CAPITOLO 32
Visioni...
"Oh
povera Dior!" proruppe Dania dopo aver visto l'ultima figlia e Niniel
uscire dalla sua stanza dopo l’ennesimo litigio familiare della settimana
"Dior è così arrabbiata! Ma per proteggerla è l'unico modo! Speravo che
capisse ed invece... nemmeno Niniel accetta la cosa, è così emotiva, povera
cara! Pensavo che le avessi parlato, Antares!"
"Infatti
è ciò che ho fatto, più di una volta, con tutte e due!! Dior sembra che faccia
apposta ad atteggiarsi a vittima sacrificale anche se ormai ha accattato la
cosa e Niniel sempre a darle corda!"
"Ma
forse..."
"Mamma,
le ho provate tutte, credo di aver fatto abbastanza!"
"Forse
abbastanza non è sufficiente!" l'ultima frase pronunciata dalla mamma fece
scattare in piedi Antares.
"Basta!
Io non ne posso più! Non sono io la madre, mi pare!! Però quando c'è da parlare
chi deve farlo? Antares!! E perché lei? Perché Niniel è emotiva, perché Dior è
piccola... sono stufa di fare i tuoi compiti, mamma, se non ti va bene ciò che
provo a fare, fallo tu!!" spiegò furente al punto che Lucius rimase del
tutto impietrito.
"Scusami
se ho pensato che tu fossi quella più forte, quella su cui fare
affidamento!" ribatté con voce dura la madre.
"Solo
perché ho reagito per prima alla morte di papà, non significa che io non abbia
sofferto o che sia la più forte!"
"Non
hai mai versato una lacrima!!" l'accusò la madre.
"Ne
versavate abbastanza tu e Niniel! Voi, voi vi eravate completamente perse, non
facevate più niente e ho capito che se non lo facevo io, la prima a rimetterci
sarebbe stata Dior, era troppo piccola per capire e tu l'avevi
abbandonata!"
"Giusto,
è normale reagire subito dopo la morte del proprio marito, perdonami se sono
caduta in depressione, se il mio mondo è crollato!!"
"Il
problema è che tu non hai ancora reagito, hai sempre finto di farlo!! E io non
ce la faccio più a passare per quella che deve rimproverare Dior o proteggere
Niniel!"
"Io
ho reagito eccome, mia cara!!"
"Ma
se mi hai anche detto di cambiare colore di occhi perché nei miei vedevi
papà!!"
"L'ho...
fatto per Niniel...lei..."
"Non
è più una bambina!! Abbiamo la stessa età ma tu non ti sei mai fermata una
volta a riflettere su come stavo io!!"
"Questo
non è vero!! Ho sempre pensato che se non ci fossi stata tu, non so come avrei
fatto con Nin..." la donna si portò la mano alle labbra "No,
Lorien..."
"Zitta!
Non dire altro!!" sussurrò la figlia correndo fuori dalla stanza.
Circa
mezz'ora dopo Lucius trovò Antares sulla Torre di Astronomia intenta a fumarsi
una sigaretta. Era seduta sul cornicione, le gambe a penzoloni, i capelli
venivano sospinti indietro dal vento sfuggendo all'acconciatura che la mattina
doveva aver avuto un aspetto decisamente migliore.
"Ti
ha mandato lei?" chiese ad un certo punto, dopo aver fatto evanescere il
mozzicone.
"No!"
rispose semplicemente l'uomo facendo dei passi avanti e scrutando il cielo blu
scuro "Sai, quando ero uno studente questo era il mio posto preferito,
venivo qui a riflettere!"
L'uomo
sospirò aspettandosi una qualche battuta sarcastica della ragazza che però non
arrivò.
"Ti
sei calmata?" chiese cautamente dopo aver notato che la Serpeverde si era
girata in modo da guardarlo in viso.
"Se
rispondessi di no?"
"Ne
avresti tutte le ragioni!"
Lei
sorrise.
"Non
ce l'ho con mamma, o meglio, sì, ce l'ho con lei! Ho sempre pensato che io me
la sarei cavata da sola e che era giusto che lei stesse accanto a Niniel che
non stava bene... ma sono troppi anni che mi ripeto una cosa del genere ed ora
non ci credo più!"
"Ti
va di parlarne?"
"No!"
rispose lei lentamente.
