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Autore: Rubus idaeus    19/03/2014    5 recensioni
"Salve. Mi chiamo Oscar François de Jarjayes. Pronti per lo shock? Sono una donna. Ebbene sì, sono una donna, malgrado il mio nome sembri smentirlo. No, non sono lesbica. Mio nonno, nel testamento, ha lasciato scritto di desiderare con tutto il cuore che, se fosse morto prima di veder nascere un nipotino, i miei genitori dessero alla creatura il suo nome, alias, Oscar François. Dato che a mia madre, per una serie di complicazioni dovute al parto e diverse operazioni subite in seguito, è stato detto che non avrebbe più potuto avere figli, i miei hanno deciso di chiamare me con il nome del nonno."
Ho trovato questo testo nei meandri del computer e rileggendolo mi ha fatto sorridere, così mi è venuta la stramba idea di pubblicarlo. Chi sarebbero i protagonisti dell'anime nel mondo di oggi? Quali intrighi e segreti si celano tra i lussuosi corridoi dell'albergo? Passioni, imbrogli, rivalità, odi, amori, amicizie, sorprese...
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: André Grandier, Axel von Fersen, Marie Antoinette, Oscar François de Jarjayes, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Rimango attonita e irrigidita a fissare confusa André e lui ricambia lo sguardo con altrettanta preoccupazione.
Saint-Just mi ha preceduto. Quel maledetto assassino, pendaglio da forca, lurido bastardo mi ha preceduto. Dov'è ora?
Vieni fuori, Saint-Just, vieni fuori!
Vorrei urlare. Devo trovarlo prima che mandi a monte tutto. Ci sono troppe cose in ballo non posso permettermi neppure il minimo sgarro. Al diavolo la mia carriera, ciò che più mi sta a cuore è proteggere persone innocenti dalle losche trame di questi criminali.
Ci sono dentro fino al collo e forse André tanto quanto me, se non di più.
L'unico modo è trovare Saint-Just, prima che lui trovi Bernard o noi.
Afferro la manica della camicia di André e lo trascino fuori senza curarmi dell'uomo disteso in terra. Il mio amico (posso ancora definirlo tale?) non oppone resistenza, ha capito benissimo cosa ho intenzione di fare.
Improvvisamente mi arresto.
Un pensiero avvelenato mi ha irrigidito i muscoli.
Che ci faceva André nella mia camera? Perché è immischiato in queste faccende? È stato lui a mettermi la pulce nell'orecchio riguardo alla contessa di Polignac un lontano giorno mentre pranzavamo insieme, Bernard stesso mi aveva accennato di aver saputo di un certo cameriere che aveva collaborato strettamente con il duca nella simulazione della rapina. In un modo o nell'altro centrava sempre nei casini che sono successi in questo albergo. Un groviglio confuso di coincidenze o c'è qualcosa sotto?È una vittima o uno dei carnefici? 
Per la prima volta da quando conosco questo ragazzo sto seriamente dubitando di lui e della sua lealtà.
-Sei tu che manovri tutto vero?
Sibilo assottigliando gli occhi come un felino. Lui aggrotta sconvolto le sopracciglia.
-Io mi fidavo di te.
Ringhio lasciandogli il braccio e mettendomi a correre a perdifiato attraverso il corridoio.
Andrè è uno scagnozzo del Duca. O forse addirittura il Duca è un suo scagnozzo! E quando Saint-Just ha quasi ucciso Bernard, in realtà voleva uccidere Andrè. Forse. 
Forse, forse, forse!
È tutto un gigantesco punto di domanda.
Una fortissima fitta alla testa mi trapana le meningi e mi costringe a stringere forte gli occhi per sopportare il dolore lancinante.
-Porca puttana!
Esclamo fuori di me imboccando le scale con agilità. Immergo le dita tra i capelli mentre scendo rapidamente gli scalini e stringo forte le ciocche fino a farmi male. Che incubo, quanto vorrei svegliarmi e tirare un sospiro di sollievo.
Mi rendo conto solo in un momento di lucidità che ho qualcuno alle calcagna che mi insegue.
Aumento il passo, ma inciampo e sono costretta ad aggrapparmi al corrimano per non ruzzolare a terra. 
-Oscar, ascoltami.
Due mani mi afferrano e mi strattonano con una certa dolcezza.
-L'ho fatto per proteggerti, te lo giuro, solo per proteggerti. Se ti metti in mezzo ci rimetterai la pelle. È una roba troppo grande per te, per me, per noi, maledizione! Non puoi risolvere tutto, non ci riuscirai da sola. Lascia perdere, ti prego, lascia che me ne occupi io, è il mio lavoro.
