi lavorativa a spingerli così freneticamente. Erano come… rapiti.
“Allora!”, gridò Luke euforico, “non vuoi venire a portare il tuo saluto a Clara?”. Gli brillavano gli occhi. Aveva una strana brillantezza rilucente sul fondo delle pupille nere come la pece. Si guardò attorno sospettoso e continuò: “però fai attenzione a non dare tanto nell’occhio, che se no gli addetti alla sicurezza, cioè tutti, scoprono che sei un cadetto!”.
Scattò in avanti salterellando eccitato e si diresse verso il mento dell’insetto. S’infilò in una scanalatura e lo carezzò per alcuni secondi.
Paul estrasse finalmente dal cilindro la domanda che gli stava facendo implodere le cervella a forza di esser trattenuta: “ma è legale tutto questo? Cioè… i fluidi corporei che sbucano dalla sua pancia e confluiscono nel terreno?”.
“Hai mai sentito parlare di qualche legge che lo vieta? Che impedisce di utilizzare i sali di un essere vivente per concimare i terreni? Dal punto di vista prettamente legale, questa è classificabile come concimazione pura e semplice. Ti vedo alquanto basito! Non ti preoccupare, è normale al primo impatto. Sarei rimasto sorpreso del contrario. Però devi convincerti che… la tua è solamente una reazione psicologica che concerne la sfera dell’irrazionale duro e puro, al fatto cioè che provi una forma di repellenza naturale nei confronti di determinati fenomeni, repellenza che però non è affatto supportata da questioni sanitarie, ma solo da un giudizio per così dire di pancia. Ti faccio un esempio: ricordi quando i manifestanti no-global e affini si riempivano la bocca con tutte quelle manfrine sul McDonald? Per carità, alcune critiche saranno anche state corrette, lungi da me smontare tutto il loro bel sistema, però… addurre il fatto che alcune cibarie sono fatte col grasso delle balene o coi testicoli dei tori o l’intestino dei cinghiali, non è sta grande argomentazione di protesta, in fondo. Non coglie alcun punto nodale, fa leva sulla sola paura, non sulla ragione. Capisci cosa voglio dire?”.
“A grandi linee. Ma in tal caso, se il problema non sussiste proprio, mi vuoi spiegare perché non rendete pubblica l’esistenza della cosa insetto? Al contrario, la nascondete! Non volete farla vedere a nessuno!”.
“Stai confondendo due piani che non centrano nulla l’uno con l’altro, quello legislativo e quello del consumo. È ovvio che, se pure la cosa dovesse rivelarsi nulla sul piano penale, sapere che c’è la cosa-insetto a nutrire i nostri piccini farebbe calare le vendite a picco, in virtù dello stesso fenomeno di scombussolamento emotivo che ti ho appena spiegato”.
In Paul si rinforzò ancor più quell’opinione di prima, che Luke e gli altri fossero in qualche modo vittime del potere della cosa-insetto. Il suo modo di difenderlo a spada tratta anche contro l’evidenza aveva qualcosa di esagerato, di inquietante, di morboso. Sfiorato allora da un certo profondo sospetto, domandò a bruciapelo: “in quanto novizi sono entrati qui come intrusi?”.
“Tu sei il primo a quanto ne so. Ma chissà”.
Paul rincarò la dose: “chi nutre quell’animale? Come fa a produrre i… concimi, possiamo chiamarli così? Come fa a produrre i concimi per tutti i terreni di proprietà del supremo? Perché i suoi tentacoli arrivano a nutrirli tutti, dico male? Dovrebbero essere almeno una cinquantina di chilometri per parte in linea d’aria. Dove trova tutto questo sostentamento, la nostra cara amica cosa-insetto?”.
“Da nessuna parte!”, rispose Luke evasivamente. “Nessuno la nutre in alcun modo. Si genera da se stessa eccetera, come Dio. Chi mai domanderebbe donde viene Dio e chi lo nutre? Chi lo porta ad essere, istante per istante? Nessuno, se è dotato di un briciolo di buon senso! La cosa-insetto esiste e stop, questo è quanto!”.
“Ma…”, rispose Paul cercando di mantenere la calma come temesse di aver a che fare con un pazzo che poteva avere reazioni impreviste, “tutto ciò non ha il minimo senso! Questo è un essere vivente che vive nello spazio e nel tempo, è fatto di carne o quel diavolo che è e non di puro spirito, e in quanto tale necessita di…”.
“Basta!”, esplose lo zio, “non avrei dovuto farti entrare trasgredendo al regolamento! Un esperto non si sarebbe perso in simili diatribe oziose! Manderò oggi stesso una lettera di demerito al supremo, in modo tale che verrai licenziato entro breve! E non fare quella faccia da cane bastonato, sai benissimo che ci sono dei principi ben più importanti dei legami di sangue!”.
Nella foga di quella escandescenza imprevista fece per dare uno spintone al nipote, ma le ginocchia deboli unite ad una cattiva livellazione del ponteggio, lo fecero scivolar giù di sotto: un volo di quindici metri. E nonostante fosse atterrato sulla spalla relativamente morbida della cosa-insetto, l’impatto era stato tale che per lui non c’era più niente da fare. Si vedeva anche da sopra che era già morto stecchito, con gli organi interni che avevano fatto una frittata.
Paul prese tempo a discolparsi con se stesso: non era stato lui ad ucciderlo, era stato un incidente. Ne siamo proprio sicuri? Non era che magari, sotto l’improvvisa minaccia del licenziamento, Paul si era preso un po’ troppe libertà, arrogandosi il diritto di non salvare lo zio che stava cadendo, o magari addirittura di farlo inciampare lui stesso con un astuto sgambetto? Poco ci importa a questo punto. Mentre discendeva l’impalcatura per visionare il corpo da vicino ed appurare l’avvenuto decesso, si domandò perché mai lo zio avesse avuto bisogno di strillare tanto, accapigliandosi su quella domanda lecita e innocente. Era come se nelle sue profondità abissali avesse avuto il lontano bagliore d’aver torno, ma non poteva ammetterlo.
Nel vedere alcuni addetti impegnati nella pulizia che grattavano via le schifezze color feci dal torace della cosa-insetto, Paul pensò bene di rubare la tessera originale allo zio, così se gli avessero fatto un controllo sarebbe risultato perfettamente in regola, almeno per ora. Però quella domanda irrisolta (e irrisolvibile nell’immediato) continuava a battergli in testa: com’era possibile che la cosa-insetto trovasse abbastanza nutrimento da poter concimare decine e decine di chilometri di terreno?
Nel bel mezzo di quell’oceano di dubbi, cui la nuova condizione e la solitudine ritrovata l’avevano condotto, aveva una sola certezza: visto come aveva reagito lo zio e tenuto conto del suo sospetto relativo ad un lavaggio del cervello di massa, non avrebbe dovuto porre quella domanda a nessuno. Inoltre, a dispetto della ferma volontà nel cercare la verità, non avrebbe nemmeno potuto indaffararsi a porre chissà quali grandi domande sull’ambiente circostante, o sarebbe stato subito come novizio intrufolato. Era come un investigatore in una stanza buia, che non può neanche usar le mani per tastare e cercare indizi.
Con estrema circospezione, scese dal ponteggio e si avviò verso le abitazioni.
 
  
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