L'uomo
alzò un sopracciglio e sorrise divertito quando lei, poco dopo, cominciò a
parlare a differenza di quanto aveva affermato poco prima "Quando papà è
morto noi avevamo sei anni, Dior poco più di tre. Niniel ha sempre avuto un
affetto morboso nei confronti di papà. Io e lui invece ci siamo sempre
scontrati su tutto... nonna Belthil diceva che era perché avevamo lo stesso
carattere. Con questo non significa che non gli volessi bene, anzi, solo che mamma
sembra non comprenderlo affatto." si zittì, gli occhi lontani, come a
rievocare quei momenti "Comunque quando lui morì mamma e Niniel caddero in
un baratro, non facevano altro che piangere e farneticare cose del tipo
'tornerà' o 'quando sarà con noi'... da una parte anche io avrei voluto fare
come loro, continuare ad illudermi ma dall'altra c'erano i grandi occhi neri di
Dior che mi chiedevano spiegazioni e le sue mani che cercavano le mie. Decisi
di reagire per bene suo. Fin'ora ho sempre vissuto con la convinzione che il
mio ruolo fosse questo: crescere Dior e proteggere Niniel da altro dolore ma...
ci riesco sempre meno..." sospirò appoggiando la testa al pilastro scuro e
scrutando fuori dall'arcata "Non mi sono mai reputata forte e so di non
esserlo, Draco lo sta capendo alla grande, ultimamente. La partenza di Dior
causa un grande dolore anche a me, tuttavia guardo in faccia alla realtà: la
preferisco in Francia al sicuro, che nella mia stanza sempre in pericolo di
vita. So bene che gli ostacoli vanno affrontati ma se c'è
l'alternativa..."
"E
chiudere il tuo cuore è stata un'alternativa?"
"Non
mi sono mai fermata a riflettere su cosa fosse giusto per me, ho sempre pensato
prima al bene delle mie sorelle e non me ne pento. Anche quando la mamma mi ha
spiegato il motivo per cui voleva mandarci a Hogwarts ho accettato la cosa
senza replicare. Le cose hanno cominciato a cambiare quando ho incontrato il
mio pezzo di cielo..." sorrise dolcemente "... parlo di Draco.
Qualche giorno fa ho creduto che lui volesse lasciarmi e lì ho perso davvero
tutto. Per fortuna non è stato così... lui mi ha rimesso in discussione tutta,
mi accorgo di crescere giorno per giorno con lui, per lui."
"Eh,
sì, non ha rimesso in discussione solo te quella canaglia!" commentò
l'uomo sorridendo "Se vuoi il mio parere credo che in realtà quella che
meno si è rassegnata alla morte di Sirion sei proprio tu. Questo spiegherebbe
il motivo per cui non hai mai pianto per lui. Trovo davvero ammirevole il tuo
comportamento nei confronti delle tue sorelle, mi sono accorto più di una volta
che quando bisogna decidere qualcosa o discutere di qualcosa sia Dania che le
tue sorelle cercano subito te. Ma ora siete grandi, ognuna ha la propria vita e
tu non puoi più soddisfare i loro bisogni, non ne sei più in grado. E da una
parte questo ti fa rabbia perché hai ragione a dire che è il momento per tutte
di crescere, ma dall'altra ti fa stare male perché nel momento in cui loro non
avessero più bisogno di te, tu non saresti più nulla!" Lucius notò che la
ragazza aveva abbassato lo sguardo e il suo respiro si era fatto irregolare. Le
prese il viso con le mani e sentì che era umido: stava piangendo.
"E
che cosa dovrei fare allora?" sussurrò con voce rotta prima di puntare gli
occhi in quelli del patrigno.
"Pensare
a te. Non dico certo di disinteressarti delle tue sorelle perché loro
continueranno a cercare inconsciamente un tuo gesto, ma non sei una macchina;
prenditi i tuoi tempi, le tue decisioni, i tuoi spazi... occupati anche di te!
Tu e Draco siete più simili di quanto non sembri: sembrate entrambi
infallibili, ma non lo siete, avete dovuto esserlo per necessità di
sopravvivenza; permettiti di sbagliare qualche volta!" la fissò a lungo
poi sorrise "Guarda, nel momento in cui hai cominciato a pensare seriamente
alle mie parole i tuoi occhi sono tornati al loro colore originario!" il
verde giada delle iridi della ragazza era infatti sbiadito lasciando spazio ad
un verde acqua molto chiaro.
