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Autore: DirectionerIsMyName    16/03/2014    1 recensioni
"Il mio nome è Savannah Welsh." "Sono Louis, Louis William Tomlinson."
Loro, un libro e una scommessa.
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Louis Tomlinson, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo dodici.

Savannah.

Ti ha fatto qualcosa Louis?- mi chiede Josh, preoccupato, passandomi il pollice sul labbro inferiore, dopo che ci siamo fermati in un angolino. 
Gli sorrido. -Quante volte dovrò dirti che sto bene? Smettila di preoccuparti.- dico.
-È che non deve permettersi di toccarti neanche con un dito.- fa lui, accarezzandomi una guancia.
-Josh, lo conosco da una vita, okay? Lui pensa lo stesso di te, e ne avrebbe anche più il diritto. E poi, so difendermi.- 
-Hai ragione.- risponde, ma non fa in tempo a dire altro, che la musica si ferma all'improvviso e qualcuno comincia a parlare al microfono. Dal punto in cui siamo noi non si vede molto, ma riconoscerei la sua voce tra mille. 
-Ecco,- comincia Louis. -vorrei cantare una canzone che ho scritto io per una persona. Questa persona è molto speciale per me, la conosco praticamente da sempre, solo che poi ci siamo allontanati tanto. A volte vorrei che non fosse successo, vorrei che fosse andato tutto in un'altra maniera, altre volte invece mi dico che è meglio così, che se è andata in questo modo un motivo c'è. Non so cosa questa persona pensi di me, soprattutto in questo momento, ma sicuramente sa di essere lei.- mi avvicino di più alla console, lasciando Josh da solo. -D'accordo, adesso smetto di annoiarvi con le mie parole, anche se lo sapete tutti che io non sono noioso.- C'è una risata collettiva. -Ah, la canzone si chiama "more than this". Buon.. non so, ascolto?-
-Speriamo che sia buono!- esclama Harry ad alta voce, sorridendo all'amico e facendogli l'occhiolino. Louis ricambia il sorriso, anche se mi sembra nervoso. Si schiarisce la voce, e fa un cenno a Liam, che fa partire la base. Il ritmo è lento, quasi rilassante. Vorrei chiudere gli occhi e proiettarmi altrove, ma non riesco a distogliere lo sguardo da Louis. Il modo in cui si concentra, i suoi occhi, la sua voce.. non sapevo che avesse una voce così meravigliosa. Le mani strette al microfono mi fanno venire in mente quando stringe me, ci mette la stessa delicatezza e decisione. 

When he opens his arms and holds you close tonight
It just won't feel right

'Cause I can love you more than this, yeah. 

"Ne sei sicuro?" Questo è tutto quello che c'è nella mi testa in questo momento. "Sei sicuro che puoi amarmi più di così?" È tutto così strano, perché mi dice queste cose? Perché prima fa lo stronzo e dopo mi canta canzoni d'amore? Vorrei soltanto andare da lui, fermarlo e chiederglielo, ma non ho la forza. Non ho la forza di farlo smettere di cantare, voglio sentire la sua voce fino a che non viene giorno. 

'Cause we are the same
You save me, when you leave it's gone again
Then I see you on the street
In his arms, I get weak
My body fails, I'm on my knees

Prayin'

Sono incapace di piangere, parlare, muovermi, persino di respirare, resto immobile a guardarlo. Lo guardo per salvarlo. Non so da cosa, da chi, ma se lo merita. E non so se lo faccio più per me stessa o per lui. 

I never had the words to say
But now I'm asking you to stay

For a little while inside my arms.

