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Autore: smarties89    14/03/2014    5 recensioni
Durante una delle solite visite in ospedale dopo i problemi al cuore, Slash incontra una donna, Lyla. Tra i due si instaurerà subito un legame forte, fatto di fisicità e disperazione.
Ma Lyla nasconde un segreto: forse non sarà fortunata come il chitarrista e non riuscirà a cambiare il suo destino.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Duff McKagan, Matt Sorum, Nuovo personaggio, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Slash, porca puttana, ce la fai a tenere il ritmo?” Matt lanciò a terra le bacchette, troppo frustrato da quella ennesima interruzione.
 
Il riccio sbuffò, si tolse la chitarra, e la poggiò sul divano: la delicatezza con cui fece quel gesto era totalmente opposto alla rabbia che il suo viso e il suo corpo teso lasciavano trapelare. Però la sua bambina doveva avere il rispetto che meritava.
Uscì da quel forno che era la sua sala prove e si sedette a bordo piscina a fumare una sigaretta.
Da dopo i problemi di salute se ne concedeva due al giorno, una dopo colazione e una dopo cena, ma in quei giorni fumava di nuovo come una ciminiera. Sapeva che le sigarette non avrebbero sedato il dolore che sentiva dentro, per quello solo l’eroina ci sarebbe riuscita…anche se per poche ore. Ma non poteva ricaderci, non ora che forse lei…
Scoppiò a ridere all’improvviso, una risata priva di allegria, una risata forzata, amara che gelò il sangue nelle vene di Duff.
 
“Man…” Slash non l’aveva sentito arrivare, ma non provò il minimo stupore quando il bassista gli si sedette accanto. Lui c’era, sempre.
 
“Sai a cosa pensavo? Al fatto che non posso ricadere nell’eroina perché lei potrebbe avere bisogno di me!” Fece un’altra breve risata. “Che coglione.”
 
Michael sospirò: Slash gli aveva raccontato tutto quello che era accaduto a Parigi, Una volta tornata a LA, era andato subito a casa del suo amico e si era sfogato, parlando per ore e maledicendosi di quanto fosse stato incosciente a chiedere a Lyla di sposarlo. Duff non aveva potuto smentire questa ultima cosa, ma nemmeno aveva avuto il coraggio di aprire bocca: semplicemente aveva messo una chitarra in mano al suo amico e avevano suonato tutta la notte.
 
“Saul, perché non provi a chiamarla?” nemmeno lui era certo fosse la cosa giusta, ma era convinto del fatto che il riccio non poteva rischiare di vivere con il rimpianto di non aver salutato Lyla un’ultima volta.
 
“Per sentirmi dire che sono un cretino? Che ho fatto una stronzata chiedendole di sposarmi? No, grazie…queste cose le so già da me. E poi non la sento da una settimana, per quel che ne so potrebbe già…” non ebbe la forza di concludere la frase, ma non era di certo necessario: Duff aveva capito più che bene.
 
“Mi hai sempre considerato un saggio del cazzo…ma se ti dicessi che questa volta non so davvero dove sbattere la testa?”
 
“Se non lo sai tu, Michael, pensa come posso saperlo io!”
 
“Senti, cerca di non pensarci ora…rientriamo e buttiamo giù quei demo che la casa discografica ci ha chiesto, altrimenti rischiamo di mandare all’aria i Velvet Revolver ancora prima della loro nascita!”
 
Slash annuì e si alzò, imitato dal biondo, e rientrarono nella sala prove per mettersi al lavoro.


 
Erano le due di notte e il riccio se ne stava svaccato sul letto a mangiare patatine, guardando tv spazzatura. Si sentiva un ciccione ottantenne: dopo una giornata intera a suonare e incidere demo, si sentiva a pezzi; inoltre non voleva pensare e i telefilm demenziali sembravano un buon diversivo.
A un certo punto il suo cellulare iniziò a suonare: lo aveva sul comodino e fece un salto per la sorpresa di sentire quell’aggeggio infernale squillare alle 2 di notte.
Il numero sul display non lo conosceva e subito pensò a uno scherzo di qualche cretino; poggiò quindi il cellulare sul letto che, poco dopo, smise di suonare.
Era appena tornato a concentrarsi sul telefilm che il telefono riprese a tormentare i suoi poveri timpani: era lo stesso numero di prima e, a questi punti, era davvero difficile che fosse uno scherzo.
 
