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Autore: FrancyF    22/03/2014    2 recensioni
Lui e Lea ne’ avevano passate così tante assieme, ma assieme avevano anche resistito.
Non avevano dato retta ne' ai paparazzi ne’ alle critiche.
Ma, soprattutto, non avevano mai smesso di credere in loro.
Nel loro Amore.
Cory sorrise tra se’, ripensando a come era iniziato tutto.
Con una semplice frase di una canzone dei Journey: Don’t stop believin.
_Basata sulla mia precedente one-shot: "You're my life".
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cory Monteith, Lea Michele, Quasi tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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La data prevista per il parto era il 3 marzo.
Lea aspettò lo scadere del termine con grande impazienza. Malgrado Cory e i suoi genitori facessero di tutto per mantenere alto il suo umore, la ragazza si sentiva esausta: era ingrassata, aveva una pancia così grossa che non riusciva più a vedersi la punta dei piedi e le sue caviglie erano così gonfie che aveva passato la settimana precedente al termine ferma sul divano a farsi servire da suo marito.
Cory aveva sopportato con la pazienza di un santo ogni sbalzo d’umore di Lea, ma ogni giorno spuntava dal calendario i giorni che mancavano al parto, che era visto come una liberazione dal clima di constante attesa nervosa che si percepiva nella loro casa: tutti aspettavano il baby Monchele.
L’eccitazione per la nascita del piccolo aveva raggiunto livelli snervanti in entrambe le loro famiglie: i genitori di Lea arrivarono da New York tre giorni prima dello scadere del termine, mentre la madre di Cory chiamava ad ogni ora del giorno e della notte per tenersi aggiornata.
Ma il 3 marzo arrivò e passò senza che succedesse niente e così anche il giorno seguente e l’altro ancora.
-Sono stanca- piagnucolò Lea stesa sul divano con le gambe sul tavolo del soggiorno e una pancia enorme –è gia il sei marzo! Cavolo perché non ti sbrighi?!-.
-Cucciola- Cory le porse un bicchiere d’aranciata e si sedette accanto a lei posando immediatamente le sue mani sul pancione.
-Testa d’arachide continua a volere stare lì dentro eh?-
Lea gli lanciò uno sguardo gelido: non era in vena di battute.
-Non è divertente- sibilò –prova tu a portare un cocomero dentro la pancia per nove lunghi mesi!-
Cory deglutì, nervoso: non sapeva più come fare a gestire il nervosismo di Lea.
-Amore lo sai. Ci può essere un ritardo anche di due settimane, bisogna solo aspettare. Solo questo-.

Tre giorni dopo Cory e Lea erano seduti abbracciati sul divano, intenti a vedere un episodio della quinta stagione di “Glee”.
-Ok- Cory si alzò per andare a spuntare un altro giorno dal calendario.
Lea sospirò pesantemente e digitò un tweet: “Ancora in attes…”.
Un’improvvisa fitta la fece piegare quasi in due e un attimo dopo sentì qualcosa di bagnato fra le gambe.
-Cory…- la sua voce era quasi un sussurro, stava letteralmente tremando di paura… perché suo figlio doveva nascere quando non si sentiva pronta?
-Cory!- chiamò più forte, tenendosi la pancia con le mani, ma ovviamente, Cory era diventato improvvisamente sordo…
-CORY!- urlò.
Lui si prese il tempo per arrivare, pensando che Lea avesse un altro dei suoi soliti attacchi di nervosismo.
-Che c è?-
Il sorriso scomparve immediatamente dal volto del canadese quando vide l’espressione sofferente della moglie.
-Oh Dio… il bambino…-
-SI!- urlò Lea –non stare lì impalato fa qualcosa!-
-Che è successo?- il ragazzo non riusciva più a connettere i pensieri.
-Dio Cory il divano è bagnato! Mi si sono rotte le acque! Svegliati!-

Senza pensarci due volte Cory aiutò Lea a salire in macchina e schiacciò l’acceleratore: era sicuro di essere al di sopra dei limiti consentiti, ma non gli importava assolutamente, voleva solamente arrivare in ospedale. Fortunatamente Lea era riuscita a mandare un rapido messaggio a Jon, così quando la coppia arrivò al L.A. Mercy General Hospital, l’amico li stava già aspettando.
Il dottor Sherman arrivò prontamente e sistemò Lea in un stanza, controllando i suoi progressi. Era solo dilatata di tre centimetri, quindi ci sarebbe voluto ancora parecchio tempo. Lea cercò di ricordarsi i consigli appresi durante il corso pre parto e respirò dentro e fuori, ma le fitte non passavano.
-Non credo di potercela fare- gracchiò in una smorfia di dolore.
-Non dire così Lee- Cory le accarezzò i capelli –vedrai che fra poco sarà tutto finito-
-Oh Dio Cory sta zitto! Non è vero, lo sai benissimo anche tu che ci vorranno delle ore!-
Cory ritirò la mano, stava sempre più precipitando nel panico e l’irascibilità di sua moglie, seppur comprensibile, non lo aiutava.
