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Autore: MarmeladeFever    17/03/2014    1 recensioni
A causa dei loro rispettivi ruoli al Ministero, Malfoy e Hermione devono cercare di risolvere un mistero che coinvolge una pigra isoletta sotto la giurisdizione del Ministero, ma l'isola è molto meno addormentata di quello che sembra.
Genere: Avventura, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Contesto generale/vago
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DREAMERS

parte II


“HEI!” la situazione stava iniziando davvero a diventare ridicola. “C'E' NESSUNO?”

“Ci sono io”. Malfoy si era tappato le orecchie con le mani. “Puoi aprirla con un semplice Alohomora”. Avevano trovato l'unico negozio dell'isola: lo Sleeper General e la porta era chiusa, le serrande abbassate e l'equivalente magico di un cartello al neon lampeggiava APERTO.

Risparmiò Malfoy dallo sguardo che voleva lanciargli, quello che stava per: “Possiamo provare ad entrare senza fare un'effrazione ogni volta?”, ma aveva ragione. Il negozio doveva essere già aperto, se non ci fosse stato qualcosa che non andava.

Non avevano visto ancora nessuno, se non il tizio che giaceva addormentato in casa sua. “Alohomora”. La porta si aprì con un click, e i due entrarono dentro. Hermione si diresse subito ad aprire le serrande.

Sembrava... strano. Apparte per...

Malfoy tenne il dito indice pressato sulle labbra, e poi si diresse cauto verso il bancone, con la bacchetta spianata. Rimase teso fino a che non sbucò dietro ad un angolo, poi si rilassò.

“Abbiamo un problema. Vieni qui, Granger. Non penso siano propensi a diventare violenti.”

Si sbrigò a raggiungerlo, spiando oltre il suo braccio. Un uomo e una donna erano distesi sul pavimento, russavano leggermente e le pupille si muovevano frenetiche sotto le palpebre. La donna stringeva in mano il suo cartellino, e sul mento dell'uomo si era appoggiata una mosca, che si gustava le briciole di ciambella impigliate nella sua barba.

Non era di certo un buon segno, ma almeno sapevano che tutti questi ritrovamenti non potevano essere solo mere coincidenze.

“Non pensi che tutti gli abitanti dell'isola stiano dormendo vero?” chiese Hermione, non aspettandosi tuttavia una risposta positiva.

“Non stanno solo dormendo. Stanno sognando”. Sembrò pensieroso per un momento. “Pensi che il nome dell' isola sia un suggerimento o solo una coincidenza?”

Lei non rispose, scrollando leggermente le spalle. C'era un minuscolo reparto di vestiti nell'angolo più in fondo, e quindi si diresse in quella direzione. Non importava che tutti su quell'isola stessero profondamente dormendo, non c'era un valido motivo per cui dovese continuare ad andare in giro con i pantaloni di flanella del pigiama e una maglietta di tre misure più grande della sua, che Ron le aveva regalato durante a sua ultima vacanza. Era una di quelle magliette, che una volta ricevute come regalo, non hai coraggio di indossare in pubblico e decidi di relegare all'uso di pigiama o comunque qualcosa di più comodo.

Camminava fra gli stands e alla fine optò per un vestito prendisole viola, senza spalline. Non era proprio ciò che amava definire pratico, ma aveva qualcosa che le piaceva. In più, non indossava il reggiseno, e quello andava abbastanza bene. Si infilò nel camerino, e un minuto dopo ritornò dove aveva lasciato Malfoy, che la spettava con un bel ghignò stampato in faccia.

“Metti quei capelli sotto controllo, e sei pronta per affrontare un nuovo giorno – adesso che è quasi sera”.

Lo ignorò. Sapeva che i suoi capelli facevano pena, ma non voleva far niente per impressionarlo.

“A cosa ti serve un sacco a pelo?”

Lui alzò un sopracciglio. “Non sono così incosciente da buttar giù uno sconosciuto fuori dal suo letto, solo per dormirci io. Anche se tu sei libera di farlo. Immagino avranno un alito celestiale, adesso.”

Lei fece una smorfia. “Potrebbe essere utile per capire da quanto tempo sono in questo stato”.

“In base a quanto pestilenziale è il loro alito?” Fece una smorfia di disgusto. “Personalemte, preferisco controllare se qualcuno, su quest'isola, ha il buon gusto di spuntare i giorni sul calendario”.

“Magari hanno i calendari con le pagine che si strappano. Ancora meglio, un agenda.” Hermione si fermò un attimo per pensare e alla fine finì in un enorme sbadiglio. “Domani”.

“Sono d'accordo”. Malfoy si abbassò su una scaffalatura e tornò su un secondo dopo, lanciandole qualcosa che la colpì quasi in testa: uno spazzolino da denti. “Così non avrai un alito che uccide”.

“Grazie, grazie davvero”.


Dopo che ebbero radunato ancora qualche altra cosa utile, ritornarono nella piazza principale dell'isola, ognuno di loro con una tenda da campeggio sotto braccio. Hermione notò subito che lui gliene aveva presa una molto più piccola della sua. Pensò fosse strano che non fossero incantate. Nonostante il fatto che l'isola aveva come abitanti streghe e maghi, non vi aveva notato molti segni di magia.

Non se ne curò più di tanto. Erano passati anni da quando aveva campeggiato alla maniera babbana, e aveva sempre pensato che le tende magiche barassero, in un certo senso. Non che si fosse lamentata dopo averci vissuto per mesi e mesi.

Intanto, fuori si era fatto buio e a parte il gracidare delle rane, tutto era immobile. Era strano sentire tutta questa calma, dopo tanti anni di vità in città.

Malfoy sprimacciò il suo cuscino, il che significava che lo stava riempendo di pugni. Alla fine sembrò soddisfattto e lo mise sopra al suo sacco a pelo. Non credeva che fosse un tipo da dormire all'aperto, così vicino al freddo e all'umido della terra. Ma ancora, Hermione non sapeva che pensare di lui. Magari gli piaceva il ritorno alla natura, di volta in volta.

Nah.

Anche lei aggiustò il suo cuscino. Li avevano presi dall'armadio di una casa che avevano scelto casulamente tra le altre. Il suo aveva una fodera infantile, da bambina, con disegni rosa stampati nella federa di cotone. Fu felice di non aver visto la bambina a cui apparteneva. La vista di qualsiasi bambino affetto da una magia di qualunque tipo, la faceva star subito male.