"Oh...
ma così loro ne soffriranno!"
"Ricominci?
Non è questo il momento di pensare al passato: il nostro presente è minacciato
e come hai detto tu è ora di crescere e smettere di piangersi addosso!"
"Grazie
Lucius!" affermò lei sinceramente abbracciandolo stretto.
"Ah...
sei qui! Che spavento!" affermò una voce dietro di loro che ansimava
chiaramente a causa di una corsa "Ti stavo cercando e tua madre mi ha
detto che avevate avuto una discussione e poi te n'eri andata!" spiegò
Draco, perché proprio di lui si trattava.
"Ma
ora è risolto... più o meno..." dichiarò Lucius prima di posare un bacio
sulla fronte della ragazza, alzarsi, stringere la spalla di Draco ed andarsene.
"Piccola...
che è successo?" chiese allarmato dopo aver notato gli occhi rossi di lei.
"Niente...
non ti preoccupare... ordinari litigi in famiglia..."
"Tanto
so che è inutile... me lo dirai quando ne avrai voglia... ormai ti
conosco!" affermò scompigliandole affettuosamente i capelli "Vieni
qui..." aggiunse poi dolcemente guardandola sornione con i suoi occhi
felini e selvatici. Antares si alzò in piedi e gli si gettò praticamente
addosso stringendolo con forza, abbraccio che fu pienamente ricambiato.
"Ti
ho mai detto quanto sei importante per me?" gli chiese facendosi seria.
"Mmhh...
no! Non a parole… ma lo sapevo!" ammise, usando una frase che lei stessa
gli aveva detto tempo prima, prendendole il viso tra le mani e scostandole i
capelli dagli occhi "Ma cosa... avevo l'impressione che quel verde non
fosse vero... preferisco di gran lunga i tuoi originali e..." Draco non
riuscì a terminare la frase perché le sue labbra vennero dolcemente chiuse da
quelle della sua ragazza.
Quello
che nessuno dei due sapeva è che Niniel aveva sentito tutto il discorso della
sorella e aveva pianto con lei e per lei.
Ora
tutto sarebbe cambiato per loro, e in meglio.
“Davvero
sarà nonna Belthil ad accompagnarmi?” chiese Dior mentre con la famiglia e gli
amici aspettava la carrozza della nonna a Hogsmeade.
“Già,
ha insistito tanto!” rispose la madre.
“Eccola,
non è lei?” trillò Niniel felice di vedere la nonna.
Infatti
si trattava proprio di Belthil che scese dalla carrozza avvolta da uno spesso e
pesante scialle di lana poiché era Febbraio e faceva ancora piuttosto freddo.
“Dania!
Bambine! Come sono contenta di rivedervi! Siete sempre più belle! Niniel! Stai
benissimo con i capelli così lunghi, sai che adoro quando le ragazze li portano
sciolti!!” commentò passando una mano tra i folti capelli della nipote.
“Antares!
Come, oh!” guardò negli occhi la nipote poi l’abbracciò di slancio “Avevo
dimenticato come i tuoi occhi fossero uguali a quelli di tuo padre! Come va con
il tuo ragazzo?”
“Benissimo,
grazie!” rispose la biondina stringendo la mano di Draco che gli era accanto e
che sorrise.
“Dior!
Sei pronta? Non abbiamo molto tempo, sai!” la ragazza tentennò un attimo e a
malincuore sciolse la mano da quella di Harry. Lo guardò negli occhi cercando
di fare propria la speranza che trasmetteva quel verde intenso e brillante.
Harry
sorrise leggermente e l’abbracciò stretta sussurrandole qualcosa all’orecchio
che fece ridere la Serpeverde poi si scambiarono un bacio profondo sotto gli
occhi commossi di tutti tranne quelli di Dania che era esterrefatta
dall’audacia della figlia.
“Tzè!
Sei ancora convinta che siano così caste, pure ed ignoranti sull’argomento?”
sibilò maligna la voce di Lucius godendo poi nel vederla disperarsi.
I
due ragazzi si staccarono e si rivolsero un ultimo sguardo poi Dior passò a
salutare le sorelle che stritolò nel vero senso della parola, stessa sorte che
toccò a Draco, Legolas e Lucius. Quando la moretta si fermò davanti alla madre
tutti si zittirono ma a differenza delle previsioni le due si guardarono e si
abbracciarono a lungo; Dania, ovviamente, era scoppiata a piangere e per la
prima volta mormorò alla figlia un accorato "Ti voglio bene" che fece
commuovere la ragazza stessa.
