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Autore: Evanne991    16/03/2014    1 recensioni
Dal testo, Cap. VI:
"La scusa del non ho dormito stanotte funziona sempre. Sono triste. Non ho dormito stanotte. Sono arrabbiata. Non ho dormito stanotte. Sono delusa. Non ho dormito stanotte. Non voglio parlarne. Non ho dormito stanotte."
Cap.X:
"Stai solo prolungando l’attesa, e non sempre l’attesa è alimento di desiderio: a volte lascia esausti. Non tutti sanno aspettare. Tu per prima." [...] "Ha una bella bocca. Delle belle labbra. Un bel sorriso. Dei begli occhi. E riconosco il suo odore. Come se l’avessi sempre sentito. Come se l’avessi nascosto da qualche parte in me, e lo riscoprissi ogni volta che mi sta di fronte."
Genere: Commedia, Fluff, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Capitolo Nono –
 
Le luci, l’atmosfera, i colori, gli odori. Tutto rimanda a Natale, ormai prossimo. Sono passati circa dieci giorni dalla consegna del progetto di Leeve e Gis. E mio. In questi dieci giorni non è successo nulla di rilevante.
Ma insomma! Siete davvero petulanti. Cosa credete abbia potuto fare?

-La smetti di farmi la guerra, Dee?

Gregory Barker è il mio capo, io sono una sua dipendente, ci sono quasi vent’anni tra di noi, ed io non mi sento minimamente attratta da lui. Tant’è che sono uscita con David più volte in questi giorni. Tacete. Ho sentito i vostri commenti. David non sarà l’uomo della mia vita, ma cosa c’è di male a passare del tempo con lui? In fin dei conti è un gran bel ragazzo, ha una simpatia velata – in realtà tante volte non capisco le sue battute – e mi tratta da principessa. E poi piace a tutti scambiare delle effusioni con un bel ragazzo. Non giudicatemi male.
Le ragazze mi odiano. Credono che io agisca per ripicca a Mr.Barker. Semplicemente perché Cheryl, la gatta, passa quasi ogni giorno in ufficio e lui l’accoglie ogni volta felice. Ma a me non importa, sul serio. Non mi importa per niente che quando loro escono a pranzo insieme lui si sofferma a guardarmi più del dovuto. Non mi importa per niente che quando sono con David in macchina e passa Lou Reed alla radio mi sorprendo a canticchiare. Non mi importa affatto che lui cambi stazione perché non gli piace il genere. E non importa neanche a Dave, quando dopo tante carezze e sospiri prova ad entrare in me ed io mi scosto da lui. Al massimo mi crede un po’ frigida.