Si mise a sedere. “Malfoy?”

“L'unico ed inimitabile”. Si stava slegando le scarpe, appoggiandole poco distanti dall'ingresso della tenda.

Lei deglutì. Di certo, non sembrava una cosa saggia da dire. “Non dovremmo dormire”.

Lui alzò un sopracciglio, che la fece subito arrosssire. “Ah no?”

Hermione tossì, cerando di nascondere il suo disagio. “Ovviamente, dormire su quest'isola è uno dei fattori chiave che ha portato a questa catastrofe. Chi lo sa cosa potrebbe succederci se dormissimo? C'è una forte probabilità che potremmo non svegliarci più”.

Lui si appoggiò su un gomito, meditabondo. “Il tuo ragionamento sembra valido. Ma io non sono in grado di rimanere sveglio per più di trentasei ore di seguito, e quando succede, divento davvero irritabile. Non mi hai mai visto così irritabile, e sono sicuro che non sei ansiosa di scoprirlo.”

Lei sbuffò, indignata. “Diventi ancora peggio di come già sei?” Lui sorrise in risposta. Hermione si portò le mani alle tempie e iniziò a massaggiarle con lenti moviementi circolari. “Quella gente nel negozio di certo non ha scelto di addormentarsi, e questo potrebbe significare che non siamo al sicuro nemmeno se provassimo a rimanere svegli”.

“E dunque, cosa suggerisci?”

“Beh,” Merlino, come poteva anche solo pensarci quando aveva le ossa e le mebra a pezzi? “Potremmo prendere un po' di Pozione senza-sogni. Inibirebbe la fase REM, magari è meglio di niente”.

“E dove ce la procuriamo?”

Si morse le labbra. “ Cerchiamo un armadietto che contenga una riserva di pozioni?”

“Non c'è bisogno. Ne ho io un po'.”

Che cosa? “Che cosa?”

“Guardarti mentre ti struggi per trovare un soluzione, è la mia fonte di intrattenimento preferita. Ne ho sempre una scorta quando sono in viaggio. I miei sogni tendono a diventare un po' incasinati quando non dormo in luoghi familiari. Non ti auguro mai di scoprire che in certi posti c'è l'usanza di mangiare una ciotola intera piena di peperoncino, prima di andare a dormire”.

Beh, tutto aveva senso, apparte la cosa dei peperoncini. Era succeso anche a lei di fare brutti sogni, quando era in situazioni di stress. Due notti fa aveva sognato di perdere il suo bagaglio. Strano che poi tutto questo si fosse avverato, tranne per la parte in cui veniva inghiottito dal Calamaro Gigante... almeno per quel che ne sapeva.

Malfoy estrasse due calici dal suo baule, lui che era stato maledettamente fortunato da avere il suo, e gliene porse uno: “Alla salute!”.

Fece tintinnare il suo bicchiere contro quello di Hermione, prima di ingoiare il suo contenuto in un solo sorso, facendo una smorfia di disgusto. Lei si tappò il naso e fece lo stesso. “Beh, Granger mi piacerebbe augurarti sogni d'oro, ma potrebbe facilmente venir scambiato come un atto di ammutinamento”.

“Buona notte anche a te”. Chiuse la zip della sua tenda, si rannicchiò nel suo sacco a pelo, sperando ardentemente di svegliarsi la mattina dopo.


Hermione si svegliò, con la sensazione di essere leggera e spensierata, come fosse tornata ai tempi della sua infanzia.

Sorrise, si alzò e colpì il tetto della tenda con la testa. Oops.

Si abbassò per uscire dallo stretto ingresso e trovò Malfoy già alzato, con la bacchetta in mano.

“Ehi. Colazione?” le mostrò una padella, davvero, con due uova e una fettina di pancetta, il tutto composto per formare una faccina sorridente.

“Mmmh”, gemette. “Dove li hai presi?”

Lui si strinse nelle spalle. “Ho fatto un salto al negozio. Stavano su uno scaffale refrigerato e non erano andati male. La pancetta è il mio cibo preferito al mondo. Ecco” disse, porgendole un piatto di carta. “Mangiali finchè è caldo”.

“Come hai fatto a cucinarli?”

“Un adorabile incantesimo chiamato Incendio. Fa miracoli”.

Hermione annuì, prendendo la tazza piena di acqua che lui le porse. Ben presto si era riempita lo stomaco e aveva bevuto a sufficenza, così tornò nella tenda e inziò a cambiarsi per iniziare la giornata.

“Da dove dovremmo cominciare?” chiese Malfoy, non appena furono entrambi pronti. “Stavo pensando che dovremmo esplorare l'isola, avere un'idea della sua configurazione”.

“Giusto. È una giornata incantevole” osservò Hermione, stiracchiandosi e allungando le braccia sopra la testa. Era incredibile quanto fosse bello stare all'aperto, col sole che splendeva e il vento che le soffiava il profumo di salsedine in faccia.

Malfoy, sembrava essere anche lui d'accordo. Stava canticchiando ma, per qualche strano motivo, questo fatto non sembrò sconvolgere Hermione più di tanto.

“Di qua!”

Magari era il sole. Forse il suo uomore cupo degli anni passati, era causa di una mancanza di vitamina D, causata dalla mancannza di esposizione al sole. Pallido, pallido uomo.

 

Camminarono attraverso la piazza, Hermione che saltellava ad ogni suo passo, finchè non raggiunsero la discesa che conduceva alla spiaggia. I loro giubbetti di salvataggio erano ancora lì, spiaggiati come due orche marine.

“Il molo, per prima cosa?”

“Potremmo andarci, si”, rispose lui, voltandosi verso la direzione della piccola banchina.

Camminare sulla sabbia li rallentava, ma a loro sembrava non importare. Sembravano secoli, da quando aveva visitato una bella spiaggia e aveva intenzione di godersi la sensazione della sabbia schiacciata sotto i suoi piedi. Non c'erano i ciottoli come a Brighton. Si fermò pr prendere un simpatico guscio di lumaca e per metterlo giù subito, quando un paguro uscì dal suo guscio agitando l'artiglio come un pugno, alla sua direzione. Lo battezzò segretamennte Draco Malfoy, gli augurò una felice passeggiata e si affrettò a raggiungere il suo omonimo.

