Ho aggiornato Pieces of Life con
un nuovo capitolo su Luna e Blaise che vi consiglio di leggere prima di questo,
dato che Luna origlia una conversazione tra Draco e Blaise piuttosto importante
;)
Aspettai Blaise fuori dalla sua porta,
in attesa che parlasse con la Lovegood a proposito dei nostri programmi per la
giornata.
Mi sentivo vuoto senza la bacchetta,
era come girare per il castello con addosso solo le mutande.
La sensazione era orribile.
Non riuscivo a capire, neanche
analizzando la mia psiche nei minimi dettagli, il motivo per cui avevo ceduto.
Ero
sempre stato troppo testardo ed
orgoglioso per arrendermi, soprattutto quando sapevo che sarebbe stato
davvero facile vincere. Eppure le avevo permesso di comandarmi a
bacchetta, senza dire
nulla, lasciandole il mio legno come mi aveva chiesto.
Forse lo avevo fatto per evitare di
dormire sul divano oppure, molto più semplicemente, perché ero
irrimediabilmente innamorato di lei...
Preferivo non pensarci e lasciarmi
quella mattinata alle spalle, combattendo il vuoto doloroso che il suo rifiuto
mi aveva causato all’altezza del petto in silenzio.
Non riuscivo a stare fermo, continuavo
ad andare avanti ed indietro, fissando assente prima una parete del corridoio e
poi l’altra.
Avrei voluto tornare indietro,
prenderla tra le braccia, stringendola il più possibile, per dirle che mi aveva
fatto male, ma che sapevo di essermelo meritato.
L’avevo fatta soffrire anche io in
fondo, l’avevo abbandonata nelle mani di mia zia...
Possibile che fossi di nuovo tornare a
pensare a lei? Non mi ero appena detto che dovevo lasciarmi la mattinata alle
spalle?
«Ok, pronto. Andiamo?»
Mi bloccai con un piede sollevato, nel
bel mezzo di un passo, e mi voltai verso Blaise, sorridendo appena.
Annuii non del tutto convinto di come
sarebbe potuta essere la mia voce in quel momento e per questo desideroso di
tenerla celata ancora un po’.
Non volevo ritrovarmi a frignare come
un bambino, quindi tenere la bocca chiusa era il modo migliore per non perdere
il controllo, come anche togliermi dalla mente quello che era successo.
Si avviò lungo il corridoio che portava
alla sala comune Serpeverde e io lo seguii.
Mi portai una mano al viso, sfregandomi
la guancia e il mento, dove cominciava a crescere un accenno di barba.
Sbadigliai, coprendomi la bocca con il palmo.
Così facendo però sentii fin troppo
chiaramente l’odore che Hermione aveva lasciato sulle mie dita, quel suo odore
femminile che mi ricordava chissà perché le pesche in estate: calde e succose.
Contrassi la mascella, digrignando
appena i denti, mentre il vuoto dentro di me si trasformava in rabbia e
frustrazione.
Ero stato così vicino al riaverla,
avrei potuto prenderla, fregandomene di quello stupido “no” e zittirla con un
bacio...
E invece mi ero fermato.
Era stato il suo sguardo spaventato ad
impedirmi di andare avanti.
Adesso che ero più lucido e ragionavo
coi neuroni e non con l’amico dei piani bassi sapevo come doveva essersi
sentita disorientata quella mattina.
Ero stato davvero uno stronzo.
L’avevo liberata da una settimana di
prigionia e di stenti e la prima cosa che facevo era saltarle addosso e
costringerla ad allargare le gambe?
Ero davvero un animale, un maiale dei
peggiori.
Strinsi maggiormente i denti, mentre
continuavo ad insultarmi.
Avevo sbagliato, ero stato troppo
impulsivo, troppo egoista...
«Sai che se continui così rovinerai la
tua dentatura perfetta?»
Sospirai, quasi riconoscente a Blaise
per aver interrotto la sfilza d’insulti che mi stavo lanciando mentalmente.
«In questo momento non me ne potrebbe
fregare di meno dei miei denti», dissi con tono aspro e scontroso.
«Ne riparleremo quando avrai tutta la
dentatura rovinata e la Granger non ti vorrà baciare per il disgusto»
«La smetti di parlare della...»,
iniziai, ma venni interrotto subito da quella sua voce cantilenante da padre
premuroso e preoccupato: «Draco, è inutile che cerchi di fare il duro.
