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Autore: sickofthem    15/03/2014    1 recensioni
Una studentessa che si mostra arrogante, sicura di se e fredda. Un insegnante che si mostra freddo, forte e sicuro di se. Entrambi sono soli e con il cuore infranto. Riusciranno ad aggiustarsi a vicenda? Riusciranno a resistere contro la tempesta?
Genere: Erotico, Sentimentale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti, Zayn Malik
Note: Lemon | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Apro gli occhi lentamente. Mi guardo attorno. Sono appoggiata alla parete del bagno della discoteca. Ma che ci faccio qui? Mi alzo e per poco non cado atterra. Ho bevuto moltissimo, come minimo dieci cocktail. Noto Jake sul pavimento, in mutande. Deduco che non abbiamo passato la serata solo a farci complimenti. Prendo la mia borsetta e vado verso l'uscita del locale. Sono le 3.00 di notte e c'è ancora gente che si diverte ma di Niall e Harry nessuna traccia. Esco dal locale e mi guardo attorno. E ora come torno a casa? Cammino barcollando. Non so dove andare, sono disorientata per via di tutto l'alcohol che ho ingerito. Ho lo stomaco che si sta contorcendo. Non riesco più a trattenermi. Vado vicino ad un cespuglio e rimetto l'anima. Che schifo. Un anno fa era tutto così diverso. Uscivo sempre con i miei fratelli, che mi raccomandavano di non bere troppo, e così facevo. Poi mi accompagnavano a casa a tarda sera, si assicuravano che io stessi bene, e uscivano di nuovo con i loro amici. Mi mancano moltissimo. Mi sono letteralmente trasformata in un mostro, solo Dio sa quanto mi odio. Appoggio la schiena contro al muro e lentamente mi siedo sul marciapiede. Una lacrima mi riga la guancia. Mi metto le mani sul viso e inizio a piangere. Non so se sia per i miei fratelli o perchè non so come tornare a casa.

 

«Hei, sta bene? Le serve aiuto?»

 

E' una voce maschile, molto familiare. Annuisco piangendo.

 

«Forza su, ti aiuto io»

 

Mi aiuta ad alzarmi e mette il mio braccio intorno alla sua spalla. Arriviamo di fronte ad una macchina, credo blu. Apre lo sportello del passeggero e mi fa accomodare. Mi allaccia la cintura e prima di chiudere la portiera si ferma a fissarmi. Eppure mi ricorda qualcuno. Chiude la portiera e va a mettersi alla guida. Partiamo. Non so dove mi stia portando, non so chi sia, so solo che da quando si è offerto di aiutarmi ho smesso di piangere.

 

«C-come ti chiami?» gli chiedo singhiozzando.

 

«Mi chiamo Zayn» dice abbozzando un mezzo sorriso.

 

Bel nome, deve essere straniero. Per tutta la durata del viaggio lo osservo. Capelli neri, labbra carnose, barbetta incolta. Sono troppo confusa per ricordare, anche se mi è parecchio familiare. Arriviamo davanti ad una casa abbastanza appartata. Scende e viene ad aprirmi lo sportello. Mi slaccio la cintura mi aiuta a scendere. Rimette di nuovo il mio braccio attorno al suo collo ed entriamo in casa. Mi porta sul divano, e mi aiuta a sdraiarmi. Si siede accanto a me.

 

«Si era proprio cacciata in un brutto guaio, eh signorina Tomlinson?»

 

«Conosci il mio cognome?» dico confusa.

 

«Beh, da quando sono arrivato alla Woods è quello che ho ripetuto più spesso» dice divertito.

 

Lo guardo meglio. Come ho fatto a non capirlo prima?

 

«Oh professor Malik, ma è lei!» dico alzandomi di scatto.

 

Si chiama Zayn? Chi l'avrebbe mai detto?

 

«Si, sono io.. non mi aveva riconosciuto?» dice sorpreso.

 

Abbasso lo sguardo scuotendo la testa.

 

«Posso chiederle come mai prima piangeva?»

 

«Beh.. a dir la verità non lo so, sono molto confusa..»

 

«Si sdrai, tranquilla, domattina si sentirà meglio»

 

Mi sdraio di nuovo.

 

«Se ha bisogno, mi faccia un fischio» dice per poi sparire su per le scale.

 

Non capisco davvero perchè sia stato così tanto gentile con me. Non ci sopportiamo. Mi addormento.

 

Un raggio di sole entra dalla finestra, venendomi a svegliare. Lentamente mi siedo sul divano. Puzzo di alcohol. Mi alzo in piedi, ancora un po' barcollante. Cammino lenta, mi gira la testa. Arrivo sull'uscio della porta della cucina. Mi appoggio allo stipite incrociando le braccia sul petto, guardando il professore che cucina.

 

«Buongiorno..»

 

«Buongiorno a lei» dice voltandosi.

 

Subito si volta di nuovo. Di molte parole il professore.

 

«Posso?» dico indicando una sedia di fronte al tavolo.

 

«Certo»

 

Mi accomodo al tavolo, continuando a guardarlo. Spegne i fornelli e viene verso di me, mettendomi davanti un piatto di frittelle.

 

«Spero le piacciano, sono alle fragole» dice sedendosi di fronte a me.

 

«Grazie mille..» rispondo io.

 

Lo scruto mentre mangia. Non riesco proprio a spiegarmi perchè abbia compiuto un gesto così bello per una persona che odia.

 

«Le posso.. chiedere una cosa?»

 

Annuisce.

 

«Perchè ieri sera mi ha aiutata? Insomma.. io e lei non ci stiamo molto simpatici..»

