EPILOGO
-è
il momento edward-
La
voce di carlisle mi rimbombava nelle orecchie.
Bella
mi guardava con sicurezza…era pronta, era forte, la
gravidanza le aveva fatto
apprezzare di più il valore della vita, ma non aveva
cambiato idea.
era
pronta, non ero sicuro di quanto lo fossi io.
Guardai
tutti i miei famigliari. mi vergognavo quasi, di quello che stavo per
fare, stavo
uccidendo e lo stavo facendo davanti a tutti. guardai bella distesa sul
mio
letto,era aggrappata forte alla trapunta dorata e aveva gli occhi
chiusi. mi
sembrò così fragile, così
indifesa…
-non
ce la faccio-dissi con tono lamentoso passandomi una mano tra i capelli.
Bella
scattò a sedere.
-edward…ti
prego-implorò la mia dolce metà.
La
guardai con gli occhi tristi,come potevo togliere la luce dai suoi
occhi? Come
potevo mettere fine alla bellezza naturale del suo viso? Come potevo
spengere
il suo calore? Come potevo…io, suo marito, la persona che
l’amava di più in
tutto il mondo
Riflettevo
guardandola negli occhi, cercando di trasmetterle tutte le mie paure.
Scesa
dal letto ,mi si avvicinò goffamente e prima di arrivare a
me, inciampò.
Arrossì
istantaneamente, borbottano qualcosa come -oddio,facciamo in
fretta…goffaggine?ADDIO-
Tutti
sorridemmo del suo imbarazzo mentre lei si inginocchiava di fronte a
me. Ricadde
il silenzio, la tensione salì riempiendo ogni angolo della
mia stanza.
Mi
tremavano le mani, ma ne sollevai una per poterle sfiorare quelle gote
rosee, la
cosa umana di lei che mi sarebbe mancata maggiormente.
Prese
la mia mano e la premette forte contro la sua guancia accaldata.
-mi
fido di te-mi sussurrò a un palmo dal viso.
Guardai
nei suoi occhi ,caldi e profondi come l’oceano.
-sono
io che non mi fido di me-sussurrai.
-edward…fallo
per me. - insisté lei.
Gettai
uno sguardo alla mai famiglia: carlisle cingeva la vita di esme che
aveva
appoggiato la testa sul petto di suo marito, mi sorrisero; alice e
jasper si
tenevano per mano… dai edward…
continuava
a ripetersi mia sorella.
Emmett
era alle spalle di alice e l’abbracciava da dietro,il mio
fratellone sorrise
incoraggiante, rosalie si sforzò di sorridere, ma venne
fuori una specie di
smorfia. eccola lì la mai famiglia, le sei persone
più importanti della mai
vita, dopo bella e la guardai seguendo i miei pensieri.
Ero
teso, preoccupato; eppure fare l’amore con bella non era
più stato un problema,
riuscivo perfettamente a contenere i miei istinti, ma in quel momento,
non si
trattava di sentire il suo sangue caldo scivolarmi sulle labbra, sulla
lingua e
spengere la mai gola in fiamme. quei pensieri, bastò solo il
pensiero per
scatenare la mia sete.
Bella
prese le miei mani e mi trascinò di fianco al letto. si
sedette e io mi
inginocchiai davanti a lei.
La
guardai negli occhi. un ultimo bacio. i miei famigliari distolsero lo
sguardo
per darci della privacy.
Con
foga le nostre lingue si incontrarono, si salutarono per
un’ultima volta, dissero
addio a quel calore famigliare. Bella infilò le sue dita tra
i miei capelli e
mi tirò indietro, dividendo le nostre labbra delicatamente.
era molto sicura di
se, come se volesse fare tutto in fretta prima di poterci ripensare. E
io
tentennavo per darle il tempo di ripensarci.
-sei
sicura?-chiesi ancora.
Di
tutta risposta lei inclinò leggermente la testa verso la sua
spalla destra, scoprendo
la giugulare; pulsava forse, verde e in bella mostra, la vedevo sotto
la pelle
chiara di lei. la guardai con desiderio.
Bella
spinse il mio viso sul suo collo, lentamente.
Sentì
qualcuno trattenere il respiro, forse lei stessa o forse
l’intero mondo. poggiai
le labbra schiuse su quel piccolo canale.
