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Autore: Chains_    17/03/2014    32 recensioni

N= {a, i, l, n} A= {a, i, l, n}
Allin guardò il pezzo di carta passatole dal suo compagno di banco e si accigliò, non capendo subito le sue intenzioni.
“A meno N...” Sussurrò Niall scrivendo l'operazione d'insiemistica.
“Uguale insieme vuoto.”
“I nostri nomi!” Esclamò sorpresa la ragazza.
“Sì, sono composti dalle stesse lettere.”
“E se uno viene sottratto all'altro...”
“L'altro si annulla.” Concluse Niall sorridendo.

Quando Allin ebbe la possibilità di frequentare il liceo di Mullingar, non avrebbe mai pensato che la sua vita sarebbe stata sconvolta dalla presenza di un ragazzo. Per sfortuna gitana, acrobata nel circo di famiglia, non avrebbe voluto né potuto innamorarsi di un irlandese. Eppure fu grazie a Niall che Allin iniziò a credere in un futuro in cui essere zingara sarebbe stato solo un ricordo. Ma il peggio doveva ancora venire. I due dovevano ancora esser separati.

"Sai cosa c'è, cugina? C'è che è sempre stato A-N, non N-A. Chi vieni sottratto a chi? Ora lui sta ad XFactor ed io qui, distante chissà quanto!"

Trailer: https://www.youtube.com/watch?v=t652GzFXWqc
La Fanfiction prende ispirazione dal vero.
[Personaggisecondari: LittleMix, 5Sos...]
Genere: Introspettivo, Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Liam Payne, Louis Tomlinson, Niall Horan, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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Castle of cards.

Io vi avviso, c'è un alto tasso di dolcezza in questo capitolo, tanta malinconia e molta matematica! Poi che altro... Un bel colpo di scena. Sì, magari non tanto bello, ma sempre di colpo di scena si tratta! Beh, buona lettura e, come faccio ormai da tempo, vi invito a recensire e a fermarvi a leggere lo spazio autrice! 


"Un... Un carillon?" Allin afferrò incerta la scatolina in legno che le stava porgendo la zia Jazmine.

La bionda si rigirò il carillon tra le mani, accarezzandone la liscia superficie lignea, andando poi a sfiorare le incisioni intagliatevi sopra.

"Non so se ci sia qualcosa dentro, ma credo di sì." Spiegò poi la donna, incrociando confusa le braccia sul proprio petto prosperoso.

"Servirebbe una chiave, per aprirlo. Senza quella non può neanche suonare." Allin passò il dito sulla piccolissima serratura, nella quale sarebbe dovuta essere girata la chiave.

"Marie non mi ha dato altro, ne sono certa."

"Bene..."

"Allin, conosco mia sorella. Era furba e ti voleva un bene dell'anima. Pensi davvero che non sapeva che te ne andrai, non appena diventerai maggiorenne?"

"Lo sai pure tu..." Affermò Allin, chiudendosi delusa nelle spalle.

"Lo sappiamo tutti. Anche tuo padre."

"Non chiamarlo così, ché non è mai stato un padre per me. Neanche da quando è morta la mamma."

"Allin, ma dove andrai? Senza soldi poi!" Jazmine carezzò la nipote sulla guancia rosea, con affetto quasi materno.

"Chissà. Se come dici tu, mamma era furba, in questo diamine di carillon ci dovrà pur essere qualcosa."

"Ogni posto meglio di qui, meglio dei gitani?" Domandò la donna, impressionata dalla decisione palpabile nelle parole della giovane acrobata.

"Il clan di mio padre è colmo di pazzi. Senza scrupoli, rapinano per divertimento, uccidono per una litigata, sono vendicativi, cattivi. Perché dovrei restare qui?" Allin guardò la zia negli occhi chiari, rivedendovi per un attimo quelli della madre.

"Parli come una quarantenne." Jazmine abbracciò la bionda, dando voce ai propri pensieri

"E forse lo sono davvero, benché abbia l'aspetto di un'adolescente." Cominciò Allin, arrestandosi quando quello che sembrava essere l'inizio di un pianto le fece tremare la voce.

"Sono dovuta crescere da quando ho iniziato ad avere a che fare con il circo, con questo cazzo di circo!" Continuò poi, stringendo la zia come aveva fatto poche volte nella vita.

