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Autore: NamelessLiberty6Guns_    19/03/2014    5 recensioni
Suzuki Ryo, 46 anni, sposato ma senza figli. Dirigeva un’azienda molto grande per la sua età, era soddisfatto dunque del suo lavoro e aveva ancora molti progetti da realizzare. Come tutti aveva avuto un passato che però aveva deciso di rinchiudere in un cassetto remoto della sua mente. Quel strano giorno il suo passato era ritornato, con una lettera che aveva trovato nella posta personale quel mattino.
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Ryo entrò correndo nell’atrio della scuola, trovando Kouyou seduto vicino ai vecchi termosifoni. Una folla di studenti era ivi affollata, aspettando la campanella per andare in classe. Si sedette accanto a lui, e si scambiarono un veloce saluto. Ryo attaccò subito a raccontare gli avvenimenti della sera precedente, di Yoshida e di quel ragazzino biondo. Kouyou lo seguiva interessato. Quando finì di raccontare, Kouyou rimase un attimo a pensare.

“Indubbiamente” disse, “ti sei attaccato addosso Yoshida per il resto dei tuoi giorni. Però sei stato molto galante, te lo concedo.”

Ryo rise di gusto. “Suvvia, Kou. Mi dispiace che non lo rivedrò mai più. Sai, aveva degli occhi bellissimi…” la campanella suonò in quel momento, sovrastando le ultime poche parole di Ryo. I due si alzarono e raggiunsero la loro classe, sedendosi poi ognuno nel proprio banco. La giornata iniziò con l’entrata in classe della professoressa di fisica, una delle materie che divenne fra le più odiate dai due. Ovviamente a ricreazione Yoshida rubò la merenda a Ryo.

Uscirono da scuola ridendo e scherzando. Dato che Kouyou aveva lezione di chitarra, salutò in fretta Ryo e salì in macchina della madre, la quale lo salutò dolcemente a sua volta e poi partì. Il ragazzo, rimasto solo, iniziò a camminare verso casa. Stava per raggiungerla quando vide, seduto sul marciapiede poco distante da lui, lo stesso ragazzo della sera precedente. Stessa felpa nera, stavolta aveva il cappuccio sulla testa, un ciuffo biondissimo usciva dispettoso da esso. Si stava accendendo una sigaretta, e dopo aver tirato una lunga boccata si girò nella sua direzione. I due si guardarono e per un breve, intensissimo attimo Ryo annegò in quegli occhi. Il ragazzino si alzò. Ryo istantaneamente si fermò. 

“Tu sei il ragazzo di ieri sera?” chiese il biondino.

“Ehm… Credo di sì…”

“Ti ringrazio per avermi provato a salvare, ma ti prego non lo fare mai più. Non voglio che la gente vada nei casini per cercare di salvarmi.” e detto questo prese un’altra boccata dalla sigaretta. 

“Ah… Bè… Scusami….” rispose Ryo non sapendo che altro dire.

Il ragazzino rimase un attimo a guardarlo. Ryo fece lo stesso. 

Poi l’altro aggiunse: “Spero che Yoshida non ti opportuni…”

“Spero lo stesso per te.”

Il ragazzino soffocò dunque una risata amara. “Non succederà… L’hai sentito, no? Sono la sua puttanella.” Rimase un attimo in silenzio, con uno sguardo incredibilmente triste. “Vabbè.” disse d’un tratto. “Ora sparirò dalla tua vita, tranquillo.” e scansando leggermente Ryo, se ne andò.

Ryo si girò guardandolo andare via, con mille domande in testa. Raggiunse casa sua ed entrò, trovando come sempre la nonna ad accoglierlo. Mentre mangiava il suo ramen si ritrovò a pensare che non voleva che quel ragazzino sparisse dalla sua vita. “Cercherò di salvarlo di nuovo”, si promise. 

 

 

Durante la pausa pranzo Ryo prese il telefono e compose il numero della moglie.