-Che accidenti stai dicendo Andrè?
Sbotto stringendo i pugni. Ma proprio mentre dalle sue labbra sta per uscire una spiegazione, ecco che udiamo uno sparo e un grido di donna.  
Accorriamo nuovamente al piano di sopra mentre l'allarme anti incendio inizia a dare di matto con la sua sirena assordante. I corridoi si riempiono di gente allarmata, dalla stanza di Maria Antonietta esce Saint-Just tenendo in ostaggio Maria Antonietta con un coltello sotto la gola. 
-Ha ucciso Hans!
Grida in preda al panico l'attrice lasciandosi rovinare il trucco da fossi lacrimoni di disperazione.
Saint-Just smania ridendo come un pazzo, i suoi occhi lanciano saette da ogni parte. Dalla sua pistola ancora fumante esplode una pallottola che va a colpire la parete a poco meno di un metro da me. Sobbalzo spaventata, ma in men che non si dica mi si parà davanti André e con una mossa eccezionalmente agile sfodera dai pantaloni la mia revolver nera e lucida e la punta dritta verso una donna che, avvolta in una pelliccia, sta tentando di scivolare tra la folla e svignarsela.
-Louis, lascia Maria Antonietta o ammazzo la Polignac.
Saint-Just tentenna lasciando che il coltello gli tremi tra le dita. Ma subito riprende il controllo e spinge la lama più a fondo nella delicata pelle del collo di Maria Antonietta. La donna geme chiudendo terrorizzata gli occhi mentre una sottile goccia di sangue cola dalla lieve ferita.
Istintivamente avanzo di un passo verso di lei, ma la schiena di Andrè non mi permette di raggiungerla.
Il mio respiro è affannato, non so che fare. Mi ritrovo inerme e senza idee. Ho paura, lo ammetto, ma non ho paura per me.
Andrè, non ho bisogno della tua protezione, non voglio che tu rischi per me.
La Polignac si è spiaccicata contro il muro fissando sconvolta la canna della revolver in mano ad Andrè e ansima senza sosta.
La situazione rimane immobile per diversi interminabili istanti, finché alle spalle di Saint-Just non appare Bernard che assalta l'uomo disarmandolo. Maria Antonietta gli scivola via dalle braccia correndo verso di me in cerca di riparo e Saint-Just, ormai a terra, tenta invano di riprendere in mano la propria arma, ma André gli spara un colpo alla spalla impedendogli di reagire.
Nel frattempo io mi fiondo sulla contessa, afferrandole i polsi e portandole le mani dietro la schiena.
E il Duca?
Mi guardo convulsamente attorno cercando di vederlo, ma è inutile. C'è troppa confusione.




Tutto si è risolto. Gli agenti speciali della polizia sono accorsi nel giro di pochi minuti chiamati dal boss Luigi e la Polignac e Saint-Just sono stati portati via in manette. Il Duca invece è riuscito a farla franca, ma probabilmente non andrà molto lontano.
Hans è stato gravemente ferito, grazie a Dio non è morto, ma rischia parecchio. Per il momento è sotto i ferri all'ospedale e i medici non sanno se dirsi ottimisti o pessimisti. Mi hanno assicurato tuttavia che verrò informata della sorte dell'uomo appena ne fossero stati certi. Mary Anty A l'ha seguito romanticamente tenendogli la mano fino a che non è stato caricato sull'ambulanza e il povero Luigi ha dovuto far finta di non vedere.
Bernard è fiero di essere riuscito a vendicarsi su Saint-Just, ma si è ripromesso di trovare il Duca e di regolare definitivamente i conti. Prima però ha intenzione di chiedere a Rosalie di sposarlo.
Alain è stato promosso a maître (non so per quale suo eccezionale merito).
E così ognuno ha avuto la sua fetta di lieto fine, chi più chi meno.

Trascino le mie valigie nella hall dell'albergo e mi guardo intorno consapevole che, per quanto io abbia odiato gli altezzosi clienti dell'albergo e tutti gli intrallazzi che mi hanno scombussolato la vita, credo che il suo raffinato luccichio mi mancherà.
Già, me ne vado. Sono stata sollevata dall'incarico di guardia del corpo. No, non mi hanno licenziato.
La mia agenzia si è complimentata con me per il mio sangue freddo e ha provveduto ad affidarmi incarichi e mansioni degni di un agente segreto.
