“Professor Piton ?
£
Sono usciti tutti
dall’aula. Sono soli in quel postaccio.
“si , so
già tutto Potter, Silente mi ha già parlato. Sta
sera dalle
sette alle nove , vedi di essere puntuale… “
Ginny compare
sulla soglia .
“Harry ?
“
“Arrivo
subito Ginny. “
Harry si rivolge
di nuovo a Piton
“allora
a sta sera.”
Esce
dall’aula. E’ una vera liberazione. Ma la vera
liberazione arriva
vedendo la propria ragazza aspettarti lì fuori. Harry le
sorride debolmente. La
bacia .
“mi sei
mancata “
Ginny lo
abbraccia. E’ da quando aveva dieci anni che sperava di
sentire una frase del genere da Harry. Ha un suono così
puro, così perfetto.
Lei gli accarezza la nuca , gioca coi capelli lì dietro come
fa sempre.
“lo dici
per dire ? “
“no, lo
penso veramente … “
Piton esce
dall’aula e lancia loro un’occhiata di puro
disgusto. Li
vede mentre si baciano. Se ne va . Forse, non è da escludere
che anche lui da
giovane sia stato innamorato. Harry e Ginny si prendono per mano. Le
lezioni
devono proseguire. Si salutano all’incrocio tra il corridoio
dell’ala est e
quello per il secondo piano.
“ci
vediamo dopo a pranzo … magari riesco a venirti a prendere,
ho
un’ora buca perché a Vitius è venuta la
varicella … roba babbana , come l’abbia
presa non so …”
“ci
conto. “
Harry si china.
Ultimamente non si riconosce nemmeno più. E’
più
spigliato, più intraprendente. Ginny gli da forza e
sicurezza. Poi , a
proposito invece di paura e insicurezza ecco che gli torna in mente
quella
cazzo di profezia. E se lui , morisse ? Non gli da tregua questo
pensiero. Gli
ronza in testa di continuo. Quando meno se l’aspetta. Guarda
Ginny.
Improvvisamente non ha per niente voglia di andare a lezione di
trasfigurazione, ma deve andare, non può inventare scuse. Le
va vicino piano
con quella lentezza che ti fa star male.
“mi
vieni a prendere dopo ? “
“volentieri
“
Harry la riempie
di minuscoli bacini sulle labbra. Sta così bene,
vorrebbe davvero
che non finisse mai
quell’attimo. Passerebbe così la sua vita.
E’ tardi, sarà meglio andare, la
saluta ed entra in classe. Siede tra Ron ed Hermione. Inizia
l’ennesima
lezione.
*
La vede uscire. Si
ricorda quasi subito della prima volta che l’ha
vista. Avrà avuto quattro anni la sua Ellen . La vede
davanti alla sua classe,
la vede parlare con Ginny Weasley e con un’altra biondina.
Apparentemente
sembra cambiata. Apparentemente. Se la ricorda, prima , quando lei e i
suoi
genitori erano dei grandi Mangiamorte, uccidevano per Voldemort,
facevano fuori
auror, cacciavano Potter. Ma ora, dopo quella notte, dopo la fuga da
Azkabam
dei suoi dopo tutto quel casino, dopo la morte dei suoi fratelli che
proprio
non c’entravano niente, lei è diventata il
fantasma di se stessa. Vuole
redimersi, è come se per tutto il resto della sua vita fino
alla sera di quelle
uccisioni, lei avesse dormito. Ma qual è la vera Ellen ? La vede e sorride, infondo
ne è convinto,
Ellen sarà cambiata, non vorrà più
uccidere, ma ne è sicuro. Lei lo ama ancora.
Si avvicina.
“ciao
Rose “
“vattene
via “
“come
sei scortese …”
“ho
detto di andartene Malfoy…”
E meno male che
lei lo ama ancora. La vede andare via. E’ infondo al
corridoio quando Rose si gira e lo guarda lì fermo immobile
come un perfetto
pirla in mezzo al corridoio che la fissa camminare lontano da lui.
Abbassa lo
sguardo, torna a parlare con le sue compagne. E pensare che un giorno
d’estate,
di tanti anni prima aveva anche dormito con lei… Se lo
ricorda ancora, come
fosse adesso… L’amava già da allora ?
Può amare un bambino di cinque anni ? Non
si da risposta, ma la sua testa inizia a navigare nei ricordi.
Si trova davanti
una bambina coi capelli scuri. Ha le trecce lunghe,
lunghe. Un bambino più grande con gli occhi chiari, la tiene
per mano, accanto
a lui un’altra bambina , un po’ più
grande di quella con le trecce, cerca di
attirare l’attenzione del bambino.
“uffa
stai sempre con Ellen ! “
“non
è vero “
“si che
è vero “
“no non
è vero “
“si che
è vero “
“no
“
“si
“
“no
“
Arriva la madre di
loro tre,
Fidia, li porta davanti a Draco. E’ una bella
donna, elegante e
sontuosa. Ha degli occhi strani tuttavia, da essi traspare una
subordinazione al
potere. Lo si vede subito, di colpo alla prima botta che questa donna
ambisce a
diventare la signora del mondo. Ha una risata atroce. Non è
né dolce né
gentile. E’ solo una risata sguaiata .
“bambini
, questo è Draco”
“Draco
questi sono Erik Aelis ed Ellen “
Ellen si stacca
dalla mano di Erik. Gli si avvicina, sorride di un
sorriso stentato . Gli incisivi sono leggermente separati tra di loro.
E’ una
bella bambina. La frangetta le copre leggermente gli occhi. Se li
scosta con
una mano e Draco scopre lì dietro due occhietti vispi e
splendidi, da potercisi
rimanere delle ore a guardare le sfumature dei colori. Lui non sorride,
è
sempre stato un bambino cupo, abituato a giocare sempre da solo. Lui
è un
bambino che non ha bisogno di amici.
“ricordati
il mio nome mi raccomando !”
Ellen, gli sorride
di nuovo mentre Aelis riesce a ottenere l’attenzione
di suo fratello. Draco li porta nella sua cameretta. Giocattoli a non
finire ,
papà può permettersi il meglio. Da sempre.
“se
volete potete giocare con i miei giochi, basta che poi mettete
tutto a posto “
“va bene
…”
Si siedono per
terra. Draco li guarda seduto sul suo letto. Non
partecipa a nessuna attività.
“Draco
giochi un po’ con noi ? “
Draco guarda la
bambina con le trecce scure. Lei è la prima persona a
interessarsi a lui a chiedersi perché mai un bambino non si
diverta con loro.
E’ la prima in assoluto che vuole Draco vicino a lei. E Draco
in quel momento
guarda la bambina davanti a lui, le sorride e accetta. Infondo non
è poi così
diverso dagli altri bambini. Quel pomeriggio, Narcissa entra in
cameretta.
Ordina ai più piccoli di dormire un po’ . Ellen e
Draco obbediscono, sono stati
abituati a questo modo. Obbedire senza fare domande. Erik e Aelis
invece
scendono, dovranno fare i compiti forse. Narcissa li fa coricare nel
letto
matrimoniale della sala degli ospiti. Li mette a letto, poi spegne la
luce.
Fuori tira vento, le cime degli alberi toccano quasi suolo, piove
forte, Ellen
ha paura dei tuoni. Emette un gridolino e si attacca involontariamente
alla
felpina di Draco.
“dammi
la mano che ti passa la paura …”
Ellen gli prende
la mano. Sono così piccoli
e sembrano così innocenti. Si addormentano
quasi subito, mano nella mano. Ellen da quel giorno non ha
più paura dei
tuoni.