-ti
amo-feci vibrare la sua pelle, provocandole dei brividi.
Poggiai
la lingua e lo sentì, sentì il calore a un passo
dalla mia sete.
Affondai piano i denti e bella
gemette di dolore.
Le
prime gocce raggiunsero le mie labbra, la lingua, la gola…
Sentii
carlisle avvicinasi e aiutarmi a stenderla sul letto, mentre io
cominciavo
lentamente a bere il suo sangue.
Scivolava
lento sulla mia gola e si perdeva dentro di me. mentre lei dava a me la
sua
vita, io le davo la morte. il mio veleno era in circolo dentro di lei.
lento e
inesorabile correva al cuore.
Bevvi,
sforzandomi di controllare il flusso.
-basta…-cominciò
a piagnucolare bella.
-ti…ti
prego…edward!-strillò il mio nome.
-non
ancora edward.-disse carlisle, mentre bella continuava a urlare, a
contorcersi
cercando di liberarsi dalla mia stretta, dai miei denti.
Volevo
fermarmi, risparmiarle quella sofferenza, obbedirle, ma se lo avessi
fatto, avrebbe
sofferto più allungo, così con tutta la mia forza
di volontà continuai a bere
la sua vita.
-ci
siamo edward- disse carlisle.
Aprì
piano la bocca i miei denti scivolarono fuori dalla sua pelle e con la
lingua
leccai le ultime gocce.
Mi
sollevai,per guardarla. il suo viso era contratto dal dolore, mentre
carlisle
le iniettava morfina.
Le
presi la mano.
-sei
stato bravissimo edward- disse alice fiera, mettendo una mano sulla mia
spalla.
Si
ero stato davvero bravo, era stata una prova difficile, ma ce
l’avevo fatta. ma
che penso…mi vantavo di ciò che avevo fatto?
Con
poca fatica staccai le dita di bella dalla trapunta e gliela strinsi.
-amore?-
-oh…
edward!ti prego fermalo…-biascicava.
Mi
piangeva il cuore a vederla così addolorata, avevo causato
io questo.
Ma
sapevo che ormai quel che era fatto, era fatto.
Passarono
i tre giorni di routine, inesorabilmente lenti.
La
morfina alleviava di poco il dolore, ma bella ogni giorno si lamentava
allo
stesso modo e imprecava e piangeva.
Per
tutto il tempo tenni la mano alla mia sposa, non la lasciai mai.
Il
terzo giorno bella smise di soffrire, aprì piano gli occhi,
che erano rimasti
chiusi per l’intera trasformazione. la guardai e lei
ricambiò il mio sguardo, i
suoi occhi scarlatti, mi guardavano con amore, sorrise, il sorriso
più bello
che io avessi mai visto.
Era
esattamente come prima, solo i capelli sembravano più ricci
e la sua pelle dura
e fredda; i lineamenti erano sempre quelli, le forme sempre le stesse.
*
Il
dolore cesso improvvisamente così come era venuto.
Lasciai
la coperta e mi rilassai.
Cercai
di ascoltare il mio corpo…nessun rumore.
Aprì
piano gli occhi. era meraviglioso. riuscivo a distinguere anche la
più piccola
crepa del soffitto nonostante l’ambiente fosse scuro. la mia
vista era
amplificata.
Mossi
piano le dita delle mani, per assicurarmi che funzionassero ancora;
quando
le strinti sentì la mano di edward, non più
fredda.
Voltai
la testa e mi sollevai piano.
Ci
guardammo per qualche secondo con amore.
Sorrisi.
-bentornata-
sussurrò emozionato.
Poggiò
delicato le sue labbra sulle mie fredde e dure.
Era
come se avessi perso la sensibilità, quasi non riuscivo a
percepire il
contatto.
Ci
allontanammo.
-come
sono edward?-dissi e rimasi colpita dal suono caldo e melodioso della
mai voce;
mi poggiai una mano sulla gola.
Ecco
il sorriso sghembo.
-sei
bellissima- disse.
Ci
abbracciammo, poi ricordai.
-dov’è?-dissi
allarmata.
-dopo
tesoro, prima è meglio…mangiare-mi
ricordò impacciato…o preoccupato?
Annuì
convinta, impaziente di riabbracciare mio figlio.