Voglio abbracciarlo come se non ci fosse un domani, come se potessi vivere solo del calore del suo corpo. "Si che ci resto tra le tue braccia, cazzo, non desidero altro." 
Penso che la canzone sia quasi finita, perché la musica diventa più debole. Ripete il ritornello, e poi, alla fine, mi guarda e sussurra. -Can't love you more than this.-
Tutti applaudiscono e io rimango impalata, senza sapere cosa dire, né cosa fare. Lui esce dal gazebo. Mi tolgo le scarpe e lo seguo. Non si è accorto che sono dietro di lui, si avvicina un po' alla riva e si siede.
-Non eri tu quello del così ti insabbi tutto il vestito?- chiedo.
Lui non si gira verso di me. -Facciamo che per me non vale.- 
Mi avvicino e mi siedo accanto a lui. -Non sapevo che sapessi cantare.- dico, guardando il mare.
Fa spallucce. -Magari neanche tu sai ogni cosa di me.- 



Louis.

Non sapevo sapessi cantare.- ammette Savannah dopo essersi seduta accanto a me.
Faccio spallucce. -Magari neanche tu sai ogni cosa di me.-
-E per quale motivo non me l'hai detto?.-
-Non pensavo ti importasse.- dico, girandomi a guardarla. Ha lo sguardo rivolto verso il mare. Guarda lontano.
-Certo che mi importa, Lou.- fa lei, guardandomi a sua volta.- Potrei restare in silenzio ad ascoltarti per ore intere, sei bravissimo.- 
-Non dire stupidaggini.-
-Dico sul serio, hai una voce fantastica. E poi la canzone era stupenda, l'hai scritta davvero tu?- mi chiede.
Torno a guardare il mare e annuisco.
-Per me?- 
-No, per mia sorella.- rispondo ridendo.
-Che stupido.- aspetta che io dica qualcosa, ma non lo faccio. -Perchè hai deciso di cantarla proprio ora?- mi domanda dopo un po'. -Intendo, perchè l'hai fatto proprio oggi, con tutta questa gente?-
-Non lo so, Savannah, non lo so.-
Fa un sospiro, me ne accorgo perchè mi è seduta davvero vicina. Le nostre gambe si sfiorano e riesco a sentire il suo profumo, mischiato a quello del mare. Scruto il mare, e vedo delle luci in lontanza.
-Guarda, una nave.- le dico.
-Dove?- mi chiede la mora, guardando dal lato opposto alle luci.
-Lá.- le prendo la mano e le indico il punto in cui si trovano le luci, che piano piano si avvicinano e diventano sempre piú grandi. Io mi giro a guardarla. 
-Amo il mare di notte.- fa lei, mentre abbassa il braccio. Io peró non le lascio andare la mano. -Anzi, lo amo sempre. É bellissimo.- Sorride, con lo sguardo rivolto ancora alla nave.
-Sei tu ad essere bellissima.- mi guarda, sorride nuovamente e penso arrosisca. Poi abbassa lo sguardo.
-Penso che sia meglio andare, ci staranno aspettando.- dice dopo un po'.
-Vai, ti raggiungo fra un po'.- fatico un po' a lasciare la sua mano. Lei mi da un bacio sulla guancia, poi si alza e si sistema il vestito. Mi passa una mano tra i capelli e inizia a camminare, scalza. La osservo mentre si allontana, poi mi giro e torno a guardare il mare. Vorrei che fosse ancora qui.
Torno al gazebo e mi avvicino al tavolo delle bibite per prendere una birra, dovrei darmi una regolata visto che mi gira giá la testa. Poco lontano da lì vedo Savannah, è seduta sola, ad un tavolino, con le gambe accavallate. Il vestitino corto forse mostra un po' piú del dovuto, ma lei subito se lo sistema.
Prendo due birre e mi avvicino a lei. Quando mi vede arrivare mi sorride, io gli do la bottiglia. -Alla nostra.- dico, e iniziamo a bere.
Restiamo per un po' in silenzio, guardando le altre persone ballare e sorseggiando le nostre birre. Ogni tanto lei si gira a guardarmi e mi sorride, o mi fa una smorfia.
-Andiamo a ballare?- le sussurro all'orecchio. Lei non se lo fa ripetere una seconda volta, mi prende per mano e mi porta in pista. 
All'inizio si alternano solo canzoni da discoteca e io e Savannah balliamo come gli idioti. Gli mostro un passo stupido e lei lo fa insieme a me, poi scoppiamo in una fragorosa risata ma nessuno sembra accorgersi di noi. Tranne Liam. Mi fa un occhiolino dalla console. -Adesso cambiamo un po' genere.- annuncia al microfono.
Dopo pochi secondi inizia un lento. Savannah mi si avvicina e mi cinge il collo con le braccia, io la prendo per i fianchi e la stringo a me. Ci guardiamo negli occhi per un po', vorrei dire qualcosa ma dalla mia bocca non esce alcun suono e le mie labbra non vogliono aprirsi, vorrebbero solo posarsi sulle sue.
Poi, appoggia la sua testa sulla mia spalla. Sono tutto sudato, ma a lei non sembra importare.
-Penso che se mi vede una certa persona, mi ammazza.- le sussurro all'orecchio.
-Perchè dovrebbe? Sei solo un amico, Lou. E lui lo sa.-
-A proposito, dov'è ora?- chiedo allontanandola un po' e guardando in giro. Lei toglie le braccia dal mio collo e mi guarda negli occhi.
-É andato a casa, non si sentiva bene.- poi mi tocca la mano, io gliela stringo forte e gli faccio fare una piroetta, poi un'altra e un'altra ancora. Finchè non si ferma tra le mie braccia, con la testa che le gira e un sorriso stampato in volto. Mi avvicino a lei, le do un bacio sul naso e la accompagno al tavolo.



