Una
nuova
vita
Il giorno dopo mi
alzai presto, ero così elettrizzata,
finalmente libera e lontana da tutti i problemi che mi circondavano
(nda: non
sa cosa le aspetta lì XD)
Feci una doccia
veloce, mi vestii e scesi giù, trovai i
miei genitori che facevano colazione, mi accolsero come mai era
successo in 17
anni.
Erano di buon umore,
troppo per i miei gusti ma li
assecondai lo stesso, mi accompagnarono personalmente
all’aeroporto, mi
salutarono come dei veri genitori e mi abbracciarono.
In fondo mi sarebbero
mancati anche loro, erano pur
sempre coloro che mi avevano dato alla luce.
Mia madre
naturalmente mi disse che se avessi voluto
altri soldi sulla carta d credito non c’erano problemi,
ovviamente c’era da
aspettarselo e con un sospiro, mi allontanai da loro e diedi un calcio
alla
vecchia vita.
Il viaggio fu molto
lungo e stressante, fortuna che mi
portai libri da leggere e il mio lettore mp4, anche se mi addormentai
circa a
metà volo.
Atterrata a Port
Angeles, cercai subito il biglietto con
l’indirizzo del mio appartamento e mi avviai verso un taxi.
Beh dire appartamento
era poco, ma avevo dovuto intuirlo,
no?
I miei genitori erano
pur sempre i miei genitori.
Era una casa molto
carina, entrata dentro vidi che era
anche molto accogliente, percorso un corridoio mi trovavo in un salotto
molto
confortevole con un divano lungo bianco ed un tavolino in legno
davanti, con
una televisione e tutto ciò che la tecnologia dispone,
più in la avrei trovato
un mobile con vari libri, cd e molti oggetti da collezione mentre alla
mia
destra c’era un pianoforte, si, perché io adoravo
la musica e sapevo suonare.
Anche la cucina mi piaceva, piccola ma molto graziosa.
Portai i bagagli di
sopra dove c’era un bagno abbastanza
grande, e due camere, naturalmente quella più grande era la
mia, sistemai tutte
le mie cose mi feci una doccia e andai a vedere se c’era
qualcosa in frigo.
Tutto era stato
arredato ed il frigo era stracolmo, solo
allora pensai che il giorno dopo avrei finalmente messo piede nella
Forks High School.
Guardai un
po’ di televisione e senza accorgermene mi
addormentai sul divano.
Mi alzai in perfetto
orario, avevo l’orologio
incorporato, mi preparai presi tutto quello che mi occorreva, e andai
fuori,
dove il giorno prima non avevo assolutamente visto la mia macchina.
Come avevo fatto a
non notarla? I miei genitori avevano
fatto proprio le cose in grande, una cabriolet nera ultimo modello,
dopo un
paio di minuti di shock totale mi ripresi, e mi diressi a scuola, non
fu
difficile trovarla.
Dopo aver
parcheggiato mi diressi nella segreteria dove
conobbi la signorina Smith, tutta raggiante che mi porse
l’orario, una mappa e
mi augurò di trascorrere un buon anno scolastico.
Nel giro di pochi
minuti la scuola si riempì di molti
studenti che mi guardavano con facce perplesse, cosa c’era
che non andava?
Solo allora si
avvicinò una ragazza vicino a me, era
molto gentile e cordiale, aveva dei capelli lisci color caramello e
occhi color
cioccolato, si era anche molto carina, si chiamava Lily.
-“Qual
è la tua prossima lezione?”
-“A quanto
pare Fisica”
Mi guardò
delusa, com’era dolce
-“Che
peccato! vabè però hai trigonometria alla
3° ora ci
incontreremo lì”
Mi sorrise e
andò via, mi diressi con l’aiuto della mappa
in aula, il professore mi presentò a tutta la classe, cosa
che odiavo a morte,
e andai a sedermi.
Al mio fianco
c’era un ragazzo che aveva una parlantina,
non si bloccava mai, mi venne quasi da ridere, mi ricordava tanto una
persona,
ma adesso non c’era più quindi non dovevo pensarci.
