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Autore: Antares    02/07/2008    2 recensioni
L'ultimo anno per Harry e i suoi amici, ma sarà finalmente un anno tranquillo? Chi sono le nuove ragazze giunte ad Hogwarts? Che cos'è che gira silenziosamente per il castello di notte? E ancora: chi è il nuovo insegnante di Difesa contro le Arti Oscure? Come mai i Dissennatori sorvegliano il castello? E da quando Malfoy ha una sorella? Questo e peggio ancora nella nostra storia!!
Genere: Romantico, Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Il trio protagonista, Nuovo personaggio, Serpeverde
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 32

CAPITOLO 32

 

Visioni...

 

"Oh povera Dior!" proruppe Dania dopo aver visto l'ultima figlia e Niniel uscire dalla sua stanza dopo l’ennesimo litigio familiare della settimana "Dior è così arrabbiata! Ma per proteggerla è l'unico modo! Speravo che capisse ed invece... nemmeno Niniel accetta la cosa, è così emotiva, povera cara! Pensavo che le avessi parlato, Antares!"

"Infatti è ciò che ho fatto, più di una volta, con tutte e due!! Dior sembra che faccia apposta ad atteggiarsi a vittima sacrificale anche se ormai ha accattato la cosa e Niniel sempre a darle corda!"

"Ma forse..."

"Mamma, le ho provate tutte, credo di aver fatto abbastanza!"

"Forse abbastanza non è sufficiente!" l'ultima frase pronunciata dalla mamma fece scattare in piedi Antares.

"Basta! Io non ne posso più! Non sono io la madre, mi pare!! Però quando c'è da parlare chi deve farlo? Antares!! E perché lei? Perché Niniel è emotiva, perché Dior è piccola... sono stufa di fare i tuoi compiti, mamma, se non ti va bene ciò che provo a fare, fallo tu!!" spiegò furente al punto che Lucius rimase del tutto impietrito.

"Scusami se ho pensato che tu fossi quella più forte, quella su cui fare affidamento!" ribatté con voce dura la madre.

"Solo perché ho reagito per prima alla morte di papà, non significa che io non abbia sofferto o che sia la più forte!"

"Non hai mai versato una lacrima!!" l'accusò la madre.

"Ne versavate abbastanza tu e Niniel! Voi, voi vi eravate completamente perse, non facevate più niente e ho capito che se non lo facevo io, la prima a rimetterci sarebbe stata Dior, era troppo piccola per capire e tu l'avevi abbandonata!"

"Giusto, è normale reagire subito dopo la morte del proprio marito, perdonami se sono caduta in depressione, se il mio mondo è crollato!!"

"Il problema è che tu non hai ancora reagito, hai sempre finto di farlo!! E io non ce la faccio più a passare per quella che deve rimproverare Dior o proteggere Niniel!"

"Io ho reagito eccome, mia cara!!"

"Ma se mi hai anche detto di cambiare colore di occhi perché nei miei vedevi papà!!"

"L'ho... fatto per Niniel...lei..."

"Non è più una bambina!! Abbiamo la stessa età ma tu non ti sei mai fermata una volta a riflettere su come stavo io!!"

"Questo non è vero!! Ho sempre pensato che se non ci fossi stata tu, non so come avrei fatto con Nin..." la donna si portò la mano alle labbra "No, Lorien..."

"Zitta! Non dire altro!!" sussurrò la figlia correndo fuori dalla stanza.

 

Circa mezz'ora dopo Lucius trovò Antares sulla Torre di Astronomia intenta a fumarsi una sigaretta. Era seduta sul cornicione, le gambe a penzoloni, i capelli venivano sospinti indietro dal vento sfuggendo all'acconciatura che la mattina doveva aver avuto un aspetto decisamente migliore.

"Ti ha mandato lei?" chiese ad un certo punto, dopo aver fatto evanescere il mozzicone.

"No!" rispose semplicemente l'uomo facendo dei passi avanti e scrutando il cielo blu scuro "Sai, quando ero uno studente questo era il mio posto preferito, venivo qui a riflettere!"

L'uomo sospirò aspettandosi una qualche battuta sarcastica della ragazza che però non arrivò.

"Ti sei calmata?" chiese cautamente dopo aver notato che la Serpeverde si era girata in modo da guardarlo in viso.

"Se rispondessi di no?"