Savannah.

-Louis William Tomlinson, mettimi giù.- esclamo, cercando di dileguarmi dalla presa del ragazzo, ma senza alcun successo. Lui ride. Mi tiene in braccio come un sacco di patate. -Ti prego, mettimi giù, ti prego.- gli do dei colpi sulla schiena, ma a lui non sembra importare, continua a camminare sulla spiaggia. Con un braccio mi circonda la schiena, con l'altro le gambe.
-D'accordo, ora ti faccio scendere.- si ferma, e mi lancia, letteralmente, in mare. L'acqua mi entra nel naso e mi bruciano gli occhi, fa anche freddo. Risalgo in superficie. -Tu, brutto stronzo che non sei altro,- comincio, urlandogli contro mentre ride. -come cazzo ti è venuta in mente una cosa del genere? Ti odio, ti giuro che ti odio.- 
-Hai fatto due grandi errori.- dice lui. Lo guardo male. -Prima cosa, non sono brutto. Secondo, non è vero che mi odi.-
Io esco dall'acqua tremando, con il vestito zuppo e i capelli gocciolanti. Mi strofino le braccia, cercando invano di riscaldarmi. -Sta' zitto. E cerca di stare il più possibile lontano da me.- 
Lui si avvicina, mentre io mi strizzo i capelli. -Perché la fai così tragica? Era solo uno scherzo. Vieni qui che ti riscaldo.- prova a circondarmi le spalle con un braccio, ma io mi scanso.
-Cos'è che non ti è chiaro della parola "lontano"? È semplice, sai.- dico, tornando al gazebo. Lui mi viene dietro. 
-E se io non volessi farlo?-
-Cosa?- mi giro verso di lui, ritrovandomi a pochi centimetri dal suo viso. Sento il suo respiro sulla mia pelle. 
-Starti lontano. Se io non volessi allontanarmi?- sussurra, guardandomi negli occhi.
Non penso di poter continuare a reggere il suo sguardo, perciò gli do di nuovo le spalle. -Fa come vuoi.- Sento il calore delle sue mani sulle mie braccia gelide. Per un momento smetto di tremare, di respirare, il mio cuore smette di battere e il mondo di girare. Chiudo gli occhi. -No, non è vero.- dico.
-Cosa?- mi chiede lui. È ancora dietro di me.
-Che ti odio. Forse vorrei odiarti, ma non ci riesco.-
-Perché no?- con la mano percorre tutto il mio braccio e poi intreccia le sue dita alle mie. Mi giro verso di lui, per l'ennesima volta.
-Non lo so.- rispondo, mordendomi il labbro inferiore.
-Non importa.- fa lui. -Vieni con me, stai ancora tremando, così ti ammali.- si toglie la giacca e me la mette sulle spalle, poi mi prende di nuovo per mano. -È meglio se ti cambi.-
-Ma..- comincio, lui mi ferma subito.
-Lo so. Zoey ti ha portato dei vestiti. Aspettami un attimo qua.- 
