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Autore: kuutamo    22/03/2014    2 recensioni
"Your love is the only thing I live for in this world
Oh how I wait for the day your heart burns
In these heavenly flames I have already scorched in
I just want you to know I'll always be waiting"
Genere: Drammatico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Ville Valo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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'Dio che mal di testa'

Più cercavo di alleviare il dolore massaggiandomi le tempie, e più le fitte arrivavano. 

Cercai di alzarmi senza sbandare e cadere con il sedere a terra, e dopo un paio di goffi tentativi ce la feci. Quando mi affacciai alla porta della cucina vidi Matilda dormire pacificamente sul divano e subito mi ricordai della sera prima, imprecando. Solo ora mi ero accorto di trovarmi a casa sua, e di..aver dormito nel suo letto? Aveva dormito sul divano, ma perché? 

Qualunque fosse stato il motivo mi sentivo in colpa ancora di più: avevo fatto proprio una cazzata, come mi era venuto in mente… 

'Le sarò sembrato un vegetale ieri sera, un totale coglione.. '

Più ci pensavo e più mi sentivo la testa in fiamme. Dovevo andarmene, non volevo disturbarla, e in più non sapevo cosa le avrei detto se si fosse svegliata, non sapevo come giustificarmi. Ho 30 anni suonati da un bel po' e ancora facevo la spugna in quel modo.. Il bello è che non ricordavo neanche tutto questo granché e in quel momento volevo rimandare qualsiasi cosa avesse da dirmi Matilda.. 

A volte sentivo di essere come un esempio per lei.. Cioè, da quando era stata male, da quando me lo aveva detto, ero diventato io quello " forte ".

 

Passai di fronte al piccolo tavolino, al di là del quale c'era il divano sul quale dormiva rannicchiata ad una coperta; cercai di non fare il minimo rumore, ma poi mi accorsi di non avere effettivamente le scarpe ai piedi. Imprecai di nuovo, e non so in quale lingua. Dovetti rifare tutto il percorso a ostacoli per tornare indietro a prenderle. Gesù, c'era un tale casino in quella casa.. Ma non potevo lamentarmi, perché io ero molto peggio sul fronte dell'ordine. 

Indossai le scarpe e ritornai sui miei passi, ma appena passata la porta della camera da letto mi ritrovai davanti la figura ancora assonnata di Matilda: indossava una t-shirt molto larga e lunga, con la copertina di ' Closer ' stampata sul davanti, che le arrivava fin sopra il ginocchio, lasciandole le gambe nude. Aveva i capelli arruffati, ma non se ne curava affatto; ora, dopo aver sbadigliato, aveva incrociato le braccia sul petto e mi fissava attendendo una risposta.

 

"Ehm… Buongiorno! "

" Te ne stavi andando vero? " - mi disse, e poi iniziò a rifare il letto come se niente fosse.

" Veramente…"

" Ville? "

" Si… È solo che … Cos'è successo ieri notte?"

" È successo che ti sei ubriacato, brutto idiota. "- mi guardava in cagnesco, a pensarci bene non l'avevo mai vista così incavolata. Nonostante la rabbia che provasse, aveva una strana e malinconica tristezza negli occhi e così capii che era stata in pena per me, e a giudicare dal tono severo delle sue parole, lo era stata anche un bel po'. 

"Mi dispiace Matilda, non volevo mi vedessi mai così.. in quello stato "

" Già…  - smise di tirar su il copriletto e si cinse le braccia dandomi le spalle - mi hai fatto spaventare a morte… Ah, e hai proprio dei bei amici, eh"

" Cosa c'entrano i ragazzi? " -chiesi sorpreso. Lei si voltò e mi guardò torva.

" Davvero non te lo ricordi? "

" Non ricordo molte cose.."

" Direi proprio nulla - disse interrompendomi- Ville, eri con Sandra "

" Sandra? Oh.. Devo averla incontrata al pub; ecco si, ora ricordo, l'ho incontrata mentre ero lì ad aspettarti…. La situazione dev'esserci sfuggita di mano"

" Ah no, non ti preoccupare per lei, sai, stava piuttosto messa bene, era molto più lucida di te" -disse stizzita.

" Cosa vuoi dire, Matilda?" 

" Ville, lei non mi piace, e ieri sera ne ho avuto la prova, devi sapere solo questo. "

" No, spiegami, a volte non ti capisco davvero. Ti comporti in modo strano.. e vorrei entrare nella tua testa "

" Vuoi sapere cosa penso? Credo fermamente che ti abbia fatto o lasciato ubriacare, perché persone del genere non vogliono il bene. Mi comporto così perché a me importa di te, e di come stai e l'immagine di te, di come ti ho visto ieri sera, rimarrà impressa nella mia mente, e non voglio riviverla mai più. Bere va bene, ma bere da starci male è diabolico. "

Alcune parole mi ferirono, e non è difficile indovinare quali. Altre mi fecero piacere.

" Perché ne sei così convinta?"- domandai freddamente, con lo sguardo perso nel vuoto.

" Istinto .."

" Istinto…. " -ripetei. Lei mi guardò, ma fortunatamente non sembrò capire cosa mi passasse per la testa in quel momento. 

