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Autore: Unforgiven_Ice_Girl    19/03/2014    1 recensioni
La vita di Lena, raccontata in prima persona. Una ragazza che vuole diventare donna in fretta e nasconde dietro una maschera le sue paure, insicurezze, i suoi pensieri. Una persona che cerca di distinguersi per raggiungere un traguardo personale, provando ad affrontare le sue debolezze, spesso anche invano.
Genere: Generale, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sono seduta in questo pub da dieci minuti e già mi sto annoiando. Dan e i suoi colleghi anzianotti che parlano di lavoro e addirittura ho sentito nominare anche la borsa. In realtà non sono poi così anziani, ma neanche giovanissimi. Le loro ragazze, compagne e mogli fanno comunella e mi hanno messa da parte già da un bel po’. Ok, sarò sincera. Sono io che me ne sto in disparte perché odio i loro discorsi, i loro pomeriggi al centro benessere e i sabati dall’estetista. Io non faccio tutto questo, non mi interessa proprio.
“Lena, tu che ne pensi?” mi chiede una di loro.
“Ehm… scusami, ero sovrappensiero. Di che parlavamo?” rispondo cercando di sembrare più educata possibile.
“Di questo aumento assurdo. Non è possibile che la tinta costi il triplo dei colpi di sole! Dovrebbe cambiare poco, no?”
“Oh.. sì, in effetti. E che differenza ci dovrebbe essere tra le due cose?”
“Appunto!”
“Faccio bene a non tingere i capelli allora! Non li ho mai tinti! In realtà dalla parrucchiera ci andrò massimo due volte all’anno.” Rispondo fingendo interesse.
Mi guardano sconcertate e quella di prima, di cui non ricordo il nome, ricomincia a parlare.
“Cosa? Sei così carina e giovane, dovresti prenderti più cura di te, tesoro! E poi… un taglio un po’ più moderno e anche un po’ di colore ai tuoi capelli non starebbe mica male!”
Che cos’hanno che non va i miei capelli? Lo stesso taglio da tanti anni, sì, ma è  un taglio classico che non stona mai. E poi ho la riga in mezzo, per dare l’impressione di essere una ragazza equilibrata. E i miei capelli hanno un colore naturale, al contrario dei capelli di queste befane che ho davanti.
“Sai, forse hai ragione. Credo che a breve andrò a cambiare look!” mento.
“Visti i tuoi capelli, ti consiglierei dei colpi di sole rossicci.”
“Oh, sì!” continua quella accanto. “E magari un taglio un po’ più scalato. Con un viso allungato come il tuo sarebbe perfetto.”
“Sì.” Insiste l’altra. “Però quando ride il viso le diventa un po’ più… cicciottello! Senza offesa, non sei per niente grassa.”
Vaffanculo, lo so che lo stai pensando. Detto da una a cui si vedono le ossa dovrebbe essere un’offesa o un complimento?
“Ragazze, ma avete letto il giornale?” prende la parola uno dei colleghi di Dan, quello più vecchio. “Parlano di un’azienda dove le dirigenti sono quasi tutte donne. E dicono anche che vada alla grande! Sarà un’azienda poco seria, tipo quelle di cosmetici.” E tutti gli uomini gli ridono dietro. Tra le donne, invece, alcune accennano un sorrisetto, altre lo fulminano con lo sguardo. E poi ci sono io, e non me ne frega niente di ciò che pensa questo stupido, perché le sue parole non hanno senso. Vorrei tanto andarmene da qui, non ne posso più. Non sopporto questi snob.
Non riesco a seguire ciò che dicono, ma si apre un dibattito sulle capacità delle donne. Le ragazze se la prendono con il rispettivo fidanzato. L’unica eccezione sono io, che sorrido a Dan e poi abbasso lo sguardo.
Ultimamente Dan ci prende gusto ad invitarmi a questi aperitivi post-lavoro con i suoi colleghi. Io non li sopporto, ma ogni volta riesce a convincermi dicendomi che tanto non ho altro da fare o che potrebbero essermi utili per socializzare o offrirmi nuove opportunità.