-Volevo solo dirti che sono fiero di te e che...-
-E’ la sesta volta che lo ripeti da quando siamo entrati in questa stanza!- Lea gli lanciò uno sguardo fulminante.
Fortunatamente in quel istante entrò Jon con il cellulare in una mano e la videocamera nell’altra.
-Ok ragazzi ho chiamato i vostri genitori e Ryan, ora chiamo Chris e Amber e..-
-Vuoi che ti porti qualcosa da bere?- Cory non sapeva che fare, vedere Lea così sofferente lo uccideva.
-Dio Cory! Sta zitto e siediti! Solo questo! E’ tutta colpa tua!-
Cory si sedette zitto e buono.
-Jon puoi tagliare questo pezzo poi nel filmato?-
Jon scoppiò a ridere, ma Lea fulminò anche lui.
Al secondo controllo del dottor Sherman Lea era dilatata di sette centimetri e non poteva ancora fare l’epidurale.
Marc, Edith, Ann e tutti quelli di “Glee” affollavano già la sala d’attesa. Cory uscì per salutarli.
-Amore come sta andando?- Ann abbracciò il figlio.
-Bene...credo-
-Credi? Sei pallido, sicuro di stare bene amore?-
-Be’ si, sono solo nervoso. Lea è ancora poco dilatata così per l’epidurale bisogna aspettare. E’ piuttosto irascibile, mi ha chiamato idiota un paio di volte e non le puoi parlare…-
-E’ normale- lo rassicurò Marc –quando Edith era in travaglio ha urlato così tanto che sono dovuto uscire in sala d’attesa-.
Quando Cory ritornò da Lea stava per fare l’epidurale.
-Vuoi che ti tenga la mano dolcezza?-
Lea annuì piano, con le lacrime agli occhi: era terrorizzata dagli aghi.
Prese la mano di Cory e la strinse forte, chiudendo gli occhi. Non appena il liquido le entrò in corpo il dolore delle pulsazioni diminuì.
-Ok ragazzi- un’infermiera li fece un sorriso incoraggiante –ancora un paio d’ore e di centimetri e sarete genitori-.
-Cor mi spiace ti averti urlato quelle cose prima- Lea lo fissò dolcemente negli occhi, e lo baciò sulla guancia.
-Non preoccuparti cucciola- Cory non le lasciò la mano nemmeno per un secondo e stette lì seduto finchè, due ore dopo, arrivò nuovamente il dottor Sherman.
-Bene Lea. E’ora.-
-Veramente?- Cory scattò in piedi, eccitato. Lea gli aveva stretto la mano così forte che il ragazzo dubitava seriamente di essere ancora in grado di suonare la batteria.
-Si certo. Lea è finalmente dilatata di dieci centimetri quindi può iniziare a spingere-.
Cory sorrise raggiante a Lea, le pulì il sudore dalla fronte e la baciò.
-Pronta amore? Sai che sei una donna forte vero? C’è la puoi fare-
Lei gli sorrise poco convinta e afferrò con entrambe le mani le sbarre del letto, allargando le gambe.
Cory ne sostenne una, e un’infermeria fece la stessa cosa con l’altra.
-Ok Lea, quando senti la prossima contrazione devi spingere con tutte le tue forze va bene?-
Lea annuì e, spinse più forte che poteva.
-Ok bene. Niente male, continua forza-.
Lea spinse ancora, non aveva mai sentito così tanto dolore in vita sua. Dopo l’ennesima spinta prese un po’ di fiato e Cory le asciugò il sudore sulla fronte.
-Stai andando benissimo amore. Sono così fiero di te-
Lea sentì un’altra fitta di dolore e riprese a spingere, più forte.
-Vedo la testa!- esclamò il dottor Sherman, lanciando a Lea un sorriso d’incoraggiamento –ancora poche spinte ed è fuori-.
Cory si sporse per vedere di più.
Con un’ultima spinta, il bambino venne fuori e il suo pianto trafisse l’aria.
-Ok eccolo qui!-
-Lui? E’ un maschio?- Lea alzò la testa per vedere meglio, mentre grosse lacrime le rigavano il volto.
-Certo guardatelo! Questo piccoletto è nato il 10 marzo 2014 alle 9:38- il dottor Sherman lo sollevò e lo appoggiò sul ventre di Lea.
-Allora papà tagli il cordone eh? Così possiamo pulirlo forza!- un’infermiera porse le forbici a Cory che era rimasto allibito. Era senza parole. Con le mani che tremavano recise il cordone.
Lea sussurrò al piccolo un -Ti voglio bene- e subito le infermiere lo presero per pulirlo e visitarlo.
-Amore va con lui- Lea fece un cenno a Cory che seguì subito l’ordine: non voleva lasciare solo suo figlio nemmeno per un minuto.
Seguì le infermiere fino alla nursery e osservò dal vetro tutti i movimenti dei medici. Dopo quella che gli parve un’eternità il piccolo fu lavato e vestito con una tutina azzurra.
-Eccoci qua papà- un’infermiera dall’aria allegra posò il neonato fra le braccia di Cory.