"Ne avresti tutte le ragioni!"

Lei sorrise.

"Non ce l'ho con mamma, o meglio, sì, ce l'ho con lei! Ho sempre pensato che io me la sarei cavata da sola e che era giusto che lei stesse accanto a Niniel che non stava bene... ma sono troppi anni che mi ripeto una cosa del genere ed ora non ci credo più!"

"Ti va di parlarne?"

"No!" rispose lei lentamente.

L'uomo alzò un sopracciglio e sorrise divertito quando lei, poco dopo, cominciò a parlare a differenza di quanto aveva affermato poco prima "Quando papà è morto noi avevamo sei anni, Dior poco più di tre. Niniel ha sempre avuto un affetto morboso nei confronti di papà. Io e lui invece ci siamo sempre scontrati su tutto... nonna Belthil diceva che era perché avevamo lo stesso carattere. Con questo non significa che non gli volessi bene, anzi, solo che mamma sembra non comprenderlo affatto." si zittì, gli occhi lontani, come a rievocare quei momenti "Comunque quando lui morì mamma e Niniel caddero in un baratro, non facevano altro che piangere e farneticare cose del tipo 'tornerà' o 'quando sarà con noi'... da una parte anche io avrei voluto fare come loro, continuare ad illudermi ma dall'altra c'erano i grandi occhi neri di Dior che mi chiedevano spiegazioni e le sue mani che cercavano le mie. Decisi di reagire per bene suo. Fin'ora ho sempre vissuto con la convinzione che il mio ruolo fosse questo: crescere Dior e proteggere Niniel da altro dolore ma... ci riesco sempre meno..." sospirò appoggiando la testa al pilastro scuro e scrutando fuori dall'arcata "Non mi sono mai reputata forte e so di non esserlo, Draco lo sta capendo alla grande, ultimamente. La partenza di Dior causa un grande dolore anche a me, tuttavia guardo in faccia alla realtà: la preferisco in Francia al sicuro, che nella mia stanza sempre in pericolo di vita. So bene che gli ostacoli vanno affrontati ma se c'è l'alternativa..."

"E chiudere il tuo cuore è stata un'alternativa?"

"Non mi sono mai fermata a riflettere su cosa fosse giusto per me, ho sempre pensato prima al bene delle mie sorelle e non me ne pento. Anche quando la mamma mi ha spiegato il motivo per cui voleva mandarci a Hogwarts ho accettato la cosa senza replicare. Le cose hanno cominciato a cambiare quando ho incontrato il mio pezzo di cielo..." sorrise dolcemente "... parlo di Draco. Qualche giorno fa ho creduto che lui volesse lasciarmi e lì ho perso davvero tutto. Per fortuna non è stato così... lui mi ha rimesso in discussione tutta, mi accorgo di crescere giorno per giorno con lui, per lui."

"Eh, sì, non ha rimesso in discussione solo te quella canaglia!" commentò l'uomo sorridendo "Se vuoi il mio parere credo che in realtà quella che meno si è rassegnata alla morte di Sirion sei proprio tu. Questo spiegherebbe il motivo per cui non hai mai pianto per lui. Trovo davvero ammirevole il tuo comportamento nei confronti delle tue sorelle, mi sono accorto più di una volta che quando bisogna decidere qualcosa o discutere di qualcosa sia Dania che le tue sorelle cercano subito te. Ma ora siete grandi, ognuna ha la propria vita e tu non puoi più soddisfare i loro bisogni, non ne sei più in grado. E da una parte questo ti fa rabbia perché hai ragione a dire che è il momento per tutte di crescere, ma dall'altra ti fa stare male perché nel momento in cui loro non avessero più bisogno di te, tu non saresti più nulla!" Lucius notò che la ragazza aveva abbassato lo sguardo e il suo respiro si era fatto irregolare. Le prese il viso con le mani e sentì che era umido: stava piangendo.

"E che cosa dovrei fare allora?" sussurrò con voce rotta prima di puntare gli occhi in quelli del patrigno.

