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Autore: Shikayuki    18/03/2014    6 recensioni
Dal Cap 1
Mi arresi e uscii allo scoperto, fronteggiando un paio di occhi verde smeraldo incastonati in un volto delicato dalla pelle pallida e le labbra sanguigne e piene.
Il suo sorriso si spense:-Oh mio dio, ma tu sei…-
-Vuoi diventare turnista della nostra band?- non le diedi il tempo di chiacchiere inutili, avevo deciso, e quando Synyster Gates decide nessuno puo’ discutere.
*I capitoli da 1 a 6 sono in revisione, ma non verranno apportate modifiche alla struttura della storia*
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Synyster Gates, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Is this a family? 'cause if yes, I'm finally home




*ROXY’S POV*
Mancava meno di una mezzora al nostro ingresso sul palco e la musica della band che ci faceva da apertura mi scuoteva, battendo frenetica come il mio cuore.
Avevo provato ad assistere al loro concerto da un angolino del palco, sia perché mi piacevano, sia perché cercavo di distrarmi, ma ero troppo in panico e dopo pochi minuti mi ero rintanata di nuovo nel backstage. Avevo afferrato Phobos, che nonostante i nuovi modelli mi portavo comunque dietro, e avevo iniziato a strimpellare a caso, ma la cosa non mi stava aiutando, quindi avevo provato a rifarmi il trucco, ma dopo aver visto la mia mano tremante non avevo osato neanche prendere la matita dalla trousse. A quel punto mi ero avvicinata al mini-buffet che avevo trovato nel mio camerino (me ne avevano assegnato uno separato dai ragazzi, ovviamente), con l’idea di spizzicare qualche cosa, ma lo stomaco totalmente bloccato me lo impedì e la sola vista del cibo mi fece salire la nausea.
Ero rimasta tranquilla fino ad allora e non capivo come mai stessi entrando in crisi proprio poco prima di salire sul palco: non ero stata così neanche il giorno dell’esame finale in conservatorio.
Sbuffai ravviandomi i capelli davanti allo specchio a tutta persona illuminato da una miriade di luci e mi diedi uno sguardo veloce. Alla fine avevo trovato un buon compromesso con la mia stylist e mi piaceva come ero vestita: provocante ma abbastanza sobria allo stesso tempo.
Sistemai la corta camicia a quadri rossi annodata sul davanti che mi lasciava l’ombelico scoperto e poi spolverai gli skinny neri da inesistenti granelli di polvere. Non soddisfatta passai in rassegna anche gli anfibi e la bandana che portavo legata ad un polso, mentre meditavo se legarmi i capelli o no.
Non ero mai stata così attenta al mio aspetto, ma quella sera ogni minima sfumatura era fondamentale.
La mattina avevamo avuto delle interviste e a quanto pare nessuno sapeva del fatto che Zacky si fosse preso una lunga vacanza e che era stato sostituito dalla sottoscritta. Rimasi stupita della cosa e giunsi alla conclusione che tutta la questione fosse stata sbrigata in gran segreto e che i servizi fatti la settimana precedente dovevano essere stati una specie di anteprima o qualcosa di comunque molto esclusivo, anche perché la loro uscita era prevista per il giorno seguente.
I giornalisti ovviamente mi avevano subito vista come un boccone prelibato per scrivere qualche scoop ed avevano tentato di farmi cedere in qualche modo, ma non so come ero stata impeccabile e avevo tenuto su una faccia da schiaffi che non avevo mai avuto in tutta la mia vita. Fecevo foto, sorrisi, rispondevo affabile senza dire ne troppo ne troppo poco e poi venivo salvata da Matt, che in qualità di frontman doveva sorbirsi la maggior parte del carico delle interviste. Quando dopo quattro lunghissime ore ci lasciarono finalmente liberi per il pranzo e poi per prepararci al concerto, potei vedere chiaramente le facce dei ragazzi rilassarsi e aprirsi in sorrisi sinceri, mentre si complimentavano con me per come avevo gestito tutta questa situazione decisamente nuova per me. Li ringraziai sorridendogli calma e in fondo era davvero quello che sentivo: una profonda sensazione di calma. In quel momento riuscivo solo a pensare che tutto sarebbe andato per il verso giusto, ma non avevo previsto la crisi di panico che mi stava venendo poco prima di salire sul palco.