-Sta bene?- Cory non sapeva bene come prenderlo, ma non poteva fare a meno si stringerlo a se’ e di percepire tutto il calore e l’amore che quella piccola creatura gli stava dando; stava letteralmente piangendo dalla gioia.
-E’ in grande forma! Pesa tre chili e trecento grammi ed è lungo ben cinquantatre centimetri. Non si preoccupi e lo porti dalla mamma, sicuramente non vedrà l’ora di vederlo!-.
Cory si prese qualche secondo per studiare suo figlio: era maschio ed era minuscolo, poteva sollevarlo con una sola mano. Aveva una manciata di capelli castani sulla testolina, il naso era come quello di Cory, gli occhi dello stesso marrone scuro di Lea. Il piccolo afferrò il dito indice di Cory, e lui si sorprese di quanto forza c’era già nella presa di un neonato, era piccolissimo in confronto a lui.
-Ehi testa d’arachide sono il papà- il ragazzo sottolineò l’ultima parola, provava una gioia immensa nel dirla realmente per la prima volta –senti ti voglio dire solo due cose: ti voglio bene e per te ci sarò sempre-.
Le parole per lui avevano un peso importante e Cory voleva che le prime che sentisse suo figlio fossero speciali, dovevano comunicarli tutto l’amore che provava per lui.
Il piccolo emise dei vagiti di disapprovazione.
-Eh no piccoletto- Cory cercò di calmarlo –ora ti porto dalla mamma va bene? Non iniziare a piangere chiaro?-.
Non appena Lea li vedi riprese a piangere. Cory si sedette al bordo del letto e la baciò.
-Sapevo che c’è l’avremmo fatta amore-
-Scusa avremmo?- Lea gli rivolse uno sguardo divertito.
-Va bene ammetto che la maggior parte del lavoro l’hai fatto tu-
Diamine non riusciva a smettere di guardare suo figlio: osservava ogni minimo dettaglio.
-Cory?-
-Si?-
-Puoi darmi mio figlio? E’ da otto ore che aspetto di tenerlo in braccio-.
Cory glielo porse a malincuore.
-Basta che poi fra dieci minuti me lo ridai...-
Lea rise, suo marito sembrava un bambino a cui aveva appena tolto il suo giocattolo preferito. 
Prese delicatamente il piccolo fra le braccia.
-E’ identico a te!- disse, mentre lo stringeva a se’ –guarda le sue fossette! Sembra che ti abbia rubato la faccia!-.
-Tu dici?- Cory la guardò divertito –gli occhi però sono i tuoi-.
-Ha bisogno di un nome prima di presentarlo a tutti- la ragazza baciò la testa al piccolo pensavo di metterli un nome significativo-.
-Non starai pensando a qualche attore di Broadway spero?-
-No. E non lo chiameremo neanche con il nome del capitano dei Canucks. E’ fuori discussione-
-Va bene- Cory accettò rassegnato –chiamiamolo Marc allora, come tuo padre-
Lea scosse la testa con forza.
-Non ha la faccia da Marc-
Cory rifletté un secondo.
-Pensavo a Andrew-
-Andrew? Cioè vuoi dire come Andy?-
-Si esatto Andrew McIlroy, il mio coach di recitazione. Mi ha aiutato tantissimo in entrambe le mie riabilitazioni ed è un buon amico. Forse è più come un padre per me-
Lea lo baciò dolcemente: non c’era nome più perfetto per loro figlio, sapeva quando Cory tenesse a Andrew e viceversa, e sapeva anche che, forse senza tutto il supporto di quell’uomo straordinario, Cory non sarebbe stato lì con loro.
-Andrew è perfetto. Lo adoro-
-Voglio che come secondo nome abbia Happy. E’ un bell’augurio-.
Lea non protestò – tu hai tre nomi. Vuoi che lo chiamiamo come te?-
Cory fece spallucce –come vuoi tu amore-.
Lea sorrise, mentre accarezzava i capelli castani di Andrew.
-Ti piace il tuo nome? Andrew Happy Cory Monteith-.
Il piccolo emise un gorgoglio soddisfatto, facendo sorridere entrambi i genitori.
Cory, ancora incapace di distogliere lo sguardo da suo figlio, si avvicinò a Lea e le sussurrò all’orecchio poche parole che però racchiudevano tutto per lui.
-E’ il giorno più felice della mia vita- .

E' finalmente Testa d'Arachide è nato!!!
Non ve lo aspettavate vero che nascesse in qusto capitolo? Be'SORPRESA!!!!
Allora ci sono solo più due capitoli e quindi ci vediamo MER 26 MAR e SAB  29 MAR.
Vorrei solo dire grazie a tutti voi ch emi avete sostenuto e che avete continuato a recensire e seguire questa storia, grazie davvero, vi ringrazierò uno per uno nel capitolo finale. <3
PS so' che questo capitolo celebra la nascita di una nuova vita, ma 2 giorni fa è mancato mio zio Gianni che ha perso la sua battaglia contro il cancro. Mi sembra giuto e doveroso dedicargli questo capitolo: ciao zio, so' che ora Lassù Nicky e Gabri si stanno prendendo cura di te, ti abbraccio forte.
Ancora grazie a tutti,
FrancyF


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