Ammettilo: hai bisogno di una mano per stabile un piano d’attacco; così da
poterla riconquistare»
Sbuffai, mettendomi le mani in tasca,
affiancandolo: «Non ho bisogno del tuo aiuto»
«Va bene, lascia almeno che ti dia un
consiglio: falla impazzire di desiderio»
Un ghigno malizioso comparve sulle mie
labbra a quelle parole. Quell’idea mi piaceva particolarmente.
Non sapevo se avrebbe funzionato, ma
immaginarmi Hermione Granger che supplicava che la prendessi, nuda, sotto di
me, beh era qualcosa che innalzava la mia eccitazione alle stelle.
Mi raffigurai la scena: io che uscivo
dal bagno con solo un asciugamano intorno ai fianchi, lei che tentava di non
farci caso per resistere e poi la capitolazione; lei in ginocchio davanti a me
a supplicarmi, mentre lanciava l’asciugamano dall’altra parte della stanza...
Risi di me stesso e di quella fantasia
che sarebbe rimasta insoddisfatta per sempre.
Lei non sarebbe mai capitolata, era un
dato di fatto.
«Altri consigli? Magari qualcuno che
facilmente potrei mettere in pratica?», chiesi, facendo un cenno ai pochi
Serpeverde che si trovavano nella sala comune.
Uscendo indossai la maschera da
Mangiamorte e Blaise fece lo stesso, mentre ci dirigevamo all’ala nord del
castello, dove dovevamo fare la ronda.
«Dici che non cederebbe?», chiese con
una smorfia di disappunto.
«Dico che per mettere in pratica un
piano simile mi ci vorrebbe dell’Amotenthia o tanti mesi e tanta fortuna.
Sfortunatamente non dispongo né di pozioni che causano innamoramento né della
pazienza necessari per sedurla per così tanto tempo»
«L’hai già fatto una volta, perché non
dovresti riuscirci di nuovo?»
«Lei mi odia», dissi, con voce
sconsolata.
«Prima ti odiava ancora di più, però»
Sospirai: «La Mezzosangue è troppo
imprevedibile. Ed è uno dei motivi per cui non riesco a togliermela dalla
testa...»
«Secondo me però con la carta
dell’astinenza prima o poi lei impazzirà e ti salterà addosso»
«Sì, ma quello che rischia di impazzire
prima sono io»
Non potevo vedere la sua faccia, ma ero
certo che stesse sorridendo: «Vero»
Trascorremmo alcuni minuti in silenzio,
ascoltando ognuno il respiro dell’altro, senza dire una parola, prima che lui
tornasse all’attacco con le sue idee: «Un regalo?»
«Che intendi?»
«Non so, qualcosa che vuole e che tu
puoi procurarle... che ne so, dei vestiti? Un mazzo di rose rosse?»
Analizzai le sue parole ed annuii
distrattamente: «Mi ha detto che vuole una nuova bacchetta»
«Perché non rivuole la sua?»
«Perché si è rotta durante la guerra»,
gli confidai, mentre raggiungevamo l’ala nord, che era quasi completamente
vuota.
«Ah, non lo sapevo... beh, sarebbe un
passo avanti», disse Blaise, annuendo con enfasi.
«Dovrei chiedere a Peter allora»
«Peter? Rischi che ne parli a tuo padre,
sai che quell’uomo non è in grado di tenere la bocca chiusa su nulla...»
Blaise aveva ragione.
Peter non era proprio il tipo di
persona che definiresti riservato, soprattutto quando andava ad ubriacarsi ai
pub e spifferava tutto quello che gli passava per la mente a tutti quelli che
gli si avvicinavano.
«Dovrò chiedere a Soledad allora»,
dissi, voltandomi appena verso di lui, per analizzare il linguaggio del suo
corpo.
Appena pronunciai quel nome vidi
chiaramente le sue spalle irrigidirsi e le mani chiudersi a pugno.
Avevamo conosciuto il padre di Soledad,
Gabriel, due anni prima, durante una nostra vacanza in Spagna. Inutile dire che
Blaise e Soledad avessero avuto una focosa relazione estiva terminata nel
peggiore dei modi.
«Sei un fottuto bastardo, lo sai?»
«Stai ancora male per lei?», gli
chiesi, stupito da quella sua relazione.
Non avevamo mai parlato molto di quella
storia, anche perché lui ogni volta si richiudeva a riccio ed impediva a
chiunque di capire cosa gli passasse per la testa.
«Fatti i fatti tuoi».