Entrarono
carlisle e il resto dei cullen, chiamati da edward.
Mi
ammirarono per qualche secondo, mi fecero mille domande su come mi
sentissi, su
cosa provassi, le miei impressioni; alice era emozionata quasi
più di me.
Finalmente
ero una cullen.
-bella…sei
stupenda- disse rosalie.
Arrossii,
o almeno sarei arrossita, invece abbassai lo sguardo imbarazzata.
-posso
vedermi?-chiesi, sempre con quella voce che non riconoscevo come mia.
-vieni...-disse
alice, prendendomi per mano.
Mi
portò di fronte al grande specchio e rimasi scioccata.
Una
bella donna era in piedi al fianco di alice.
Bellissima
e pallida, sode forme riempivano il suo corpo e le spalle erano
sfiorate da
morbidi ricci bruni.
Quella
donna,quella vampira, ero io.
Guardai
il mio viso riflesso sorridere e i miei occhi scarlatti accendersi.
-credo
di avere fame-dissi confusa, quelle parole mi erano uscite spontanee;
sentivo
un bruciore sulla gola.
emmett
ridacchiò.
-ce
la porto io-disse edward.
Mi
prese in braccio e si fiondò verso l’uscita.
-edward,
ora penso di poter camminare da sola…spero-dissi.
-scusa…
è l’abitudine - rise, rimettendomi in piedi.
Uscimmo
di casa: niente goffaggine, solo movimenti precisi e sensuali.
Arrivati
all’estremità del bosco edward mi prese per mano.
-corri-
disse.
La
paura mia attanagliò lo stomaco. non amavo la
velocità.
-ho
paura-
-si
,anche io-disse serio.
Ridemmo.
-ok-
sospirai.
Cominciai
a correre piano, edward accanto a me.
I
miei piedi andavano da soli,correvo veloce, non cadevo, non inciampavo,
schivavo
gli alberi con agilità e precisione .non era veloce,
era normale.
Poi
ad un tratto, eccolo: un intenso profumo mi riempì le narici.
Mi
fermai e edward fece lo stesso.
-che
c’è?-chiese.
-sento…odore
di sangue.-dissi annusando l’aria.
Lui
mi imitò.
-non
sento nulla-disse confuso.
-seguimi-
dissi sicura e cominciai a correre verso il bosco più fitto.
Dopo
pochi minuti mi arrestai di nuovo,l’odore era più
forte.
-ora
lo sento- edward si fermò al mio fianco.
-tesoro
sei molto veloce-
-davvero?-chiesi
esterrefatta.
-si
, ma mai quanto me-si vantò.
-spaccone-
gli diedi un buffetto sulla guancia.
-ohh…ora
le sento meglio le tue carezze.- disse dolce.
-
edward perché non sentivi l’odore prima?-chiesi
mentre ci avvicinavamo
camminando lenti, verso la possibile preda.
-durante
questi tre giorni, io e gli altri abbiamo parlato a lungo dei tuoi
possibili
poteri.-
-ma
non è detto che io ce li abbia -lo interruppi.
-fammi
finire, per favore-disse sorridendo.
-scusa-
dissi imbarazzata.
mi
guardò il viso e deluso da qualcosa che non vide,
tornò al suo discorso.
-dicevo…mi
sono ricordato di quando tu perdesti i sensi durante l’ora di
biologia, ricordi?-
Annuì.
-bene…sentivi
l’odore del sangue.. non è normale per un umano.
così abbiamo pensato che quel
tuo “pregio” - e sorrise chiamandolo
così- fosse quello di sentire il sangue ad
una distanza maggiore...-
Si
bloccò, mettendo una mano davanti al mio petto per impedirmi
di procedere
ulteriormente..
-ci
siamo- disse scrutando davanti a noi.
Seguì
il suo sguardo, un giovane cervo brucava sotto una quercia.
Mi
bruciava la gola, un liquido fresco mi avvolse la bocca e lo ingoiai,
era il
mio veleno.
-fai
attenzione…è tuo. -sussurrò.
-non
so come…edward…non lo so fare-dissi, avevo paura.
-viene
naturale.- disse triste.
Mi
accorsi del suo tono.
-edward-
dissi prendendo il suo viso tra le mani.
