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Autore: NightWatcher96    20/03/2014    1 recensioni
Mikey è troppo cagionevole di salute. Quando lo portano a fare un viaggio, cosa mai potrà mai accadere?
Genere: Fluff, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Donatello Hamato, Leonardo Hamato, Michelangelo Hamato, Raphael Hamato/ Raffaello, Un po' tutti
Note: OOC, Otherverse | Avvertimenti: nessuno
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Per quanto sia riluttante, Raph annuisce e attende una mossa. L'arancione, soggiogato dal dolore al petto, sfodera un facile pugno che il fratello para facilmente. Gli occhi miele del focoso ricadono sulla sua famiglia, la quale sembra implorarlo di perdere.
"Ok" pensa, lasciandosi colpire allo stomaco da un debole calcio...


Con quella mossa, Mikey perde l'equilibrio e carponi sul tatami beige (portato da Splinter), constata felicemente di aver "prevalso" su Raphie. In fretta si rialza e porge la mano al fratello che accetta.
"Mi hai battuto. Bravo!".
"Grazie, Raphie! Dici che un giorno potrò avere delle armi tutte mie?" chiede Michelangelo.
"Credo proprio di sì!" sorride il rosso, poggiandogli una mano sulla spalla: "Adesso ti tocca affrontare Leo. Concentrati".
Mikey annuisce e nota il rosso strisciare la mano contro quella del leader.
"Ben fatto, Raph. Siamo orgogliosi di te" sussurra quest'ultimo.
"Cosa non si fa per un fratello minore!" ghigna Raph: "Vacci piano con Mikey, però. Lo vedo barcollante".
"Grazie per avermelo detto, tigre" conclude l'azzurro, posizionandosi dinanzi all'arancione: "Hai battuto Don e Raph. Resisterai con me?".
"Sicuro!" esclama felice l'altro, ricoperto da uno strato di sudore: "Dai, combattiamo!".
Splinter da il via all'ultimo incontro, desideroso di vedere come se la cava il minore. I due fratelli partono all'unisono, con una serie di calci e pugni. Entrambi parano e contrattaccano abilmente.
I tre in disparte non riescono a staccar loro lo sguardo di dosso. E' difficile dire chi vincerà.
"Leo che ti prende?" rimprovera Mikey, eseguendo un calcio rotante: "Mettici più impegno!".
"Risparmia il fiato. Ti serve per combattere!" taglia corto Leo, schivando un pugno al braccio.
Quasi al limite delle forze, l'arancione inizia a manifestare i segni della stanchezza: il suo respiro è molto pesante e le perle di sudore colano lungo il volto, sfumando di una tonalità più scura la maschera.
Leo se ne accorge subito: "E' ora di fermarti. Sei stato in gamba, Mikey".
"N... no... de... vo... batterti...!" ansima l'altro, stringendo i pugni con rabbia.
Si scaglia contro un basito Leo, usando tutte le pochissime energie rimaste nel corpo; inizia con una serie di pugni, per poi eseguire una verticale per poter infrangere la barriera con gli avambracci di Leo, grazie a un calcio a piedi uniti.
Leo barcolla all'indietro e sgrana gli occhi quando il fratellino sparisce dalla sua traiettoria; la "vittima" si guarda intorno, ma quando si ritrova Michelangelo alle spalle, non è in grado di attutire una mossa un po' dolorosa.
Il 14enne gli afferra il braccio sinistro e solleva il fratello oltre il suo corpo, sbattendolo duramente in terra... con una vittoria vera! Increduli, Raph, Don e Splinter non sanno cosa dire se non complimentarsi.
Massaggiandosi il braccio strattonato, Leo sorride e Mikey lo abbraccia felicemente.
"Complimenti! Sei stato un valoroso guerriero!" gli dice, avvolgendogli le braccia sul guscio.
"E hai battuto Leo in 04:30 minuti! Record!" esclama Don, controllando il cronometro sul cellulare.
Mikey annuisce e continua ad abbracciare suo fratello... sentendosi molto stanco e come immerso nell'olio bollente. La sua vista si sdoppia e il cuore martella velocissimo, cercando l'ossigeno per sfamare i polmoni. Le gambe diventano troppo molli... il respiro, invece, un ronzi nelle orecchie...
"Michelangelo, sei molto caldo" dice Leonardo, avvertendo il fratellino scivolare dalla sua presa.
"Oh, no!" urla Raph, ormai compreso che Mikey è privo di sensei.
Posizionandolo supino sul tatami, Don inizia a visitarlo: "Il polso è molto veloce. Il sudore indica... che la febbre è a livelli critici!".