Sospirai, dispiaciuto che ancora una
volta mi avesse chiuso la porta in faccia, impedendomi di entrare un po’ nella
sua testa per provare ad aiutarlo.
Passammo altri minuti in silenzio,
controllando che non ci fossero intrusi nell’ala nord ed ignorando i quadri e
le loro imprecazioni ed insulti.
«Non ti meritava, Blaise»
Lo sentii sbuffare, mi sembrava un po’
incavolato: «Taci»
«Fammi capire: io devo sorbirmi i tuoi
continui consigli impertinenti su come conquistare la Granger, ma io non posso
cercare di consolare il mio migliore amico?»
«Esatto», disse, lanciandomi un veloce
sguardo.
Non riuscii a scorgere la sua
espressione per colpa della maschera, ma ero certo che non avesse il suo solito
sorriso sulle labbra.
«Ci rinuncio», dissi, alzando le mani.
Tornammo nel più completo silenzio e ci
rimanemmo per poco più di mezz’ora.
In quei trentasette minuti potei tranquillamente
elaborare più di quattro piani per far tornare la Mezzosangue a fidarsi di me.
La prima opzione era quella di risolvere tutto con del buon e sano sesso. La
seconda quella di riempirla di fiori, cioccolatini e regali per addolcirla. La
terza comprendeva entrambi in un’isola sperduta del Pacifico, io in ginocchio
che le confessavo eterno amore e lei che ricambiava i miei sentimenti. La
quarta invece prevedeva l’uso dell’Amortenthia.
In poche parole il terzo piano era
impossibile, il quarto illegale, la prima era la più allettante e la seconda la
meno compatibile con il mio carattere.
Immaginai di mettere in pratica tutte e
quattro le opzioni, ma finii con l’immaginarmi semplicemente quattro scene
diverse di sesso stupendo con la ragazza che amavo.
Diventavo di minuti in minuti più
patetico.
«Te ne parlerò un giorno Draco, solo
non oggi»
Le parole di Blaise mi fecero
riemergere dallo stato di autocommiserazione in cui ero finito ed accennai un
sorriso: «Ci conto»
La ronda e qualche veloce compito di controllo
lungo il periodo della scuola ci tenne occupati fino all’ora di pranzo, quando,
tornando al castello, ci dirigemmo verso le stanze che il signore oscuro aveva
designato ai miei genitori.
Ogni aula o camera da letto del
castello era stata adibita a cella o stanza per gli ospiti. Molti Mangiamorte
risiedevano ad Hogwarts, alcuni permanentemente altri periodicamente.
I miei genitori facevano parte del
secondo gruppo.
Erano stati invitati a stare nella
nuova dimora del Signore Oscuro per una settimana, per dare una mano
nell’organizzazione e gestione dei prigionieri. Ero certo però che non
vedessero l’ora di tornare a Malfoy Manor, dove erano i padroni e non i
servitori.
Ancora faticavo a credere che mio padre
si sottomettesse ad un uomo viscido e senza scrupoli come il Signore Oscuro, ma
capivo le sue ragioni.
Anche io in fondo ero stato costretto a
diventare un Mangiamorte, a sottomettermi, a rinunciare alla mia libertà...
Ripensandoci però, io non ero mai stato veramente libero. Da quel punto di
vista ero la marionetta perfetta: abituato fin da giovane ad ubbidire agli
ordini, rassegnato a non poter decidere nulla nella vita...
Mi ero stancato di essere un semplice
burattino nel momento esatto i cui avevo baciato la Granger la prima volta.
Sorrisi a quel ricordo, pensando a come
le sue labbra mi erano sembrate morbide, a come lei mi era sembrava così
ingiustamente bella addormentata su quel libro... (1)
Nessuno doveva sapere però che dentro
di me mi stavo ribellando, dovevo mantenere il segreto il più a lungo
possibile.
Svoltando un angolo mi ritrovai di
fronte a quelle che erano state le stanze dei Professori.
I miei genitori erano stati ospitati in
quella appartenuta a Lumacorno e in parte in quella della Cooman, ma a loro
parere, anche se gli ambienti erano ampi e ben arredati, quel posto era
comunque una topaia.
Bussai alla porta, aspettando che
qualcuno venisse ad aprire e, nel frattempo, lanciai una veloce occhiata a
Blaise alla mia destra.
«Pronto per una riunione familiare?»,
mi chiese con tono ironico e io sorrisi: «Dipende»
«Da cosa?»
«Dall’umore di mio padre», ammisi,
conscio che il mio migliore amico avrebbe capito al volo ciò che intendevo.