Piuttosto, oggi è un giorno speciale. Stasera aprirà finalmente il locale per cui abbiamo ideato la campagna pubblicitaria. Colpo di fortuna: il locale si chiama Who?, ed hanno apprezzato moltissimo la nostra idea di mistero. Dunque, giorno speciale perché le ideatrici della campagna sono invitate all’inaugurazione; un modo carino per prenderci tutti i complimenti e cercare di accaparrare nuovi clienti. Aspettiamo questo giorno da tanto, e non solo da quando il progetto è stato accettato: aspettiamo da tempo il momento di presentarci direttamente alla società inglese come coloro che burattinano le loro scelte commerciali. Questo significa anche ricevere richieste dirette: il cliente apprezza il nostro lavoro, ci conosce e chiede che proprio noi lavoriamo per lui. Significa una gratifica professionale, significa avanzare nella scalata dell’azienda, significa uno stipendio più alto.
Ad ogni modo, io e le ragazze nel mio appartamento stiamo preparandoci, in largo anticipo. L’inaugurazione è fissata per le 22:00 e sono appena le 19:30. Stiamo scegliendo gli abbinamenti migliori, le scarpe più belle, lo smalto più lucido e cerchiamo di placare i capelli indomabili di Leeve. Siamo al punto cruciale dell’attesa. Credo che quando si debba andare ad una premiere, o a qualsivoglia evento, anche una cena fuori con l’uomo della tua vita, la parte migliore è la preparazione. L’eccitazione, l’ansia, i “Chissà se…”, l’adrenalina ed il terrore che quel vestito non ci entri.
-Sono davvero lunghi, da naturali non si direbbe!
Carezzo i capelli finalmente lisci e lucidi di Leeve, proprio mentre Giselle ci passa una maschera da tenere sul viso dieci minuti. Dovevo seguire un rito cerimoniale come questo dal giorno della mia laurea, probabilmente.
Applichiamo questa marmaglia verde e stomachevole, ed appena lavo le mani, con una smorfia sul viso, il mio cellulare inizia a suonare insistente e ansioso.
Lo scovo sotto un paio di autoreggenti, accanto a Giselle mezza nuda, ed avvio la chiamata, in vivavoce. Non conosco il numero.
-Sì?
-Mrs. Clark, sono Greg.
-Chi? – esclama Leeve, mentre Gis balza in piedi.
Avvampo. Lo sento. Meno male che la maschera copre la pelle.
-Ehm, sono Barker.
Avrà sentito quell’idiota di Leeve ed avrà creduto fossi stata io a parlare.
-Sì, sì, salve. Mi dica…
-La chiamo a proposito dell’inaugurazione.
-Mi scusi, ma come fa ad avere il mio numero privato?- lo so che non c’entra nulla, ma per favore, gente: quest’uomo tra un po’ lo ritrovo nel mio salotto senza sapere come, è dappertutto!
-Denise… Sul suo curriculum non c’è scritto solo nome e cognome.
Apro la bocca e la richiudo.
-Cosa credevi, che l’avesse chiesto a tutto lo studio?- sussurra quella megera di Giselle. Leeve la spintona per farla tacere. Almeno un’amica sana di mente.
-Oh, sì, mi scusi. Mi dica.
Lo sento sorridere. Sono certa stia sorridendo. E sono certa lui sappia che è in vivavoce e che io non sono da sola.
-A che ora passo a prenderla?
-Prego?
Rispondo troppo in fretta, e la mia voce esce come un suono stridulo.
Lui sospira.
-Denise, va bene che il cliente abbia invitato le creative, ma io sono il capo, l’invito è diretto principalmente a me.
Che stronzo, però. Mai una gioia, sempre in mezzo, con questo suo atteggiamento irritante da superuomo. Resto in silenzio. Lui riprende a parlare, mentre le mie due amiche stupide fanno un trenino intorno a me. Sono circondata da idioti.
-Passo io prenderla, andiamo insieme. Ovviamente prenderemo anche Mrs. Kemp e Mrs. Powell. Ma non ho dubbi che le troverò già da lei, vero?
Le ragazze si fermano, sentendosi tirate in causa. Giselle sogghigna, Leeve annuisce guardando il cellulare. Io non posso farcela.
-Va bene, Mr.Barker.
-Alle 21:30 sarò sotto casa sua.
-Le do il mio indirizzo?
-Ho tutto ciò che mi occorre, Denise.
Riattacca. Non capisco perché non debba congedarsi con un saluto educato ma debba lasciarmi sempre con l’amaro in bocca.
Le ragazze mi guardano felici, entusiaste, allegre, e lo sguardo di Giselle preannuncia una volgarità.
-Non dite nulla! Vado a lavarmi il viso, questa melma puzza!
Mi chiudo velocemente in bagno, e sento loro scoppiare a ridere. Ed io, mio malgrado sorrido, e provo una leggera ansia piacevole in petto.
 
***
 
Sono le 21:27. Spruzzo un po’ di profumo, sui polsi. Le ragazze mi guardano in silenzio. Mi sento un po’ in soggezione. Indosso il mio cappotto. Prendo la pochette nera. Finalmente rivolgo loro uno sguardo.
Leeve indossa un tubino amaranto, accollato, e con i capelli lisci sembra quasi un’altra persona. Giselle è splendida nel suo vestito lungo, argento, monospalla. Io alla fine ho optato per un abito corto, blu elettrico, con la scollatura a cuore ed i bordi neri. Ho stretto i capelli in una coda e sono truccata più del solito. Giselle ha insistito perché non mi limitassi al solito mascara. Ho messo persino le lenti a contatto.
Gis dà un’occhiata dalla finestra.
-Ha una Mercedes?
Annuisco. Ho la bocca secca. Maledizione.
-È arrivato, scendiamo?
Leeve mi sorride.
-Puntuale: 21:30 spaccate.
Scendiamo a piedi, abito al primo piano e le ragazze escono dall’edificio prima di me, che perdo tempo a chiudere il portone. Quando mi volto le vedo salire sui posti posteriori della vettura, salutando lo stronzo, entusiaste. Quanto posso odiarle? I vetri oscurati della bella macchina non mi permettono di vedere lui. Apro lo sportello e salgo in auto.
-Buona sera.
Non mi risponde, mi guarda, tenendo entrambe le mani sullo sterzo.
Il silenzio nella vettura è imbarazzante. Persino le ragazze sono ammutolite. Probabilmente hanno smesso di respirare.
-Buona sera, Mrs. Clark.
Sento il cuore battere velocemente. La vibrazione del mio cellulare mi ricorda che non ho letto una mail, arrivatami mezzora fa. Controllo velocemente.