“Lena, dove hai comprato questa camicetta?” chiede la mia vicina, sfiorandomi una manica.
Dove l’ho comprata? Credo alle bancarelle.
“Ehm.. fammi pensare. Era un negozio della City, ma il nome mi sfugge proprio.” Mento ancora.
“Dallo stile…” prende la parola una che non aveva ancora parlato. “potrebbe essere Hugo Boss. O Reiss.” Dice studiando la mia camicetta celeste.
“No, nessuno dei due. Non ricordo proprio. Anzi, dovrei tornarci uno di questi giorni alla City, devo fare un po’ di shopping!” Sicuro, io lo odio lo shopping.
“Ma dai! Ci possiamo andare insieme!” mi dice la rossa seduta accanto a me.
“Io dovrei andarci con una mia amica, ma ancora non so quando ci vado. Potrei comunque farti sapere.” Non ho intenzione di andare con te a fare shopping nella City. Sai che palle. E poi mi faresti spendere un mucchio di soldi.
L’aperitivo va avanti e finalmente è giunta l’ora di salutarsi. L’ho aspettato per così tanto tempo questo momento!
Ci salutiamo e io e Dan passeggiamo un po’ mano nella mano. Entriamo in un vicoletto buio. I miei tacchi fanno un po’ di rumore, sembra assordante visto il silenzio che c’è intorno.
“Dai, non è andata poi così male.” Attacca Dan. Per lui va sempre tutto benissimo, se piace a lui.
“No, infatti. Poteva andar peggio.” Controbatto poco convinta, osservando le punte delle mie scarpe mezze bagnate per colpa delle pozzanghere.
“Hai fatto amicizia con le ragazze, potremmo uscire più spesso in gruppo.”
“In realtà i loro più grandi interessi sono i capelli, lo shopping, la manicure. Io odio tutto questo, ma ho dovuto assecondarle. Cosa le dovevo dire? Che mi piacciono le soap opera, che leggo fumetti, che non mi piacciono i vestiti firmati?”
“Avete gusti diversi, ma non vuol dire che non potete andare d’accordo.”
“Già, abbiamo gusti diversi. Infatti loro hanno dei partner maschilisti e stupidi, che pensano solo a lavorare e a criticare quelle oche delle loro donne. Io invece preferisco i ragazzi dolci che apprezzano la propria ragazza!”
Ci guardiamo negli occhi e ci sorridiamo, poi ci diamo un bacio a stampo. Sono contenta di non essere snob come quelle e di avere un bravo ragazzo al mio fianco.
Siamo arrivati davanti al suo stabile.
“Vuoi salire un po’ o hai fretta di tornare a casa?” chiede senza lasciarmi la mano.
“Salgo. Voglio riposarmi un po’ prima di ripartire.”
Entriamo nel suo appartamento. E’ davvero cambiato dall’ultima volta che l’ho visto. Ora è ordinato, ben arredato. Dan si è trasferito a tutti gli effetti qui. Ora è un uomo indipendente.
“I tuoi genitori che dicono del trasferimento?” chiedo sedendomi sul divano.
“Sono soddisfatti. Mamma chiama tutti i giorni, non ci crede che ora riesco a gestire tutto da solo. Prima non avevo mai cucinato né riordinato la mia stanza, e ora vivo da solo! E’ grandioso!”
Sembra davvero contento del suo nuovo stile di vita. Gli sorrido, perché anch’io sono contenta per lui. E’ così giovane e sta raggiungendo i suoi obiettivi. Io invece mi guardo allo specchio e penso di essere una ragazzina sfigata, che è un po’ demotivante.
“Sai, Lena… mi dispiace che non ci vediamo più così tanto ultimamente. Il lavoro mi tiene impegnato. Questi aperitivi per me sono anche un’opportunità in più per vederti. Sarebbe bello incontrarti sempre dopo il lavoro, ma non siamo vicinissimi.”
“Lo so…” rispondo delusa. Il lavoro fa schifo. Lo penserò sempre.
“Potresti fermarti qui qualche sera, come facciamo nel week-end. Sai…” si siede accanto a me. “…a me farebbe…” mi bacia. “…molto…” mi bacia ancora. “…piacere…” lo fa ancora, e stavolta con la lingua.