Annuisco e lo vedo allontanarsi tra la folla. Dio mio, quanto è bello. È stronzo, antipatico, insopportabile, idiota, eppure non riesco ad odiarlo, è umanamente impossibile. Mi stringo nella sua giacca, che mi riscalda, e mi passo due dita sotto gli occhi, per cercare di togliere il mascara sbavato dall'acqua. I capelli gocciolano ancora, ho i piedi insabbiati, ma nessuno sembra farci caso. Anzi, nessuno sembra fare caso a me. Mi avvicino al bancone e prendo una bottiglia di birra. Mi siedo allo sgabello, la stappo e comincio a bere. Ho un forte mal di testa, sarà la musica troppo forte, il caos, il freddo, o magari ho bevuto troppo. Ma non mi importa.
-Chi ti ha dato il permesso di bere...- Louis si siede sullo sgabello vicino il mio. Ha una busta in mano. -senza di me?-
Gli sorrido e gli passo la mia bottiglia. -Puoi finirla, mi gira la testa.- 
La prende e fa un sorso, poi mi porge la busta. -Ecco i vestiti, cambiati.- mi sfiora un braccio. -Sei congelata.-
Faccio spallucce. -Tutto merito tuo.- mi alzo e me ne vado, lasciandolo solo.
Quando torno, con un paio di jeans stretti, una larga t-shirt bordeaux e le mie solite converse bianche, Louis è ancora lì, intento a distribuire sul bancone un sacco di bicchierini. -Cosa stai facendo?- chiedo, sinceramente curiosa. 
Lui alza lo sguardo verso di me, sorpreso di vedermi. -Vuoi fare un gioco?- mi domanda, con un sorriso malizioso. 
-Che tipo di gioco?-
-Riempio questi bicchieri di tequila fino all'orlo, e poi tu dovrai fare centro con una moneta. Ogni volta che sbagli devi berne uno.- mi guarda, in attesa di una risposta.
-Ci sto.- 
Il ragazzo sorride soddisfatto e riempie tutti i bicchieri. Poi prende un quarto di dollaro nella tasca dei suoi jeans e me lo porge. -Prima le donne.- Prendo la moneta dal palmo della sua mano e cerco di concentrarmi sul primo bicchierino. Mi estraneo dalla musica e dalla confusione e posiziono il soldo tra l'indice e il pollice, così, proprio mentre lo lancio, Louis mi sfiora il braccio e un brivido mi percorre tutto il corpo, facendomi mancare di poco il bersaglio. -Non vale!- esclamo ridendo -Avrei centrato, se tu avessi tenuto a posto le mani.- 
Lui ride con me. -Le regole sono regole, prego, beva pure la sua tequila.- La prendo e la butto giù tutta in un sorso, lasciando che mi bruci la gola. -Ora tocca a me.- esclama, fiero. Prende la moneta, si mette in posizione, si concentra, e, quando arriva il momento di lanciarla in aria, io mi avvicino a lui e gli soffio sul collo, facendolo sbagliare. Scoppio a ridere e lui con me. -Sei proprio una stronza.- dice, portandosi alle labbra il bicchiere. 
-Senti chi parla.- gli rispondo, divertita.