 

Arrivarono sul molo. Quindi era qui che avrebbero attraccato la loro barca, se non fosse stata fatta a pezzi o qualsiasi altra cosa le era successo. Sorrise pensando che magari poteva essere ancora tutta intera, eccetto per l'albero maestro.

“Bel panorama”, commentò Malfoy, icrociando le braccia dietro la testa.

Hermione si sedette accanto a lui, le dita dei piedi sfioravano timidamente l'acqua. Era proprio una bella vista, infatti.

Si sdraiò sul molo. Mare, mare, mare, cielo, cielo, cie- nuvola? Allungò una mano e colpì Malfoy sul ginocchio, indicando con un dito la nuvola dalla forma più strana che avesse mai visto. Forse perchè era sepre stata più col naso tra i libri che fra le nuvole.

“Non ti sembra un pinguino? Sembra proprio un pinguino. Non ho mai visto una nuvola a forma di pinguino, e tu?”

Malfoy inclinò la testa. “Hai ragione. È sicuramente un pinguino”. Indicò un punto alla sinistra della nuvola-pinguino. “E quella è una testa di alieno!”

Hermione aggrottò la fronte prima di scoppiare a ridere. “No, no, no. È una chiave. Un passpartout, direi”.

“Pst. È un alieno. Guarda! Sta facendo una faccia sdolcinata”.

Lei socchiuse gli occhi. “Se lo dici tu”. Si appoggiò di nuovo sulle assi del molo, dondolando i piedi avanti e indietro, oltre la banchina. “Oh! Quella nuvola sembra un violoncello! E quella un abaco! E quella laggiù...”.

“Un lecca lecca?” Malfoy rise, il tono da prima baritonale poi sempre più acuto.

Hermione rise. “Sembri una ragazzina”.

“No”. Schiccò la lingua, prima di riportare l'attenzione alle nuvole sopra di lui. “Non c'è una sola nuvola normale fra queste. Sono tute forme di animali o oggetti... quello è un galeone, lo giuro. C'è pure la faccia di Merlino laggiù, ci sta strizzando l'occhio.”

“Lo vedo. Strano.” si alzò in piedi. “Malfoy?”

“Si?”

“Preso!”. Lei allungò una mano e gli toccò il braccio prima di schizzare a tutta velocità verso la spiaggia, oltre i loro ghiacchetti di salvataggio, ascoltando per tutto il tempo il rumore dei passi di lui sulla sabbia. La stava velocemnte raggiungendo. Stava già ridendo, quando lui la raggiunse e la trascino con sé sulla sabbia. Giacevano sulla spiaggia, esausti, ansimanti e sorridenti.

Che mattina meravigliosa! Incredibile!

La mano di Malfoy si allungò e le accarezzò il braccio. “Oh, Granger, Granger, Granger, Her-mi-oo-ne. Sai a cosa stavo pensando?”

“No, a cosa?”

Iniziò a farle lunghe carezze sull'avambraccio. “Stavo pensando a quanto mi piacerebbe portarti con me in luna di miele”.

“Oh, sembra un bel pensiero”. Aggrottò le sopracciglia. “Non sarebbe un po' invadente da parte mia, però?” Da quando era fidanzato? Avrebbe dovuto regalargli un tostapane... qual'era l'equivalente magico di un tosta pane, a proposito?

“Oh, come sei educata. No. Vedi, tu saresti la sposa, quindi non sarebbe per niente imbarazzante”.

“Oh”. Hermione annuì. Certo, era perfettamente ragionevole. Si voltò dall'altra parte, quando si sentì urtare da qualcosa. Allungò la mano e raccolse il suo amico granghio eremita, Draco Malfoy. Le camminò sul pamo della mano per un momento, poi aprì la chela e vi strinse il suo indice più forte che poteva.

Hermione si alzò di scatto, scuotendo via il granchio dalla sua mano, poi allontanandosi velocemente da Malfoy, che giaceva ancora al suo posto e le sorrideva. Ma che diavolo stava succedendo? Si sentiva strana, come se si fosse appena destata da un sonno profondo.

Si era svegliata, aveva mangiato una colazione sorridente, aveva chiacchierato amabilmente, avevano giocato ad acchiapparella... e si stava sbagliando o Malfoy le aveva appena proposto di diventare sua moglie?

“Qualcosa non va, Granger?”

“Ehm...” okay, non aveva intenzione di rispondergli davvero.

Hemione Granger Malfoy”

“Che cosa? Malfoy ritorna in te!” Oh, per favore fallo ritornare in sé.

Un Malfoy così gioviale era al di là della sua sopportazione. Si strofinò la mano dolorante. Quello stupido granchio era già arrivato a metà strada lungo la spiaggia.

Malfoy sorrise pigramente. “Dove andiamo adesso?” andava già meglio.

“Andiamo” disse lei, “Dobbiamo controllare altre case. Abbiamo bisogno di ulteriori indizi. Forse riusciamo a trovare il sindaco Kipsy”.

“Okie-dokie”, Malfoy si alzò. “Dopo di te, Granger”.

Le sorrise cautamente. È così che si fa, no? Bisogna sorridere ai pazzi.


Salirono su per la spiaggia, verso il mucchio di case sulla collinetta. Oltrepassarono il bungalow in cui avevano fatto irruzione il primo giorno, e salirono i gradini della casa li accanto.

“Toc-Toc?”. Malfoy aspettò mezzo secondo prima di far capolino oltre la porta per poi riuscire quasi subito. “Che noia”.

Hermione sbuffò, spingendolo ad entrare e superandolo non appena furono all'interno dell'abitazione. Erano in una stanza competamente vuota. Non c'era nessun pezzo di arredamento. Continuò ad esplorare e apparentemente tutta la casa sembrava vuota e inoccupata. Cercò di fare un appunto, nel caso avesse desiderato riposarsi il più lontano possibile da Malfoy.

Si spostarono nella casa a fianco, dove un'intera famiglia di quattro persone era radunata in cucina, addormentata su quello che sembrava un gioco da tavolo. Il più piccolo aveva il pollice in bocca. La famiglia aveva anche un piccolo cane e anche quello, giaceva addomentato ai loro piedi.

Trovarono un calendario appeso al muro: il mese corrente era quello giusto, ma sui giorni del calendario non vi avevano segnato niente di utile, a parte qualche compleanno.