Avete capito bene: agente segreto!
È una vita dura, mi hanno detto, ma io vivo di pericolo e di adrenalina e così ho accettato.
Non è nulla di simile a quegli agenti 007 super fighi che si vedono al cinema. L'unica cosa che abbiamo in comune io è James Bond ora è la licenza per uccidere. Niente macchine super accessoriste, niente armi nucleari, niente gadget altamente tecnologici.
Mi attende una missione in Sud America, tra mezz'ora ho l'appuntamento con il mio compagno di missine che mi elencherà i dettagli.
Esco dall'albergo dopo aver salutato calorosamente Alain e Lassalle. Che freddo, spero che in Sud America faccia più caldo. 
Mi stringo nel cappotto.
Beh, questa promozione la devo ad Andrè. 
Dopo che la Polignac e Saint-Just sono stati arrestati, gli ho chiesto spiegazioni precise.
Ebbene è un agente anche lui. Un agente in incognito, come lo sono io ora, mandato dalla mia agenzia stessa perchè sorvegliasse il mio lavoro e mi proteggesse.
È stato compagno d'armi per un anno con Saint-Just e a causa di una sorta di scommessa -evito di riportare la lunga storia che mi ha raccontato- si sono odiati per tutti quei 365 giorni.
E così il mio migliore amico è stato la mia guardia del corpo.
Infine ci siamo scambiati reciproche scuse e ci siamo ripromessi di non tenersi più segreto nulla.
Eppure io qualcosa da dirgli e che non ho il coraggio di spiattellare ce l'ho. 
Ho passata un paio di notti in bianco a chiedermi come sia stato possibile non essersi mai accorta dei sentimenti che provavo per lui. Ora stargli vicino mi provoca emozioni molto diverse a quelle che provavo prima. Emozioni travolgenti.
Ma con che faccia tosta posso dirgli " Ehi, Andrè, sai che, anche se ti ho rifiutato e non ho creduto in te, ti amo?".
Probabilmente lui si ha cambiato idea riguardo a me, meglio anche per me dimenticarlo, romanticamente parlando. Amici come prima, insomma. Ma sono sicura di riuscire a guarire da questa bizzarra malattia?
Attraverso la strada e salgo sull'autobus. Sono curiosa di conoscere colui che mi accompagnerà in Sud America, chissà che sia un tipo interessante, intelligente, intrigante.
Scendo alla mia fermata e mi condendo un momento per riempire i polmoni e ossigenarmi le idee. Pochi passi e mi ritrovo di fronte al bar in cui incontrerò il mio potenziale partner. Sbircio attraverso il vetro e analizzo le teste di tutti i presenti domandandomi curiosa chi sarà Lui.
Poi lo vedo. Eccolo, sono sicura. Le sue spalle larghe e i capelli neri e mossi.
Entro nel bar e l'aprirsi della porta aziona un campanellino annunciando a tutti il mio arrivo. Una scarica incredibile di sguardi mi colpisce. Eppure Lui non si è voltato. Sa che sono io, ma non si è voltato. Lo sento sorridere mentre mi da le spalle. Mi aspetta.
Il mio cuore batte, batte a mille. Mi avvicino sempre più agitata.
So chi è.
E questo mi spaventa più di quanto non possa farlo il sapere di andare incontro ad uno sconosciuto.
Perché lui è...
-Andrè..
Non mi aspettavo di trovarti qui.
Avrei voluto dirgli. Tuttavia lo speravo.
-Devo proteggerti.
Fu la sua materna risposta e sorrise invitandomi a sedermi accanto a lui.
-Forse avresti preferito qualcun altro, ma non me la sentivo di lasciarti nelle mani di chissà chi.
-Sono felice di sapere che sei tu, Andrè.
Devio lo sguardo sulle mie mani incrociate nervosamente.
-Mi fa sempre piacere stare con te.
Silenzio. Questo silenzio mi imbarazza. Basta, rompiamo il ghiaccio, Oscar! Alzò il viso e appoggiata una mano sul suo collo mi sporgo verso di lui baciandogli le sottili labbra con passione. Sorprendentemente mi lascia fare, anzi, mi asseconda. Non credo di aver mai ricevuto un bacio più bello. Niente lingua, solo un tenero gioco di labbra. Il mio cervello iniziò a mandare scariche elettriche in tutto il corpo finché non fui tutta un brivido. 
-Penso che cambieranno molte cose d'ora in poi.
Sussurro ancora con gli occhi chiusi. Lui sorride.
-Lo penso anche io.
  
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