“Bhè, sì. Si può fare. Intendo, posso fermarmi a dormire da te qualche volta. L’altra cosa non si può fare ora perché ho il ciclo!” rispondo imbarazzata.
“Peccato!” sorride mentre mi bacia.
Inizialmente sono un po’ fredda, poi prendo le distanze, ma gli sorrido per non destare sospetti.
“Dan, ascolta.. visto che ho il ciclo, potremmo approfittarne un po’ per parlare, che ne dici?”
“Sì, certo.” Risponde Dan, anche se non sembra troppo convinto.
Bene. C’è qualcosa di cui gli vorrei parlare, ma non sono per niente brava ad organizzare i discorsi. Oppure capita che li organizzo e poi non riesco a farmi venire le parole esatte e non si sa che cavolo faccio capire agli altri, è sempre così.
Ovviamente io voglio sapere qualcosa sulla foto con Sophie che ho visto quando ero nel Surrey. Pensavo di girarci un po’ intorno, chiedergli cosa ha fatto di interessante mentre ero via, dov’è andato, con chi è uscito, poi eventualmente gli chiederei se con Sophie c’è stata solo una foto e niente più. Per gradi, andiamo per gradi.
Apro la bocca per dire qualcosa e la richiudo immediatamente. Vorrei iniziare con le parole giuste, ma di certo non verranno mai a una come me. Li invidio quegli uomini d’affari o i professori che fanno delle conferenze e parlano tutto il tempo senza intrecciarsi mai, e mai una volta che non gli vengano le parole.
“Ok, Dan. Ho visto una tua foto con Sophie.” Diretta. Almeno non mi può dire nessuno che non vado dritta al punto.
Sembra imbarazzato, stavolta pare essere lui quello che non trova le parole. Ma tanto già lo so che troverà una scusa plausibilissima e mi zittirà. Succede sempre così.
“Una sera sono uscito con i miei ex compagni dell’università, c’era anche lei.” Si limita a rispondere.
“Sapevo già della rimpatriata, ma io volevo sapere… se c’è stato qualcosa tra di voi.”
“Abbiamo passato una serata in compagnia con tutti gli altri, tutto qui. Ora ho una ragazza, non mi metto a fare lo stupido con le altre.” E’ calmo mentre parla, proprio come chi non ha niente da nascondere.
Improvvisamente sento il senso di colpa salire. Ho dubitato di lui, che è un bravissimo ragazzo.  Ho mandato messaggi ambigui a uno che è talmente lontano che per vederlo dovrei prendere l’aereo. A volte credo di impegnarmi per fare certe cazzate. Tipo ora.
“Però mi brucia che quella era la tua tromba mica!”
“Ma non ci eravamo ancora rivisti quando stavo con lei!”
“Quando stavi? Semmai quando ci trombavi!”
“Lena, che ti prende? Che razza di discorsi stai facendo?”
“Io? Perché non pensi ai discorsi che fanno i tuoi stupidi colleghi? Lavoro, soldi, donne zerbino, di nuovo soldi, lavoro, successi nella vita… e tu stai diventando come loro!”
Si alza dal divano e capisco di aver esagerato. Ho quasi l’impressione che stia per picchiarmi e istintivamente alzo le braccia per proteggermi. Lui neanche mi vede, perché si gira dall’altra parte e inizia a camminare e sbraitare per la stanza. Almeno posso tirare un sospiro di sollievo perché non ha alzato le mani.
Parla, parla, e confesso che ho smesso di seguirlo già da un po’, e non mi sento per niente in colpa. Quando si lamenta è così insopportabile!
Il litigio si placa grazie al mio silenzio. Non rispondo, non controbatto, subisco e basta. Anche se per me non si tratta di subire. E’ che io non voglio fare un dibattito con lui, né far valere le mie ragioni. Non ho intenzione di discutere con lui. E per la prima volta dopo un litigio non mi viene neanche da piangere.