"Pensare a te. Non dico certo di disinteressarti delle tue sorelle perché loro continueranno a cercare inconsciamente un tuo gesto, ma non sei una macchina; prenditi i tuoi tempi, le tue decisioni, i tuoi spazi... occupati anche di te! Tu e Draco siete più simili di quanto non sembri: sembrate entrambi infallibili, ma non lo siete, avete dovuto esserlo per necessità di sopravvivenza; permettiti di sbagliare qualche volta!" la fissò a lungo poi sorrise "Guarda, nel momento in cui hai cominciato a pensare seriamente alle mie parole i tuoi occhi sono tornati al loro colore originario!" il verde giada delle iridi della ragazza era infatti sbiadito lasciando spazio ad un verde acqua molto chiaro.

"Oh... ma così loro ne soffriranno!"

"Ricominci? Non è questo il momento di pensare al passato: il nostro presente è minacciato e come hai detto tu è ora di crescere e smettere di piangersi addosso!"

"Grazie Lucius!" affermò lei sinceramente abbracciandolo stretto.

 

"Ah... sei qui! Che spavento!" affermò una voce dietro di loro che ansimava chiaramente a causa di una corsa "Ti stavo cercando e tua madre mi ha detto che avevate avuto una discussione e poi te n'eri andata!" spiegò Draco, perché proprio di lui si trattava.

"Ma ora è risolto... più o meno..." dichiarò Lucius prima di posare un bacio sulla fronte della ragazza, alzarsi, stringere la spalla di Draco ed andarsene.

"Piccola... che è successo?" chiese allarmato dopo aver notato gli occhi rossi di lei.

"Niente... non ti preoccupare... ordinari litigi in famiglia..."

"Tanto so che è inutile... me lo dirai quando ne avrai voglia... ormai ti conosco!" affermò scompigliandole affettuosamente i capelli "Vieni qui..." aggiunse poi dolcemente guardandola sornione con i suoi occhi felini e selvatici. Antares si alzò in piedi e gli si gettò praticamente addosso stringendolo con forza, abbraccio che fu pienamente ricambiato.

"Ti ho mai detto quanto sei importante per me?" gli chiese facendosi seria.

"Mmhh... no! Non a parole… ma lo sapevo!" ammise, usando una frase che lei stessa gli aveva detto tempo prima, prendendole il viso tra le mani e scostandole i capelli dagli occhi "Ma cosa... avevo l'impressione che quel verde non fosse vero... preferisco di gran lunga i tuoi originali e..." Draco non riuscì a terminare la frase perché le sue labbra vennero dolcemente chiuse da quelle della sua ragazza.

Quello che nessuno dei due sapeva è che Niniel aveva sentito tutto il discorso della sorella e aveva pianto con lei e per lei.

Ora tutto sarebbe cambiato per loro, e in meglio.

 

“Davvero sarà nonna Belthil ad accompagnarmi?” chiese Dior mentre con la famiglia e gli amici aspettava la carrozza della nonna a Hogsmeade.

“Già, ha insistito tanto!” rispose la madre.

“Eccola, non è lei?” trillò Niniel felice di vedere la nonna.

Infatti si trattava proprio di Belthil che scese dalla carrozza avvolta da uno spesso e pesante scialle di lana poiché era Febbraio e faceva ancora piuttosto freddo.

“Dania! Bambine! Come sono contenta di rivedervi! Siete sempre più belle! Niniel! Stai benissimo con i capelli così lunghi, sai che adoro quando le ragazze li portano sciolti!!” commentò passando una mano tra i folti capelli della nipote.

“Antares! Come, oh!” guardò negli occhi la nipote poi l’abbracciò di slancio “Avevo dimenticato come i tuoi occhi fossero uguali a quelli di tuo padre! Come va con il tuo ragazzo?”

“Benissimo, grazie!” rispose la biondina stringendo la mano di Draco che gli era accanto e che sorrise.

“Dior! Sei pronta? Non abbiamo molto tempo, sai!” la ragazza tentennò un attimo e a malincuore sciolse la mano da quella di Harry. Lo guardò negli occhi cercando di fare propria la speranza che trasmetteva quel verde intenso e brillante.

Harry sorrise leggermente e l’abbracciò stretta sussurrandole qualcosa all’orecchio che fece ridere la Serpeverde poi si scambiarono un bacio profondo sotto gli occhi commossi di tutti tranne quelli di Dania che era esterrefatta dall’audacia della figlia.

“Tzè! Sei ancora convinta che siano così caste, pure ed ignoranti sull’argomento?” sibilò maligna la voce di Lucius godendo poi nel vederla disperarsi.