Continuarono ad esplorare casa dopo casa, e ancora non era iuscita a trovare niente di rilevante che l'aiutasse a risolvere e a capire il problema. Malfoy la seguiva e sembrava divertito da ogni piccola e insignificante evenienza. Quando si offrì volontario per andare a rimediare il pranzo, fu troppo felice di essersi riuscita a liberare di lui. Anche più del solito.

C'era una casa che era più grande delle altre, dipinta di un verde acqua brillante e con le persiane rosa pallido, con il tetto ricoperto di conchiglie e paglia.

L'abitazione era circondata da un giardino incolto. Ovunque c'erano sbuffi di tarassaco e trifoglio. Mentre camminava, si accorse della presenza di una nuvola che si dirigeva verso la casa trasportata dalla brezza marina.

La porta era socchiusa di un centimetro, e appena fece il suo ingresso in casa c'erano fiori di tarassaco sparsi ovunque. Storse il naso di fronte a quella confusione, ma resitette a tirar fuori la bacchetta e a rimettere tutto in ordine. Era pur sempre la dimora di qualcuno, e sebbene le sembrasse improbabile, quei semi potevano essere indizi importanti per risolvere il caso. Quindi, era meglio lasciare le cose tutte al loro posto, specie se poteva essere utile alla sopravvivenza di lei stessa e di quello svitato di Malfoy.

La stanza conduceva ad un'ampia scalinata. C'era una libreria, dei comodi divani che volgevano verso le finestre. Trovò la cucina: anche qui, niente di strano fuori dall'ordinario. Il bagno era carino, forse un po' disordinato. La cassetta del water era coperta di incenso e sul lavandino c'erano altre candele profumate assieme al tubetto del dentifricio.

Dopo aver ispezionato per bene il salotto, salì su per le scale e si trovò di fronte ad una porta chiusa.

Provò a far scattare la maniglia un paio di volte, con la curiosità che le formicolava sui palmi delle mani, che raggiunse il picco quando l'Alohomora non riuscì a far scattare la serratura.

Beh, questo si che era strano.

Rigirò la sua bacchetta tra le mani, riflettendo un momento prima di lanciare un altro incantesimo sulla serratura, seguito da un altro ancora.

“Prova sui cardini. È un trucco che di solito funziona”.

Hermione saltò dallo spavento, premendosi una mano sul cuore. “Non puoi strisciare alle spalle della gente così all'improvviso!”

“Chi sta strisciando? Io no di certo. Ho portato il pranzo”.

Hermione gli diede un pizzicotto. “Questo è per avermi fatto quasi venire un infarto!”

Malfoy fece una smorfia, strofinandosi il punto sul braccio in cui lei lo aveva pizzicato. Sembrò irrigiridirsi per un attimo, con gli occhi chiusi per una trentina di secondi, prima di aprirli di nuovo e guardarsi intorno. “Generalmente,” disse dopo aver fatto una pausa, “sarei molto irritato dopo essere stato brutalizzato da te in questo modo, ma credo di doverti dire grazie. Per avermi pizzicato”.

Fece schioccare la lingua.

“Che cosa ti-oh”. Hermione aggrottò la fronte, collegando tutti gli indizi. Odiava quando gli altri capivano le cose prima di lei. Pizzicare. Era un clichè ridicolo, eppure era stato proprio quello a svegliarli dal loro sonno. Doveva andare a cercare quel granchio e stringergli la chela per ringraziarlo.

Malfoy rabbrividì. “Fammi un favore e dimenticati tutto quello che ho detto e fatto da stamattina fino ad ora”.

“Volentieri. Non sono sicura di voler sapere da dove sia usito quel tuo pensiero sul fatto di volermi come tua moglie”. Lei fece una smorfia.

Malfoy aggrottò la fronte. “Io-mmh” il suo cipiglio s'intensificò. “Non lo so. Apri quella porta”, disse bruscamente.

“Qualcuno si è svegliato dal lato sbagliato dell'isola”, mormorò Hermione. Guardò verso di lui, evitando di proposito i suoi occhi. Seguì il suo consiglio e puntò l'incantesimo verso i cardini. Fece una pausa prima di aprire la porta dal lato opposto e sperò con tutta sé stessa che questa stanza valesse la pena di essere visitata.

E per Merlino, lo era! C'erano fogli di pergamena disseminati ovunque. Una finestra era aperta e il vento li stava spargendo dappertutto. Quello che aveva catturato la loro attenzione però, era la donna china sulla scrivania, addormentata.

Sindaco Imogen Kipsy”, lesse Hermione, esaminando una placca appesa al muro.

Malfoy, dietro di lei, afferrò alcuni pezzi di pergamena. “Formazione delle nubi, modelli metereologici. Granger, penso che siano i disegni delle nuvole che abbiamo visto prima”. Ne tenne in mano uno. “L'alieno romanticone!”.

“La chiave”, lo corresse Hermione.

“Si, come ti pare. Chiudi quella finestra”.

Hermione tirò su col naso. “Potresti dire almeno per favore. Non sono la tua segretaria, non sono nemmeno nel tuo stesso dipartimento!”

Malfoy non alzò lo sguardo dai fogli, puntò la bacchetta verso la finestra e la chiuse lui stesso.

Hermione scrollò le spalle, guardando più attentamente la stanza. Questa doveva essere la camera da letto, quindi dove era il letto? Si diresse con cautela verso Malfoy, che stava accovacciato vicino al tappeto. In un angolo, c'erano quattro pesanti segni, posti ai quattro angoli di un rettangolo. Un letto c'era stato di certo, ma dove era adesso?

Le pareti erano coperte da pergamene attaccate con le puntine, che rappresentavano paesaggi di mare. Le nuvole, in quelle immagini, sembravano normali.

La sua attenzione scivolò di nuovo sulla scrivania e su Keepsy. Era una donna alta, coi capelli grigi e indossava abiti in uno stile un po' hippie, con le stoffe leggere e luccicose. In una mano reggeva una piuma e c'era un calamaio di fronte a lei. Colpita da un'intuizione, Hermione spostò delicatamente le braccia e la testa della donna, rivelando altri fogli di pergamena. L'inchiostro si era sbavato ed era finito in parte sul suo viso.

Fu quello che trovò disegnato sul foglio a farla fermare. Disegni e scarabocchi di pinguini. Piccoli pinguini, pinguini grandi, stupidi pinguini e pinguini rotondi. Ce ne saranno stati una cinquantina. “Malfoy?” lui tirò su col naso, in risposta. “C'è un disegno della nuvola pinguino fra quei fogli?”

