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Autore: BlueSkied    14/03/2014    1 recensioni
La notte dell'Epifania del 1537 Alessandro de'Medici, detestato duca di Firenze viene assassinato dall'amico e congiunto Lorenzaccio de'Medici.
Tocca allora a Cosimo de'Medici, figlio del capitano di ventura Giovanni dalle Bande Nere ed erede del ramo popolare della famiglia, prendere il potere.
Tra raffinato mecenatismo artistico, nuove politiche e disgrazie familiari, condurrà la Toscana verso il Granducato, con la cauta inesorabilità del suo motto.
Note: mi sto documentando il più possibile, per rendere la storia verosimile, ma qualcosa potrebbe sfuggirmi, anche perché spesso le fonti si contraddicono.
Per finalità di trama, alcuni passaggi potrebbero essere violenti.
Genere: Drammatico, Guerra, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Rinascimento
Capitoli:
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21.



Poggio a Caiano, Dicembre 1565



Con un ultimo, ennesimo sussulto, finalmente la carrozza si fermò nel parco della villa. Il primo pomeriggio aveva sollevato la foschia del mattino, ma quella della sera già incombeva fra i cipressi. Il cardinale Ferdinando de' Medici sospirò e ringraziò intimamente il Cielo per essere arrivato prima del freddo. Scese goffamente a terra, per via delle pellicce in cui era avvolto, e diede qualche sbrigativa istruzione ai suoi valletti, che corsero ad eseguirle. Il ragazzo gettò un'occhiata nostalgica al parco e sospirò di nuovo: da troppo tempo era lontano dalla Toscana, e Roma era troppo caotica, per i suoi gusti.
Il fruscio di uno strascico di velluto sui ciottoli lo fece voltare. Isabella lo accolse con un sorriso affrettato e un brivido:
- Benvenuto, Eminenza -
- Buonasera, Eccellenza - replicò lui. Per una frazione d'istante riuscirono a rimanere seri, poi scoppiarono a ridere, i respiri che si condensavano in improvvise nuvolette.
- Oh, per carità di Dio! - esclamò sua sorella - Hernando, sembri un cardinale quanto io la regina delle Indie -
- Temo che tu abbia troppa ragione, Isabella - convenne lui, mentre si avviavano all'interno della villa, seguiti da facchini carichi di bagagli.
Attraversarono la corte ingombra di carrozze, vetture e bardature contraddistinte dalle insegne imperiali, mentre qualche occasionale parola in tedesco affiorava fra il nitrire dei cavalli e i suoni di chi lavorava.
- Ebbene, l'invasione è cominciata - mormorò il cardinale alla sorella, che ridacchiò:
- è solo apparente - lo rassicurò - L'arciduchessa è in tutto assai poco appariscente -aggiunse, dopo un attimo di riflessione. Ferdinando fu felice di quell'occasione per abbordare subito la questione spinosa:
- Dunque, che me ne puoi dire? - chiese, senza porre altro tempo in mezzo.
Isabella si trattenne visibilmente dallo stringersi nelle spalle:
- Non molto di più di quello che tu stesso mi hai scritto da Roma. Non so come siano le sue sorelle, ma se lei è la più bella, allora comprendo perché tre di loro si siano fatte monache - dichiarò, con la schiettezza prevedibile in una giovane nobildonna di lignaggio e fulgida avvenenza, quale lei era.
- Ma è in salute? Ha buon carattere? - incalzò lui.
- è ingobbita, come Francesco non ha mancato di notare l'anno scorso, ed è magra, ma i diplomatici degli Asburgo assicurano sia fertile. E non ho mai visto una ragazza più quieta - rispose Isabella.
Tutto ciò prometteva assai poco:
- Francesco starà già danzando dalla gioia - commentò il cardinale, amaramente. La duchessa di Bracciano rise, appena più forte di prima:
- Di sicuro sta danzando, e che sia gioioso, lo credo bene - commentò, smaliziata.
