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Autore: claudiacullen    03/07/2008    5 recensioni
Nella mai storia,che annuncio verrà scritta di getto e perciò non so assolutamente che fine abbia lo svolgimento della narrazione,edward e bella saranno già sposati e … non dico altro.non è assolutamente fedele ai libri. anche perché non sappiamo se si sposeranno realmente(spero di si)
Genere: Romantico, Commedia, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan
Note: Lemon | Avvertimenti: Spoiler!
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EPILOGO

 

-è il momento edward-

La voce di carlisle mi rimbombava nelle orecchie.

Bella mi guardava con sicurezza…era pronta, era forte, la gravidanza le aveva fatto apprezzare di più il valore della vita, ma non aveva cambiato idea.

era pronta, non ero sicuro di quanto lo fossi io.

Guardai tutti i miei famigliari. mi vergognavo quasi, di quello che stavo per fare, stavo uccidendo e lo stavo facendo davanti a tutti. guardai bella distesa sul mio letto,era aggrappata forte alla trapunta dorata e aveva gli occhi chiusi. mi sembrò così fragile, così indifesa…

-non ce la faccio-dissi con tono lamentoso passandomi una mano tra i capelli.

Bella scattò a sedere.

-edward…ti prego-implorò la mia dolce metà.

La guardai con gli occhi tristi,come potevo togliere la luce dai suoi occhi? Come potevo mettere fine alla bellezza naturale del suo viso? Come potevo spengere il suo calore? Come potevo…io, suo marito, la persona che l’amava di più in tutto il mondo

Riflettevo guardandola negli occhi, cercando di trasmetterle tutte le mie paure.

Scesa dal letto ,mi si avvicinò goffamente e prima di arrivare a me, inciampò.

Arrossì istantaneamente, borbottano qualcosa come -oddio,facciamo in fretta…goffaggine?ADDIO-

Tutti sorridemmo del suo imbarazzo mentre lei si inginocchiava di fronte a me. Ricadde il silenzio, la tensione salì riempiendo ogni angolo della mia stanza.

Mi tremavano le mani, ma ne sollevai una per poterle sfiorare quelle gote rosee, la cosa umana di lei che mi sarebbe mancata maggiormente.

Prese la mia mano e la premette forte contro la sua guancia accaldata.

-mi fido di te-mi sussurrò a un palmo dal viso.

Guardai nei suoi occhi ,caldi e profondi come l’oceano.

-sono io che non mi fido di me-sussurrai.

-edward…fallo per me. - insisté lei.

Gettai uno sguardo alla mai famiglia: carlisle cingeva la vita di esme che aveva appoggiato la testa sul petto di suo marito, mi sorrisero; alice e jasper si tenevano per mano… dai edward… continuava a ripetersi mia sorella.

Emmett era alle spalle di alice e l’abbracciava da dietro,il mio fratellone sorrise incoraggiante, rosalie si sforzò di sorridere, ma venne fuori una specie di smorfia. eccola lì la mai famiglia, le sei persone più importanti della mai vita, dopo bella e la guardai seguendo i miei pensieri.

Ero teso, preoccupato; eppure fare l’amore con bella non era più stato un problema, riuscivo perfettamente a contenere i miei istinti, ma in quel momento, non si trattava di sentire il suo sangue caldo scivolarmi sulle labbra, sulla lingua e spengere la mai gola in fiamme. quei pensieri, bastò solo il pensiero per scatenare la mia sete.

Bella prese le miei mani e mi trascinò di fianco al letto. si sedette e io mi inginocchiai davanti a lei.

La guardai negli occhi. un ultimo bacio. i miei famigliari distolsero lo sguardo per darci della privacy.

Con foga le nostre lingue si incontrarono, si salutarono per un’ultima volta, dissero addio a quel calore famigliare. Bella infilò le sue dita tra i miei capelli e mi tirò indietro, dividendo le nostre labbra delicatamente. era molto sicura di se, come se volesse fare tutto in fretta prima di poterci ripensare. E io tentennavo per darle il tempo di ripensarci.

-sei sicura?-chiesi ancora.

Di tutta risposta lei inclinò leggermente la testa verso la sua spalla destra, scoprendo la giugulare; pulsava forse, verde e in bella mostra, la vedevo sotto la pelle chiara di lei. la guardai con desiderio.

