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Autore: NOCEmj    20/03/2014    1 recensioni
Una ragazza sola, Odia tutto e tutti. Ce l'ha con Capitol City perché le ha rubato l'unica cosa cara che aveva: i genitori.
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mi aggiro per il distretto con l’aria di chi non si rende conto del passare del tempo, ma il tempo passa. Adesso sono davanti alla fabbrica, quella stramaledetta fabbrica. E’ sempre tutto come quel giorno, se non che per i corpi bruciati che sono stati portati via, c’è puzza di morte. Mi siedo e stringo forte le ginocchia al petto, le abbraccio come per sentire il calore di qualcuno che ti stringe sulla pelle. Adesso rivolgo lo sguardo verso l’alto: < Mamma, sai,mi manchi tanto. Mi mancano i tuoi abbracci, mi mancano i tuoi “Buongiorno piccola donna” al mattino, mi manca il tuo odore. Cosa non darei per poterti riavere qui con me. > . Torno a girovagare per le strade, con le guance rigate dalle lacrime e le orecchie che mi fischiano. Ad un certo punto cado a terra, priva di sensi. Quando riapro gli occhi sono in un letto, sembra un ospedale qui, ma non lo è. Dalla porta entra un uomo con una tuta completamente bianca, riprendendomi realizzo: è un pacificatore! Cerco subito di dimenarmi per scappare, non mi è mai piaciuta certa gente, ma subito ne arrivano altri due a tenermi ferma e dopo di loro arriva un uomo con capelli e barba bianca, macchiata ad un angolo da una chiazza rossa. L’ho visto molte volte in televisione all’apertura dei giochi della fame, è lui, quel verme, quello schifoso. Snow. Si siede su un angolo del letto sul quale sono distesa e inizia a parlare con quella sua voce che mi fa rabbrividire i peli delle braccia di quanto io sia carina e di che peccato sarebbe se mi succedesse qualcosa. Si avvicina e con una mano mi scosta i capelli dagli occhi, mentre con l’altra fa segno di entrare ad alcune persone. Inizio a chiedermi quale sarà il motivo di questo suo gesto, ma appena prima di andarsene mi sussurra ad un orecchio: . Inizio ad urlare istericamente e a scalciare, fino a quando non perdo nuovamente conoscenza. Al mio risveglio profumo di gelsomino e ho i capelli accuratamente sistemati in due trecce, con una rosa bianca appuntata su un orecchio. Tra un’ora inizierà la mietitura dei tributi, meglio avviarsi. Mi registrano bucandomi un dito e facendomelo schiacciare contro un grande libro, in modo da prendere le mie impronte digitali. In piazza c’è molta tensione, due famiglie torneranno a casa distrutte, mentre altre festeggeranno perché per un altro anno sono salve. Sul palco sale un’annunciatrice,penso che sia nuova, ha un’enorme parrucca viola e almeno 30 centimetri di tacco. Dopo aver mostrato il video che raffigura i giorni bui per mettere un po’ di timore tra le persone, pronuncia la solita frase d’apertura: . Con molta cautela mette una mano dentro alla brocca che contiene i bigliettini con i nomi e prende quello che sta sul fondo. Le sue labbra disegnano il mio nome e nessuno fiata, si sente solo il battito del mio cuore. Con lo sguardo vuoto salgo sul palco e scruto gli sguardi, ma nessun volontario che si offra al mio posto. Del resto non ho nulla da perdere e tengo dentro di me le lacrime. Stesso procedimento per sorteggiare il tributo maschio. Viene scelto un ragazzo di un anno più grande di me, occhi verdi e capelli castani, davvero un bel ragazzo.
  
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