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Autore: Chimeres    17/03/2014    3 recensioni
Freud definì il sogno come la rappresentazione mascherata di un desiderio represso e questo storia parte proprio da qui, dalla voglia di un abbraccio che si materializza una notte e che lascia l’amaro in bocca il giorno dopo perché di notte è tutto più bello quando si ha qualcuno da sognare... ma è meno bello il risveglio quando il posto accanto al tuo è freddo e a riscaldarti non trovi due braccia calde ma solo il tuo piumone... e non è esattamente la stessa cosa.
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Capitolo 1. Tancredi
 
Lui la rivoluzione l’aveva negli occhi, bastava guardarli per due secondi per rimanere fulminati
 
Se ne stava seduto sul bordo della panchina e distrattamente guardava il cellulare mentre decisamente controvoglia stava aspettando la sua fidanzata. La sveglia era suonata presto quella mattina e adesso nascondeva gli occhi stanchi dietro un paio di occhiali scuri, un po’ fuori dal comune esattamente come lui. Erano un vecchio paio di occhiali da sole che suo padre usava da giovane e quando li aveva trovati in un vecchio scatolone in mansarda non aveva resistito e li aveva spolverati accuratamente deciso a dargli di nuovo la luce che meritavano. Suo padre in uno dei pochi momenti di complicità gli aveva confessato che con quel paio d’occhiali molti anni prima aveva conquistato quella che da li a qualche mese dopo sarebbe diventata sua moglie e quando li aveva rigirati in mano aveva pensato che ad Anita sarebbero piaciuti senz’altro, perché a lei piaceva tutto quello che era fuori dagli schemi e che non seguiva i cliché...
Quegli occhiali erano fuori dal comune esattamente come lui che aveva fatto del “controvento” il suo motto di vita, mai e poi mi si sarebbe uniformato alla massa, tutti i suoi amici portavano i capelli col gel, pantaloni larghi e magliette con scritte che invitavano alla rivoluzione ma lui no. Lui la rivoluzione l’aveva negli occhi, bastava guardarli per due secondi per rimanere fulminati e non riusciva ancora a spiegarsi come mai i suoi normalissimi occhi castani avessero quell’effetto tale da far abbassare lo sguardo anche alla persona più fiera di tutte. Controllò l’orologio e vide arrivare la sua fidanzata che si lamentava su quanto fossero scomodi i suoi tacchi e quanto quella mattina detestasse suo padre per non averla accompagnata vicino alla stazione degli autobus. Lei era bellissima, era la classica ragazza perfetta dai capelli biondi e gli occhi verdi, aveva un fisico slanciato e nessuna imperfezione e le era bastato battere le ciglia vigorosamente per farlo cadere ai suoi piedi ed era convinto che niente potesse rapirlo da lei, fino a quando un uragano si abbattè su di lui, quell’uragano aveva un nome femminile e rideva sempre, rideva quando forse avrebbe fatto bene a piangere, trovava un motivo per ridere anche dove non c’era e poi era bella, ma non bella fisicamente, era bella intellettualmente... poteva parlare con lei e finire al tappeto come fosse su un ring in un incontro di pugilato, era una cintura nera di sapere lei ... e poi amava leggere e spesso si erano ritrovati a condividere gli stessi libri.
Ultimamente quella ragazza navigava spesso tra i suoi pensieri, ma lui era fidanzato e convinto che mai e poi mai quella ragazza si sarebbe innamorata di lui. Guardò la sua fidanzata e quegli occhi verdi gli parvero improvvisamente insignificanti,si limitò a baciarla velocemente sulle labbra senza alcuna passione e, se fino a qualche mese prima si sarebbe sentito in colpa per questo cambiamento ormai non se ne faceva più un problema; la prese per mano e quando, saliti sull’autobus, lei si infilò le cuffiette nelle orecchiette, prese il cellulare andando istintivamente nella chat di quella che lui aveva definito “un piccolo angelo con la coda” e sorrise quando vide che si era disconnessa da poco, segno che un treno la stesse portando esattamente nel suo stesso posto: all’università.
Lui, finalmente, dopo giorni in cui aveva vinto la tentazione di scriverle, l’avrebbe rivista e questa volta non se la sarebbe lasciata scappare.
  
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