“Su,
tanto ci rivedremo molto presto! Dior è al sicuro, mi occuperò io di lei!”
dichiarò Belthil prendendo per mano la nipote e facendola salire in carrozza.
Le
sue parole lenirono il dolore delle sorelle come un balsamo curativo “Il tempo
sta giungendo, seguite il vostro cuore, Nienor e Lorien!” disse poi con voce e
sguardo improvvisamente seri e carichi di significato che però non solo le
gemelle notarono.
***
“Ehi…”
mormorò Draco notando che la sua ragazza se ne stava accucciata sul divano con
aria smarrita “Cos’hai? Ti manca Dior? In fondo sono già due settimane che è
partita e ci ha detto che sta benissimo…” chiese sedendole accanto.
“No…
sono tranquilla se la nonna è con lei. Ma non stavo pensando a questo… in
realtà non stavo pensando a nulla. Sono solo un po’ stanca.”
“Immagino!
Con tutto quello che abbiamo dovuto studiare in queste settimane è un miracolo
se siamo ancora tutti vivi!” scherzò il biondino pensando alle due settimane
piene di compiti in classe appena trascorse “Ma tanto sarai andata benissimo,
lo so!”
“Mai
come te secchione-caposcuola-Malfoy!” ribatté lei con finta aria schifata.
“Senti
chi parla, Granger due la vendetta!” la guardò ancora “Comunque non sto
scherzando… sei strana. Ogni giorno sembri sempre più giù, non dormi, mangi
pochissimo… mi sto preoccupando seriamente.”
“Scusami,
non volevo allarmarti, ma sto bene, è solo il periodo, la primavera…”
“Ma
se nevica!”
“Uffa!
La smetti di contraddirmi?”
“Non
ti starai prendendo una bella influenza, vero?” continuò lui appoggiandole la
mano sulla fronte.
“Ma
va là! Ho solo bisogno di riposarmi un momento, oggi è venerdì, tra poco è
domenica e dormirò tutto il giorno, giuro…” affermò lei convinta acchiappando
la mano del ragazzo.
“Ciao…”
fu il saluto privo di vita di Niniel che si lasciò cadere a peso morto accanto
alla gemella posandole poi la testa su una spalla.
“Anche
tu non hai una bella cera!” fu il commento del biondino.
“Draco…
non ricominciare!” l’ammonì la sua ragazza.
“Ma
è vero!!”
“Evita!
Ho già sentito il cd da mamma e Legolas, mollami, anzi, mollaci!” rispose
sbadigliando e rabbrividendo violentemente.
“Fate
come diavolo volete, cocciute che non siete altro!” concluse il Serpeverde
alzandosi scocciato ed andandosene.
“Sono
morta…” sussurrò Niniel “…quando credi…?”
“Spero
il più presto possibile, oggi è già la seconda volta che svengo, per fortuna
ero da sola.”
“Sì,
è successo anche a me. Ron credeva che mi fossi addormentata nell’ora di Storia
della Magia.”
“Beh,
non è poi così improbabile, lui e Harry lo fanno sempre…”
“Già…”
“Lorien…”
“…
andrà tutto bene…” la rassicurò accarezzandole i capelli e appoggiando il
proprio capo a quello della sua metà.
“Senti
Titti, se non ti senti bene salta gli allenamenti!” disse Draco fermando la sua
ragazza sulla porta degli spogliatoi.
“Titti?
Da dove cavolo ti è uscito?”
“Antares-Anty-Titti!”
spiegò lui come se fosse una cosa logica.
“Scordatelo
Cuccino!”
“Ok,
siamo pari, niente Titti e niente… Cuccino…” si arrese il biondino tornando
serio “Sei sicura di stare bene?”
“Sì…”
rispose lei stancamente socchiudendo gli occhi.
Draco
la studiò per bene: era ancora più pallida di quando l’aveva trovata sul divano
e sembrava che facesse fatica a tenere gli occhi aperti, inoltre aveva notato
un poco rassicurante tremore delle mani.
L’abbracciò
posandole la testa sulla propria spalla e baciandole i capelli. Sentì che lei
si appoggiava quasi a peso morto respirando piano. Draco la scostò piano e per
poco lei non cadde.