“No, perchè?”

Hermione gli mostrò la pagina. “Perchè penso sia volato lassù. Questa è la nuvola del sindaco Keepsy”.


“Prova a darle un pizzicotto”

“Io? Sei tu il Serpeverde qui, daglielo tu un pizzicotto”.

“Sei l'unica qui ad aver distribuito pizzicotti, fin'ora”.

“Perchè stiamo discutendo di queste stupidaggini, sinceramente?”

“Hai cominciato tu, Granger”. Malfoy allungò una mano e pizzicò il braccio della Keepsy, aspettò un secondo e poi ripetè l'azione.

“Magari un po' di pozione senza-sogni?”

“O una sveglia o una secchiata di acqu fredda? Davvero, Granger, hai mai provato a somministrare forzatamente una pozione a qualcuno che dorme? Non è facile”

Hermione fece schioccare le dita. “L'acqua! Forse c'è qualcosa di strano nel ciclo dell'acqua, visto lo stato in cui sono le nuvole”.

Malfoy sbuffò. “Pagherei per vederti fare la danza della pioggia, credo”.

Hermione gli tirò un pugno sul braccio, più forte forse di quanto avrebbe voluto. Lui non sembrò dispiaciuto, anzi, sorrise con il suo solito ghigno stampato in faccia. “Che caratterino, Granger”

“Chiudi quella bocca”.

Inclinò la testa verso di lei. “Chiudimela tu”.

Hermione aprì la bocca e la richiuse, stordita. “Malfoy... stai flirtando con me. Non ti stai addormentando di nuovo, vero?”

Lui scosse la testa, roteando gli occhi. “Non preoccuparti. Sono sveglio, credimi. Se vuoi provare con la pozione, è nel mio baule dentro la tenda. È stata una tua idea, quindi vai te a prenderla”.

Hermione gli lanciò un'occhiataccia, e si voltò per lanciargli un ultimo sguardo quando era già a metà della scalinata. Non era la prima volta quel giorno, che si chiedeva che diavolo fosse preso a Malfoy, e dubitava che sarebbe stata l'ultima.

Uscita da casa, il loro accamapamento non era molto istante da lì.

Riusciva a vedere un sacco di nuvole da qui, tra cui spiccavano i pinguini della Keepsy.

Aprì la zip della tenda di Malfoy, si inginocchiò di fronte al suo sacco a pelo, mentre apriva il suo baule. Si sentì a disagio mentre frugava tra le sue cose, sebbene avesse il suo permesso. C'erano vestiti, ancora vestiti... il suo pettine, il tagliaunghie, il rasoio, il sapone, la biancheria intima, soldi... si fermo a sfogliare un piccolo taccuino, che si rivelò poi essere un'agenda. Malfoy sembrava avere l'abitudine di scarabocchiare e disegnare ai margini delle pagine, e nelle ultime pagine, Hermione fece la sua comparsa, con la sua enorme e minacciosa testa di capelli che avvolgevano quasi tutta la pagina del quadernetto.

Le fiale erano state riposte in un contenitore imbottito infondo al baule. Ne prese una e si diresse di nuo vo verso la casa verde acqua. I suoi occhi vagarono verso la finestra de secondo piano, quando videro una testa biondo platino passare oltre la finestra.

Ripercorse i suoi passi fino alla camera da letto della Keepsy.

“L'hai trovata?”

“Sì”

“Sei fortunata che ho dimenticato di lanciare un incantesimo per allontanare gli intrusi, o saresti una medusa liquefatta adesso”.

“Affascinante. Mi aiuteresti a metterla seduta, per favore?” mentre Malfoy sorreggeva la testa della Keepsy, senza peraltro sembrare entusiasta del suo compito, Hermione stappò la fiala, aprì la bocca alla donna e versò alcune gocce della pozione, poi le massaggiò la gola per aiutarla a deglutire.

“Ha mandato giù?” chiese lui.

“Sì”, rispose Hermione lentamente. Non sapeva bene cosa aspettarsi come risultato. “Credo che dovremmo aspettare e vedere se c'è qualche minimo cambiamento. Poi semmai possiamo cercare di svegliarla”.

“E se invece il tuo piano fallisce, puoi fare la tua danza della pioggia”.

“Esatto”.

Malfoy afferrò la loro sacca col pranzo, tirò fuori due lattine di sardine e un pacchetto di cracker.

“Il meglio che sono riuscito a trovare, che non fosse andato a male. La pancetta e le uova di stamani devono essere stati un bel colpo di fortuna”. Aprì le lattine con un colpo di bacchetta. “Cin cin”.

 

“Sto diventando vecchio, Granger”. Il tempo stava passando, ma la Keepsy non aveva mostrato nessun segno di miglioramento.

“Non ho mai detto di essere certa che avrebbe funzionato”, Hermione si dimenava sulla sedia che aveva evocato, che non era comoda come avrebbe voluto.

“Vai a fare la danza della pioggia, adesso".

Lei gemette. Non avrebbe lasciato perdere, aveva questa brutta sensazione. “ Ci sono alcuni incantesimi che riproducono i fenomeni metereologici, e so per certo che ne esiste almeno uno per produrre le precipitazioni”.

“Ma?”

“Temo di non saperlo controllare”.

“Bene, allora. Vai a fare una ricerca”.

“Dove dovrei andare scusa? Ho controllato ogni libro in cui ci siamo imbttuti su quest'isola e non ricordo di averne trovato uno in cui si parla del tempo”.

“Granger?”

“Che c'è?”

“Ti rendi conto che siamo qui a discutere del tempo? Lo trovo piuttosto patetico. Quindi, suggerisco di dormire un po' e di riprovare domattina”.

Hermione aggrottò la fronte. “Credi sia più giusto?”

“Quel che non è giusto è stare qui seduti a guardare una donna addormentata e a discutere del tempo. Inoltre, sappiamo che i pizzicotti funzionano, quindi dovrebbe andar tutto bene”.

Sonno senza sogni?”

“Non vedo perchè no”.

“Va bene. Ma se qualcosa va storto...”, lo avvertì.

“Mi darai un pugno sul braccio. Va bene. Ma se hai così paura Granger, puoi sempre venire nella mia tenda insieme a me per farci due coccole. Ho sentito dire che forniscono un piacevole senso di sicurezza”.