From Dimitri To Stella
Stella, sarà mica un segno del destino la sua presenza ovunque? Fallo impazzire, stasera, non potrà resisterti. Buona serata!

Quest’uomo farà impazzire me. Mi sta letteralmente buttando tra le braccia di Barker. Ma nessuno si chiede io cosa pensi a riguardo? Mi sorprendo a sbuffare. E mi arriva un ulteriore sms.

From David
Divertitevi! E sta attenta, tesoro! Baci

Voglio morire. Quest’uomo è pesante, geloso, appiccicoso. E non gli ho detto che anche Mr. Barker è all’inaugurazione. Sbuffo nuovamente, stavolta non mi rendo conto che lo faccio rumorosamente.
-Qualcosa non va, Mrs. Clark?
Barker sorride mentre mi parla. Ne sa una più del diavolo.
-Va tutto benissimo.
Spengo il cellulare. Non ho alcuna voglia, stasera, di pensare.
Barker alza leggermente il volume dello stereo.
 
***
 
Posso dirlo che il  Who? non è niente di speciale? Hanno creato tutta questa suspense, ed alla fine, a mio parere, il gioco non vale la candela. Tutto molto minimal, la musica techo-francese. Insomma, sarà che sono affezionatissima del Blue Sax, ma questo Who? non mi piace per niente. Sorseggiamo dello champagne, io e le ragazze, in piedi, salutando qualcuno e presentandoci ad altri. Barker si è volatilizzato appena arrivati. Si è trattenuto un attimo solo a squadrarmi quando ho tolto il cappotto, ed io stessa sono rimasta affascinata dalla sua figura elegante e longilinea.
-Mi ha chiesto di passare il prossimo week-end insieme, ad Edimburgo.
Giselle parla di Tom. Sì, sono stupita anche io quanto voi: ancora si frequentano e non hanno ancora consumato. Forse per questo Gis è così esplicita e poco velata nei commenti. È l’ormone.
Passa un cameriere che ci offre altro champagne e noi non lo facciamo insistere. Proprio mentre brindiamo per l’ennesima volta, una voce si intromette tra noi.
-Permettetemi di brindare con voi!
È un bell’uomo, alto, con i capelli ricci e gonfi, biondi, gli occhi azzurri. Sembra un cherubino. Lui sorride e tutte e tre, poi aggiunge:
-Mi presento, sono Mark Dawson, e so che voi siete le artefici della campagna pubblicitaria migliore di Londra.
Mi guarda pronunciando le ultime parole. Gli sorrido.
-Non ci sminuisca, così: la campagna pubblicitaria migliore di tutta l’Inghilterra, se permette!
Touché. Mi sorride. Chiacchieriamo beatamente con lui, che conosce già i nostri nomi, e ci dice di essere anche lui un copyrighter, arrivato a Londra da qualche mese direttamente da New York.
Sento la testa iniziare a diventare pesante, lo champagne comincia ad infastidirmi. Mi congedo con la scusa di una sigaretta, abbandonando le mie amiche con Mark. Loro pendono dalle sue labbra, praticamente.

Il terrazzo è spazioso, e c’è poca gente. In effetti il locale sembra strapieno perché è poco più grande di questo terrazzo. L’ho già detto che non è niente di speciale?
Mi appoggio alla ringhiera e guardo davanti a me. Le mille luci di Londra. Il campanile del Big Ben segna quasi mezzanotte. Vorrei andar via. Maledizione. Maledetto Mr. Barker che chissà dove sarà.
-Ehi…
Mi volto. Mark mi porge un altro bicchiere di champagne. Non ce la faccio più. Lo prendo, tuttavia, ma non lo porto alle labbra.
-Sono eccezionali Leeve e Giselle.
Annuisco.
-Mi hanno detto che lo slogan è stato idea tua.
-Sì, ma il lavoro è stato loro. Io sono la segretaria dell’azienda.
Non mi va di parlare, questo Mark è simpatico ma ha qualcosa che non va. Ho una strana sensazione.
-È un peccato, Denise. Sei davvero in gamba, le tue amiche mi hanno parlato di te, e sono certo che non siano totalmente di parte.
Io non capisco perché ultimamente sono diventata l’argomento di conversazione preferito di Leeve e Gis. Mi stringo nelle spalle e sorseggio, di nuovo, ancora champagne.
-Ascolta, arrivo, direttamente al punto. Sto per aprire un’agenzia di copyrighter, e voglio che tu lavori per me.
Alzo un sopracciglio.
-Come, scusa?
Lui mi sorride. Mi gira leggermente la testa.
-Sei la migliore, ne sono certo. Se non vuoi venire da sola, sono disposto ad assumere anche Leeve e Giselle. Vi offro il triplo dello stipendio che percepite ora. Passate da me, vi renderò l’onore che meritate. Con Barker non otterrete mai il prestigio che posso assicurarvi io.
Nel sentir nominare lo stronzo schiocco le labbra.
-Senti Mark, tu non hai idea di come gestiamo il lavoro e di come Mr.Barker ci tratti…
-Certo che lo so… Abbiamo lavorato insieme, in America.
Aggrotto la fronte. Si avvicina a me, e mi soffia in un orecchio.
-Pensaci, Denise… Barker è un mostro del marketing, non fa nulla senza tornaconto, e per declassarti al ruolo di segretaria probabilmente ha paura del tuo talento. Ti manderò una mail, teniamoci in contatto.
Non mi dà modo di rispondergli perché si allontana.