" Mi dispiace per quello che è successo "

" A me dispiace di più… " - mi colpì di nuovo, con quelle sue parole e quei suoi occhi. All'improvviso mi sentii strano, voglio dire,  più strano. Lei se ne accorse.

" S-Stai bene??"

Improvvisamente mi risalì per la gola un conato di vomito e corsi, immancabilmente inciampando, verso il bagno. 

Mi sembrò di vomitare anche gli occhi, ma c'erano state volte peggiori, mi dissi. Alzai la testa per pulirmi il viso e mi accorsi che Matilda era lì, dietro le mie spalle a tenere raccolte le ciocche di capelli ribelli che sfuggivano imperterrite.

" Non avevi ancora vomitato da ieri notte.. "

" Oh, grandioso…"

" Vieni, ti preparo un'altra aspirina"

" No, aspetta- gli fermai il braccio- credo di non aver finito .. " 

Guardavo fisso davanti a me, mi vergognavo a morte di farmi vedere in quel modo, ma avevo bisogno che qualcuno mi stesse accanto, almeno stavolta. 

Lei annuii, e si sistemò dietro di me; prese dal polso il suo elastico nero e mi raccolse delicatamente i capelli in un codino dietro la nuca. 

" Sai.. Ieri hai detto delle cose che mi hanno lasciata un po'.. spiazzata "

" Oh, Matilda, qualunque cosa abbia detto dimenticala, non ero in me conoscendomi… Non devi dargli peso, ti prego "

" Ma no, non era una cosa insensata secondo me.. " - sorrise lievemente, e iniziò ad accarezzarmi la schiena, cercando in qualche modo di consolarmi.

" Mhm.. allora spara"

" Mentre eravamo sul taxi, e ti stavo per riportare a casa tu mi hai obbligato a non andarci… Hai detto che non potevi tornarci perché c'erano le ombre ad aspettarti… - sgranai gli occhi. In quel momento mi resi conto che quando ero ubriaco ero più lucido di quanto pensassi. Prima di farmi notare, tornai a concentrarmi sul vuoto, e lei continuò - e poi, stanotte mentre dormivi hai detto qualcosa come che non potevi portarmi a casa tua "

" Pensa un po'… Dovevo essere davvero fuori "

" Io invece credo che ci fosse molta più verità di quanta tu ne voglia ammettere in quelle parole … "

Mi lasciò di sasso. Era raro che fosse così diretta ad esprimere i suoi pensieri, e forse con me non lo era mai stata in quel modo. Ora non sapevo davvero cosa dirle, e subito pensai a qualche minuto prima, quando avevo avuto l'occasione di fuggire da quella situazione imbarazzante. 

" Non voglio che mi spieghi se non vuoi… "

Silenzio. Non riuscivo a dire una parola, come bloccato da quelle ombre. Poi qualcosa si mosse, e mi resi conto che si era alzata.

"Vado a prenderti un'aspirina, ti aspetto di là.. "

Mi sorprese per l'ennesima volta, e poi scomparve dietro la porta. La ringraziai mentalmente, ma dal profondo del cuore.

Cercai di ripulirmi come meglio potevo, così mi lavai il viso per bene, per recuperare un po' di colore e poi lo asciugai con l'asciugamano azzurro che mi trovai davanti. Quando affondai in viso nel tessuto inalai involontariamente il suo odore, ed arrossii violentemente. Ora sì che avevo di nuovo colore. 

 

 

Fortunatamente mentre facemmo colazione, o meglio quando lei cercò di farmi mangiare qualcosa, parlammo d'altro, allontanandoci da quella sorta di terreno minato che si era creato dalla sera precedente. 

Arrivato il momento di andare, Matilda insistette per accompagnarmi almeno fino al vialetto di casa, perché diceva di non sentirsi ancora del tutto sicura. Le spiegai che una volta dopo aver rigettato ci si sentiva già molto meglio, ma insistette caparbiamente, e così ci ritrovammo a camminare in mezzo al verde del quartiere in quelle ore mattutine.

" Ci credi se ti dico che erano anni che non passeggiavo da queste parti a quest'ora? "

" Diamine no, Ville! É possibilissimo. Devo dire che neanch'io sono mattiniera ma tu hai il record"

" Sono appena le 11 " 

" Appena?  - rise a crepapelle. Dopotutto non stavo scherzando molto- senti un po', ma mi farai mai visitare la famigerata torre? "

Avevo come l'impressione che volesse tornare sull'argomento, quindi mi misi un po' sulla difensiva.

" Beh ecco… Mhm, avrei preferito la vedessi in un'altra occasione, visto che è un casino, ma dopo aver visto casa tua ho capito che non è così terribile "

Mi diede una gomitata in un fianco, ma non mi fece male.

" Quanto sei maligno! Dicono tutti così, per prima mia madre, ma io adoro il mio disordine, dopotutto riesco a conviverci. Ecco, il mio disordine è come dovrebbe essere l'ordine "

 Nel frattempo arrivammo nel giardino.