 
Rientro a casa, mi chiudo la porta alle spalle e mi butto sul divano. I miei devono ancora tornare a casa perché avevano una cena di lavoro e quindi sono sola. E fa schifo, perché significa che ho tempo per pensare e ripensare al litigio con Dan, al mio “Ora devo andare”, alla sua indifferenza dopo la mia affermazione, alle cose che non vanno con lui. Eppure a tutti sembra un essere così perfetto.
Sento un rumore provenire dalla camera di Chris, probabilmente è caduto qualcosa. Faccio un balzo sul divano perché improvvisamente sono nel panico. Ci dev’essere qualcuno di là, ma come ha fatto a entrare? Dio, ho una paura assurda di questi ladri! Poi in questo periodo dicono che ce ne siano parecchi da queste parti, e la cosa mi fa ancora più paura. Io non voglio morire così giovane!
Mi cade l’occhio sull’orologio. Cavolo, perché non ci ho pensato prima? Ovviamente è Chris! La mente mi fa brutti scherzi, sarà che il litigio con Dan in realtà mi ha scosso parecchio, anche se a vedermi non sembrerebbe.
Mentre sono sovrappensiero, apro la porta della camera di Chris.
“Hey, Chris, sono a casa. Per caso sai quando tornando mam…” alzo lo sguardo e spalanco gli occhi.
“Ma tu non stavi da Dan?!?!?!” chiede impacciato tirando fuori solo la testa da sotto le coperte.
“Sono tornata prima, ma… se l’avessi saputo non sarei tornata.” E chiudo, sbattendola, la porta della sua camera.
Chris, il mio fratellino Chris, che ha portato una delle sue amichette in casa e precisamente sul suo letto!
Mi stendo sul mio letto, chiudendomi a chiave dentro la mia stanza. Com’è possibile? Io così bigotta e lui così intraprendente?
Sento dei passi, sicuramente la tizia si sarà rivestita e se ne starà andando.
Sento bussare alla mia porta. “Lena. Apri, per favore.” È Chris. Dal tono della sua voce, direi che è deluso e imbarazzato.
Senza troppa voglia, vado ad aprire e lui mi fissa con sguardo da cucciolo. Era una vita che non mi guardava così. Probabilmente da quando è nato.
“Non dirai niente a mamma e papà, vero?”
Lui mi avrebbe già minacciata, rimproverata nonostante fossi più grande, insultata addirittura.
“No, Chris, non lo farò.” Ma io non sono lui. Io sono io, e lo sanno tutti come sono fatta.
“Ok. Grazie.” E fa per andarsene.
“Chris.” Lo chiamo seriamente.
Si volta con occhi speranzosi.
Ci sarebbero tante cose che vorrei chiedergli, tanti consigli che vorrei dargli, ma ora non mi viene in mente niente. Neanche un piccolo rimprovero, una spiegazione, un insulto gratuito.
“Non dire niente, ti prego.” Risponde come se mi avesse letto nel pensiero. “Già ho fatto una figuraccia perché l’avevo rassicurata che non ci sarebbe stato nessuno. Poi… non sapevo neanche che fare. La vedevo, non era soddisfatta. La prima volta fa schifo.”
Quasi mi viene da piangere per tanti motivi. Chris che si confida con me, l’ultima volta che l’ha fatto avrà avuto 4 anni. Ma anche il fatto che non abbia avuto una prima volta così bella, anzi, la sua è stata un disastro. Probabilmente quella era una ragazzina che aveva come scopo nella vita perdere la verginità il prima possibile.
Non sapendo che dire per consolarlo o rassicurarlo, lo stringo a me e lo abbraccio. Mi mancava essere la sua sorellona, insegnargli qualcosa come facevo un tempo. Mi faceva sentire importante.
“A volte invidio te e Dan. Siete così innamorati. Lei invece probabilmente non mi rivolgerà più parola.”
“Chris, ricordi cosa ci disse la mamma quando ci parlò del sesso? Ci disse: Mi raccomando, la prima volta fatelo con una persona speciale, non tanto per farlo. Fatelo con qualcuno di cui vi fidate, perché poi non si torna indietro.”