Possibile? Mr. Barker non è un esempio di simpatia, non è gentile, non è cordiale. È dittatoriale, è severo, è stronzo. Ma non voglio pensare che lo sia al punto tale dall’avermi declassata per indebolire me e le ragazze. In effetti era arrabbiato alla consegna della campagna per Who?, ma poi ha accettato che la mia firma comparisse nel progetto. Non poteva fare altrimenti, in effetti, Leeve era stata chiara.
Mark sembra conoscerlo, hanno lavorato insieme. Chissà cosa sarà successo. Ma io non voglio andar via. Anche se…
-Denise?
Trasalisco. Fuma una sigaretta, stringe gli occhi, tiene una mano in tasca. Gli sorrido, a disagio, come se avesse potuto leggere i miei pensieri.
-Bella serata, Mr. Barker?
Si poggia alla ringhiera, accanto a me. Mi guarda.
-Non voglio fare giri di parole, Denise: ho visto Mark Dawson parlare con lei e le signorine Powell e Kemp. Non so cosa vi abbia detto, ma non fidatevi di lui: abbiamo avuto un disguido anni fa, e diciamo che tende a mettermi in cattiva luce quando può.
Secondo me legge nel pensiero. Sembra provato, in qualche modo, mentre parla.
-Cos’è successo?
In alcuni momenti non riesco davvero a frenare la mia lingua da pettegola!
Mi fissa intensamente.
-Ho lasciato sua sorella il giorno del nostro matrimonio.
Sgrano gli occhi.
-Che cosa?
Lui sorride. Cosa diavolo c’è da ridere?
-Non le sembra una buona motivazione per odiarmi, Denise?
-Ecco, io.. n-non credevo… insomma- balbetto. Cioè, sto balbettando.
-Non credeva che potessi mai essere stato amato da qualcuno?
Avvampo.
-Cosa?
Sembro una stupida.
Mi sfiora leggermente il viso con la mano fredda.
-Non sono così terribile!
Sembra un bambino, arriccia le labbra. Mi scopro a ricambiare il suo sorriso.
-No…Non lo è…
Lo sussurro. Si avvicina a me, e passa la mano dietro la mia testa tirandomi leggermente verso di lui.
Al diavolo le ragazze, al diavolo David, al diavolo Dimitri, al diavolo Cheryl, al diavolo me stessa.
Nell’attimo stesso in cui porto le mie mani  al colletto della sua giacca un applauso ci fa come rinsavire e faccio un passo indietro. Dentro al locale hanno presentato una torta a cinque piani, e l’entusiasmo generale ha disarmato me e Barker. Sono imbarazzata. Alzo gli occhi, mordendomi il labbro.
Lui sembra di nuovo duro, scostante.
-La festa è finita, possiamo andare, recuperi Kemp e Powell, vi aspetto in macchina.
 
 
NOTE DELLA (PSEUDO) AUTRICE:

Saaaaalve! Cosa dirvi? Denise deve far pace con se stessa, un po’ odia Barker ed un attimo dopo gli si butta addosso. Il tempismo è tutto, in questa storia, non credete? Ogni volta che siamo lì lì per… zac! Niente, scordatevelo. Riuscirà mai Greg a rubare un bacio alla nostra Dee? E questo Mark… non dimenticatevi di lui, entra in gioco e giocherà parecchio. David è così insipido e Dimitri sembra il migliore amico che tutti vorremmo ma che Denise non vuole.

Ditemi cosa ne pensate! Trentuno baci e grazie a voi trentuno stelline che seguite, preferite e ricordate questa storia!

Baciotti, Ev.
  
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