“Non so perchè, ma ne dubito. Per stavolta passo”.

“Non sai cosa ti perdi”.

“Oh, certo”. Pestò il piede sul tappeto. “In realtà, pensavo di portare qui il mio sacco a pelo. Così posso tenere meglio d'occhio la Keepsy”.

“Non puoi scappare così facilmente da me. Se hai intenzione di dormire qui, allora rimarrò anch'io. Ho bisogno di qualcuno che mi svegli se rincitrullisco di nuovo, per non parlare del fatto che non ho nessuna intenzione di perdere l'opportunità di essere io a pizzicare te, stavolta”.

“Il tuo altruismo non conosce limiti”. Hermione soffiò via un po' di capelli dal viso. “Muoviamoci allora. Prendiamo le nostre cose. Prima ci addormentiamo, prima chiuderai quella bocca”.

“Potrei dire lo stesso di te. Russi”. Purtroppoo, era vero. Lavanda e Calì l'avevano già informata al riguardo diverso tempo fa, e moltri anni avevano confermato nel corso degli anni. Ma questo stupido dettaglio, era niente in confrono a quello che Malfoy avrebbe potuto scoprire nel corso della loro missione.


C'erano colori ovunque, galleggiavano in archi e spirali luminose.

“Ciao, Granger”.

“Malfoy”.

“Sei mai stata sulla luna? Dicono sia uno spettacolo meraviglioso”

“No, mai”. Lei agitò le braccia, come per spostarsi attraverso un liquido; era di nuovo in mare? Stava annegando in un mare di luce?

“Sei più bella di un Vermicolo della Transilvania, ma meno bella di una Veela con tre dita dei piedi”.

Hermione agitò le sue dita dei piedi. “Sono sempre stati la mia rovina. La gente dà la colpa ai miei capelli, o ai miei denti oppure alla mia intelligenza. Ma i miei fallimenti più grandi risiedono nelle dita dei piedi. Malfoy, dove sei? Non riesco a vederti con tutta questa nebbia”.

“Sono qui”.

“Dove?”

“Sono dietro di te, sto facendo capolino dietro al tuo ginocchio. Mi vedi adesso?”

“No, non ci riesco”. Si strinse le braccia al petto, abbracciandosi. “Ho paura. Dovrei averne?”
“Sono qui con te, Granger. Sta a te decidere se posso esserti di un certo conforto o meno. Posso svelarti un segreto?”

“Si, si! Per favore!”

“Sono un formichiere. Sei ricoperta di insetti, e io li sto mangiando tutti. La senti la mia lingua?”

“Si! Mi fai il solletico!” il suo ginocchio si contrasse.

“E' necessario, però. Non vuoi essere ricoperta di insetti. Banchettano sulla tua carne e costringono il tuo cervello a farti strani scherzi”. La voce di Malfoy si affievolì e poi parlò di nuovo. “Sai di sudore freddo”.

“Perchè mi stai aiutando? Mi stai aiutando?”

“Ti sto aiutando solo se tu lo credi, oh più affascinante delle creature. Ho mentito, sai”.

“Davvero? Perchè?”

La sua lingua strisciò nella parte posteriore del suo ginocchio. “Sono un codardo. Mi nascondo dalla verità, e lei talvolta si nasconde da me”.

Silenzio, smise di toccarla. Qualcosa di piccolo si spostò sulla sua carne, sentiva una senzazione di prurito. Strisciavano sempre di più, sempre di più.

Era uno sciame e ormai sarebbe stat infestata. “Io-”.


“GRANGER! Granger, svegliati!” Hermione si svegliò di soprassalto, trovando Malfoy chino su di lei, preso dal panico. “Hai idea di quante volte ti ho pizzicato?”

Lei scosse la testa, ancora confusa. “Che ore sono?”

“Circa le tre, credo. Lumos”.

Sbattè le palpebre, mettendo a fuoco piano piano la vista. Lui sembrava star bene, anche se era ancora un po' scosso. Lei sgusciò fuori dal suo sacco apelo, arrotolandosi la gamba dei calzoni del pigiama. “Fai luce sulla parte posteriore del mio ginocchio”.

Lui aggrotò la fronte. “Cosa c'è? Perchè?”

“Fidati di me. Vedi qualcosa?”

Malfoy si inginocchiò dietro di lei, la gamba e la testa di Hermione erano piegate in uno angolo strano. “Non vedo... aspetta. Raddrizza un po' la gamba”.

Hermione cercò di distendere la gamba il più possibile, spingendo il polpaccio con la mano per offrire a Malfoy una visuale migliore. Lui si spostò e si mise la bacchetta in bocca per liberarsi l'altra mano, che scomparve dietro il ginocchio di Hermione. Lei sentì un piccolo strappo sulla pelle.

“Che cos'è?”

“Sembra una zecca”, aggrottò la fronte disgustato, tenendo l'insetto stretto tra il pollice e l'indice. “Il punto da dove l'ho tolta sta sanguinando. Dovresti tamponare per bloccare il flusso”.

Hermione si frugò addosso per prendere la sua bacchetta, e evocò una benda per coprire la puntura. Si sentiva in una specie di limbo, a metà tra il sonno e la veglia. “Hai sognato?”

“Io no, ma credo che tu lo abbia fatto. Hai ridacchiato per un paio di minuti. Ti stavi divertendo nel tuo piccolo cervellino?”

“Mi stavi lec- solleticando”, ammise. “Nel mio sogno”.

L'espressione di Malfoy si trasformò in una smorfia divertita. “Ero nel tuo sogno e ti facevo il solletico? Sono onorato. Ma cosa centra la zecca con i sogni?” si voltò e osservò la zecca ancora stretta tra le sue dita, attento a tenere l'animaletto molto lontano dal suo corpo. “Perchè diavolo lo sto ancora tenendo in mano?”

Hermione tese la sua mano. “Dammi qua. Voglio vedere meglio”.

“Davvero?” lui fece una smorfia, porgenole la zecca per poi pulirsi la mano sul tappeto.

“Lo sai,” gli chiese, osservando l'insetto tramortito sul palmo della sua mano, “che la peste nera è trasmessa dalle pulci? E la malaria, dalle zanzare?”

“I succhia sangue sono cattivi. Ho capito. Ora schiaccia quel piccolo vampiro, avanti”.

“Intendo dire: e se tutto questa faccenda si diffondesse con il morso della zecca?”