"Come può essere? Stava benissimo!" ringhia Raph, stringendo la mano bollente e tremante del fratellino.
"Dev'essere stato quando ha sudato e si è schizzato con l'acqua fredda della cascata... e il vento... e quando è rimasto solo con quella tovaglia!" quasi singhiozza Don.
"Portatelo nella sua camera!" ordina un quasi furente Splinter: "E' necessario intervenire!".
I tre annuiscono e Leo raccoglie Mikey in stile sposa, notando il calore che irradia la pelle. Don prende una ciotola d'acqua fredda e un panno dalla cucina, così come la borsa con le medicine.
Raph, invece, apre la porta della stanza, chiudendo finestra, persiana e tende, accendendo la luce.
Leo posa il fratellino sotto le coperte, accarezzandogli la guancia e sfilandogli la maschera, così come la cintura, le ginocchiere e le gomitiere.
Tutti sanno che questa sarà una lunga notte...

"E' come in passato... quando Mikey prese quell'influenza. Tossiva ma noi tutti credevamo in un qualcosa di passeggero. Poi, la febbre leggera è diventata sempre più alta... sino a mutarsi in polmonite. Abbiamo rischiato di perderlo... non voglio tutto questo di nuovo..." pensa Leo, seduto su una sedia, accanto al lettino del fratellino malato...

La tartarughina Mikey, di anni quattro, stava scarabocchiando con il suo Orsetto stretto al petto, quando la figura di sette anni di Leo gli comparve dinanzi, nel salottino.
"Ehi, fratellino! Io e gli altri andiamo a fare una corsetta nelle fogne. Vuoi venire?".
Mikey annuì felicissimo e seguì il fratello maggiore, il quale lo condusse facilmente al ritrovo spazioso dove aspettavano sia Don sia Raph.
"Chi arriva per primo alla grata che mostra New York sul mare, vince!" spiegò Raph.
I tre fratelli attesero il "tre, due, uno, via!" di Don e scattarono in uno sprint, dimenticandosi completamente che Mikey era già rimasto indietro.
Non ci impiegarono molto ad allontanarsi sempre più, saltando brevi corsi d'acqua sporca con facilità e a superarsi a vicenda. 
Michelangelo, purtroppo, timoroso perfino della sua ombra distorta dalla serie di luci sulle mura grige dei tunnel bombati, si rannicchiò a pallina, terrorizzato che la sua casa era troppo lontana e ora le tenebre regnavano sovrane.
Spaventatissimo, optò per proseguire e intravide un bivio, alla fine della galleria percorsa. In mezzo a un grande spiazzale dove l'acqua stagnante gli arrivava sino alle caviglie, Mikey guardò attento le tre entrate arcuate e oscure, poste dinanzi, sulle mura di mattoni grigi e screpolati.
"Cosa faccio?" biascicò, con le braccine strette sul petto.
Uno squittio di un topo nero con occhietti rossi lo spaventò quando gli passò accanto, sparendo in una piccola apertura di una delle mura, ad angolo. Mikey scelse la terza porta sulla sinistra, solo perché era parzialmente illuminata da un neon posizionato sulla cornice di mattoni.
Affrontando la sua paura, Michelangelo sperò di ritrovare i fratelli maggiori, già giunti al vicino punto vittoria, senza nemmeno un vincitore, poi. Erano arrivati contemporaneamente accanto a una spessa grata che affacciava un un canale di scolo molto alto, capeggiato da ciuffetti di erba smeraldo.
Da quella posizione e ignorando l'odore nauseabondo, New York appariva così chiara che dava l'illusione di poter essere stretta in una mano. Quei neri grattacieli si innalzavano maestosi contro il rosato/giallino/bluastro di un cielo al tramonto.
"Siamo arrivati!" ansimò felicemente Donnie, sedendosi sul marciapiede, accanto alla grata.
Leonardo saltellò nell'acqua sino alle caviglie, racchiusa in due marciapiedi, a destra e a sinistra. Annuì e guardò Raph aggrappato alla grata per osservare bene la città.
Come un campanello d'allarme, la tartaruga guardò la svolta del percorso verso sinistra, sperando che Mikey stesse arrivando. Era tutto troppo silenzioso senza di lui. 
Non vi erano luci in quel tratto fognario. L'illuminazione giungeva dal cielo o dai lampioni posizionati sull'autostrada appena sopra quella grata. Era quasi sera e sicuramente il maestro Splinter si sarebbe accorto della loro assenza, proprio perché la sua meditazione sarebbe finita da un momento all'altro.
"Dov'è Mikey?" gracchiò, lasciando cadere le spalle.