La sensazione di malessere era iniziata non appena avevamo finito il soundcheck ed avevamo lasciato il palco per permettere di preparare la scena per la band di apertura.
E se non fossi stata abbastanza?
Sentivo la presenza di Zacky aleggiarmi addosso ed ero convinta di non essere degna di prendere il suo posto. Sarei stata sommersa di fischi sicuramente, era una cosa risaputa, ma fino ad allora non me ne ero curata minimamente, rinchiudendo la questione ‘sostituta momentanea’ in un angolino della mia testa.
Mi avevano accolto come una della famiglia ed io mi sentivo come se fossi sempre appartenuta a quella band, ma adesso mi stavo rendendo conto che non era così, che Zacky avrebbe potuto stufarsi in ogni singolo istante di fare il pensionato in anticipo e sarebbe potuto tornare, sbattendomi allegramente fuori da quel sogno per la sicura gioia dei fan e di tutta la band, ributtandomi nella mia vecchia vita, che un tempo mi sembrava spettacolare, ma che adesso aveva preso un’informe sfumatura di monotonia.
Certo, Brian mi aveva assicurato che non mi avrebbero abbandonata nel nulla, ma potevo fidarmi di una rock star? Di una persona che si guadagnava da vivere indossando una maschera? Non potevo saperlo e colta dall’ansia, in quel camerino con il mio nome scritto sulla porta, non potevo far altro che darmi della stupida per non aver riflettuto abbastanza affondo su tutte le conseguenze.
Brian… no, dovevo fidarmi di lui, in fondo era tutto merito suo se ero diventata quella ragazza forte che affrontava la vita sempre con il sorriso sulle labbra, certo, finché lui non si era intromesso nella mia routine, dando una scossa alle fondamenta solide che mi aveva aiutata a costruire.
La storia tra me e Brian era un enorme controversia, ma ripensandoci non potevo far altro che sorridere.
Chissà se lui…
Il mio flusso di pensieri fu interrotto da un lieve ticchettio sulla porta, che mi distrasse riportandomi alla realtà. Guardai la porta un po’ spaesata e sentii di nuovo quel lieve ticchettio, come un rullo di tamburi.
Curiosa mi alzai e tirando un profondo respiro mi alzai per andare a vedere cos’era quel rumore. Aprii la porta e mi ritrovai un Arin tutto sorridente, con le bacchette a mezz’aria. Che stupida, come avevo fatto a non ricollegare quel suono alle bacchette da batteria?
-Hey!- lo salutai sorridente, cercando di passare per disinvolta.
-Hey, non vieni a conoscere i Five finger?- disse lui, sorridendo ancora di più.
Erano già scesi dal palco? Sentii il mio sorriso incrinarsi.
-Certo, li ascolto da una vita, è ovvio che voglio conoscerli!- era vero, non ero riuscita ad incrociarli prima che salissero sul palco, così uscii dal camerino e suguii Arin per quel labirinto di corridoi, fino ad arrivare all’area buffet allestita subito dietro il palco.
Trovai i ragazzi intenti a parlare amabilmente con i Five finger, tutti muniti di bicchieri di birra e asciugamani per tamponare il sudore che li ricopriva. Anch’io sarei scesa madida di sudore dal palco, tra le luci forti e il movimento, ma cercai di non pensarci più di tanto.
-Hey ragazzi, guardate chi sono riuscito a tirare fuori dal camerino?- disse Arin raggiungendoli.