I due ragazzi si staccarono e si rivolsero un ultimo sguardo poi Dior passò a salutare le sorelle che stritolò nel vero senso della parola, stessa sorte che toccò a Draco, Legolas e Lucius. Quando la moretta si fermò davanti alla madre tutti si zittirono ma a differenza delle previsioni le due si guardarono e si abbracciarono a lungo; Dania, ovviamente, era scoppiata a piangere e per la prima volta mormorò alla figlia un accorato "Ti voglio bene" che fece commuovere la ragazza stessa.

“Su, tanto ci rivedremo molto presto! Dior è al sicuro, mi occuperò io di lei!” dichiarò Belthil prendendo per mano la nipote e facendola salire in carrozza.

Le sue parole lenirono il dolore delle sorelle come un balsamo curativo “Il tempo sta giungendo, seguite il vostro cuore, Nienor e Lorien!” disse poi con voce e sguardo improvvisamente seri e carichi di significato che però non solo le gemelle notarono.

 

                                                                                    ***

 

“Ehi…” mormorò Draco notando che la sua ragazza se ne stava accucciata sul divano con aria smarrita “Cos’hai? Ti manca Dior? In fondo sono già due settimane che è partita e ci ha detto che sta benissimo…” chiese sedendole accanto.

“No… sono tranquilla se la nonna è con lei. Ma non stavo pensando a questo… in realtà non stavo pensando a nulla. Sono solo un po’ stanca.”

“Immagino! Con tutto quello che abbiamo dovuto studiare in queste settimane è un miracolo se siamo ancora tutti vivi!” scherzò il biondino pensando alle due settimane piene di compiti in classe appena trascorse “Ma tanto sarai andata benissimo, lo so!”

“Mai come te secchione-caposcuola-Malfoy!” ribatté lei con finta aria schifata.

“Senti chi parla, Granger due la vendetta!” la guardò ancora “Comunque non sto scherzando… sei strana. Ogni giorno sembri sempre più giù, non dormi, mangi pochissimo… mi sto preoccupando seriamente.”

“Scusami, non volevo allarmarti, ma sto bene, è solo il periodo, la primavera…”

“Ma se nevica!”

“Uffa! La smetti di contraddirmi?”

“Non ti starai prendendo una bella influenza, vero?” continuò lui appoggiandole la mano sulla fronte.

“Ma va là! Ho solo bisogno di riposarmi un momento, oggi è venerdì, tra poco è domenica e dormirò tutto il giorno, giuro…” affermò lei convinta acchiappando la mano del ragazzo.

“Ciao…” fu il saluto privo di vita di Niniel che si lasciò cadere a peso morto accanto alla gemella posandole poi la testa su una spalla.

“Anche tu non hai una bella cera!” fu il commento del biondino.

“Draco… non ricominciare!” l’ammonì la sua ragazza.

“Ma è vero!!”

“Evita! Ho già sentito il cd da mamma e Legolas, mollami, anzi, mollaci!” rispose sbadigliando e rabbrividendo violentemente.

“Fate come diavolo volete, cocciute che non siete altro!” concluse il Serpeverde alzandosi scocciato ed andandosene.

“Sono morta…” sussurrò Niniel “…quando credi…?”

“Spero il più presto possibile, oggi è già la seconda volta che svengo, per fortuna ero da sola.”

“Sì, è successo anche a me. Ron credeva che mi fossi addormentata nell’ora di Storia della Magia.”

“Beh, non è poi così improbabile, lui e Harry lo fanno sempre…”

“Già…”

“Lorien…”

“… andrà tutto bene…” la rassicurò accarezzandole i capelli e appoggiando il proprio capo a quello della sua metà.

 

“Senti Titti, se non ti senti bene salta gli allenamenti!” disse Draco fermando la sua ragazza sulla porta degli spogliatoi.

“Titti? Da dove cavolo ti è uscito?”

“Antares-Anty-Titti!” spiegò lui come se fosse una cosa logica.

“Scordatelo Cuccino!”

“Ok, siamo pari, niente Titti e niente… Cuccino…” si arrese il biondino tornando serio “Sei sicura di stare bene?”

“Sì…” rispose lei stancamente socchiudendo gli occhi.

Draco la studiò per bene: era ancora più pallida di quando l’aveva trovata sul divano e sembrava che facesse fatica a tenere gli occhi aperti, inoltre aveva notato un poco rassicurante tremore delle mani.