"E Niall... Niall mi stava facendo tornare un po' bambina. Sai, quella bambina che ero prima. Così curiosa del mondo che la circondava, capace di sorprendersi per poco e niente, quella bambina allegra e felice che sono stata per troppo poco tempo." Una lacrima scese lungo il suo volto giovane, arrivando a bagnarle il collo.

"Mi dispiace..." La donna si pietrificò, solo immaginandosi il dolore provato dalla diciassettenne.

"Pazienza, nessuno può aiutarmi." Allin si asciugò una lacrima, quindi si liberò dalla stretta della zia.

Così afferrò una sua felpa posata all'estremità della pista sabbiosa, se la infilò velocemente e poi se ne andò, uscendo dal tendone senza passare neanche dalle quinte, bensì dall'ingresso principale. Con solo un body, e una felpa, fregandosene di tutto e tutti, facendo sempre più spesse le sbarre della prigione in cui aveva rinchiuso il suo cuore, con la speranza che, un giorno, queste lo avrebbero del tutto inglobato, rendendolo indistruttibile. La ragazza poi si guardò intorno, spaesata. Quel regalo -sempre se così poteva chiamarlo- della madre l'aveva un po' scossa. Da quando era morta aveva avuto l'impressione che, prima o poi, avrebbe ricevuto un qualcosa da lei, ma non pensava di certo ad un carillon, di cui, inoltre, non aveva neanche la chiave. Per questo, quando entrò nella sua roulotte, Allin posò malamente l'oggetto sul tavolino basso che, se una volta era quasi costantemente soffocato da libri di matematica, filosofia, letteratura, in quel momento lo era di dizionari e testi per imparare lo spagnolo.

"La mia vita è un vero disastro, adesso. Sono un pesce fuor d'acqua qui." Mormorò Allin sedendosi sul letto, vedendo con la coda dell'occhio il suo riflesso ad un specchio dalla cornice in legno dorato.

Avrebbe voluto piangere davvero, non limitandosi a qualche lacrima incontrollata ed inutile. E lo avrebbe fatto, se solo ci fosse riuscita. Avrebbe gridato, quasi invocato, il nome di Niall, ma no: Lei non lo fece. Non l'avrebbe aiutata a dimenticare. E, sotterrando la testa sotto ad un cuscino pensò che, infondo, Leopardi, poeta che tanto aveva detestato durante il periodo delle interrogazioni, aveva avuto ragione a dire che la felicità non è che un momento di spensieratezza tra un male e l'altro. Ed è dolce pensare che, nel lasciarsi andare a queste costatazioni profonde, Allin si sentiva sì donna, ma anche incapace di poter parlare dei suoi problemi alle cinque, sette persone con cui si confrontava prima, perché troppo diversa ed estranea a loro. Quante volte la bionda si sgridava da sola, stando male, perché si impegnava eccome per farsi piacere il circo, per farsi simpatica agli occhi degli altri gitani, di quelli che erano poi suoi parenti, ma, alla fine non riusciva in questo suo intento. Era come se avesse una sorta di rigetto nei loro confronti e quando si ritrovava da sola, dopo ogni spettacolo, come ogni sera, incominciava a singhiozzare così forte da essere scossa da conati di vomito.

* * *

"Allin! Guarda un po' chi ti presento... Loro sono Liam, Louis, Harry e Zayn!" Esclamò Niall davanti alla stessa telecamera davanti alla quale ormai era diventata una routine parlare.

"Ciao Allin!" Aggiunsero tutti in coro, compreso l'anglo-pakistano, con un sorriso sulle labbra.

"Okay, allora. Aggiorniamola sui fatti, tanto sa già tutto di voi." Niall fissò i ragazzi, sentendosi incredibilmente in imbarazzo.

Zayn, allora, anche se restio e non pienamente convinto del suo ragionamento sulla ragazza, gli passò la mano tra i capelli biondi, sapendo che, questo lo rilassava immediatamente.

"Siamo atterrati a Marbella giusto oggi. Siamo a casa di Simon, per gli Home Visit." Incominciò Liam, facendo poi un occhiolino a Louis, incitandolo a continuare, a sostenere il compagno di band.

"E ce la stiamo facendo sotto dalla paura." Intervenne allora il maggiore ridacchiando vedendo Harry mangiarsi le unghie.

"Se deluderemo Simon, infatti, non solo il nostro sogno andrà a farsi fottere, ma non riusciremo a cercarti, concerto dopo concerto, città dopo città." Aggiunse lui stringendo agitato il braccio di Louis.