I due fratelli si voltarono, perplessi. In effetti, il loro fratellino mancava e nell'assoluto silenzio, interrotto solo da plin dei tubi in condensa in piccole pozzanghere, non si udiva alcuno scalpitare.
Don deglutì e si avvicinò alla fine ad angolo del tunnel, guardando l'oscurità: "Non lo vedo! Forse non ha retto il nostro passo!".
"COSA?!" esclamò Raph, a pugni stretti: "Dobbiamo ritrovarlo! Immediatamente! Papà ci punirà se scopre che abbiamo perso Mikey!".
Leonardo e i suoi fratelli corsero rapidi nello stesso tunnel percorso in precedenza e al contrario...
Nel frattempo, il giovane Mikey era giunto in uno stretto tratto fognario, dall'alto soffitto avvolto dalle tenebre. Singhiozzante, udì un rumore costante nei suoi pressi e una specie di corrente gelida alle sue spalle.
"Che cos'è?" fece il piccolo, adocchiando la provenienza del suono: "C'è una ventola!".
Un grosso ventilatore a pale metallizzate fungeva come estrattore meccanico per allontanare i fumi nauseabondi delle fognature. La corrente era forte per Mikey e anche troppo gelida.
Il piccolino, spaventato da quel costante girare, preferì avanzare. Non fece nemmeno in tempo a mettere un piedino su delle intercapedine al suolo che un forte getto di vapore caldo lo investì a pieno.
"PAPA'!" urlò, correndo alla cieca per poi inciampare in alcuni rifiuti e schiantarsi in una pozzanghera gelida: "PAPA'! AIUTAMI!".
Ma non c'era nessuno. Mikey si rialzò tremante e proseguì ancora, stringendosi le manine sul cranio bagnato, per proteggere dagli sbuffi di vapore bollente, proveniente da alcune valvole di sfogo dei generatori di corrente elettrica per varie turbine...
I ragazzi stavano ancora cercando senza sosta, ma alla fine furono costretti a gettare la spugna. Stanchi, sudati e terrorizzati, non erano certamente pronti a dare la triste notizia al sensei. Erano dinanzi alla porta d'entrata e Leo la spinse per entrare.
Splinter era seduto al centro del salottino, con una tazza di te' e tre biscotti. Sembrava ancora in meditazione e i bambini sperarono di poterla fare franca.
"Vi siete divertiti la fuori, figlioli?".
I tre gelarono e stoppandosi dal raggiungere la loro cameretta divisa, s'inginocchiarono con il capo abbassato, mentre Splinter si alzò e li osservò.
"Maestro... abbiamo ignorato la regola di non lasciare la tana..." iniziò Leo: "Ma...".
"Dov'è Michelangelo?".
Raph strinse i pugni sulle cosce, notando l'ombra paterna sempre più vicina.
"Ec... ecco..." balbettò Donnie, raccontando della perdita del bambino.
"CHE COSA?!" urlò il sensei, con il pelo ispido alla fine del racconto: "Siete degli irresponsabili! Come avete potuto perdere vostro fratello? Soprattutto quando è così piccolo! Sono molto deluso da tutti voi e...".
Un cigolio. Passi lenti, un respiro incostante, scosso da singhiozzi appena udibili. Splinter si voltò, come gli altri, spalancando lo sguardo castano ristretto sino a pochi secondi fa. Con il cuore martellante, lo videro...
"MICHELANGELO!" esclamarono, accorrendo per abbracciarlo.
Il bambino aveva il volto rigato dalle lacrime, il corpo bagnato così come la maschera fradicia. C'era un po' di sporcizia sul corpicino ma questo non fermò l'abbraccio di gioia paterno. Splinter, infatti, lo strinse al petto, sfilandogli immediatamente la cintura e la maschera.
"Figlio mio! Sono così felice che tu abbia ritrovato la strada di casa!".
"Mikey, scusaci!" esclamarono i tre fratellini, scoppiando a piangere.
Il piccolino ebbe il tempo solo di sorridere, prima di scoppiare in un eccesso di tosse mucosa che spaventò tutti quanti. Il sensei gli fece subito un bagno caldo, lo nutrì con del latte caldo e lo infilò a letto...
Ma le cose non migliorarono, purtroppo. La disavventura di Michelangelo era sfociata in tosse e febbre, ma la cosa che maggiormente preoccupava era che il termometro segnava sempre il 40,2 gradi.
"Papà...?" chiese Leo, fermo sulla camera paterna, con la luce alle spalle: "Come sta Mikey?".
"Male, figliolo... Se la febbre non si abbasserà, Michelangelo non supererà la notte...".
Leonardo scoppiò in lacrime e dando la terribile notizia anche agli altri, fecero la promessa di proteggere sempre il loro fratellino...
  
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