L’abbracciò posandole la testa sulla propria spalla e baciandole i capelli. Sentì che lei si appoggiava quasi a peso morto respirando piano. Draco la scostò piano e per poco lei non cadde.

“Antares!” urlò sorreggendola al volo.

“Stupido! Ero appoggiata a te se tu ti scosti cado!” spiegò lei ma al ragazzo non era passato inosservato il fatto che le sue gambe si erano completamente piegate.

Quasi arrabbiato le prese il viso guardandola negli occhi, poi cedette.

“E va bene! Però se ti senti male, esci!” le ordinò serio e lei annuì.

Le condizioni atmosferiche non erano di certo delle migliori, la neve continuava a cadere imperterrita da ore ormai creando un riverbero quasi doloroso agli occhi. Il cielo era di un grigio plumbeo e sembrava non aver la minima intenzione di placarsi.

C’era un silenzio innaturale, quasi ovattato mentre i fiocchi si depositavano senza rumore al suolo, uno strato di neve che arrivava fino a metà tibia.

Antares sbuffò e il suo fiato si condensò in una nuvoletta davanti al suo naso.

Faceva freddo.

Rabbrividì violentemente. Guardò gli altri ragazzi lanciarsi per scherzo della neve e ridere sprofondando e sporcando quella coltre bianca che giaceva immacolata prima del loro passaggio.

La sua mente però registrava lentamente le immagini, come se fosse in differita.

Con una mano si portò una ciocca di capelli dietro l’orecchio.

Vide Draco dirle qualcosa ma non lo comprese.

“Cosa?”

“Hai freddo?” fece lui premuroso

“Eh?…no… non credo… iniziamo?” il biondino si scompigliò i capelli come indeciso poi annuì.

“Ragazzi!! In sella!!” ordinò alla squadra che smise subito di scherzare per concentrarsi sugli allenamenti.

Era molto difficile vedere con quel tempo, i bolidi si notavano solo quando arrivavano a pochi centimetri di distanza, ancora meno si sentiva il loro fischio, la neve ovattava tutti i sensi.

Draco si portò con stizza una ciocca bagnata dietro l’orecchio dal momento che continuava a cadergli fastidiosamente davanti agli occhi.

Distrattamente vide Smith e Dorsen fargli degli strani gesti… cosa ci facevano entrambi fuori dallo schema? Li osservò bene poi li vide indicare qualcosa verso il basso; gli sembrò di ricevere uno schiaffo in pieno viso appena riconobbe che la sagoma verde sprofondata nella neve svariati metri sotto di lui apparteneva alla sua ragazza.

 

"Ehi! Bella Grifondoro! Ti va di fare due passi?" Legolas abbracciò da dietro la propria ragazza poggiandole il mento sui capelli e cullandola dolcemente.

"Ok..." fu la flebile risposta della ragazza.

Legolas, poco convinto, voltò la ragazza e lei quasi gli cadde addosso.

"Niniel!" esclamò sorreggendola al volo da sotto le braccia. Niniel serrò gli occhi e respirò profondamente sperando che quella bruttissima sensazione di nausea gli passasse velocemente "Niniel, cos'hai?" chiese l'Elfo sussurrando preoccupato.

Erano giorni che la vedeva giù, lei lo rassicurava dicendo che aveva studiato fino a tardi e che era solo stanca e stressata ma ora i compiti erano finiti.

"Scusa..." mormorò lei sempre con gli occhi serrati "... portami fuori, ti prego, mi manca l'aria!" lo pregò afferrando le sue braccia in cerca di un appiglio.

Cautamente aprì gli occhi sperando che il mondo avesse smesso di girarle davanti e per fortuna così fu.

"Si può sapere cosa sta succedendo?" chiese lui un po' alterato dalla preoccupazione mentre, con un braccio sulla vita di Niniel, uscivano dalla serra diretti verso il lago.

Non era facile camminare con tutta quella neve ed il bagliore accecante feriva gli occhi della Grifondoro tanto che, chiusi gli occhi, si fece condurre da Legolas appoggiando la testa sulla sua forte spalla.

L'Elfo continuò a camminare lanciando però occhiate dolci miste a preoccupazione alla ragazza  che sembrava quasi caduta in trance.

Il lago non era ghiacciato, un potente incantesimo di riscaldamento impediva alla superficie di congelarsi così che la piovra e le altre creature potessero continuare a vivere indisturbate.