-Rox! Pensavamo ci fossi morta lì dentro, ma non volevamo disturbarti, sappiamo quanto ci mettono le donne a prepararsi!- disse ridendo Matt, venendomi incontro e dandomi una pacca leggerissima sulla spalla.
E così avevano mandato Arin appositamente a stanarmi… avevano capito tutto sul mio stato d’ansia, ma volevano essere delicati. Gliene fui grata, ma comunque non abbandonai la mia maschera.
-Matt, ti ricordi il discorsetto che facemmo il giorno in cui ci siamo conosciuti riguardo a uomini e donne?-
Il mio tono era stato abbastanza minaccioso ed ebbi la soddisfazione di vedere quel gigante tonto di Matt sbiancare.
Una risata ci interruppe.
-E così questa è la nuova chitarrista? Sarà anche una ragazza, ma vi tiene per le palle, diavolo!-
Mi voltai arrossendo violentemente, trovandomi uno dei miei cantanti preferiti in assoluto davanti in carne ed ossa.
‘Ti prego Roxy, tutto ma non la tua classica scenata da fangirl!’ mi urlai mentalmente, ancora memore della figuraccia fatta con Brian al nostro primo incontro.
-Piacere ragazza, io sono Ivan!- disse lui porgendomi la mano.
-Oh, io so chi sei!- dissi forse con un po’ troppo entusiasmo, stringendogli la mano, per poi arrossire di nuovo imbarazzata –Io comunque sono Roxy…- riuscii a balbettare alla fine.
-Beh, è un piacere Roxy! Lascia che ti presenti il resto della band!- aveva galantemente soprasseduto alla mia figuraccia –Zoltan, Jason, Chris e Jeremy!- li indicò uno per uno e io mi presentai ad ognuno stringendogli la mano e arrossendo ogni volta e soprattutto trattenendo un tremito mentre stringevo le mani di Jason e Jeremy.
Okay, ammetto che li seguivo sui social network e Jason e Jeremy mi facevano morire troppo con le cose che postavano, e ancora non mi sembrava vero di trovarmeli davanti in carne ed ossa.
Chiacchierammo una decina di minuti e finalmente mi sciolsi, ma poi sentii la manona di Matt scompigliarmi i capelli dall’alto dei suoi venti centimetri di altezza in più.
-Hey Rox, mi dispiace interromperti, ma tra dieci minuti andiamo in scena, devi andare a prepararti!-
Il panico mi aveva un attimo abbandonata, ma tornò prepotente ad impossessarsi di me a quelle parole.
-O-okay Matt- balbettai per poi congedarmi e fiondarmi dal lato del palco dove erano depositati tutti gli strumenti e i tecnici stavano pronti ad imbragarci nei vari microfoni.
Velocemente passai in rassegna il piccolo esercito di Roxy’s special che mi ero ritrovata, quasi una per canzone e qualcuna di riserva, i collegamenti della pedaliera e anche dei plettri di riserva in più da distribuirmi nelle tasche dei jeans, dato che avevo paura di perderne più del dovuto presa dal panico.
Mi feci mettere il microfono e lo provai, poi afferrai la chitarra che avrei dovuto utilizzare per l’apertura, anche se la prima canzone l’avrei suonata da dietro le quinte.
Ebbene si, avevamo deciso che avremmo suonato Sheperd of fire, la canzone che sarebbe stata di apertura per il tour, con me rintanata dietro le quinte e poi sarei uscita sulle note di Girl I know, che sarebbe stata la seconda canzone, palesandomi al pubblico, che nel frattempo avrebbe avuto tutto il tempo di interrogarsi sull’assenza di Zacky.
Mi affiancai a Brian, Johnny e Arin, che erano già pronti e aspettavano tranquillamente di entrare in scena, mentre Matt finiva di essere riempito di auricolari.
Li osservai stare mollemente appoggiati ad una colonna del palco e chiacchierare sereni, invidiandoli per la loro pacatezza. Beh, in fondo di sicuro non era il loro primo concerto. Tirai un sospiro e cercai di rilassarmi anch’io iniziando a pizzicare le corde della chitarra, ripassando l’intro di Sheperd.