“Antares!”
urlò sorreggendola al volo.
“Stupido!
Ero appoggiata a te se tu ti scosti cado!” spiegò lei ma al ragazzo non era
passato inosservato il fatto che le sue gambe si erano completamente piegate.
Quasi
arrabbiato le prese il viso guardandola negli occhi, poi cedette.
“E
va bene! Però se ti senti male, esci!” le ordinò serio e lei annuì.
Le
condizioni atmosferiche non erano di certo delle migliori, la neve continuava a
cadere imperterrita da ore ormai creando un riverbero quasi doloroso agli
occhi. Il cielo era di un grigio plumbeo e sembrava non aver la minima
intenzione di placarsi.
C’era
un silenzio innaturale, quasi ovattato mentre i fiocchi si depositavano senza
rumore al suolo, uno strato di neve che arrivava fino a metà tibia.
Antares
sbuffò e il suo fiato si condensò in una nuvoletta davanti al suo naso.
Faceva
freddo.
Rabbrividì
violentemente. Guardò gli altri ragazzi lanciarsi per scherzo della neve e
ridere sprofondando e sporcando quella coltre bianca che giaceva immacolata
prima del loro passaggio.
La
sua mente però registrava lentamente le immagini, come se fosse in differita.
Con
una mano si portò una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
Vide
Draco dirle qualcosa ma non lo comprese.
“Cosa?”
“Hai
freddo?” fece lui premuroso
“Eh?…no…
non credo… iniziamo?” il biondino si scompigliò i capelli come indeciso poi
annuì.
“Ragazzi!!
In sella!!” ordinò alla squadra che smise subito di scherzare per concentrarsi
sugli allenamenti.
Era
molto difficile vedere con quel tempo, i bolidi si notavano solo quando
arrivavano a pochi centimetri di distanza, ancora meno si sentiva il loro
fischio, la neve ovattava tutti i sensi.
Draco
si portò con stizza una ciocca bagnata dietro l’orecchio dal momento che
continuava a cadergli fastidiosamente davanti agli occhi.
Distrattamente
vide Smith e Dorsen fargli degli strani gesti… cosa ci facevano entrambi fuori
dallo schema? Li osservò bene poi li vide indicare qualcosa verso il basso; gli
sembrò di ricevere uno schiaffo in pieno viso appena riconobbe che la sagoma
verde sprofondata nella neve svariati metri sotto di lui apparteneva alla sua
ragazza.
"Ehi!
Bella Grifondoro! Ti va di fare due passi?" Legolas abbracciò da dietro la
propria ragazza poggiandole il mento sui capelli e cullandola dolcemente.
"Ok..."
fu la flebile risposta della ragazza.
Legolas,
poco convinto, voltò la ragazza e lei quasi gli cadde addosso.
"Niniel!"
esclamò sorreggendola al volo da sotto le braccia. Niniel serrò gli occhi e
respirò profondamente sperando che quella bruttissima sensazione di nausea gli
passasse velocemente "Niniel, cos'hai?" chiese l'Elfo sussurrando
preoccupato.
Erano
giorni che la vedeva giù, lei lo rassicurava dicendo che aveva studiato fino a
tardi e che era solo stanca e stressata ma ora i compiti erano finiti.
"Scusa..."
mormorò lei sempre con gli occhi serrati "... portami fuori, ti prego, mi
manca l'aria!" lo pregò afferrando le sue braccia in cerca di un appiglio.
Cautamente
aprì gli occhi sperando che il mondo avesse smesso di girarle davanti e per
fortuna così fu.
"Si
può sapere cosa sta succedendo?" chiese lui un po' alterato dalla
preoccupazione mentre, con un braccio sulla vita di Niniel, uscivano dalla
serra diretti verso il lago.
Non
era facile camminare con tutta quella neve ed il bagliore accecante feriva gli
occhi della Grifondoro tanto che, chiusi gli occhi, si fece condurre da Legolas
appoggiando la testa sulla sua forte spalla.
L'Elfo
continuò a camminare lanciando però occhiate dolci miste a preoccupazione alla
ragazza che sembrava quasi caduta in
trance.
Il
lago non era ghiacciato, un potente incantesimo di riscaldamento impediva alla
superficie di congelarsi così che la piovra e le altre creature potessero
continuare a vivere indisturbate.