Alla fine della serata i bicchieri di tequila sono tutti vuoti, la maggior parte soltanto perché abbiamo barato, e mi sento stranamente leggera. Dopo aver salutato tutti, Louis decide di portarmi a casa. 
-Sei completamente ubriaco, non dovresti guidare.- gli dico, ridendo. 
-E come ci torno a casa, a piedi?- domanda.
-Puoi sempre farti accompagnare dai tuoi amici, o magari venire a casa mia, è qui vicino.- 
Lui scuote la testa. -Ricordati che hai accettato di venire ad un appuntamento con me, perciò non ho intenzione di rinunciarci, e tu dovrai fare tutto quello che voglio.- afferma, convinto. Il suo sguardo è appannato, segno della sbornia. 
Io sospiro. -D'accordo, farò quello che vuoi.- Lui mi rivolge un sorriso di gratitudine, poi mi prende per mano. -Dove andiamo?- chiedo, scrutando il suo volto nell'oscurità della notte.
-Lo scoprirai presto.-
Una decina di minuti più tardi, dopo aver preso la macchina, arriviamo al parco. Camminiamo mano per la mano attraverso l'ingresso e il vialetto. Per un po' nessuno dei due parla, ognuno immerso nei propri pensieri, o almeno io. Poi mi sento lo sguardo di Louis addosso, e mi giro verso di lui. -Che c'è?- chiedo sorridendo, imbarazzata. Lui scuote la testa, ricambiando il sorriso. Io alzo le spalle, e continuo a camminare al suo fianco. Mi porta verso l'altalena e mi invita a sedermi, così lo faccio. -Perché sei così silenzioso? A cosa stai pensando?- gli domando, guardando davanti, mentre lui comincia a spingermi. 
-Non lo so.- risponde. -So solo che sto così bene adesso, con te.-
-È l'alcol, Louis, staresti benissimo con chiunque.- osservo ridacchiando.
Lo sento sospirare. -Si, probabile.-
Vado su e giù con l'altalena, come quando ero bambina, mi sembra di volare. È una strana illusione: l'altalena ti porta su fino a farti quasi toccare il cielo con un dito, e poi ti fa tornare con i piedi per terra, lasciandoti l'amaro della delusione in bocca. 
Immersa nei miei pensieri non mi accorgo che Louis non mi spinge più e che continua a fissarmi. 
-Smettila di guardarmi, mi fai sentire in imbarazzo.- esclamo, scendendo dall'altalena. 
Lui si lascia sfuggire una risata nervosa, distogliendo lo sguardo. -Mi dispiace, è più forte di me.- Faccio per avvicinarmi a lui, a qualche metro di distanza da me, ma perdo l'equilibrio e cado a terra. Scoppiamo entrambi a ridere. -Accidenti Savannah, sei proprio sbronza.- esclama, allungandosi sul prato, affianco a me.
-Già.- rispondo, prendendogli una mano e intrecciando le mie dita alle sue. -E dato che sono sbronza, anche sapendo che domani me ne pentirò, adesso voglio fare una cosa.- Mi rannicchio contro di lui, che mi guarda perplesso. Sollevo il mento e gli sfioro il collo con le labbra. Assaporo la sua pelle, dandogli un bacio tenero, lento. Louis si china verso di me e preme dolcemente le labbra sulle mie. Chiudo gli occhi e lo attiro più vicino a me, allungando la mia mano nei suoi capelli. Schiudo le labbra e lascio che la sua lingua trovi la mia. Sento un calore pervadermi tutto il corpo. Quando riapro gli occhi incrocio il suo sguardo. Si sta trattenendo nel fare tutto ciò che vorrebbe, sa che da ubriachi non sarebbe affatto giusto, sa che tutto questo non va per niente bene. Mi allontano delicatamente e lui me lo lascia fare. Non mi fa pressioni, continua soltanto a guardarmi. -Promettimi che domattina non te lo sarai dimenticato.- sussurra.

-Siamo ubriachi fradici, Louis, domani sarai il primo ad averlo fatto.-
 
 
Angolo autrice.
Io penso di meritarmi qualsiasi punizione voi abbiate in mente di infliggermi, perchè sono cinque mesi che non aggiorno, e non sapete quanto mi dispiace.
Il capitolo è pronto da mesi e mesi ma mi dimenticavo sempre di postarlo.
Comunque sia adesso siamo qui, e questo capitolo è un colpo al cuore, e mi dispiace tanto.
Ora vi lascio, 
un bacio.
Martina.
  
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