" Non fa una piega. Dal momento che siamo qui, direi che questo è il momento giusto per farti vedere casa mia, dopotutto ci conosciamo da un po' ormai "

Le feci strada, guidandola nel giardino anteriore al portone di casa. Aprii il portone dopo aver esaminato tutte le tasche per trovare le chiavi, ma mi accorsi che lei era rimasta incantata : stava contemplando i rami secchi dell'edera che cresceva sulle pareti esterne, e che adornavano le finestre come delle cornici. 

" Ti piacciono?"

" Sono molto decorativi, li adoro "

Le sorrisi.

" Beh, te ne vuoi stare imbambolata qui fuori o vuoi entrare? "

" No no arrivo.. É solo che.. beh tutto questo lo avevo visto solo in foto"

" Sapevo che avevano fatto delle foto anche dall'interno, purtroppo sono sempre qui, eppure non riesco a beccarli. Sono sicuro che questi figli di buona donna vengano a farsi i loro servizi fotografici quando sanno che non ci sono, o quando sono in tour"

" Dev'essere stressante, posso provare a capirti.. "

" Lascia stare, non dispiacerti, non è colpa tua… Tu sei solo..curiosa "

" Sai, è l'aggettivo giusto "

In effetti lo era. Appena varcò la soglia entrò in un estasi ancor più profonda tanto che dovetti chiamarla due volte per attirare la sua attenzione.

 " Dev'essere stupendo vivere qui, lontano dal mondo.. "

" Sai, sei una delle poche persone che la pensa così… In genere provano tutti compassione perché pensano che sia abbandonato a me stesso, ma la realtà che non vogliono capire è che io ci sto bene insieme alla mia solitudine. Qui ho tutto ciò che mi serve per sopravvivere, la musica in ogni sua forma o se preferisci formato, e i libri. "

Mi sorrise, come se capisse la mia situazione e ciò che provavo.

" Sai, una delle cose a cui non ho rinunciato e che ho portato con me dall'Italia sono i miei vinili… altrimenti mi sarebbero mancati da morire "

" Hai l'aria di masticare più musica di quanto sembri "

" Non sono un'esperta come te di certo, ma ho le mie basi " -si vantò, esaminando i dettagli della stanza.

" Beh, vado a farmi un caffè, vedo che tu qui hai da fare… fa come se fossi a casa tua, ti prego.. Ne vuoi una tazza anche tu?"

" No grazie " -rispose distrattamente mentre faceva scivolare le sue dita dappertutto.

La lasciai li con gli occhi sognanti tra le pile disordinate di libri e polvere che avevo lasciato sullo scrittoio, e preparai la mia tazza di caffè fumante in cucina. Quella mattina ne avevo proprio bisogno, e dopo l'aspirina e la camminata anti sbornia, il caffè avrebbe dovuto farmi stare meglio. 

Quando tornai in salotto trovai Matilda sul divanetto, seduta all'indiana, tutta intenta a spulciare un posacenere pieno di nemmeno io sapevo cosa. Appena si accorse della mia presenza nella stanza, arrossì e si fermò.

" Scusami… È che l'ho visto su quella mensola e non appena mi sono accorta che c'erano cose d'argento dentro, l'ho preso in mano per guardare meglio.."

" Ah, quindi sei una ladra!" - dissi scherzoso, accomodandomi sul divano per vedere cosa aveva trovato.

" Ma smettila! Semplicemente mi piace molto l'argento… Lo preferisco di gran lunga all'oro di qualsiasi colore, nonostante il fatto che valga di meno"

" Anche a me piace, l'oro è troppo …"

" Troppo giallo? "

"Sì " -ridemmo. 

Lei dopo un'occhiata d'assenso, continuò a frugare dentro al posacenere a forma di conchiglia rovesciata, e dopo un po' ne tirò fuori un anello. Lo esaminava con cura, come se si fosse persa qualcosa, come se qualcosa non quadrasse. Era un anello d'argento, non troppo massiccio.

" Ma..questo io l'ho già visto… È.. - non capivo; continuava a toccarsi le nocche - è il mio anello, ma dove cav…"

Il suo anello? Appena volse la parte frontale verso di me, l'immagine di quel simbolo mi ritornò alla mente. La tazza di caffè rimase a mezz'aria.

" Eri tu la ragazza che cantava sotto quella pioggia gelida?"

Matilda aveva lo sguardo sbarrato, come se avesse visto un fantasma; alle mie parole arrossì violentemente e mi guardò.

" Si …" -disse con un filo di voce.











Ta ta ta tan! xD 
Finalmente l'anello è sbucato fuori! E finalmente ho aggiornato!

Note:
Closer è un album dei Joy Division.
Il titolo del capitolo è 'Imbarazzo' ; mi sembrava più che appropriato..
Mentre scrivevo questo capitolo ho ascoltato vari gruppi, tra i quali i Type, i Night e i Nirvana (oggi va cosìì).

Ringrazio chi recensisce sempre e mi sprona a continuare la storia, ma anche chi legge silenziosamente e pensa di non esser notato. In realtà rimango sempre sorpresa della gente che segue questa storia, mi fa piacere insomma. 

Alla prossima!
Kiitos paljon.

 

 

  
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