La
neve che cadeva si scioglieva ancora prima di toccare la superficie calma
dell'acqua così che si era creata una nube di vapore che avvolgeva
completamente il lago impedendo la vista dell'altra sponda.
"Tra
poco sboccerà..." commentò Niniel e Legolas, rimasto rapito dallo
spettacolo non capì di cosa stesse parlando al sua ragazza "La Lumenryos...
è quasi il momento..." spiegò la ragazza aprendo finalmente gli occhi e
ammirando anche lei lo spettacolo del lago ed il vapore.
"Già...
siamo già oltre la metà dell'anno scolastico, incredibile! Mi è volato davvero
il tempo..." rifletté il biondo lasciando la ragazza che si avvicinò di
più alla superficie poiché voleva stendere una mano tra quella nebbia e
sentirne la sensazione che le avrebbe dato quella piccola doccia fredda.
"Già..."
commentò lei più per riflesso che altro.
Il
vapore le stava bagnando completamente il braccio ma era davvero un toccasana
dal momento che sentiva la propria pelle andare a fuoco.
"Ehi,
Nini..." cominciò piano l'Elfo guardando verso il castello "... ma
ora noi due siano effettivamente insieme? Cioè..." aspettò un qualche cenno
della ragazza ma questo non venne.
Fece
appena in tempo a voltarsi leggermente per vedere la Grifoncina scivolare verso
le acque buie del lago.
"Niniel!!"
urlò Legolas afferrandola proprio un momento prima che tutto il suo corpo
cadesse nell'acqua "Niniel, guardami!!" ma la ragazza non poteva
guardarlo dal momento che era svenuta.
Legolas
prese velocemente in braccio la ragazza e si diresse con rapidità verso il
castello ringraziando il fatto di essere un Elfo e poter correre velocissimo,
infatti i suoi passi nella neve nemmeno si vedevano.
"Madama
Chips, mi dia una mano per favore!" la donna comparve de dietro un
paravento ma si riscosse nel vedere la ragazza abbandonata tra le braccia del
professore.
"La
metta lì!" gli ordinò indicandogli un lettino vuoto ed il professore
eseguì appoggiando delicatamente la ragazza che aveva preso a tremare tutta.
L'infermiera appoggiò la bacchetta sulla fronte della ragazza e diventò ben
presto di un rosso acceso.
"Ha
la febbre altissima..." commentò prima di correre verso la farmacia e
reperire un'ampolla contenente un liquido giallastro "Le do qualcosa per
abbassare la temperatura!" e così fece, tuttavia non sembrava per niente
sicura che quel farmaco potesse funzionare.
Guardò
affranta Legolas che teneva una mano della ragazza e che non staccava un attimo
gli occhi dal suo viso sofferente.
"Che
cos'ha secondo lei?" chiese flebilmente avendo colto in pieno il dubbio
della donna.
"Non
lo so, mi dispiace... speriamo solo che il farmaco faccia effetto."
sussurrò appoggiando una mano sulla spalla dell'uomo e chiudendo il paravento
dietro di sé in modo da lasciargli un po' di privacy.
“Madama
Chips!!” urlò Draco spalancando con un calcio la porta dell’infermeria.
Il
grido di protesta dell’infermiera fu soffocato nel momento in cui vide le
condizioni della ragazza che il Serpeverde teneva tra le braccia, stretta al
petto.
“Posala
sul letto, svelto!” gli disse seria correndo verso un armadietto “Cosa è
successo?” domandò intanto.
“Non
lo so… eravamo agli allenamenti e ad un certo punto lei era in terra e…”
“Ho
capito, si calmi Signor Malfoy!” si avvicinò al letto su cui il biondino aveva
deposto la ragazza “La lasci andare!” gli ordinò notando la sua riluttanza ad
abbandonare il corpo della Serpeverde.
Antares
era molto pallida, bagnata fino alle ossa dalla neve che rimaneva ancora
cristallizzata, luccicante trai suoi capelli dorati, come catenine di gioielli.
Le orbite e le labbra erano di un poco rassicurante viola e le braccia erano
scosse da un leggero ma continuo tremito.
“Ma
cos’ha? La guarirà?”
“Vedrò
cosa posso fare! Ora mi lasci visitare la signorina!” ribatté decisa chiudendo
il paravento.
Draco
si lasciò cadere a peso morto sul letto accanto senza curarsi del fatto che lo
stesse inzuppando di acqua con la sua divisa fradicia.