Finalmente ci affiancò anche Matt, che iniziò a parlare con il suo vocione nasale.
-Bene ragazzi… e ragazze,- si affrettò ad aggiungere –oggi saliremo su quel palco e spaccheremo come sempre, gli Avenged Sevenfold sono sempre qui, nonostante tutto e grazie ai nuovi e nuovissimi acquisti…- occhiolino ad Arin e me –saranno qui ancora a lungo, quindi stasera saliamo su quel palco e facciamo vedere che gli Avenged Sevenfold sono tornati e spaccano i culi come e più di prima!- detto questo scoppiò in un urlo bestiale seguito da tutti e al quale d’istinto mi unii anch’io. Ci abbracciammo e io mi sentii finalmente meglio stretta da quei quattro imbecilli che avevo imparato a considerare la mia famiglia in quei due mesi.
I ragazzi si prepararono a salire, mentre dall’arena si sollevava un grido ritmico, che mi scosse nell’anima, caricandomi come non mai. Un tempo ero stata io stessa lì in mezzo a gridare così, con una canottiera strappata, i capelli scompigliati e il cuore pieno di gioia.
-SEVENFOLD…SEVENFOLD…SEVENFOLD…-
La paura era stata completamente sostituita dall’eccitazione.
Brian mi si affiancò un attimo, per la prima volta durante quegli ultimi due giorni, mentre le luci scesero di botto lasciandoci nell’oscurità, rischiarata lievemente soltanto dalle lucette che indicavano la strada per salire sul palco.
-Io credo in te e so che spaccherai tutto, non farti condizionare dal pensiero di Zack.-
Sussurrato questo si voltò e correndo lievemente salì sul palco, attaccando Sheperd of fire e dare il via alle danze.

*BRIAN’S POV*
Quando ero piccolo i miei mi avevano portato in uno zoo dove avevo visto una pantera chiusa in una gabbia. Quell’animale maestoso se ne stava dietro quelle sbarre, guardando il mondo con i suoi occhi gialli e disperati, camminando nervosamente avanti e indietro e ringhiando leggermente, con il sole che le faceva risplendere il mantello nero e uno stuolo di persone a fissarla curiose.
Non avevo fatto altro che associare Roxy a quell’immagine per tutto il giorno, mentre non visto, l’avevo osservata fronteggiare i giornalisti e aggirarsi per il backstage per poi rinchiudersi nel suo camerino.
La gente curiosa erano i giornalisti, che erano solo una seccatura secondaria, mentre i pensieri negativi che faceva erano le sue sbarre, ed erano quelli il vero problema e l’ostacolo da abbattere, ma quella sera ce l’avrebbe fatta, almeno in parte.
Ero già salito sul palco e suonavo Sheperd of fire, mentre sentivo benissimo la sua chitarra sostenermi alla perfezione. Arrischiai ad avvicinarmi all’ingresso del palco e la vidi, concentrata ma finalmente più rilassata suonare e muoversi quasi come se stesse sul palco anche lei, e onestamente non vedevo l’ora di vedercela sopra.
Il pubblico ci aveva accolto con un boato fragoroso dopo l’assenza di due anni e si stavano godendo la canzone, proprio come stavamo facendo noi. Eravamo tutti eccitati, come se fosse il nostro primo concerto e Matt stava dando tutto se stesso, anche se si sentiva che era fuori allenamento, ma non importava a nessuno.
L’importante era che eravamo di nuovo su un palco, davanti ad un pubblico a fare quello che amavamo fare di più nella vita: emozionare con la nostra musica.
Arrivò il momento dell’assolo e mi misi sulla pedana centrale, mentre un occhio di bue mi si puntava addosso e i ragazzi si facevano da parte per lasciarmi la scena. Certo, mi fece strano fare l’assolo completamente da solo, senza nessuno al mio fianco, ma dovevo resistere solo per quella canzone, poi avrei avuto Roxy.