Bella spinse il mio viso sul suo collo, lentamente.

Sentì qualcuno trattenere il respiro, forse lei stessa o forse l’intero mondo. poggiai le labbra schiuse su quel piccolo canale.

-ti amo-feci vibrare la sua pelle, provocandole dei brividi.

Poggiai la lingua e lo sentì, sentì il calore a un passo dalla mia sete.

Affondai  piano i denti e bella gemette di dolore.

Le prime gocce raggiunsero le mie labbra, la lingua, la gola…

Sentii carlisle avvicinasi e aiutarmi a stenderla sul letto, mentre io cominciavo lentamente a bere il suo sangue.

Scivolava lento sulla mia gola e si perdeva dentro di me. mentre lei dava a me la sua vita, io le davo la morte. il mio veleno era in circolo dentro di lei. lento e inesorabile correva al cuore.

Bevvi, sforzandomi di controllare il flusso.

-basta…-cominciò a piagnucolare bella.

-ti…ti prego…edward!-strillò il mio nome.

-non ancora edward.-disse carlisle, mentre bella continuava a urlare, a contorcersi cercando di liberarsi dalla mia stretta, dai miei denti.

Volevo fermarmi, risparmiarle quella sofferenza, obbedirle, ma se lo avessi fatto, avrebbe sofferto più allungo, così con tutta la mia forza di volontà continuai a bere la sua vita.

-ci siamo edward- disse carlisle.

Aprì piano la bocca i miei denti scivolarono fuori dalla sua pelle e con la lingua leccai le ultime gocce.

Mi sollevai,per guardarla. il suo viso era contratto dal dolore, mentre carlisle le iniettava morfina.

Le presi la mano.

-sei stato bravissimo edward- disse alice fiera, mettendo una mano sulla mia spalla.

Si ero stato davvero bravo, era stata una prova difficile, ma ce l’avevo fatta. ma che penso…mi vantavo di ciò che avevo fatto?

Con poca fatica staccai le dita di bella dalla trapunta e gliela strinsi.

-amore?-

-oh… edward!ti prego fermalo…-biascicava.

Mi piangeva il cuore a vederla così addolorata, avevo causato io questo.

Ma sapevo che ormai quel che era fatto, era fatto.

Passarono i tre giorni di routine, inesorabilmente lenti.

La morfina alleviava di poco il dolore, ma bella ogni giorno si lamentava allo stesso modo e imprecava e piangeva.

Per tutto il tempo tenni la mano alla mia sposa, non la lasciai mai.

Il terzo giorno bella smise di soffrire, aprì piano gli occhi, che erano rimasti chiusi per l’intera trasformazione. la guardai e lei ricambiò il mio sguardo, i suoi occhi scarlatti, mi guardavano con amore, sorrise, il sorriso più bello che io avessi mai visto.

Era esattamente come prima, solo i capelli sembravano più ricci e la sua pelle dura e fredda; i lineamenti erano sempre quelli, le forme sempre le stesse.

                                                   *

Il dolore cesso improvvisamente così come era venuto.

Lasciai la coperta e mi rilassai.

Cercai di ascoltare il mio corpo…nessun rumore.

Aprì piano gli occhi. era meraviglioso. riuscivo a distinguere anche la più piccola crepa del soffitto nonostante l’ambiente fosse scuro. la mia vista era amplificata.

Mossi piano le dita delle mani, per assicurarmi che funzionassero ancora;

quando le strinti sentì la mano di edward, non più fredda.

Voltai la testa e mi sollevai piano.

Ci guardammo per qualche secondo con amore.

Sorrisi.

-bentornata- sussurrò emozionato.

Poggiò delicato le sue labbra sulle mie fredde e dure.

Era come se avessi perso la sensibilità, quasi non riuscivo a percepire il contatto.

Ci allontanammo.

-come sono edward?-dissi e rimasi colpita dal suono caldo e melodioso della mai voce; mi poggiai una mano sulla gola.

Ecco il sorriso sghembo.

-sei bellissima- disse.

Ci abbracciammo, poi ricordai.

-dov’è?-dissi allarmata.

-dopo tesoro, prima è meglio…mangiare-mi ricordò impacciato…o preoccupato?