"Quindi niente, dobbiamo farcela." Costatò Zayn, rivolgendo uno sguardo d'intesa ai suoi amici.

Buona parte della video chiamata si svolse così, in allegria, assumendo tutt'altro tono quando Niall si ritrovò solo.

"Allin, ricordati che io ci sono e che ci sarò, okay? Anche se non sarà facile, noi torneremo insieme. Smuoverò il mondo intero, se questo mi porterà a riabbracciarti. Perché senza te, io vivo male. Come potrebbe, del resto, una persona vivere bene con alcune parole incastrate da ormai troppo tempo in gola e tante emozioni incastrate tra le costole?" Lo spirare del vento caldo spalancò la porta della camera che Simon aveva gentilmente offerto a lui e agli altri ragazzi, lasciandogli una carezza sul volto. E Niall chiuse gli occhi, ed aprì le narici, godendosi il caldo penetrare nella sua pelle e l'odore del mare, del cloro e dei fiori del giardino annebbiare i suoi sensi.

* * *

"Sai dove sto, adesso?" Così Niall iniziò quella registrazione.

"Sono nel nostro luogo felice... O in quel che ne è rimasto." Niall si sforzò di sorridere davanti alla telecamera interna del suo pc, non ottenendo poi buonissimi risultati.

"È strano, ritrovarsi qui.” Costatò poi, guardandosi attorno.

Assi di legno rotte, alcune piume sparse qua e là, appartenenti all'imbottitura di qualche cuscino, schegge di vetro, provenienti dalle finestre rotte, limitate ormai ad essere buchi tra le mura di lignee malridotte. Tutto era rimasto esattamente come quella fatidica sera del venti Giugno.

"Preparati, perché stasera voglio parlare un po' di più perché, come sai, non potrò farlo per un bel po'...” Cominciò Niall, curvando le labbra in una smorfia di tristezza: proprio non gli andava giù il non poter registrare più video per tutta la sua permanenza nel talent show più famoso del Regno Unito.

"Ti prego promettimi che non mi scorderai, in questo lasso di tempo, e io ti prometto che farò di tutto per raggiun..."

"Oh, Allin!" Niall non riuscì a finir di pronunciare la sua promessa, perché calde lacrime iniziarono a rigargli il volto, mentre incastrò la testa tra le ginocchia.

"Che poi... Mi sento un cretino, un imbecille: parlo con una videocamera! Sto forse impazzendo? Io non lo so più. Non so più rispondere a questa mia stessa domanda... Forse il mio è tutto un film, una speranza che si sta trasformando in follia. E forse sì, forse mio padre, mia madre, i miei parenti, Zayn hanno ragione. Davvero te ne sei andata da me? Davvero mi hai mentito? Amore, non sai quanto vorrei poter posare di nuovo le labbra sul tuo collo, poter sentire di nuovo il tuo respiro sulle mie palpebre, quando, ad occhi chiusi, passavo minuti interi ad inebriarmi del tuo profumo e del tuo tocco leggero sul mio corpo. Mi sento incompleto senza di te. Vivo nell'illusione di ritrovarti, ma poi, ogni tanto, crollo. Guardami, sto crollando anche adesso."

Niall, dopo questa serie di frasi, dette anche confusionalmente, senza un evidente filo logico a collegarle fra loro, scoppiò a piangere. Non lo faceva da tanto in fin dei conti, dalla sera in cui si era sentito pronto a raccontare ai ragazzi di Allin.

Un dolore intimo, ma così potente da farlo rannicchiare su se stesso, si espanse quindi dal petto, divorando, molecola dopo molecola, il suo corpo. Il ragazzo si stropicciò gli occhi con entrambi i pugni, così serrati che le nocche risultavano essere bianchissime.

Passò un'ora così, alla fine della quale gli occhi del biondo non sembravano neanche completamente umani. Rossi, colmi ancora di lacrime, semichiusi e velati dalla tristezza. E, se questi erano lo specchio del suo essere, il suo viso da cherubino, cornice di due labbra, screpolate e gonfiate da morsi, dati con la speranza di farle smettere di tremare, lo erano ancora di più

"Ogni tanto, quando cedo, in momenti come questo, non posso far altro che pensare che il tuo discorso sugli opposti aveva senso. Forse non è poi così vero che si attraggono. Infondo, me lo ricordavi tu, preoccupata che tra noi sarebbe potuta finire.” Niall prese fiato, poi proseguì.