“Moshi moshi?”

“Ciao cara, sono Ryo.”

“Dimmi.”

“Stasera tornerò tardi, vado a trovare Kouyou in ospedale. Gli hanno trapiantato del midollo.”

“Va bene, non ti preoccupare. Buon lavoro, caro.”

“Grazie, a presto.” 

La chiamata si concluse lì. Ryo tornò a godersi il suo panino, ripensando al sogno della sera. 

La prima volta che si parlarono.

Ripensò che solo in quel momento lui si era iniziato ad innamorare di quel scriccioletto, e si ritrovò a sperare che Kouyou fosse sveglio quella sera per raccontargli dell’avvenuto. Avrebbe potuto dirlo anche a Yuu, ovvio, ma non era il suo migliore amico. Finito il panino ritornò ai suoi documenti. Ma una precisa frase gli rimbombava ancora nelle orecchie.

 

“Ora sparirò dalla tua vita, tranquillo.”

 

Arrivò in ospedale alle 18:30 esatte, entrò e chiese all’infermiera dove poteva trovare la stanza 133. La donna gentilmente gli indicò la strada, la ringraziò e camminò lungo i vari corridoi fino alla stanza che cercava. Yuu era fuori dalla stanza, i due si salutarono e si abbracciarono. 

“L’intervento è andato bene, ora dobbiamo solo aspettare e sperare che funzioni.” disse Yuu con un filo di tristezza negli occhi.

“Andrà bene, vedrai. E’ sveglio?” 

“Si è appena addormentato.” 

Ryo decise di non dire nulla a Yuu del sogno. Preferiva attendere che Kouyou si svegliasse. Entrarono comunque nella stanza e vegliarono in silenzio Kouyou fino all’ora di sospensione delle visite. I due scesero insieme le scale, e una volta nel parcheggio Yuu si prese una sigaretta, e ne porse una a Ryo. 

“Sono anni che non fumo…” rispose Ryo sorridendo gentile.

“Una non ti farà male.” rispose Yuu aspirando con piacere il fumo.

Ryo dunque prese la sigaretta e Yuu gliela accese: non ricordava più quel strano sapore che da giovane aveva amato. Prese dunque con piacere una seconda boccata. 

“Ah sai, mi ha chiamato Yutaka.” esordì d’un tratto Yuu.

“Ah sì?”

“Sì. Ha scoperto di lavorare insieme al fratello maggiore di Takanori.”

Ryo quasi soffocò con il fumo della sigaretta. “Cosa?”

“Mi hai sentito. Il problema è che non sa se provare a buttargli lì il discorso o no, ti ricordi vero, che Takanori era stato diseredato dai suoi…”

“Sì, ricordo.” interruppe Ryo. Odiava ricordare questo particolare. 

“Non ho saputo che suggerirgli. Potremmo essere ad un passo da ritrovarlo e non lo sappiamo.”

Ryo lasciò un lungo sospiro spegnendo la sigaretta ed estraendo le chiavi della macchina.

“Yuu, ti saluto. Sono stanchissimo.”

“Tranquillo Ryo, ti seguo a ruota.”

I due si abbracciarono salutandosi. 

Ryo salì in auto e partì. Lungo la strada pensò che non voleva proprio andare a dormire. Non voleva sognare di nuovo Takanori. Non voleva farlo. Non con la moglie accanto a sé. Arrivato a casa si concesse una bella doccia calda e si fiondò a letto. Il giorno seguente era sabato, si disse, avrebbe potuto andare a trovare Kouyou subito dopo il pranzo. Gli dedicò l’ultimo pensiero prima di addormentarsi.

 

Yuu si svegliò di soprassalto per colpa del suono insistente del telefono. Pregò in cuor suo che non fosse l’ospedale e andò a rispondere.

“Moshi moshi” disse mezzo addormentato.