Annuì convinta, impaziente di riabbracciare mio figlio.

Entrarono carlisle e il resto dei cullen, chiamati da edward.

Mi ammirarono per qualche secondo, mi fecero mille domande su come mi sentissi, su cosa provassi, le miei impressioni; alice era emozionata quasi più di me.

Finalmente ero una cullen.

-bella…sei stupenda- disse rosalie.

Arrossii, o almeno sarei arrossita, invece abbassai lo sguardo imbarazzata.

-posso vedermi?-chiesi, sempre con quella voce che non riconoscevo come mia.

-vieni...-disse alice, prendendomi per mano.

Mi portò di fronte al grande specchio e rimasi scioccata.

Una bella donna era in piedi al fianco di alice.

Bellissima e pallida, sode forme riempivano il suo corpo e le spalle erano sfiorate da morbidi ricci bruni.

Quella donna,quella vampira, ero io.

Guardai il mio viso riflesso sorridere e i miei occhi scarlatti accendersi.

-credo di avere fame-dissi confusa, quelle parole mi erano uscite spontanee; sentivo un bruciore sulla gola.

emmett ridacchiò.

-ce la porto io-disse edward.

Mi prese in braccio e si fiondò verso l’uscita.

-edward, ora penso di poter camminare da sola…spero-dissi.

-scusa… è l’abitudine - rise, rimettendomi in piedi.

Uscimmo di casa: niente goffaggine, solo movimenti precisi e sensuali.

Arrivati all’estremità del bosco edward mi prese per mano.

-corri- disse.

La paura mia attanagliò lo stomaco. non amavo la velocità.

-ho paura-

-si ,anche io-disse serio.

Ridemmo.

-ok- sospirai.

Cominciai a correre piano, edward accanto a me.

I miei piedi andavano da soli,correvo veloce, non cadevo, non inciampavo, schivavo gli alberi con agilità e precisione .non era veloce, era normale.

Poi ad un tratto, eccolo: un intenso profumo mi riempì le narici.

Mi fermai e edward fece lo stesso.

-che c’è?-chiese.

-sento…odore di sangue.-dissi annusando l’aria.

Lui mi imitò.

-non sento nulla-disse confuso.

-seguimi- dissi sicura e cominciai a correre verso il bosco più fitto.

Dopo pochi minuti mi arrestai di nuovo,l’odore era più forte.

-ora lo sento- edward si fermò al mio fianco.

-tesoro sei molto veloce-

-davvero?-chiesi esterrefatta.

-si , ma mai quanto me-si vantò.

-spaccone- gli diedi un buffetto sulla guancia.

-ohh…ora le sento meglio le tue carezze.- disse dolce.

- edward perché non sentivi l’odore prima?-chiesi mentre ci avvicinavamo camminando lenti, verso la possibile preda.

-durante questi tre giorni, io e gli altri abbiamo parlato a lungo dei tuoi possibili poteri.-

-ma non è detto che io ce li abbia -lo interruppi.

-fammi finire, per favore-disse sorridendo.

-scusa- dissi imbarazzata.

mi guardò il viso e deluso da qualcosa che non vide, tornò al suo discorso.

-dicevo…mi sono ricordato di quando tu perdesti i sensi durante l’ora di biologia, ricordi?-

Annuì.

-bene…sentivi l’odore del sangue.. non è normale per un umano. così abbiamo pensato che quel tuo “pregio” - e sorrise chiamandolo così- fosse quello di sentire il sangue ad una distanza maggiore...-

Si bloccò, mettendo una mano davanti al mio petto per impedirmi di procedere ulteriormente..

-ci siamo- disse scrutando davanti a noi.

Seguì il suo sguardo, un giovane cervo brucava sotto una quercia.

Mi bruciava la gola, un liquido fresco mi avvolse la bocca e lo ingoiai, era il mio veleno.

-fai attenzione…è tuo. -sussurrò.

-non so come…edward…non lo so fare-dissi, avevo paura.

-viene naturale.- disse triste.

Mi accorsi del suo tono.

-edward- dissi prendendo il suo viso tra le mani.

-non ti incolperò mai di ciò che sono adesso, neanche se mi pentissi di esserlo. ti amo. te l’ho chiesto io di farmi diventare così. voglio che tu sia felice, perché se non lo sei tu, non lo sarò neanche io.- dissi a voce bassa e molto velocemente, quasi non capì che cosa avevo detto.

