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Autore: fantajiro    16/03/2014    1 recensioni
L'indifferenza di lei davanti a tutto ciò lo sconvolgeva, non desiderava altro che morire, bruciato dalle fiamme dell'inferno, voleva che nulla fosse mai stato,voleva che l'immagine di lei che si scostava i capelli dal volto e lo guardava , si cancellasse dalla sua memoria, il vassoio gli cadde dalle mani e corse via, disperato.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Lucrezia Borgia: una vita travagliata

Vigeva l'anno 1490, Lucrezia Borgia aveva 20 anni ed era in visita a Roma.
Il papa, nonché suo padre, la accolse con calore.
Non appena la sua carrozza fece capolino in Piazza San Pietro, tappeti rossi e squilli di trombe accompagnarono il suo cammino, file e file di servitori dalle bianche mani esultanti per il suo arrivo; tutto ciò la elettrizzava, era la prima volta che aveva il permesso di poter incontrare il padre.

Fece il suo ingresso trionfale e venne portata nella sala da pranzo, un lungo tavolo attorniato da uomini politici vestiti formalmente e ,qua e là,  sprazzi di colore dovuti alle tonache dei cardinali spezzavano la monotonia cromatica dell'ambiente.
Mangiarono in silenzio, servirono cappone e verdure in salsa verde, un servitore, di nome Ampelio,fu  personalmente al servizio di Lucrezia. Occhi profondi, azzurro tendente al viola,la fissavano,sembravano voler dire più di quanto esprimevano e sembrava che una lunga storia di dolore, sconvolgesse  l'anima travagliata del servitore. La fissò e lei non poté fare a meno di perdersi in quegli occhi profondi. Si innamorò al primo istante. Tuttavia, non le era permesso; a lei ed al servitore dallo sconosciuto nome non sarebbe mai stato concesso di amarsi.

Anche un solo scricchiolare del pavimento lo avrebbe tradito e lo sapeva, sarebbe stato trucidato. Le stanze della figlia del papa erano in un luogo appartato all'ultimo piano del palazzo, Ampelio non era mai stato in quiei corridoi, era sempre stato abituato a vivere nelle cucine e a servire in silenzio le maggiori figure del tempo in visita al papa. Mentre ora, stava andando negli appartamenti della sua amata, sotto invito scritto.

Le mani di lei gli scorrevano lungo la schiena sudata, i suoi capelli nero corvino e la sua bellezza abbagliante gli avevano mozzato il fiato. I suoi baci e le sue carezze lo stordivano.
Lei alla fine si alzò, si rimise il bustino, s'infilò la sottoveste e prese un nuovo abito dall'armadio, quella torturante rete metallica che la sosteneva.
L'azzurro dell'abito di lei si intonava perfettamente agli occhi di lui, che però in quel momento presero a scalpitare febbrilmente, ed ecco la domanda: come avrebbe fatto ad uscire dalla stanza senza destare sospetti?
Ciò mise in allarme Lucrezia, che però, in quel momento, si ricordò del passaggio segreto nascosto dietro l'affresco sulla parete sinistra della stanza. Lei gli mostrò la via e poi scese per la colazione.

Ampelio, che da lontano la guardava, con occhi sognanti, vedeva la ragazza sorridere con quel suo sorriso smagliante, come se niente fosse stato, in quel momento, se ne rese conto, lui non avrebbe mai potuto essere alla sua altezza, lui era un servo e lei una nobil donna, in quel momento, da dentro il fuoco lo bruciava e la rabbia continuava a salire, le sue origini non gli permettevano di vivere felicemente con la donna che amava, avrebbe voluto urlare e far sapere al Mondo la sua sofferenza, gli occhi lucidi.
L'indifferenza di lei davanti a tutto ciò lo sconvolgeva, non desiderava altro che morire, bruciato dalle fiamme dell'inferno, voleva che nulla fosse mai stato,voleva che l'immagine di lei che si scostava i capelli dal volto e lo guardava , si cancellasse dalla sua memoria, il vassoio gli cadde dalle mani e corse via, disperato.

Lucrezia, che si accorse che il suo amato era fuggito, lo seguì, ciò destò non pochi sospetti e una serva, che aveva seguito l'alternarsi delle espressioni sul viso di Ampelio, si accorse che egli, mentre scappava, aveva fatto cadere dalle mani un foglio, completamente spiegazzato e quasi illeggibile, Beatrice, la serva, lo raccolse e lo portò ad Alessandro VI che, cercando di decifrarlo, colse il significato di alcune parole e capì.

Appartati nella stanza dei ricevimenti il padre e la figlia discutevano, da fuori, le loro grida furiose arrivavano fino alle orecchie dei vescovi che, sconvolti, spettegolavano su quanto stavano origliando.
Ma alla fine, Lucrezia fu costretta a cedere. Tuttavia, non voleva che il suo amato venisse tolto alla vita da qualcuno che non lo conosceva, che non lo amava e che lo avrebbe fatto soffrire.
Decise che sarebbe stata lei a togliergli la vita, andò da uno stregone e si fece riempire l'anello di arsenico, un potentissimo veleno.

La sera stessa, fece chiamare Ampelio nelle sue stanze, gli disse che lo amava e che non avrebbe mai permesso che il padre li separasse, gli accarezzò la guancia e lo guardò, un profondo graffio causato dall'anello gli sfregiava il viso, il sangue iniziò a  scorrere e come una lacrima, una goccia di liquido scarlatto gli rigò il volto.
La luce, che fino a qualche secondo prima invadeva gli occhi di Ampelio scomparve improvvisamente, il sorriso si dissolse dal suo volto e la guardò stupefatto e addolorato.
Il veleno ormai aveva fatto effetto e il suo amato, dopo averle strappato le vesti per aggrapparsi con un ultimo sforzo alla vita, la sfiorò leggermente e con affetto sul seno ormai rimasto nudo, l'ultima cosa che Lucrezia sentì prima di svenire, fu il tonfo del suo Ampelio che cadeva sul pavimento della stanza in una pozza di sangue, con una mano tesa verso di lei, disteso sul pavimento ; morto.
Alla fine, non era stato il padre a separarli.
 Da allora, Lucrezia non amò più nessun uomo e ogni volta che provava dei sentimenti verso qualcuno, lo uccideva con il suo anello, ormai divenuto rispettato e temuto, seminando orrore, ma ciò le permetteva di vedere negli occhi delle sue vittime ancora per una volta la stessa luce di sorpresa e amarezza che aveva visto quella volta negli occhi del suo amato: Ampelio.
  
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