Pensare a Zack era sempre una sofferenza, ma dovevo farci l’abitudine e attendere: forse sarebbe tornato, altrimenti me ne sarei dovuto fare una ragione.
La canzone si avviò al termine e Matt si mise sulla pedana centrale per chiacchierare con il pubblico.
-Allora Oshkosh, ci sei questa sera?- un boato gli rispose –NON HO SENTITO BENE!- ringhiò il cantante per far ruggire la folla ancora di più.
-Allora, come avrete notato, questa sera siamo tornati, ma non c’è Zacky con noi…-
Era arrivato il momento.
Lanciai un’occhiata veloce a Roxy, che potevo vedere solo in parte nella penombra del backstage e che quindi non riuscii a vedere bene in faccia. Avevo l’ansia io per lei, ad essere onesti.
-Comunque non preoccupatevi, il vostro chitarrista sta bene, ma non sarà con noi per un po’…-
Fu interrotto da un boato di voci shockate, che protestarono a gran voce chiedendo Zacky. Adesso ero seriamente in ansia per Roxy e non avrei voluto trovarmi nei suoi panni per nulla al mondo.
Guardai di sfuggita Matt e gli altri della band e potei leggere sui loro volti le mie stesse emozioni. Arin in particolare era sbiancato a quella reazione, in fondo lui ci era già passato, forse anche peggio di Roxy, dato che Jimmy fu un vero colpo per i fan… e non solo.
Scossi la testa e lanciai un’altra occhiata a Roxy, che si era spostata leggermente e che quindi adesso potevo vedere. Aveva cambiato chitarra ed aveva uno sguardo risoluto, anche se non me la dava molto a bere: sapevo che era terrorizzata da tutta quella situazione e dalla reazione che avrebbero avuto i fan nei suoi confronti.
Matt cercò di zittire la folla e ci riuscì grazie alla sua voce potente e al microfono prontamente alzato dai tecnici del suono.
-Dicevamo: Zacky non sarà con noi per un po’, ma in compenso abbiamo una sorpresa per voi, quindi fateci vedere quanto ci volete bene e quanto siete felici che siamo tornati da voi!- un boato più o meno convinto si levò dal pubblico e Matt cantò a cappella con la sua voce graffiante, dando l’attacco per Girl I Know.
-Let me tell you about a girl I know that comes alive when she take her six strings…- indicò con la mano verso Roxy e lei saltò fuori, in tutto il suo splendore, iniziando a suonare la canzone.
Le andai subito dietro e la folla iniziò di nuovo ad emozionarsi per la musica accantonando momentaneamente la questione Zacky.
Roxy fu impeccabile e al momento dell’assolo si mise di fianco a me, creando la magia. Dovevo dire che non eravamo male come coppia e il pubblico non poté far altro che tirare giù l’arena. Avranno pure voluto Zacky, ma ciò non toglie che accolsero abbastanza calorosamente Roxy.
Procedemmo a suonare per poi passare a Critical acclaim, dopo la quale Matt fece una pausa, sia per riposare poco la voce che per presentare ufficialmente Roxy.
-Ragazzi, vi presento Roxy, colei che sostituirà Zacky fino a data da destinarsi!-
Un boato poco convinto e qualche fischio si levarono mentre lei si portava sulla pedana centrale inchinandosi e suonando un assolo improvvisato per saluto, ma fece finta di niente finì il suo pezzo. Sorrise sincera a tutti e poi scese dalla pedana, tornando alla sua postazione prendendo un sorso di birra dalla bottiglia posizionata sul suo amplificatore. Il suo autocontrollo era ammirevole: io al suo posto avrei spaccato tutto. I fischi erano una mancanza di rispetto che non tolleravo.
-Zack purtroppo si è ritirato momentaneamente per motivi personali, ma non preoccupatevi niente di grave!-
Altri fischi si levarono dal pubblico, che sembrava sempre meno convinto della situazione ora che aveva avuto tempo di assimilare per bene le parole di Matt.