-non
ti incolperò mai di ciò che sono adesso, neanche
se mi pentissi di esserlo. ti
amo. te l’ho chiesto io di farmi diventare così.
voglio che tu sia felice, perché
se non lo sei tu, non lo sarò neanche io.- dissi a voce
bassa e molto
velocemente, quasi non capì che cosa avevo detto.
Sospirò.
Lasciai
il suo viso.
-e
ora guarda e impara- dissi scherzando, con aria da maestrina.
Sghignazzò.
Uscì
piano dal nostro “nascondiglio”.
Il
cervo mi vide e si mire in allerta.
Un
altro fiotto di veleno mi riempì la bocca.
Pensavo
di dover provare pena per quella creatura, ma non era così, il mio unico pensiero era
bere.
Saltai
agile e veloce, la mai preda non ebbe il tempo di muoversi. le fui
addosso e
l’atterrai.
Guardai
la sua gola, doveva essere disgustoso sentire in bocca il pelo, ma io
dovevo
farlo.
Avvicinai
piano la bocca e affondai i denti. un senso di calore mia avvolse e
istintivamente cominciai a succhiare.
Il
sangue amaro della bestia era in circolo nel mio corpo.
Finì
in fretta e mi staccai.
Edward
era al mio fianco con gli occhi sgranati.
-che
cè-dissi preoccupata.
-sc..scusa..è
che…non …non riesco…mi fa strano ecco.-
-oh…ti
faccio paura?-chiesi triste.
era
disgustato da me. mi sentivo davvero triste, non avevo mai pensato
che…
-edward…sei
disgustato?non ti piaccio più?mi avevi promesso
che…che…-
-bella…non
sono disgustato da te,ma da me stesso.-
-edward
ti prego,smettila!smettila di sentirti in colpa per tutto.- dissi
esasperata.
Lo
abbracciai.
-voglio
stare con te. io lo faccio per te! sono così
perché voglio stare con te, sempre,
ovunque e comunque. non voglio sentire scusanti, a meno che sia tu a
dire che
non mi vuoi…-conclusi la frase con incertezza.
-stammi
a sentire, ti amo
più di qualsiasi altra cosa al mondo ,senza eccezioni. non
ti basta?-sorrise
citando una mia
vecchia frase.
-si
mi basta. mi basta , per
sempre-risposi.
Lo
baciai.
-sono
felice.- dissi col viso sul suo petto.
-lo
so.-
-ora
possiamo tornare?-chiesi speranzosa.
Mi
guardò negli occhi.
-ancora
un altro po’ . ehi non volevi vedermi a caccia una
volta?-disse tentatore.
-oh,gia
dai fammi vedere. –dissi curiosa.
Edward
era agile e sicuro, veloce e forte, le sue prede neanche provavano a
difendersi
a scappare, si abbandonavano al loro destino.
Mi
nutrì ancora, finche anche i miei occhi furono di un intenso
color miele.
Rientrammo
a casa.
-vado
a prenderlo…resisti?-disse.
-edward
non sarà pericoloso?voglio dire…-
-no
bella…cioè in teoria no. so che ce la farai.-
sorrise e si voltò verso le
scale.
carlisle
mi raggiunse.
-come
è andata?-
sorrisi
imbarazzata-bene grazie-
-carlisle…posso
farti una domanda?-
Annuì.
-avrò
mai sete di sangue umano?-
-penso
che se tu iniziassi a nutrirti di solo sangue animale non avresti mai
questi
desideri, non avendo mai assaggiato altro tipo di sangue
all’infuori di quello
animale.- disse.
-come
te-conclusi pensosa.
-come
me-fece eco.
Ecco
edward scendere con mio figlio in braccio.
All’accordo
dei volturi avevamo rubato altri 9 mesi, perché io, come
ripeteva edward, non
tralasciassi quell’ esperienza umana. il piccolo, un
maschietto, era cresciuto
forte e sano. somigliava a edward; grandi occhi verdi e capelli di un
bel rosso
rame, sempre scapigliati e ribelli.
Tra
le braccia di edward, la sua carnagione stonava,come un tempo succedeva
alla
mia.
Protesi
le mani verso nostro figlio e il piccolo fece lo stesso.
Sorrise
felice di vedere la propria mamma, un po’ cambiata, ma sempre
la sua mamma.
-vieni
dalla mamma…jacob-