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Autore: Umpa_lumpa    03/07/2008    11 recensioni
Li aveva scoperti. Per un attimo la sua mente si svuotò, la bocca era aperta come a voler parlare tacite parole, inesistenti, mai pensate. Infine, con rassegnazione, si limitò a chiedere: “Da quanto?”. Vegeta non rispose. Si limitò ad assumere il suo solito sguardo ed a sostenere quello indefinibile della moglie.
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Bulma, Vegeta
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Bacio forzato


Nero, oscuro, pieno ed al tempo stesso terribilmente vuoto. Lasciò che il forte aroma proveniente da quella tazza, stretta fra le mani, le si insinuasse nelle narici, donandole calde e piacevoli scosse, per poi spalancare nuovamente gli occhi turchini e riprendere ad osservare il nero di quel caffè. Ancora non si capacitava del fatto. Sembrava tutto troppo irreale, distante, o forse così avrebbe voluto che fosse stato. Già, perché quegli stessi occhi le avevano dato conferma a quel dolore e, di certo, non era stata fantasia.

L’uomo dai capelli arruffati dormicchiava disteso supino e nudo sul letto avvolto dolcemente da un candido e casto lenzuolo bianco mentre due occhi color della notte lo scrutavano rapiti da tale visione. Percorrevano ogni piega dei muscoli dell’altro, ogni singolo filo di quella testa ascoltando tutti i bizzarri sbuffi del compagno dormiente. Un piccolo sorriso, quasi materno, gli solcò il viso, giusto il tempo di voltarsi e accorgersi di un’altra presenza.

Negli ultimi tempi aveva notato in Vegeta un cambiamento. Se già il muro della sua apparente e costante indifferenza a tutto ciò intorno a lui costituiva un ostacolo, recentemente l’animo del marito era diventato del tutto inaccessibile. Nonostante lui si prefiggesse sempre dei limiti oltre i quali non esporsi, aveva comunque notato una particolare agitazione nell’uomo, uno strano disagio. Una fase passeggera, si era detta dopo l’ennesimo tentativo fallito di intavolare una discussione a riguardo con il diretto interessato. Eppure questo continuava a svegliarsi improvvisamente nel sonno, a voltarle la schiena nel letto, a negarle i suoi rarissimi sorrisi, a non fare l’amore con lei ed a regalarle baci forzati. Era stata volutamente cieca al tutto ed in quel momento avrebbe voluto esserlo ancora.

Nei pochi secondi che seguirono, non riuscì a dire nulla, troppo concentrata sul fruscio di quelle lenzuola, le loro lenzuola. Le dava fastidio che fosse qualcun altro a sfiorarle in quel momento. Le dava ad i nervi che la sacralità del loro intimo spazio fosse stata rotta nella brevità di un istante, quel tanto che bastava per rendersi conto della situazione. Volse gli occhi al marito vedendoli spalancati per la prima volta. Li aveva scoperti. Per un attimo la sua mente si svuotò, la bocca era aperta come a voler parlare tacite parole, inesistenti, mai pensate. Infine, con rassegnazione, si limitò a chiedere: “Da quanto?”.  Vegeta non rispose. Si limitò ad assumere il suo solito sguardo ed a sostenere quello indefinibile della moglie.

Non un uomo qualunque: il suo migliore amico. Era stato lui a rapire il cuore del marito. Strana la vita, vero? Si lasciò scappare un sospiro incredibilmente somigliante ad uno sbuffo, per poi decidersi a bere quel caffè. Era già notte fonda ormai ma non aveva alcuna intenzione di dormire quella sera. Si sentiva quasi in dovere di vigilare su un oggetto già rubato, di recuperare qualcosa ormai perduta, come se fosse stata ancora lì a portata di mano. Avrebbe solo voluto tornare indietro.

Un rumore nel salotto la distrasse dai suoi pensieri. Senza riflettere, cominciò a camminare in punta di piedi dirigendosi verso la fonte di quel frastuono ma, raggiunta la stanza, non vide nulla attorno a sé, se non il buio. Cercò con la mano l’interruttore della luce, ma, prima di poterlo premere, una voce proruppe in quell’assordante silenzio.

“Non era mia intenzione farti questo” La sua voce calda. Il tono glaciale, solenne, come quello di sempre, eppure scosso forse da un piccolo cambiamento. Le sembrò di cogliere in esso un pizzico di senso di colpa.

“Beh, d’altronde non si può prevedere di chi ci si innamora, giusto?” chiese Bulma sorridendo mestamente in un turbine di cinica ironia.

I lineamenti di Vegeta si indurirono all’istante. Non curante di ciò, la donna gli si avvicinò lentamente, con passo felpato, fino ad essergli di fronte. Un piccolo bacio a fior di labbra, prima di accoccolarsi sul suo petto. L’uomo si irrigidì all’istante, visibilmente infastidito dal contatto.

“Scusa” farfugliò rammaricata staccandosi da colui che, fino a poche ore prima, era suo marito.  L’uomo si incamminò verso la porta finestra che dava sul balcone.

“Ti ho amato, Vegeta” disse senza rammarico, né rabbia, né disperazione. Era un semplice dato di fatto detto quasi solamente a ricordo, scosso solo, forse, da una piccola punta di nostalgia.


“Lo so” rispose l’altro senza voler sottintendere null’altro.  Proprio un attimo prima di uscire, le sorrise caldamente, l’ultimo sorriso che avrebbe ricevuto, e questo lei lo sapeva. Contemplando la bellezza di quel gesto d’addio, non poté fare a meno di pensare quanto potesse essere bello in quel momento sentire la propria vita crollare sotto i piedi.



Ehm......testo piuttosto bizzarro, no? A furia di leggere molte yaoi, in questi giorni, ho finito con ideare questa storia. Ho tentennato per un giorno intero prima di pubblicarla perchè avevo ricevuto diversi pareri a riguardo, quindi non ne ero molto convinta. Non lo sono ancora, ma ho deciso di buttarmi. Devo ammetterlo, spero in qualche commentino, sia negativo che positivo. Vi prego solo di non criticare se non vi è piaciuto il genere (che, tralaltro, non so nemmeno se sia classificabile fra lo yaoi). Fatemi sapere cosa ne pensate. Bacioni

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