Sospirò.

Lasciai il suo viso.

-e ora guarda e impara- dissi scherzando, con aria da maestrina.

Sghignazzò.

Uscì piano dal nostro “nascondiglio”.

Il cervo mi vide e si mire in allerta.

Un altro fiotto di veleno mi riempì la bocca.

Pensavo di dover provare pena per quella creatura, ma non era così,  il mio unico pensiero era bere.

Saltai agile e veloce, la mai preda non ebbe il tempo di muoversi. le fui addosso e l’atterrai.

Guardai la sua gola, doveva essere disgustoso sentire in bocca il pelo, ma io dovevo farlo.

Avvicinai piano la bocca e affondai i denti. un senso di calore mia avvolse e istintivamente cominciai a succhiare.

Il sangue amaro della bestia era in circolo nel mio corpo.

Finì in fretta e mi staccai.

Edward era al mio fianco con gli occhi sgranati.

-che cè-dissi preoccupata.

-sc..scusa..è che…non …non riesco…mi fa strano ecco.-

-oh…ti faccio paura?-chiesi triste.

era disgustato da me. mi sentivo davvero triste, non avevo mai pensato che…

-edward…sei disgustato?non ti piaccio più?mi avevi promesso che…che…-

-bella…non sono disgustato da te,ma da me stesso.-

-edward ti prego,smettila!smettila di sentirti in colpa per tutto.- dissi esasperata.

Lo abbracciai.

-voglio stare con te. io lo faccio per te! sono così perché voglio stare con te, sempre, ovunque e comunque. non voglio sentire scusanti, a meno che sia tu a dire che non mi vuoi…-conclusi la frase con incertezza.

-stammi a sentire, ti amo più di qualsiasi altra cosa al mondo ,senza eccezioni. non ti basta?-sorrise citando una mia vecchia frase.

-si mi basta. mi basta , per sempre-risposi.

Lo baciai.

-sono felice.- dissi col viso sul suo petto.

-lo so.-

-ora possiamo tornare?-chiesi speranzosa.

Mi guardò negli occhi.

-ancora un altro po’ . ehi non volevi vedermi a caccia una volta?-disse tentatore.

-oh,gia dai fammi vedere. –dissi curiosa.

Edward era agile e sicuro, veloce e forte, le sue prede neanche provavano a difendersi a scappare, si abbandonavano al loro destino.

Mi nutrì ancora, finche anche i miei occhi furono di un intenso color miele.

Rientrammo a casa.

-vado a prenderlo…resisti?-disse.

-edward non sarà pericoloso?voglio dire…-

-no bella…cioè in teoria no. so che ce la farai.- sorrise e si voltò verso le scale.

carlisle mi raggiunse.

-come è andata?-

sorrisi imbarazzata-bene grazie-

-carlisle…posso farti una domanda?-

Annuì.

-avrò mai sete di sangue umano?-

-penso che se tu iniziassi a nutrirti di solo sangue animale non avresti mai questi desideri, non avendo mai assaggiato altro tipo di sangue all’infuori di quello animale.- disse.

-come te-conclusi pensosa.

-come me-fece eco.

Ecco edward scendere con mio figlio in braccio.

All’accordo dei volturi avevamo rubato altri 9 mesi, perché io, come ripeteva edward, non tralasciassi quell’ esperienza umana. il piccolo, un maschietto, era cresciuto forte e sano. somigliava a edward; grandi occhi verdi e capelli di un bel rosso rame, sempre scapigliati e ribelli.

Tra le braccia di edward, la sua carnagione stonava,come un tempo succedeva alla mia.

Protesi le mani verso nostro figlio e il piccolo fece lo stesso.

Sorrise felice di vedere la propria mamma, un po’ cambiata, ma sempre la sua mamma.

-vieni dalla mamma…jacob-

 

 

 ringrazio tutte voi che mi avete seguita e commentata!grazie a tutte le lettrici che mi hanno messo tra i preferiti.

mille grazie per il sostegno,è stato un piacere scrivere anche per voi^^

cla

ps.spero la fine non sia stata deludente^^

 

 

 

 

  
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