“'In un’equazione se sono presenti valori come 2 e -2, x e -x, la prima cosa che fai è semplificarli.'” Recitò quindi, ripetendo le parole esatte pronunciate da Allin.

“E quindi sì. Se prima ti ripetevo che la Matematica c'entra zero con l'uomo, adesso ti dico che, in questo caso, è una cosa sola. Gli opposti non si attraggono assolutamente, gli opposti si annullano. Così eravamo noi, se ci pensi. Tanto, troppo, completamente diversi. Io con la mia spensieratezza, tu con i tuoi problemi a pesarti sulle spalle. Io con una famiglia a sorreggermi, tu sola, appartenenti a due mondi completamente distaccati. Mai niente saprà legarci, non trovi? Ma se tu mi hai amato e mi ami tutt'ora, se la mia speranza coincide con la realtà, l'amore ci lega già e lo farà ancora.” Niall sorrise, riemergendo dal suo momento di tristezza, risorgendo dalle sue stesse ceneri, come fosse una fenice.

"Ho deciso, Allin. Per continuare a vivere bene devo pur credere in qualcosa e allora scelgo di credere definitivamente e senza dubbi o ripensamenti nel tuo amore. E so che la strada è lunga, so che inciamperò, so che cadrò. So che sto ancora imparando ad amare, ad amare te, lo sto facendo ogni giorno, semplicemente iniziando a gattonare lungo la via che mi riporterà da te." Queste furono le ultime parole che Niall mormorò, prima di chiudere la telecamera che, da una parte, sperava di riaccendere dopo molto tempo, considerando il suo desiderio di volere arrivare fino alla fine del programma televisivo.

E, infondo al suo cuoricino malandato, il biondo era certo che non avrebbe smesso di credere ad Allin. Perché Allin era l'amore, e l'amore la sua linfa vitale.

* * *

"Allin! È successa una cosa incredibile!" Quel dieci Ottobre fu Leena a svegliare la giovane acrobata, ancora intrappolata nel mondo dei sogni, o meglio, degli incubi.

"Leena!" La bionda si svegliò subito. A pensarci bene,era abituata a rizzare in piedi alle prime ore del giorno, perché molto spesso e volentieri il padre la chiamava per mandarla a pulire le gabbie degli animali, o talvolta gli spalti, o magari la pista.

"Allin, non puoi capire cosa abbiamo visto in strada!" Anche Hannah accorse euforica dalla cugina, sedendosi di peso sul suo letto.

La bionda squadrò le due ragazze con uno sguardo confuso a crucciarle il volto stanco, sempre più sciupato a causa della tristezza che si era rivelata in grado di chiuderle la gola.

"Ditemi che succede..." Biascicò infine, sbadigliando, stiracchiandosi un po'.

"Niall, Allin... Il tuo Niall!" Spiegò Leena scuotendo l'acrobata per le spalle, vedendola imbambolata, tacita.

Come non comprenderla, il solo udire il nome dell'irlandese era in grado di arrestarle il battito cardiaco, facendolo successivamente aumentare così tanto da arrivare a rimbombarle nelle orecchie.

"Il mio Niall." Mimò con le labbra, non riuscendo a pronunciare alcuna parola.

"Lo abbiamo visto sulla copertina di una qualche rivista inglese: è andato ad X-Factor ed è stato preso!" Spiegò entusiasta la minore tra le due sorelle, prendendo il viso della cugina tra le mani.

"Ha formato una band con altri quattro ragazzi, gli One Direction si chiamano, e ieri hanno partecipato alla prima puntata del talent!" Aggiunse poi. Allin sorrise: aveva sempre saputo che Niall ce l'avrebbe fatta a realizzare il suo sogno.

"Capisci?! Ti basterà andare lì, a Londra, per incontrarlo e chiarire tutto." Leena la fece facile, così innamorata dell'idea dell'amore da risultare più infantile della piccola Hannah.

"Non andrò mai. Non perché mio padre mi ammazzerebbe, ovvio. Ma sono minorenne e preferisco aspettare i diciott'anni, per poi partire e non tornare più. E quando me ne andrò, non raggiungerò di certo Niall. Non dopo avergli rovinato la vita..." La bionda assunse un'espressione dolorante, quasi qualcuno le stesse infliggendo dolore fisico.