“Ciao Yuu, sono Yutaka. Scusa l’ora imperdonabile, sono appena tornato da lavoro.” 

In effetti era l’una e mezza del mattino, ma Yuu era sempre felice di risentire Yutaka. 

“Ehi Yucchan! Dimmi.” 

“Innanzitutto volevo sapere di Kouyou…”

“Bene, l’operazione non ha subito intoppi. Ora dobbiamo solo aspettare e sperare…”

“Esattamente, speriamo bene. Ti chiamo principalmente per dirti che… Ho parlato con Takamasa.”

“Chi?”

“il fratello di Takanori.”

“Oh cazzo, l’hai fatto davvero??” non nascose l’incredulità.

“Sì. E’ stato parecchio imbarazzante. Mi sono presentato anche se sa benissimo chi sono. Insomma sono praticamente il suo capo.” e fece una piccola risata. 

Yuu rimase in ascolto.

“E… Bè, gli ho detto che ero amico di suo fratello. Insomma sono quasi identici, non potevo non capire che era lui. Lui ha fatto una faccia incredibile, e gli ho chiesto se sa niente di lui. E… Bè…”

“Bè?” chiese Yuu impaziente. 

“Non sa niente.”

“Immaginavo…” sbuffò l’altro rassegnato.

“Mi ha detto che l’ultima volta che l’ha visto è stato tre anni fa dalle parti di Kanagawa. Lui era andato a trovare i genitori e l’aveva visto in stazione, sulla banchina dove di solito passa il treno per Niigata.”

“Quindi potrebbe abitare lì.” 

“L’ho pensato anch’io, ma non sono così ottimista.”

“Fai bene ad esserlo, stiamo comunque parlando di tre anni fa… Bè, grazie Yucchan.”

“Figurati. Mi ha assicurato che se sa qualcosa mi tiene informato, ma ovviamente non mi garantisce nulla.”

“Sì, immagino. Bene, buonanotte Yucchan, Saluta moglie e figlia.”

“Senz’altro. ‘Notte Yuu.”

La chiamata dunque terminò. Yuu tornò a coricarsi sul divano, immerso nei suoi pensieri. La ricerca di Ryo e Takanori durava ormai da quasi quindici anni, e se uno era riuscito a trovarlo grazie alla sorella, l’altro mancava ancora all’appello. Dedicò dunque l’ultimo pensiero al suo migliore amico, ancora disperso da qualche parte in Giappone, forse ancora senza una meta, forse ancora completamente da solo. 

 

Ryo uscì dall’ufficio a mezzogiorno e mezzo discutendo tranquillamente con uno dei colleghi riguardo ad un vecchio affare che entrambi desideravano migliorare, in fretta si salutarono e lui montò in macchina. L’accese con l’infinita voglia di parlare con Kouyou. Ripensò con una nota di dolcezza a tutte le volte che in gioventù loro due si erano confidati, maledicendosi poi mille volte per quello che aveva combinato 26 anni prima. Raggiunse l’ospedale, era quasi l’una del pomeriggio e fra poco l’orario consentito alle visite sarebbe iniziato. Scese senza fretta dall’auto e entrò nell’ospedale. Salutò l’infermiera e le chiese se gli era concesso visitare Kouyou. Ottenuto il consenso raggiunse la sua stanza, lo trovò sveglio a guardare fuori dalla finestra. Entrò nella stanza e Kouyou s’illuminò.

“Ryo!” disse felice.

“Buongiorno.” disse prendendo una sedia e accomodandosi accanto a lui, non senza il solito enorme sorriso stampato in viso. Decise di non guardare il catetere infilato nel collo di Kouyou.

Si raccontarono della giornata e Kouyou chiarì meglio la procedura dell’intervento, prima che un momento di silenzio calò fra di loro.

“Kou, devo raccontarti una cosa.”

“Dimmi.”

“Due sere fa ho sognato Takanori.”

“Di nuovo?”