- Quindi è vero, me lo confermi - arguì il ragazzo, se possibile ancora più amaramente. Isabella annuì:
- Oh, sì, non c' sasso in Firenze che non conosca questa storiella - affermò - Ma temo - aggiunse - Che non la vedrai con i tuoi occhi. Nostro padre ha minacciato Francesco di mandarlo a elemosinare, se la Bianca si fosse fatta vedere in giro per la città, in questi giorni -
- Lo spero bene - commentò Ferdinando, comunque per nulla sollevato. Non era sua intenzione, veramente, biasimare suo fratello per quell'amorazzo. Anche lui stesso, sedicenne e cardinale, conosceva la tentazione delle grazie femminili. Però Francesco giocava una partita pericolosa: la fanciulla che stava per sposare era figlia dell'imperatore. Per quanto fosse quieta, avrebbe assai maltollerato l'ingerenza di quella possibile cortigianella.
- è pericolosa? - volle sapere, senza mezzi termini. Isabella lo fissò per un  momento, prima di rispondere:
- Stare a Roma ti fa del male, fratello. Vedi intrighi dappertutto - commentò.
- Tu rispondimi - insistette lui.
La ragazza si morse un labbro:
- Sì - decise, alla fine - Ma non credo che Francesco se la terrà, dopo sposato -
Dal suo tono era evidente che non ci credesse lei per prima. Ferdinando le scoccò un'occhiata in tralice, ma lasciò cadere l'argomento. Avevano appena passato il salone maggiore, da dove i recenti affreschi del Pontormo li occhieggiarono fra le fronde primaverili. Il soffitto a botte era trapunto dello stemma mediceo, e il cardinale notò, ancora fresca di pittura, l'insegna di Giovanna d'Austria, aggiunta evidentemente da pochi giorni. La sua portatrice li attendeva oltre le doppie porte. Un valletto in tenuta assai severa li accompagnò e annunciò.
A Giovanna erano stati assegnati gli appartamenti occupati per anni dalla loro madre, ma non avrebbe potuto fgurarvi più diversamente. Sul momento, il cardinale ebbe difficoltà a individuarla, visto che i suoi abiti erano semplici quasi quanto quelli delle sue dame di compagnia.
In effetti, come testimoniato da Isabella, l'arciduchessa d'Austria, non era graziosa: minuta e pallida, era evidente in lei la lieve stortura della schiena, e ancora peggio, la mascella sporgente degli Asburgo. Molte delle sue donne, erano ampiamente più gradevoli di lei, nell'aspetto.
Appena le fu annunciato il cardinale si alzò, e almeno nel portamento egli poté notare che non difettava. La giovane gli s'inchinò devotamente:
- Eminenz - lo riverì, in tono timido e dimesso.
Una volta che la poté osservare più da vicino, Ferdinando notò con ancora più evidenza la deformità della bocca. Ella aveva occhi piccoli e celesti, privi di vivacità, ma una bella chioma di riccioli biondissimi, che probabilmente dovevano fare la loro figura, liberi e bene acconciati. Parevano l'unico pregio estetico di Giovanna, ma erano costretti in un parrucco assai castigato, quindi assolutamente inefficaci.
Con sconforto, il cardinale si trovò a dare ragione al poco entusiasmo del fratello maggiore, ma con l'arciduchessa fu affabile: scambiò con lei qualche parola di cortesia nel suo passabile tedesco, poi si congedò, insieme alla sorella.
Appena le porte si chiusero alle loro spalle, Isabella gli si rivolse, ansiosa:
- Dunque, hai visto con i tuoi occhi -
Ferdinando annuì:
- Purtroppo sì. Ma è inutile che Francesco faccia storie, l'alleanza con l'Austria ci serve, e lui lo sa - dichiarò.
- Perfino troppo bene - fu d'accordo Isabella.
Percorsero  poche sale per raggiungere gli appartamenti ducali. Il cardinale riceveva abbondanti lettere dal padre, ma non sapeva realmente come l'avrebbe trovato. Nei suoi scritti c'erano consigli e direttive, ma praticamente nulla su di sé.