La neve che cadeva si scioglieva ancora prima di toccare la superficie calma dell'acqua così che si era creata una nube di vapore che avvolgeva completamente il lago impedendo la vista dell'altra sponda.

"Tra poco sboccerà..." commentò Niniel e Legolas, rimasto rapito dallo spettacolo non capì di cosa stesse parlando al sua ragazza "La Lumenryos... è quasi il momento..." spiegò la ragazza aprendo finalmente gli occhi e ammirando anche lei lo spettacolo del lago ed il vapore.

"Già... siamo già oltre la metà dell'anno scolastico, incredibile! Mi è volato davvero il tempo..." rifletté il biondo lasciando la ragazza che si avvicinò di più alla superficie poiché voleva stendere una mano tra quella nebbia e sentirne la sensazione che le avrebbe dato quella piccola doccia fredda.

"Già..." commentò lei più per riflesso che altro.

Il vapore le stava bagnando completamente il braccio ma era davvero un toccasana dal momento che sentiva la propria pelle andare a fuoco.

"Ehi, Nini..." cominciò piano l'Elfo guardando verso il castello "... ma ora noi due siano effettivamente insieme? Cioè..." aspettò un qualche cenno della ragazza ma questo non venne.

Fece appena in tempo a voltarsi leggermente per vedere la Grifoncina scivolare verso le acque buie del lago.

"Niniel!!" urlò Legolas afferrandola proprio un momento prima che tutto il suo corpo cadesse nell'acqua "Niniel, guardami!!" ma la ragazza non poteva guardarlo dal momento che era svenuta.

Legolas prese velocemente in braccio la ragazza e si diresse con rapidità verso il castello ringraziando il fatto di essere un Elfo e poter correre velocissimo, infatti i suoi passi nella neve nemmeno si vedevano.

"Madama Chips, mi dia una mano per favore!" la donna comparve de dietro un paravento ma si riscosse nel vedere la ragazza abbandonata tra le braccia del professore.

"La metta lì!" gli ordinò indicandogli un lettino vuoto ed il professore eseguì appoggiando delicatamente la ragazza che aveva preso a tremare tutta. L'infermiera appoggiò la bacchetta sulla fronte della ragazza e diventò ben presto di un rosso acceso.

"Ha la febbre altissima..." commentò prima di correre verso la farmacia e reperire un'ampolla contenente un liquido giallastro "Le do qualcosa per abbassare la temperatura!" e così fece, tuttavia non sembrava per niente sicura che quel farmaco potesse funzionare.

Guardò affranta Legolas che teneva una mano della ragazza e che non staccava un attimo gli occhi dal suo viso sofferente.

"Che cos'ha secondo lei?" chiese flebilmente avendo colto in pieno il dubbio della donna.

"Non lo so, mi dispiace... speriamo solo che il farmaco faccia effetto." sussurrò appoggiando una mano sulla spalla dell'uomo e chiudendo il paravento dietro di sé in modo da lasciargli un po' di privacy.

 

“Madama Chips!!” urlò Draco spalancando con un calcio la porta dell’infermeria.

Il grido di protesta dell’infermiera fu soffocato nel momento in cui vide le condizioni della ragazza che il Serpeverde teneva tra le braccia, stretta al petto.

“Posala sul letto, svelto!” gli disse seria correndo verso un armadietto “Cosa è successo?” domandò intanto.

“Non lo so… eravamo agli allenamenti e ad un certo punto lei era in terra e…”

“Ho capito, si calmi Signor Malfoy!” si avvicinò al letto su cui il biondino aveva deposto la ragazza “La lasci andare!” gli ordinò notando la sua riluttanza ad abbandonare il corpo della Serpeverde.

Antares era molto pallida, bagnata fino alle ossa dalla neve che rimaneva ancora cristallizzata, luccicante trai suoi capelli dorati, come catenine di gioielli. Le orbite e le labbra erano di un poco rassicurante viola e le braccia erano scosse da un leggero ma continuo tremito.

“Ma cos’ha? La guarirà?”

“Vedrò cosa posso fare! Ora mi lasci visitare la signorina!” ribatté decisa chiudendo il paravento.

Draco si lasciò cadere a peso morto sul letto accanto senza curarsi del fatto che lo stesse inzuppando di acqua con la sua divisa fradicia.