“Sì. Ricordi che quel giorno ti raccontai di quando l’avevo incontrato per la prima volta e poi lo stesso giorno l’ho trovato a pochi passi da casa mia?”

“Sì.”

“Ho sognato quel momento.”

Kouyou rimase un attimo a riflettere. Poi parlò. “E’ come se il tuo inconscio volesse mostrarti quello che hai vissuto insieme a lui…”

“Il bello è che stanotte non ho sognato nulla, assolutamente nulla. Il buio totale.”

“Non lo so Ryo, non mi chiamo Freud!”

Risero candidamente. In quel momento però entrò anche Yuu.

“Oh salve, ciao Ryo! Pardon, ma devo salutare la mia metà.” e detto questo poggiò un casto bacio sulle labbra di Kouyou. Poi si sedette a fianco a Ryo. 

“Che si dice?”

“Nulla, Ryo mi ha informato che due sere ha sognato di nuovo Takanori e quello che hanno passato.”

Yuu s’illuminò di colpo: “Cavoli, devo raccontarvi una cosa!” I due si fecero attenti. Yuu dunque continuò: “Ieri notte mi ha chiamato Yutaka.”

“Davvero?” chiese Kouyou, che era già al corrente di quello che Yuu aveva comunicato a Ryo la sera prima.

“Sì. Mi ha detto che ha parlato con il fratello di Taka.” Entrambi fecero una faccia sorpresa, mentre Yuu continuava a raccontare. “Mi ha detto che lui non sa nulla. L’ultima volta che l’ha visto è stato in stazione a Kanagawa, tre anni fa.” 

Ryo e Kouyou rimasero senza parole. L’unica cosa che era certa era che Takanori era ancora da qualche parte là fuori. E volendo lo si poteva ancora ritrovare.

Ryo si congedò verso le 14:30, aveva promesso alla moglie un pomeriggio di shopping e una bella cenetta. Accomiatatosi, montò in macchina e partì verso casa. 

 

Rimasto solo quella notte, Kouyou si ritrovò a pensare a se stesso. Era in quel letto perché il ritorno di Ryo gli aveva ridato la forza di ricominciare a combattere contro la sua malattia. Si chiese: se quel midollo che aveva appena ricevuto non avesse attuato la sua funzione rigeneratrice, che avrebbe fatto? Lasciò un lento sospiro giurando a se stesso che avrebbe ancora aspettato, un altro donatore, un altro midollo. Per l’amore che provava per Yuu, per l’affetto immenso che ancora provava per Ryo, Yutaka e Takanori, il fratello minore che non aveva mai avuto. Ripensò a come quel ragazzino era diventato talmente indispensabile da aver lasciato un marchio profondo nella vita di tutti quelli che l’avevano conosciuto. Ammise subito a se stesso che quello scricciolo si era talmente fatto amare che dopo tutti quegli anni portava ancora qualcosa di lui dentro di sé. Sospirò e chiudendo gli occhi dedicò il suo ultimo pensiero al suo amato Yuu. Senza di lui chissà dove sarebbe stato. 















Eccomi qui! ^^
Non so perché ma più lo leggo più mi convinco che questo capitolo sia cortissimo... Owo
Vi ringrazio di nuovo per le vostre recensioni, sono bellissime e fa bene rileggerle nei momenti di scarsa ispirazione! ^^
E non vi preoccupate, vi assicuro che finora non ho ancora avuto blocchi o nulla ispirazione. Qui su EFP siamo appena al capitolo tre, ma in realtà oggi inizierò a scrivere il capitolo 11, quindi non dovete aver paura che vi abbandoni con troppe cose in sospeso ^^
Detto questo vi ricordo di segnalarmi eventuali errori o migliorie che vorreste vedere nel prossimo capitolo, siano di sintassi o anche di font e impaginazione. 
Un bacione a tutte quante! 
Yukiko H.

 
  
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