"Ma Allin, lui non sa la verità! Non sa che è stato tuo padre ad obbligarti a lasciarlo senza nessun preavviso, scrivendo di suo pugno quella dannata lettera!" Solo quando finì di parlare, Leena si rese conto di aver esagerato ad alzare la voce, inginocchiandosi e posando i gomiti sul letto di Allin, guardandola negli occhi.

"Io non... Non lo amo più."

"Cugina, sei strana sai? Si vede benissimo che ancora pensi a lui."

"Tanto questo cosa cambia? Lui diventerà famoso, anzi, già lo è! Una zingara con un cantante... Giusto in qualche libro o in una fanfiction potrebbe funzionare un amore tra due persone così diverse!”

"Allin..."

"No Leena. Allin niente. Ricordi tutto il mio fomentante discorso appena tornata il primo giorno di scuola!? Quando ero tutta felice dopo che Niall mi aveva rivolto parola!? La teoria degli insiemi!?” La ragazza si alzò dal letto, appoggiandosi al davanzale della finestra della piccola roulotte.

“'I nostri nomi sono composti dalle stesse lettere!'” Ripeté a memoria Hannah. Tantissime volte aveva sentito raccontare dalla cugina di quel giorno.

"'E se uno viene sottratto all'altro questo si annulla!'” Aggiunse Leena, dondolandosi incerta su una gamba.

"Quanta verità!" Commentò Allin, visibilmente infastidita, ma solo perché troppo triste e stanca da poter reagire diversamente.

"E sai cosa c'è!? C'è che è sempre stato A-N, non N-A. Chi vieni sottratto a chi? Chi rimane? Chi si svuota? La A!” E allora sì, Allin pianse davvero.

Non senza controllo, non senza accorgersene come accadeva di solito.

"Lo ami ancora." Costatarono le due sorelle, abbracciandola.

"Lo amo più di prima." Ammise lei, con due lacrimoni ad offuscarle la vista quasi completamente. I ricordi, come lame taglienti la stavano lentamente consumando, dissanguando. Come poteva non amare Niall?

Lui, che era stato il solo a distruggere letteralmente il muro che aveva posto tra lei, la sua vita e tutte le altre persone che non ne facevano già parte.

Lui, che l'aveva ascoltata, compresa, sempre aiutata.

Lui, che sicuramente -a suo parere- la odiava più di chiunque altro al mondo.

Lui, che non avrebbe più voluto vederla.

E quindi sì, Allin amava ancora Niall, lo amava tanto che al solo pensarlo affianco a lei, nei momenti di abbandono e solitudine, in cui la Luna e le stelle erano le sole ad illuminare la sua vita, farfalle nel suo stomaco incominciavano a sbattere incessantemente e violentemente le loro ali. Quasi volessero uscire dalla loro abbia, quasi volessero diventare libere. Un po' quello che voleva diventare Allin, effettivamente.

"Senti, Lin. Facciamo una cosa. Andiamo in qualche computer center e vediamoci la prima puntata di X-Factor insieme!" Propose la più grande, prendendo dall'armadio della cugina qualcosa da farle indossare.

"Farebbe troppo male." Le rispose lei.

"Davvero non vuoi sentirlo cantare?"

"Allin, io so a cosa pensi. Non pensare al dopo, pensa al presente. Vuoi vederlo, vedilo! Se poi starai male, noi saremo qui, pronte a consolarti e ad infonderti ancora la speranza.” Bastarono le poche parole di Hannah, sature di bontà, a farle cambiare idea.

* * *

"Papà... Potrei uscire, solo per stasera, con Hannah e Leena? Vorremmo andare a farci un giro qui vicino, giusto per vedere Madrid.” Mormorò Allin, con timore.

La ragazza si era apprestata ad andare a chiedere al padre il permesso di andare con loro, sperando che, colpito dal suo modo di porsi lui avrebbe acconsentito. “Tanto vale vederlo.” Ripeteva a se stessa, seppur consapevole che, poi avrebbe sofferto di più, avendo ancor di più la certezza che a lui non mancasse affatto.

"Stasera tu devi esibirti. Quante volte ti ho ripetuto che ci sarà un pezzo grosso a cui non posso negare il piacere di vederti?" Gonzalo si voltò verso di lei, che non aveva osato neanche varcare la soglia della sua roulotte. L'espressione del suo viso avrebbe fatto venire la pelle d'oca persino agli scheletri.