Alla fine
dell’ora Mark, questo era il suo nome,
insistette per accompagnarmi all’aula di inglese, anche se
avessi voluto
rifiutare, non avrei proprio potuto, stava quasi diventando esasperante.
Passò
così anche quella lezione, ero stufa che tutti mi
guardavano, almeno i primi tempi sarebbe stato così, ormai
ero la nuova
ragazza, la novità e così tutti si avvicinavano a
me, logico, no?
Però io
non ero abituata a quelle attenzioni, dovevo
andare vero l’aula di trigonometria dove avrei incontrato
anche Lily, ma non
riuscivo più ad orientarmi con la mappa, ecco lo sapevo mi
ero persa.
Mi girai intorno per
capire dove mi trovavo e non mi
accorsi che c’era qualcuno dietro di me, infatti voltandomi
di scatto urtai
contro qualcosa di duro, stavo per cadere a terra ma due braccia forti
mi
sostennero e mi ritrovai a pochi centimetri da colui che mi avrebbe
cambiato la
vita.
Capelli di bronzo,
pelle chiara, ma fui colpita dagli
occhi era un colore strano dorato potrei dire, ma meno importante era
la
bellezza, era bello, bello come un dio, stavo sognando?
Restammo minuti a
guardarci così fino a quando mi rimise
in linea retta e la sua voce melodiosa mi colpì.
-“Hai
bisogno di aiuto?”
-“Io...beh
mi sono persa”
Il suo sguardo
penetrò dentro di me, quasi come se
capisse cosa stavo pensando.
-“Qual
è la tua prossima lezione?”
-“Trigonometria”
-“Se vuoi
ti accompagno io”
-“Grazie”
Gli sorrisi
timidamente e lui ricambiò facendomi
impazzire.
Mi
accompagnò all’aula, sentivo il suo sguardo
addosso ma
non riuscivo a girarmi per vedere se mi fissava o meno.
Arrivati alla porta
ci fermammo
-“Che
maleducato, io mi chiamo Edward” disse con un
sorriso sghembo
-“Io sono
Emily, è stato un piacere conoscerti, ora devo
andare magari ci incontreremo un'altra volta”
Lo salutai ed entrai
in classe sconvolta dopo essermi
scusata per il ritardo, fortunatamente il professore fu clemente con
me, andai
a sedermi vicino Lily meno male che mi aveva conservato il posto.
-“Cos’è
successo?
-“Mi sono
persa”
-“Capisco”
L’unica
cosa che pensavo ormai era lui, Edward, era così
affascinante, bello, dolce, oddio ma cosa dicevo a mala pena lo
conoscevo!!!
Le ore passarono con
me immersa nel mondo dei sogni, anzi
no nel mondo di Edward.
All’ora di
pranzo, io e Lily andammo a mensa e ci sedemmo
in un piccolo tavolino, è stato lì che notai gli
altri, belli come lui, la mia
amica seguì il mio sguardo e ridacchiò.
-“Non
impressionarti, quelli che vedi sono i Cullen,
anche loro sono arrivati da qualche anno, ma non danno confidenza a
nessuno”
In
quell’istante Edward mi fissò, lo vedevo bene, il
suo
sguardo era velato di tristezza, perché?? Dov’era
finito il suo sorriso
sghembo??
Non riuscivo a
vederlo così malinconico, mi faceva
tenerezza, avrei voluto consolarlo, ma chi ero io che con le mie
sofferenze
andavo a consolare proprio lui?
Dopo un ultimo
sguardo finii di mangiare e mi preparai
per le lezioni successive che fortunatamente passarono in fretta, andai
verso
la mia cabriolet ma solo all’uscita, in macchina, notai la
Volvo metallizzata,
quando lo vidi il mio cuore accelerò improvvisamente.
Ero troppo confusa,
dovevo riflettere, e senza
soffermarmi più di tanto andai a tutta corsa verso casa.
Beh, ho notato che il primo
capitolo ha avuto molte
letture quindi la storia non è così brutta spero
che lascerete un commentino
per quest’altro. Baci aLbiCoCCaCiDa