Stava ridacchiando quando ci venne ad
aprire Breedy.
Sorrisi alla vista dell’elfo, anche se
non potevo fare a meno di chiedermi cosa ci facesse lì: «Non lavori più in
lavanderia?»
Lui scosse la testa: «I signori Malfoy
hanno richiesto che li servissi durante il loro soggiorno ad Hogwarts»
Breedy aprì del tutto la porta, facendo
entrare Blaise e me e, prima che raggiungessimo i miei genitori, lo fermai: «Le
hai portato da mangiare?»
«Non ancora Signorino», fece un
profondo inchino: «Breedy provvede subito»
Annuii, chiedendomi se la Granger si
sarebbe offesa ulteriormente per il fatto che non avessi mangiato con lei, ma
poi scacciai il pensiero, ancora arrabbiato per il suo rifiuto.
«Verso le tre o quattro del pomeriggio,
appena avrai un po’ di tempo, porta la signorina Lovegood nella stanza con
Hermione, va bene?»
Breedy fece un altro profondo inchino:
«Certo, Padroncino»
Blaise, che nel frattempo si era tolto
la maschera sorrise: «Stai diventando troppo malleabile, amico mio»
Lo fulminai con uno sguardo veloce,
prima di aumentare il passo, stando dietro all’elfo che ci fece entrare in un
altro ambiente.
Quell’improvvisata sala da pranzo
sembrava quella che si trovava in casa mia, ma in miniatura.
Il tavolo in legno scuro, come le sedie
che si trovavano i suoi lati, argenteria, porcellane e bicchieri di cristallo
allineati ordinatamente sopra una tovaglia bianca ed immacolata.
I miei genitori erano già seduti,
entrambi a capo tavola, si stavano fissando.
Quando ero piccolo mi bastava guardare
nei loro occhi per capire di che umore fossero, ero contento che quella mia
capacità non fosse svanita nel nulla.
Fu necessario una veloce occhiata e
capii che erano nervosi.
Mio papà non si faceva la barba da
giorni, mia mamma invece aveva il suo tipico aspetto impeccabile che la rendeva
eterea e bellissima.
Erano due le donne che avevo mai amato
nella mia vita e lei era una di esse.
I suoi occhi grigio chiaro, quando si
posarono su di me, si addolcirono e la piccola ruga sulla fronte le si distese:
«Buongiorno, tesoro. Com’è andata la giornata?»
Mi sedetti al tavolo e Blaise fece lo
stesso, eravamo uno di fronte all’altro.
Voltai il viso verso destra e sorrisi
appena a mia madre: «Buongiorno, madre. La giornata è stata tranquilla, grazie.
La vostra?»
Odiavo darle del lei, era una cosa che
mi faceva sempre sentire male.
Era come se volesse mantenere le
distanze tra noi e questo mi faceva impazzire.
Voltai il viso verso quello mi mio
padre: «Buongiorno anche a voi, padre»
Lui mi fece un ceno col capo, prima di
tornare a fissare mia madre.
Non fossero stati i miei genitori non
mi sarei sentito in imbarazzo, anzi, avrei trovato la situazione davvero
divertente.
Studiando il loro linguaggio del corpo
era ovvio che erano in disaccordo su qualcosa d’importante e che mio padre
stava perdendo miseramente la sfida.
Sapevo che la tattica preferita di mia
madre per ottenere ciò che voleva era l’indifferenze e, a volte, l’astinenza,
probabilmente in quel momento le stava usando entrambe.
Ripensandoci, non era affatto divertente
quella situazione.
Forse perché mi ricordava fin troppo
bene quella che c’era tra me e la Granger.
«Anche io ho trascorso una lieta
mattinata, grazie»
Non saprei dire quale fosse stato il
segnale, fattostà che cominciarono ad entrare gli elfi domestici, che all’incirca erano sei, e con cura posarono le prime pietanze in tavola.
I primi minuti del pranzo li passammo
in silenzio, anche se rischiai più volte di scoppiare a ridere per le facce che
mio padre, quando pensava di non essere visto, lanciava a mia madre, come se la
stesse implorando di fare la pace. Era altrettanto magnifico vedere come mia
madre non lo degnava della minima attenzione e continuava a mangiare in modo
impeccabile.
«Ho saputo che Pansy è andata in
missione con Theodore», disse mia madre, spezzando l’imbarazzante silenzio e
rivolgendomi una veloce occhiata.