Mi avvicinai a Roxy con la scusa di controllare la pedaliera che avevo da quel lato e una volta che le fui vicino le sussurrai:-Non ascoltarli, sono solo una massa di idioti.-
-Tranquillo Syn, non mi scalfiscono neanche un po’.-
La sua voce era dura, ma capii la sua rabbia dal fatto che mi aveva chiamato per soprannome: non lo faceva mai.
-Ripeto: credo in te. Spaccali come solo tu sai fare, il prossimo assolo è tuo!-
Ebbi la soddisfazione di vedere i suoi occhi sgranarsi, ma solo per un attimo, perché poi ritornò risoluta e ferma.
-Gli faccio il culo, stai tranquillo!- un sorriso sghembo e strafottente le incurvò le labbra e mi rividi in lei. Anche io reagivo sempre così alle difficoltà: sembravo buttarmi giù, ma poi mi aggrappavo alle possibilità che avevo, pronto a combattere con tutto me stesso.
Le feci l’occhiolino e tornai al mio posto, mentre Matt finiva di imbonire la folla irrequieta. Non si capiva molto dal vociare, ma una cosa era sicura: non gli andava bene che Zack non c’era.
Arreso, Matt decise di dare il via alla canzone seguente, almeno si sarebbero acquietati tutti quanti, troppo distratti dalla musica.
-HE WHO MAKES A BEAST OF HIMSELF…-
-GETS RID OF THE PAIN OF BEING A MAN!- rispose il pubblico entusiasta.
Iniziammo a suonare e non potei fare a meno di notare la rigidità che aveva avvolto Roxy, decisamente prima era più rilassata. Comunque si mosse per il palco e si stampò un sorrisone sul volto, cercando di accattivarsi il pubblico.
Arrivò uno dei coretti e mi si affiancò, mettendosi sulle punte per arrivare al mio microfono.
-All alone…- cantammo insieme e mi sentii felice.
Me ne sbattevo dei fan mestruati, me ne sbattevo di Michelle che ancora non si era fatta sentire e me ne sbattevo della mia vita che stava andando a rotoli, ero su un fottutissimo palco e quella era l’unica cosa che contava. Gli Avenged Sevenfold erano ancora vivi nonostante i duri colpi che dovevano continuare ad affrontare e io mi trovavo lì sopra quella sera grazie a quella provvidenziale ragazza, che aveva deciso di lasciare il suo futuro sicuro per quell’avventura senza capo ne coda con una massa di squilibrati ed io gliene sarei stato grato a vita.
Arrivò il momento dell’assolo e mi feci da parte, tra lo stupore generale, lasciandole la scena e lei non se lo fece ripetere due volte. Saltò sulla pedana in un turbinio di capelli neri, mentre la luce faceva scintillare il piercing che portava al naso e risplendere la sua chitarra nera lucida. I suoi occhi invece rilucevano di luce propria, intrisi di determinazione e voglia di far vedere il proprio valore.
Le avevo lasciato uno degli assoli più amati e difficili, ma non ero in ansia, sapevo che ce l’avrebbe fatta tranquillamente e infatti fu così.
Le sue mani smaltate di nero correvano sulla tastiera della chitarra senza incertezze, mentre lei si muoveva a tempo di musica con gli occhi chiusi e la testa reclinata all’indietro. Quando fu il momento la affiancai e ci mettemmo schiena contro schiena, mentre la sostenevo suonando la parte ritmica. Poggiò la testa sulla mia spalla e lo stesso feci io. C’eravamo solo io e lei in quel preciso istante in tutto il mondo, o per lo meno per me potevano essere spariti tutti quanti, dal primo all’ultimo.
Ci staccammo a fine assolo e ognuno tornò a suonare la propria parte, mentre Matt riprendeva la scena con la sua voce potente.