"Ma papà, possibile che io debba sempre esibirmi? A Leena e ad Hannah permetti di saltare tantissimi spettacoli! E a me, a tua figlia, non permetti questo lusso neanche una volta!" Esclamò Allin sbuffando, guardando il dominatore di tigri negli occhi scuri. Solo dopo qualche secondo, quando la ruga tra le sopracciglia dell'uomo divenne sempre più evidente, si rese conto di aver ampiamente esagerato.

Il suo cuore, spaventato, prese a battere a più non posso. Il suo ritmo divenne sempre più celere. La bionda sembrò essere una gazzella, spaventata e pentita dall'essersi avvicina troppo al leone, che si passava la lingua sui denti, respirando pesantemente, tendendo i muscoli per poi iniziare a darle la caccia.

"Allin, mi stai urtando." Gonzalo sospirò ancora, posando sul suo viso un'invisibile maschera di tranquillità.

“Ti prego..." Biascicò la diciassettenne, guardandosi intorno, abbassando lo sguardo a terra.

"Allin, non cominciare.” Ricevette come risposta. E questa volta sì la voce dello zingaro risultò cupa e tenebrosa, quasi proveniente dall'oltretomba.

"Mi hai strappata dall'Irlanda, fatta odiare da un'intera famiglia senza motivo e non mi sono mai lamentata! Sei davvero il padre peggiore che potessi mai avere!" Così, con queste parole, dopo mesi e mesi di silenzio, Allin esplose letteralmente, urlando tanto da risultare udibile anche alle due cugine, che l'aspettavano a debita distanza.

"Basta Allin! Basta!" Come lei, anche Gonzalo raggiunse il suo limite, scattando dalla frustrazione, inveendole contro, facendo cascare un vaso di cristallo a terra, che si ruppe in mille pezzi.

Allin incrociò lo sguardo del padre. Stava arretrando fuori terrorizzata, quando lui la afferrò saldamente per i polsi, facendola entrare e poi aderire con la schiena alla carrozzeria della roulotte, bloccandole le mani sopra la testa.

"Io non sono tuo padre.” Sibilò infine.

Una frase e la vita di Allin si rivelò un'enorme bugia. Poche parole e le sue certezze crollarono tutte insieme, come un castello di carta crolla inevitabilmente al soffio di fiato troppo forte. Allin guardò il suo riflesso in un pezzo di cristallo caduto a terra. Non seppe riconoscervisi.


 

Spazio autrice

Buona sera! Prima di lasciarmi andare in un discorsetto dolcioso, beh, commentiamo questo capitolo. Allora, colpo di scena. Allin non è figlia di Gonzalo. Non solo, ha questo carrilon datole dalla madre. E cosa ci sarà dentro? Come potrà aprirlo? Questo capitolo mi piace. Mi piace da morire e non so quale sia il vero motivo. Inizialmente non mi convinceva, eppure rileggendolo due, tre volte ho cambiato idea. Amo la parte di Niall, e quella di Allin. No, sono sincera. Amo la parte in cui c'è in mezzo la Matematica e soprattutto viene svelato il perché del titolo, la scelta di dare il nome "A-N" anziché "N-A". Mi piacciono anche le tante similitudini, tipo quella della gazzella e del leone. Detto questo, vi anticipo che beh, nel prossimo capitolo buona parte sarà dedicata ad Allin, e Niall, invece, avrà uno spazio minore. Dopo il prossimo, pero', Niall tornerà ad essere molto presente, come ora. Bene. Concludo con la parte più dolce. Io non so come ringraziarvi, davvero. Questa storia sta raggiungendo livelli che, beh, non credevo possibile. Pensavo che la mia precedente storia fosse solo una meteora, che dopo quella non avrei più avuto così tante e belle lettrici come voi. Ed è bello sapere che mi sbagliavo, è bello sapere di essere tra gli autori preferiti di ben settanta persone e che questa storia piaccia già a centoquarantadue persone. Cioè, ci credete che mi sembra di sognare. Avete tutto il mio bene, perché nei momenti di tristezza mi basta rifugiarmi qui su Efp per stare bene, mi basta vedere il numero di persone che recensiscono, che apprezzano le mie storie per capire che non sono proprio un fallimento, non in tutto. Quindi beh, continuate così, continuate ad esser presenti, perché se anche io lo sono è merito vostro.
Ci becchiamo domenica!
Giorgia.
   
 
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