“Draco!” da uno dei paraventi posti davanti ai letti di fronte uscì Legolas “Cosa ci fai qui, sei tutto bagnato!”

“Antares… si è sentita male durante gli allenamenti e l’ho portata qui…”

“Anche Niniel si è sentita male, quasi cadeva nel lago, se non la prendevo al volo. Ora riposa, ha la febbre molto alta.” I due si guardarono ma entrambi sapevano che quel loro sguardo aveva parlato più di mille discorsi “Vatti a fare una doccia calda o ci sarai anche tu in uno di questi letti!”

“Ascolti il suo professore, Malfoy!” commentò l’infermiera comparendo da dietro il paravento “Ho riscaldato la signorina Anglachel con degli incantesimi di riscaldamento. Tuttavia, la febbre che le è salita non mi lascia presagire nulla di buono, come del resto quella della sorella. Ho somministrato loro degli antipiretici e degli antibiotici, attendiamo che facciano effetto.”

“Poi posso tornare?” chiese il Caposcuola che si sentiva tremendamente in colpa per aver fatto giocare la ragazza nonostante sapesse bene che non ne era nelle condizioni.

“Dopo cena!” ribatté decisa la donna spingendo i due uomini fuori dal suo territorio sacro.

 

“Signora Wolf!” esclamò Draco vedendo giungere verso di loro la madre delle ragazze.

“So che siete stati voi a soccorrere le mie figlie, vi ringrazio tanto!” disse sorridendo la donna e lasciandoli spiazzati.

“Ma…” tentò Legolas.

“Non preoccupatevi, presto staranno meglio. Non è la prima volta che succede, andate tranquillamente a cena. Scusatemi.” Li rassicurò andandosene poi oltre la porta dell’infermeria.

I due biondi rimasero interdetti dal comportamento della donna che solitamente cominciava a urlare e singhiozzare se succedeva qualcosa alle sue bambine.

“Dovremmo preoccuparci?” chiese il professore guardando interrogativo il proprio allievo che alzò le spalle prima di dirigersi verso i sotterranei.

Nello stesso istante un altro biondo stava raggiungendo la porta dell’infermeria e, giuntovi, l’aprì accostandosi con delicatezza alla donna mora che presto sarebbe diventata sua moglie.

La donna in questione, Dania, stava seduta tra i due letti che contenevano le sue figlie e stringeva una mano di ciascuna.

Lucius posò una mano sulla spalla della donna che a quel tocco così familiare si rilassò leggermente.

“Cos’ha detto Madama Chips?”

“Nulla… non può capire ciò che sta succedendo. Prego solo che tutto finisca il più velocemente possibile.”

“Tu sai cos’hanno?”

“Certo, sono le mie bambine!” sorrise dolcemente.

“Ma allora fai qualcosa!” disse scandalizzato l’uomo.

“Non posso fare nulla nemmeno io, è una cosa che devono affrontare loro.”

Lucius guardò le tre mani intrecciate sul grembo di Dania e istintivamente vi posò sopra anche la propria.

“No, noi faremo qualcosa, se anche solo stare qui con loro può servire, allora non ci muoveremo da questo posto!”

“Grazie, Lucius!” lo ringraziò la donna guardandolo finalmente negli occhi e ricambiando un leggero sorriso.

 

“Dalle ceneri rinascerà un fuoco,

l’ombra sprigionerà una scintilla,

libera sarà la lama ora imprigionata

e il canto di due fenici saluterà l’alba nuova.”

 

“Lucius!!” gridò Dania vedendo gli occhi del proprio compagno sbarrarsi improvvisamente “Lucius, che ti succede?!”

L’uomo si portò una mano al viso madido di sudore, davanti agli occhi uno scenario di fuoco, nelle orecchie quelle parole fischianti come il sibilo del vento gelido che soffia con rabbia tra gli alberi.

“Cos’era? L’hai visto anche tu?”

“Visto cosa? Mi stai facendo preoccupare!!”

“No… non devi… sarà qualche altro ricordo che mi torna alla mente, non è nulla, davvero.”

Dania sospirò più che sicura che gli stesse nascondendo qualcosa, ma non ebbe la forza di fermarlo vedendolo uscire distrattamente dalla porta.

“Avevi ragione Belthil… il tempo è giunto.”

  
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