Quando lo raggiunsero, dava le spalle alla porta, mentre guardava fuori dalla finestra e dettava una lettera al suo segretario, con la fida e discreta compagnia di Sforza Almeni in un angolo della stanza, e quella annoiata del suo erede in un altro. L'aria svagata di Francesco si dissolse un po', appena vide apparire il fratello sulla soglia:
- Ecco torna il cardinale! - esclamò, in tono strascicato, alzandosi dalla sedia, dove era stato mollemente appollaiato fino a quel momento. Alto e allampanato, Francesco dimostrava i suoi ventiquattro anni solo nel fisico. Il suo sguardo scuro e ribelle non lo distaccava in maturità dal fratello più giovane. Lo salutò con una pacca sulla spalla e commentò:
- Avrai visto la mia presto sposa, il fiore delle Alpi -
- Francesco, piantala, di grazia - si levò la voce del duca, in tono stanco, non certo l'unica cosa stanca in lui. Ferdinando lo abbracciò e riverì, come un bravo figliolo, ma non gli sfuggì quanto il duca Cosimo fosse cambiato nei quasi tre anni della sua assenza. Imbolsito e completamente stempiato, la barba cosparsa abbondantemente d'argento, pareva assai più vecchio dei suoi quarantasei anni, e pure la sua energia doveva averne risentito. Quel lampo di terribilità che appariva così spesso nei suoi occhi, e che aveva riempito il piccolo Hernando di ammirazione e timore, era spento, quasi del tutto.
Si era dedicato con tutta la sua attenzione alla scelta di una moglie per Francesco, e all'organizzazione delle nozze, e pur avendo lasciato al figlio le redini del governo, aveva ancora in ballo diverse spinose questioni. Conoscendolo, Ferdinando sapeva che non era lontano da nessuna di esse, ma la veemenza con cui se ne sarebbe occupato anni prima, era chiaramente svanita. Aveva, sostanzialmente, un ultimo progetto in mente, e una volta concluso, se ne sarebbe stato per i fatti suoi.
Non riuscì al cardinale di parlare decentemente con Francesco, perché dopo quella rimbeccata, se ne andò stizzito, ma la conversazione col padre fu piuttosto lunga, anche se non disse tutto.A quello ci pensò Isabella, poco più tardi.
- I Corsi volevano entrare a far parte del ducato, ma per l'opposizione della Francia, il babbo ha dovuto lasciarli a Genova. Una volta avrebbe rivoltato le tavole, adesso si è limitato a un calcio a un sasso. Forse lo sai meglio di me, l'Inquisizione ha predisposto l'arresto di Carnesecchi, perché protestante. Ci andrà a parlare, ma se si ostinerà " a fare l'idiota ", così ha detto, non sono affari che lo riguardano. E infine, vuole quel titolo regio, non parla d'altro. Per il resto, se potesse, starebbe tutto il giorno nei giardini, a guardare potare gli alberi, a gettare bocconcini ai cani. Pitti è troppo grande, non gli piace, così gira per le ville. Tornerà a Firenze per il matrimonio, ma penso ci starà poco. C'è una ragazza che gli fa compagnia. è una sciocchina, ma non è né abbastanza intelligente, né abbastanza bella per creare noie. Se ne stuferà presto. Si stufa presto di tutto - concluse, infine, amareggiata.
A Ferdinando fu troppo chiaro che l'astro del padre stesse tramontando. Sperò solo che quello di Francesco brillasse a sufficienza.


Note:

Ferdinando de' Medici fu fatto cardinale in tempi record, mentre ancora era a letto per la malaria nel 1562.

Francesco de'Medici fu promesso e sposò Giovanna d'Austria nel dicembre 1565. Lei era figlia dell'imperatore Ferdinando I d'Asburgo, divenuto imperatore della parte "orientale" dell'impero dopo la morte di Carlo V, di cui era fratello minore. Al figlio di Carlo, Filippo II, andò la parte occidentale, la Spagna e le Americhe.


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