 

«Di fronte ad una scena così, come potevo ignorarla? Potrebbe essere anche la mia peggior nemica, non sarei mai indifferente ad una scena del genere»

 

«Grazie mille professore» dico sorridendogli.

 

«Di niente. Credo che io lei abbiamo iniziato con il piede sbagliato» dice accennando un sorriso.

 

«Lo credo anche io»

 

«Insomma, non si comporta bene e non va bene in storia, ma..»

 

«Non voglio sentirla dire altre cose negative su di me» dico interrompendolo.

 

«Non mi ha lasciato finire. Vede, fa tanto la dura della situazione, sembra che non le interessi di niente e di nessuno, ma io ieri sera ho visto la sua parte fragile. Era così vulnerabile, ho visto com'è realmente: sola, infelice e distrutta» conclude lui.

 

Lo guardo senza dire una parola. Come fa ad aver capito come sono quando nemmeno io so come sono? Sto per rispondere, ma la voce mi muore in gola. Abbasso lo sguardo, sono sul punto di piangere.

 

«..Tutto bene? Mi scusi se l'ho ferita, non era mia intenzione..» dice quasi mortificato.

 

Alzo lo sguardo.

 

«Sa una cosa? Lei ha.. perfettamente ragione. Come ha fatto a capire tutte queste cose su di me?»

 

«E' difficile capirlo guardandola a scuola, ma si fidi, quando una persona piange, si vede quanto sta male»

 

Gli sorrido. Il suo sapere mi affascina. Abbassa lo sguardo, imbarazzato. Mi ricompongo.

 

«Ehm ehm.. oh, guardi che ore sono» dico cercando di deviare il discorso.

 

«Accidenti, sono quasi le 8.00. Vuole venire a scuola insieme a me? Le toglierò la sospensione» dice prendendo i piatti vuoti e mettendoli dentro al lavandino.

 

«Perchè?»

 

«Perchè devo andarci..»

 

«No, intendevo, perchè vuole togliermi la sospensione?»

 

«Forse sono stato troppo duro, posso passare sopra un brutto comportamento»

 

«Oh, non lo fa perchè le faccio pena, vero?..»

 

«Certo che no signorina Tomlinson, la vita privata e la scuola sono due cose distinte e separate per me» dice sorridendomi.

 

Ha un sorriso che fa invidia al sole, lo ammetto. Sorrido anche io.

 

«Non posso andare a scuola con i vestiti di ieri, magari è meglio che vada a casa e la raggiunga dopo» dico dirigendomi verso la porta.

 

Mi blocca.

 

«Non vorrà fare tardi proprio oggi! Aspetti qui, torno subito» dice salendo su per le scale due scalini alla volta.

 

Lo aspetto. Torna dopo circa due minuti.

 

«Ecco qui» dice porgendomi dei vestiti puliti.

 

Li prendo e li squadro. Sono da donna. Ma che ci farà con dei vestiti da donna?

 

«Grazie..» dico stranita.

 

Salgo di sopra, vado in bagno e mi cambio i vestiti. Metto il mio vestito nella mia borsa. Mi guardo allo specchio e mi sistemo un po'. Scendo di sotto.

 

«Andiamo?»

 

Annuisco e usciamo di casa. Saliamo in macchina e ci dirigiamo verso la scuola.

 

«Professore.. le posso chiedere una cosa?»

 

«Certo» risponde lui.

 

«Come mai ha dei vestiti da donna in casa?» chiedo un po' imbarazzata.

 

Il suo viso si incupisce.

 

«Non sono affari che le riguardano signorina Tomlinson» dice freddamente.

 

«Ehi, è solo una domanda..»

 

«Sono comunque affari che non la riguardano. Ringrazi il fatto di avere dei vestiti puliti. Ora per favore, faccia silenzio per tutto il resto del viaggio» dice in tono secco.

 

Alzo gli occhi al cielo. Da quando si comporta così? Pensavo fosse diverso, invece no, è sempre il solito professore noioso e maniaco del controllo. Arriviamo a scuola e scendiamo dalla macchina. Entriamo nell'edificio, squadrati da tutti. Andiamo al banco delle segretarie. Il professore inizia a parlare, mentre io mi giro e mi guardo attorno. Vedo Niall ed Harry camminare frettolosamente verso di me.

 

«Hei bambolina perdonaci se ieri ci siamo persi, abbiamo trovato due ragazze e..»

 

«Siete proprio due stronzi egoisti..» dico irritata.

 

«Scusaci, non ti lasceremo mai più sola» mi promettono loro.

 

«E va bene» dico sorridendogli.

 

«Ma ieri come sei tornata a casa?» chiede Harry.

 

«Ehm ehm..» dico indicando il professore.

 

«Cosa?!» dicono sbalorditi.

 

«Già..» dico seccata.

 

«Ci dispiace molto piccola..»

 

«Non è stato molto male ecco, fino a stamattina almeno»

 

«Non ci avrai mica..»

 

«Ma sei impazzito Harry?» dico spalancando gli occhi.

 

«Oh andiamo, cosa c'è di male?»

 

«Sei proprio un'idiota Harry»

 

«Andiamo, scherzavo. A dopo dolcezza» dice baciandomi una guancia.

 

Niall fa lo stesso, e li guardo andare via. Mi volto verso il professore.

 

«Fatto, andiamo»

 

Lo seguo in classe.

 

«Buongiorno ragazzi»

 

«Buongiorno professore» dicono tutti all'unisono.

 

Mi guardano tutti straniti mentre vado a posto. Nasce un brusio.

 

«Non fate domande, grazie» dico lasciandomi cadere sulla sedia.

  
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