Malfoy sollevò un sopracciglio. “E su cosa ti staresti basando? Sul fatto che sono le tre di mattina e hai avuto un sogno?”.

“Esatto. Beh, a parte che sono le tre del mattino. Ma tu nel mio sogno, eri un formichiere e stavi nascosto dietro il mio ginocchio e dicevi qualcosa sugli insetti e di come questi costringerebbero il cervello a fare strane cose, come far salire in alto la coscienza, verso il cielo, no? Una sorta di evaporazione nella forma di una nuvola”.

“Non ho idea di cosa tu stia blaterando”. Si stropicciò gli occhi, guardandosi intorno ancora assonnato. “Ma visto che probbilmente non hai intenzione di lasciarmi dormire e io non ti lascerò di certo addormentare di nuovo, propongo del caffè. Avrà del caffè in cucina, vero?” disse, facendo cenno verso la Keepsy.

“Credo di sì”.

“Merlino sia lodato. Almeno si sta rendendo utile, in un certo senso”. Hermione lo seguì al piano di sotto, fino alla cucina, davvero curiosa di vedere se sapeva fare il caffè oppure no. Quando superò la caffettiera e iniziò a riempire una pentola con l'acqua decise di intervenire. Dieci minuti più tardi, erano seduti al tavolo della cucina a sorseggiare il loro caffè.

“Sono quasi geloso”.

“Hmm?” Una bella sedia comoda, la luce soffusa della cappa sopra i fornelli, il chiarore delle prime luci del mattino, il caffè caldo e un vortice di dettagli confusi in testa erano gli ingredianti perfetti per rientare in uno stato di intontimento.

“Hai avuto la sensazionale esperienza del sogno, e io no. Perchè?”
Hemione soffocò uno sbadiglio. “Hai indosso scarpe e pantaloni lunghi. Magari non sei stato morso”.

Lui sollevò un sopracciglio.

“Deve esserci dell'altro. Se la tua teoria è giusta, allora l'insetto deve essere responsabile anche dello strano comportamento di eri. E se io non fossi stato morso, allora? Significa che sono uscito di senno?”

Hermione chiuse gli occhi e mosse la mani alla base del suo collo, massaggiandolo. Quella stimolazione, l'aveva sempre aiutata a tenerla sveglia quando ne aveva avuto bisogno. “Ci sono almeno tre fasi in questa anomalia” disse lei, tenendo gli occhi chiusi. “Il primo è uno stato di dormiveglia, risolvibile con un pizzico. La seconda è un sogno intenso, forse di valenza profetica. La Keepsy probabilmente ne aveva avuto uno che le aveva suggerito l'importanza dei pinguini. L'ultimo è un sonno profondo, assieme alla creazione di una nuvola che potrebbe contenere lo stato cosciente e vigile di chi è addormentato”.

Hermione aprì gli occhi. “Penso che potrebbe esserci più di un fattore importante qui. Sono quasi del tutto sicura che ieri mattina non avevo quella zecca addosso, e credo che tu non ne abbia una su di te adesso”.

Lui la gurdò incuriosito, ma scettico. “Allora cos'è che fa scattare la prima fase, Signorina-Sapientina?”

“Qualcosa con cui entrambi siamo entrati in contatto quando siamo venuti qui, prima di addormentarci, e deve essere qualcosa con cui anche gli altri abitanto sono entrati in contatto. Perciò, cosa abbiamo fatto?”

“Abbiamo nuotato in mare”, elencò Malfoy tenendo la mano in aria e abbassando un dito.

“Abbiamo riposato su quella roccia senza nessuna conseguenza, quindi la escluderei”.

“Passeggiato?”

Lei scosse il capo. “Io ero scalza, tu no”.

“E io che pensavo che stessi scherzando a riguardo. Abbiamo mangiato quelle porcherie, ma si tratta del contenuto del frigorifero di un solo uomo, non degli abitanti di tutta l'isola”.

Hermione annuì. “E' vero. Abbiamo anche bevuto tutta quell' acq-” Fece schioccare le dita. “Ma certo! L'acqua! Ti avevo detto che pensavo avesse a che fare con il ciclo dell'acqua!”

“Vero”. Hermione lo osservò mentre Malfoy lanciava occhiate sospettose alla tazza del suo caffè.

“Quindi cosa proponi di fare?” le chiese, tirando la tazza lontano da lui.

“Possiamo ancora bere con Aguamenti”, disse lei, sollevata a quel pensiero.

“Bene. Ma dobbiamo ancora scoprire come svegliare tutti, sbarazzarci di quegli insetti, trovare cosa ha contaminato l'acqua e trovare una via d'uscita da questo discutibile paradiso. E Granger, spero proprio che tu abbia ragione su ogni singola cosa, perchè non mi piace l'idea di trasformarmi in una nuvola. Sarebbe un'esistenza troppo soffice per i mei gusti”.

Hermione si alzò in piedi. “Prima di tutto devo vedere se la mia teoria è giusta”. Iniziò a salire le scale, con Malfoy subito dietro di lei, fino a che non raggiunsero la camera da letto. “Mobilicorpus”. La Keepsy si librò dolcemente in aria e Hermione la sistemò in modo da avere una buona visuale delle gambe della donna.

“Vuoi guardare dietro al ginocchio, non è vero?”

“E' un buon punto di partenza. Mi puoi tenere la bacchetta mentre controllo?”

Malfoy sbuffò mentre si mosse per prendere la sua bacchetta. “Non avrei mai pensato di vedere il giorno in cui mi avresti consegnato volontariamente la tua bacchetta”.

Hermione iniziò a far risalire le vesti della Keepsy oltre le gambe. “Ho forse sbagliato a fidarmi di te?” Non aspettò la sua risposta, abbassò la testa per controllare meglio il ginocchio della Keepsy. Come aveva immaginato, una zecca gonfia e disgustosa aveva pizzicato il retro del ginocchio della Keepsy.

Odiava le zecche. Grattastinchi ne aveva avute moltissime, non importava quanto spesso le applicasse le gocce anti-pulci. Tirò via la zecca e la sbattè sul pavimento, schiacciandola col piede. “Bleh. Schifo, schifo, schifo”.

“Sono d'accordo con te- whoa!” Malfoy si bloccò, facendo cadere la Keepsy sul pavimento un po' troppo velocemente.

“Che cosa c'è?”

“Guarda fuori dalla finestra, Granger!”