“Pronto?”
 
“Parlo con il signor Hudson?”
 
“Sì, chi è?”
 
“Sono il dottor Davert. Sua moglie è con lei?”
 
Slash sentì lo stomaco stringersi a quelle parole. “No, perché?”
 
“Abbiamo provato a chiamarla più volte sul cellulare, ma non ha mai risposto.”
 
“Mi dispiace, non so proprio cosa farci.”
 
“Abbiamo trovato un cuore compatibile, signor Hudson!”
 
“N..non credo di aver capito.”
 
“C’è un cuore compatibile in arrivo dalla Russia! La signorina Simard deve essere portata subito al Saint Joseph. Sono in arrivo anche io a Los Angeles.”
 
“Oh mio dio!” Slash si alzò di colpo dal letto, andando a prendere dei jeans buttati su una sedia lì accanto. “Vado…vado subito a cercarla. Ahio!” nella foga, aveva preso una botta al piede contro lo spigolo del comodino.
 
“Si sente bene, signor Hudson?”
 
“Sì! Sì, tutto bene…merda…No, scusi non dicevo a lei! Vado subito a cercare Lyla e ci vediamo al Saint Joseph!”
 
“Faccia presto, signor Hudson.”
 
Slash non rispose e chiuse la conversazione. Si buttò la giacca addosso e uscì di corsa di casa, cercando in tasca le chiavi della macchina.
Casa di Lyla non era molto lontana, e le strade deserte delle due di notte gli permisero di arrivare in meno di mezz’ora.
Fortunatamente, il portone era aperto e fece le scale a due a due per raggiungere l’appartamento della donna. Maledisse i tanti anni di fumo e cazzate che lo portarono ad avere il fiato corto dopo due rampe e il defibrillatore che, probabilmente, sarebbe esploso da un momento all’altro.
 
“Lyla!” Slash la chiamò a gran voce, bussando con forza alla porta dell’appartamento. “Lyla!!!” si attaccò anche al campanello, continuando con i pugni e le urla.
 
Ovviamente, tutto quel rumore non passò inosservato e una vecchietta che viveva nell’altro appartamento sul pianerottolo di Lyla fece capolino. Sbirciava appena, probabilmente impaurita da quel capellone che sembrava uscito da un cartone animato.
 
“Signora!” le disse Slash appena si accorse di lei. “Signora, sa dov’è Lyla? La prego, è urgente.”
 
“Oggi non è uscita di casa. Mi suona sempre quando esce per chiedermi se ho bisogno di qualcosa dal supermercato.” La signora parlava così piano che Slash dovette avvicinarsi per capire.
 
“Potrebbe stare male. Ha la chiave di casa sua?”
 
“Sì, però non credo che…”
 
“Signora, la prego, è davvero urgente!”
 
La vecchietta doveva aver visto la disperazione negli occhi di quell’uomo così strano, perché, dopo aver chiuso pochi istanti la porta ed essersi allontanata, uscì di nuovo con una chiave.
 
“Grazie signora. Grazie davvero.”
 
Slash aprì la porta dell’appartamento e proprio lì, in mezzo al piccolo corridoio che portava al soggiorno, vide la cosa peggiore che potesse aspettarsi: Lyla riversa a terra, priva di sensi.

 
 



Sono resuscitataaaaaaaaaaaaaaaa!!! Scusatemi davvero, ma l’università non mi lascia un attimo libero ultimamente, uffffffff!! Comunque, vi avviso che ci sarà ancora un capitolo e poi l’epilogo, finalmente, di questa epopea ;)
Grazie a chi ancora avrà voglia di leggere e recensire, un bacione!!!!
  
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