Sapevo il motivo per cui aveva iniziato
quel discorso, ma non ero disposto a lasciarla continuare: «La mia risposta è
sempre no, madre»
Erano giorni che continuava a chiedermi
il motivo per cui avevo voluto annullare il contratto matrimoniale con Pansy e
cercava in tutti i modi di farmi tornare sui miei passi, convinta che prima o
poi ce l’avrebbe fatta.
La sentii sospirare e poggiare la
forchetta nel piatto: «Perché non mi parli del motivo, tesoro?»
“Perché se vi dicessi che sono
innamorato di una Mezzosangue mi ritroverei rinchiuso in una cella a vita”.
«Non mi sento a mio agio con lei. È mia
amica, certo, ma non credo che potrei mai amarla»
«Non tutti i matrimoni comprendono
l’amore, Draco», disse mio padre, lanciando un’occhiata a mia madre.
Mi sembrò che nell’aria sfrigolasse pura
energia elettrica quando i loro sguardi si incrociarono.
Per quanto si odiassero o litigassero
in continuazione sapevo che i miei genitori si amavano, la prova ce l’avevo proprio
davanti agli occhi.
«Io e tua madre siamo stati fortunati»,
sussurrò con la voce roca e leggermente tremante.
E poi accadde quello a cui non mi
aspettavo avrei mai potuto assistere: una piccola lacrima salata rotolò lungo
la guancia leggermente rosata di mia madre.
Non l’avevo mai vista piangere.
I miei genitori erano sempre stati il
mio modello da seguire e anche io avevo sempre tentato in tutti i modi di non
mostrare le mie debolezze a nessuno. Piangere in pubblico era disdicevole, lo
sapevo. Eppure mia mamma lo stava facendo.
«Hai ragione tu, lo so che è così. Ma non
possiamo fare nulla», disse mio padre, alzandosi da tavola e raggiungendo mia
madre con pochi passi veloci.
In quell’istante, Blaise ed il suo
imbarazzo decisero di battere in ritirata e con poche veloci parole disse che
doveva proprio andare a svolgere i suoi compiti se no avrebbe rischiato delle
punizioni.
I mie genitori non si resero nemmeno
conto che se n’era andato, troppo presi a sussurrarsi qualcosa e io non potevo
fare a meno di guadarli e di soffrire al pensiero che io non avrei mai potuto
sposare la persona che amavo senza perdere il loro affetto.
Si ripresero dopo pochi minuti, per poi
puntare i loro occhi chiari nei miei: «Draco, io e tua madre abbiamo preso una
decisione che spero approverai»
Sentii una goccia di sudore freddo
scivolarmi lungo la schiena, mentre mi imponevo di non distogliere lo sguardo e
di rimanere impassibile a qualsiasi cosa avrebbero detto.
«Abbiamo deciso di tradire il Signore Oscuro»,
disse mia madre, gli occhi seri e decisi.
Per quanto mi sforzassi di non mostrare
nessun sentimento non potei fare a meno di sorridere appena: «Bene, perché io l’ho già fatto».
(1) Se volete sapere com’è andato questo fatidico primo bacio ho scritto una one-shot Failed Revenge che ne parla... Spero che vi piaccia ;)
****************************************************************************************
Hola! :)
Contente di questo pov Draco? ;D
Sono riuscita ad aggiornare con un ritardo di un solo giorno, quindi spero di non ricevere troppi pomodori addosso xD
Dunque... In questo capitolo si scoprono parecchie cose interessanti: Blaise è stato innamorato di una certa Soledad, il cui padre potrebbe servire per ottenere una nuova bacchetta per Hermione, Draco vuole trovare un modo per riconquistare la Grifondoro e i signori Malfoy progettano di tradire il Signore Oscuro... Se avete dubbi, domande, consigli o qualsiasi altra cosa, scrivetemi pure ;)
Vi ringrazio di cuore per le stupende recensioni, a cui devo ancora finire di rispondere, ma abbiate fede che prima o poi dovrei rispondere a tutti ;)
Per il prossimo capitolo non so ancora bene quando potrò postarlo dato che domani mattina (o forse dovrei dire questa notte) alle 2.30 parto per Granada e sto via per una settimana, abbandonando il mio amato computer... diciamo quindi che per il prossimo sabato il capitolo non arriverà di sicuro, ma spero di poterlo postare intorno al 26...
Detto ciò spero che abbiate voglia di lasciarmi tante belle recensioni ;)
Un bacione enorme,
LazySoul