Hermione si voltò e per poco non saltò per lo spavento. Là, poco visibile a causa del buio, stava la figura enorme e a sbuffi di un pinguino.

Hermione fece qualche passo indietro, strappando la sua bacchetta dalla presa di Malfoy.

“Credo che dovremmo aprire la finestra”.

“Vuoi far entrare quella nuvola in casa?”

“Sì! Avanti, apriamo!”.

L'occhio e il becco del pinguino erano premuti contro il vetro della finestra. Malfoy mosse la bacchetta e il vetro della finestra si aprì, scorrendo verso l'alto. Entrambi si schiacciarono al muro della parete opposta quando la nebbia iniziò a filtrare dagli spifferi della finestra fino a spandersi nella stanza.

L'aria era gelida e umida, Hermione si guardò le braccia e le gambe ricoperte di condensa. Contro il suo miglior giudizio, allungò la mano e prese quella di Malfoy, che era fradicia come la sua.

Poi, improvvisamente come era arrivata, la nuvola scomparve: una pozza d'acqua si stava formando tutt'intorno al corpo della Keepsy.

“Strano”, sussurrò Hermione.

“Sicuramente. Guarda!” Malfoy indicò con un dito la testa della Keepsy, i cui occhi avevano smesso di tremolare sotto le palpebre abbassate. Hermione trattenne il fiato e lo rilasciò quando la Keepsy rotolò di fianco e tossì. La donna si mise a sedere, asciugandosi i rivoli d'acqua dal viso e dagli occhi e guardandosi intorno.

“Ho appena fatto un sogno stranissimo”, mormorò. “Ma chi siete voi?” Fece una pausa. “E da dove viene tutta quest'acqua?”

 

Tre giorni dopo

 

Hermione era seduta sul bordo del piccolo molo, i piedi penzoloni oltre il pontile. Se la marea fosse cresciuta avrebbe potuto sfiorare l'acqua con le dita dei piedi. Malfoy era seduto poco distante di lei, sul proprio baule.

“Non voglio rivedere mai più una zecca in vita mia”. Disse, bevendo un sorso della sua pina colada che gli era stata offerta come ringraziamento dal comitato di ospitalità di Sleeper Island.

“Non ti capiterà molto spesso, vedrai”. Hermione alzò lo sguardo al cielo, dove ormai le nuvole avevano forma e dimensioni normali. “O per lo meno non ti capiterà molto spesso di vederne una grossa quasi come una rana”.

Malfoy rabbrividì. “Davvero orrendo. Come pensi sia riuscita a contaminare la rete idrica, comunque?”

“Come vuoi che sia successo?” Hermione si strinse nelle spalle. “Gli incidenti e le catastrofi magiche sono giusto questo: magiche, catastrofiche e molto spesso accidentali. Non so se saremo mai in grado di scoprire com'è potutto succedere questo macello, ma è stato interessante finchè è durato”.
“Certo”.

Rimasero in silenzio per qualche minuto, in attesa dell'arrivo della loro barca, quando Malfoy si scharì la gola. “Senti, per quello che ti ho detto l'altro giorno sulla spiaggia. Sai che non dicevo sul serio, vero?”

Lei si voltò appena, scrutandolo con la coda dell'occhio. “Certo”.

Lui sospirò. “Bene”.

“Però-no, lascia perdere”. Hermione scosse la testa, facendo svolazzare qua e là i suoi capelli.

“Cosa?”

“Non riesco a dimenticarmi di una cosa che mi hai detto nel mio sogno”, iniziò lei, esitante. Non era certa del perchè avevsse tirato fuori questo discorso, ma sentiva il bisogno di parlarne con lui.

“E sarebbe?” disse Malfoy, stringendo gli occhi.

“Hai detto qualcosa sul dovermi mentire perchè hai paura della verità”. Si strinse nelle spalle. “Ma hai anche detto un'altra marea di cose senza senso”.

“Granger, stai insinuando quello che penso stai insinuando?”

“Non sto insinuando niente!” O forse si, ma non l'avrebbe mai ammesso.

“No, tu pensi che ti stia mentendo riguardo quello che ti ho detto l'altro giorno sulla spiaggia”.

Lei scosse la testa, arrossendo. “Davvero, non credo che tu voglia portarmi in luna di miele con te... come tua moglie”. Fece una smorfia.

Lui sbuffò. “Splendido. Fottutamente splendido. C'è un 'ma' in tutto questo tuo discorso Granger. Non ci sei ancora arrivata”.

“Va bene!... Ma penso che quello che hai detto avrebbe potuto... venir fuori da qualcosa. Il fatto che tu” si morse le labbra, costringendosi ad andare avanti. “abbia flirtato con me un paio di volte mentre non eri del tutto cosciente potrebbe significare qualcosa”.

Malfoy si sbattè le nocche sulla coscia. “Allora?”

“Magari, è solo che non sei così indifferente a me come vorresti far credere”. Hermione si strinse di nuovo nelle spalle. “ Ma, davvero, non è niente di cui dobbiamo preoccuparci”.

Lui si sedette, gaurdandola fissa per un attimo, facendola sentire davvero a disagio. “Vieni qui”.

“Perchè?”

“Perchè mi hai appena convinto di qualcosa”.

“Davvero?”. Lui annuì, facendole segno di avvicinarsi col dito indice.

Hermione si alzò dal bordo del molo. Lui accarezzò il legno del suo baule e lei a malinquore si sedette. “Credo” sussurrò lui, con fare compromettente. “Che forse, è dico forse, ti trovo tollerabile”. Fece una pausa, come se si aspettasse di sentirla trattenere il fiato. “Quindi, Granger, se ho davvero iniziato a flirtare con te, troverei più rassicurante per il mio ego codardo, se invece di pensare che sono impazzito a causa di qualche bicchiere d'acqua contaminato da una stupida zecca, tu rispondessi alle mie attenzioni. O meglio ancora, mi baciassi”.

Hermione respirò a fondo, sentendosi la testa che le girava e forse anche un po' leggera, cosa che giustificherebbe la riposta che gli diede: “Malfoy?” chiese lei, appena la loro barca fece capolino all'orizzonte. “Penso che potrei anche essere propensa a rassicurarti la prossima volta, ma non è educato far aspettare una signora”.

“Chi ha mai detto che sono educato?” lui ghignò al suo sguardo. “Scherzavo”.

 

Fine

  
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