“Draco!”
da uno dei paraventi posti davanti ai letti di fronte uscì Legolas “Cosa ci fai
qui, sei tutto bagnato!”
“Antares…
si è sentita male durante gli allenamenti e l’ho portata qui…”
“Anche
Niniel si è sentita male, quasi cadeva nel lago, se non la prendevo al volo.
Ora riposa, ha la febbre molto alta.” I due si guardarono ma entrambi sapevano
che quel loro sguardo aveva parlato più di mille discorsi “Vatti a fare una
doccia calda o ci sarai anche tu in uno di questi letti!”
“Ascolti
il suo professore, Malfoy!” commentò l’infermiera comparendo da dietro il
paravento “Ho riscaldato la signorina Anglachel con degli incantesimi di riscaldamento.
Tuttavia, la febbre che le è salita non mi lascia presagire nulla di buono,
come del resto quella della sorella. Ho somministrato loro degli antipiretici e
degli antibiotici, attendiamo che facciano effetto.”
“Poi
posso tornare?” chiese il Caposcuola che si sentiva tremendamente in colpa per
aver fatto giocare la ragazza nonostante sapesse bene che non ne era nelle
condizioni.
“Dopo
cena!” ribatté decisa la donna spingendo i due uomini fuori dal suo territorio
sacro.
“Signora
Wolf!” esclamò Draco vedendo giungere verso di loro la madre delle ragazze.
“So
che siete stati voi a soccorrere le mie figlie, vi ringrazio tanto!” disse
sorridendo la donna e lasciandoli spiazzati.
“Ma…”
tentò Legolas.
“Non
preoccupatevi, presto staranno meglio. Non è la prima volta che succede, andate
tranquillamente a cena. Scusatemi.” Li rassicurò andandosene poi oltre la porta
dell’infermeria.
I
due biondi rimasero interdetti dal comportamento della donna che solitamente
cominciava a urlare e singhiozzare se succedeva qualcosa alle sue bambine.
“Dovremmo
preoccuparci?” chiese il professore guardando interrogativo il proprio allievo
che alzò le spalle prima di dirigersi verso i sotterranei.
Nello
stesso istante un altro biondo stava raggiungendo la porta dell’infermeria e,
giuntovi, l’aprì accostandosi con delicatezza alla donna mora che presto
sarebbe diventata sua moglie.
La
donna in questione, Dania, stava seduta tra i due letti che contenevano le sue
figlie e stringeva una mano di ciascuna.
Lucius
posò una mano sulla spalla della donna che a quel tocco così familiare si
rilassò leggermente.
“Cos’ha
detto Madama Chips?”
“Nulla…
non può capire ciò che sta succedendo. Prego solo che tutto finisca il più
velocemente possibile.”
“Tu
sai cos’hanno?”
“Certo,
sono le mie bambine!” sorrise dolcemente.
“Ma
allora fai qualcosa!” disse scandalizzato l’uomo.
“Non
posso fare nulla nemmeno io, è una cosa che devono affrontare loro.”
Lucius
guardò le tre mani intrecciate sul grembo di Dania e istintivamente vi posò
sopra anche la propria.
“No,
noi faremo qualcosa, se anche solo stare qui con loro può servire, allora non
ci muoveremo da questo posto!”
“Grazie, Lucius!” lo ringraziò la donna guardandolo finalmente negli occhi e ricambiando un leggero sorriso.
“Dalle ceneri rinascerà un fuoco,
l’ombra sprigionerà una scintilla,
libera sarà la lama ora imprigionata
e il canto di due fenici saluterà l’alba nuova.”
“Lucius!!”
gridò Dania vedendo gli occhi del proprio compagno sbarrarsi improvvisamente
“Lucius, che ti succede?!”
L’uomo
si portò una mano al viso madido di sudore, davanti agli occhi uno scenario di
fuoco, nelle orecchie quelle parole fischianti come il sibilo del vento gelido
che soffia con rabbia tra gli alberi.
“Cos’era?
L’hai visto anche tu?”
“Visto
cosa? Mi stai facendo preoccupare!!”
“No…
non devi… sarà qualche altro ricordo che mi torna alla mente, non è nulla,
davvero.”
Dania
sospirò più che sicura che gli stesse nascondendo qualcosa, ma non ebbe la
forza di fermarlo vedendolo uscire distrattamente dalla porta.
“Avevi
ragione Belthil… il tempo è giunto.”