Vidi Arin e Roxy scambiarsi uno sguardo d’intesa e sorridersi raggianti, mentre Johnny si precipitò a congratularsi con la ragazza. Il pubblico era decisamente andato e cantava con Matt, quasi sovrastandolo con il proprio fragore.
Portammo avanti il concerto e finalmente arrivammo alla fine senza quasi accorgercene.
Le note di Unholy confessions scivolarono man mano nel silenzio, mentre il pubblico iniziava ad urlare conscio della fine della serata.
Matt salì sulla pedana centrale e diede un ultimo penetrante urlo, che io accompagnai con la chitarra, seguito da Roxy e Johnny, mentre Arin sbatteva con forza la batteria, quasi volesse sfondarla.
Eccola, l’ultima nota e io mi tolsi la chitarra sollevandola al cielo, quasi come se poi volessi sbatterla a terra, mentre Johnny si tolse il basso, sbattendolo a terra, ma con delicatezza senza romperlo.
Era finita, ma Matt aveva ancora un’ultima cosa da dire.
-SIGNORI E SIGNORE… ROXY!-
Anche la ragazza si tolse la chitarra e la sollevò al cielo, ringraziando con un sorriso.
Un boato si levò dalla folla e questa volta non ci furono fischi per fortuna.
Scendemmo dal palco e lancia la chitarra ad uno dei Berry, che la prese al volo sbiancando, dato che aveva rischiato di prenderla in piena faccia, per poi riporla sospirando sollevato.
Mi voltai e appena vidi Roxy entrare sorridente le corsi incontro e l’abbracciai sollevandola, incurante della chitarra che le feci cadere di mano.
-Sei stata fenomenale! Sapevo che non mi avresti deluso!-
I ragazzi mi fissarono stupiti sapendo quanto odiassi le dimostrazioni d’affetto da quando Jimmy ci aveva lasciato, ma non me ne curai, troppo perso nel sorriso immenso di Roxy che sostituì la sua iniziale espressione sorpresa.
Magari il giorno dopo sui social network ne sarebbero girate di voci e cattiverie, ma a me non importava: Roxy era stata fantastica, non aveva deluso le mie aspettative e forse era la prima cosa veramente buona che facevo in tutta la mia vita, quindi fanculo tutti, al momento ero l’uomo più felice sulla faccia della terra. -Grazie Brian!- rispose lei per poi abbracciarmi a sua volta.
Finalmente tutti gli altri si ripresero dallo shock e si unirono all'abbraccio, rendendolo un enorme abbraccio di gruppo che però aveva il sapore di casa.
Finalmente, dopo mesi, avevo ritrovato un luogo dove sentirmi a mio agio ed essere felice: le braccia della mia vera famiglia.



*Schecter's corner*

Okay, in ritardo come al solito, anche se questa volta non di mesi!:'D
Comunque ecco qui il nuovo capitolo, scritto domenica mentre *rullo di tamburi* stavo male! Spero solo che adesso non inizierete a sperare che mi ammali per riuscire a scrivere qualcosa!XD
Scleri a parte, spero che il capitolo vi sia piaciuto e che sia come ve lo eravate aspettate, a me è uscito così e anche se lo avevo immaginato diverso, sono soddisfattissima di come si sia scritto!^^ Roxy ha molte insicurezze, anche se tenta di nasconderle... però non la da a bere ai nostri cari scemotti tatuati!;) Ho inserito anche un indizio (non vi dico sul passato o sul presente e neanche su chi), chissà se lo avete colto! *risata disagiata*
Inoltre, in questo spazio vorrei scusarmi immensamente con le persone che gentilmente mi hanno recensito per non avergli risposto, ma sono stata oberata di impegni ed io ho bisogno di tempo e tranquillità per elaborare risposte, ma vi prometto che in settimana rispondo a tutti!^^
Come sempre ringrazio le splendide persone che preferiscono, seguono, ricordano e recensiscono e anche quelle mute che seguono in silenzio!^^
Grazie <3

A presto,
Schecter

  
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