Vorrei tanto dirgli così, ma non posso perché ormai la sua prima volta è andata sprecata con una che non sa neanche cosa farsene di una persona speciale come Chris. A volte oltre ad essere speciale è anche stronzo, e tanto. Ma in fin dei conti non è poi così male il mio fratellino.
“Hey… sai, anche io e Dan abbiamo un po’ di problemi. In realtà non siamo così innamorati come pensi tu. Le relazioni a volte sono complicate, è per questo che la gente preferisce divertirsi a fare sesso piuttosto che impegnarsi con qualcuno. Quando fai l’amore con una ragazza, dev’essere una conseguenza di qualcosa. Tipo di una bella relazione, di tanta complicità, di una certa affinità. Il sesso di per sé è qualcosa che ti lascia un vuoto dentro. Quando stai lì pensi che sia bello, poi però ci ripensi e ti rendi conto che ti manca qualcosa.”
“Quindi è questo che provi quando sei con Dan?”
“Credo di sì. Adesso non venirmi a dire che Dan è il massimo, che è il ragazzo perfetto, che sono fortunata ad averlo o non so cosa. Lo so che è perfetto, ma forse non è proprio la mia anima gemella. Stavo meglio con lui quando eravamo solo amici.”
E’ la prima volta che sento uscire dalla mia bocca certe parole. Mi sento libera, ma anche un po’ in colpa nei suoi confronti. Ma come posso sentirmi in colpa per un sentimento? Non sono io a decidere chi amare o come amarlo.
“Ma allora… tu e Dan vi lasciate?”
“Non so… credo di non avere il coraggio. Prima abbiamo litigato e invece di controbattere lo lasciavo parlare. Alla fine invece di dirgli come mi faceva sentire, me ne sono andata.”
“Ascolta. Io e Dan siamo amici, no? Quindi provo ad indagare e a estorcere qualche informazione su ciò che prova per te.”
“Non penso proprio mio caro Christopher! Tu combini sempre dei grandissimi casini, ti conosco!”
“Guarda che stavolta non ho un secondo fine! Parto con la mia esperienza, poi si sfogherà anche lui e verrà fuori la verità!”
“Se proprio hai intenzione di farlo… fai attenzione se nel discorso compare una certa Sophie! E’ la sua ex trombamica.”
“Dan aveva una trombamica? Che cazzo di mito!!!!” urla soddisfatto.
Noto con piacere che già si è ripreso.
“Ah…” continua. “In cambio però…” e ti pareva! “Tu parlerai con Claire!”
“Ma se neanche la conosco! E poi io sono asociale, non parlo con nessuno.”
“La conosci, vi siete viste quando hai fatto finta di andare a sostenere l’esame e invece eri a spasso con Dan.”
“La mia prima volta è stata quel giorno…” sussurro. Magari lo distraggo.
“E brava sorella! Niente esame, bisogna scopare! Ma… l’hai fatto con Dan la prima volta? A 22 anni? Potevi aspettare un altro po’!”
“Ne avevo ancora 21, e comunque tu dovevi aspettare ancora invece di concederti a una sciacquetta! Me la ricordo, sai. Portava una minigonna a giro-passera!”
“Almeno non veste come una suora, come fai tu!”
“Sei uno stronzetto, fottiti! E non ti aiuterò neanche morta!”
“Allora lo dirò a mamma e papà che hai saltato un esame per scopare con Dan!”
“Non è andata proprio così, e allora io confesserò tutto a mamma e papà!”
“Ok, allora appena tornano glielo diciamo. Secondo me si incazzano di più con te. Notte.” Si volta e si dirige verso la sua camera.
Stronzo.
“Aspetta, stronzetto. Ok, affare fatto. Tu parli con Dan, io con Claire, e nessuno parla con mamma e papà.”
“Affare fatto, sorellona.”
“Ah… almeno l’hai usato il preservativo?”
“Ovvio. Ci tengo a precisare che tra i due, il fratello intelligente sono io.”
“Vaffanculo!”
“Vacci tu. Notte.”
“Notte, stronzo.”
Sbattiamo entrambi le porte.
Ma in che cazzo d’inciucio mi sono messa? Comincio davvero a pensare che il fratello intelligente sia per forza lui.

 
  
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