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Autore: ISI    03/07/2008    7 recensioni
"Hai avuto paura... per me?
Hai davvero temuto che la mia anima fosse raggiunta prima dal gelo senza scampo della morte che dal tepore del tuo petto al quale mi hai stretto, incurante del sangue, mentre correvi?
Non sapevi e non sai nulla di me, eppure ho sentito il tuo cuore battere veloce in preda al panico per la mia sorte, per il mio destino, che pareva ormai essere giunto al termine.
Allora...è la prima volta che scrivo qualcosa di fantasy, quindi sappiate esser clementi con me e ditemi ciò che ne pensate di questo primo, breve, capitolo.
Genere: Romantico, Malinconico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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† La riconoscenza del corvo †

† La riconoscenza del corvo †

 

Capitolo II

Per i tuoi occhi

 

Mai mi fu concesso, soprattutto quando fui uomo, di trascorrere giorni così sereni, così pieni di luce, di calore, talmente preziosi da essere certo di non meritarmeli.

Le notti non sono più costellate da incubi e da atroci visioni, se le tue mani mi stringono e posso sentire il tuo respiro che s’infrange lieve sulle mie piume nere.

Tra tutti gli innocenti che soffrono tu hai voluto aiutare me, un peccatore che non può darti niente in cambio, neppure la sua vita, perché ben misero è il suo valore e assai squallido il suo passato; tra tutti coloro che avrebbero saputo, a buon ragione, meritarsi il tuo amore tu l’hai offerto all’unico che non ne fosse degno.

E vorrei dirti di smetterla, di abbandonarmi, per lasciarti andare da chi di te ha più bisogno, ma non ci riesco perché nessuno mai prima d’ora era stato in grado di amarmi; non ci riesco perché accanto a te le mie colpe sono come espiate e non c’è più dolore né sofferenza; non ci riesco perché sento che solo ora ho iniziato a vivere davvero e non voglio smettere.

Non voglio volare via da te...

 

 

Le mani del ragazzo lo accarezzarono ancora una volta per poi cominciare a sciogliere le bende che, per necessità, avevano tenute strette le ali del nero uccello, ormai completamente guarito.

Il corvo lo lasciò fare senza opporre resistenza alcuna, fissando i suoi occhietti di lucido ebano in quelli ciechi del proprio salvatore, quel giorno piuttosto taciturno, ed ebbe come l’impressione che nel bianco latteo di quelle iridi da lui tanto amate nonostante la cecità, vi fosse qualcosa di strano, come una specie di mestizia che non lo lasciava sorridere.

 

 

Cra...cra...

Al posto della domanda che tanto avrebbe voluto porgli vedendolo così sconsolato, riuscì ad emettere solo un verso sgraziato e stridulo.

 

 

Cos’hai? Dimmi, perché sei triste?

Il ragazzo sospirò abbattuto, accarezzandolo ancora un po’ per poi posarlo sull’erba con delicatezza.

 

 

-Dobbiamo dirci addio amico...- gli disse tristemente, rivolgendosi all’animaletto come se sapesse che un tempo era stato anch’egli un uomo, come se avesse capito che questo poteva capirlo -E’ così triste per me doverlo fare e non vorrei, ma ora che le tue ali sono guarite, ora che puoi di nuovo volare, ora è giunto il momento che io ti lasci libero, che ti restituisca al mondo cui appartieni...- e detto ciò fece per andarsene, ma il corvo, che per tanto tempo non le aveva più usate, spiegò le sue nere ali, atterrando, non senza fatica, sulla spalla del ragazzo che sussultò meravigliato.

-Vuoi...vuoi restare con me?-

 

 

Sì, te ne prego.

Sarebbe per me la gioia più grande che il destino abbia mai voluto concedermi.

Permettimi di restare al tuo fianco, giuro che non ti disturberò, che non ti sarò d’intralcio in alcun modo, ma che, anzi, ti aiuterò, nonostante le mie ridicole sembianze, per quanto mi è possibile.

Sarò i tuoi occhi se vorrai: vedrò per te e te solo vorrò vedere.

Saprò sdebitarmi, saprò ricompensarti per l’amore che hai saputo darmi, ma ti prego, non rendermi ad un mondo che, senza la tua presenza, mi risulterebbe ancor ostile ed avverso di quanto non lo fosse prima; non lasciare che le mie notti tornino a popolarsi degli spettri del maledetto passato ; non voglio affrontare volando le gelide e taglienti folate del vento invernale rimpiangendo il calore delle tue mani che mi hanno strappato dalla morte, o quella del tuo petto, al quale mi hai stretto incurante del sangue, temendo per la mia misera vita.

Voglio continuare a sentire il tuo respiro dolce e tranquillo che si perde nel nero della notte e voglio udire ancora il tuo cuore battere per te, per me, per noi.

Non lasciarmi in balia di me stesso, di ciò che fui un tempo e cura la mia anima come hai saputo fare con le mie ali; rendimi migliore, sono certo che il tuo amore ne sarà in grado, perché mi ha già salvato una volta.

Non la sciarmi solo, non potrei sopravvivere...

 

 

Fu un attimo e la tristezza scomparve dagli occhi, dal volto del ragazzo lasciando il posto alla felicità. Gli sorrise ed il corvo si sentì rinascere nel vederlo così contento.

-Grazie...-

 

 

Cra...cra...

No...grazie a te...

 

***

 

Un giorno dopo l’altro l’estate cominciò ad incamminarsi via dal villaggio in cui il corvo era stato ospitato e da tutte le terre ad esso circostanti. L’autunno, allora, camminando tra giardini e foreste, staccandole agli alberi dormienti, si cucì un lungo mantello di foglie colorate che la gelida bora spazzò via soffiando, allegra per il ritorno del consorte inverno.

La famiglia era tutta riunita per consumare il pasto serale, tutta eccezion fatta per il nuovo nero arrivato, tormentato da qualcosa che non gli dava pace, muovendo nervosamente le sue ali da un albero spoglio all’altro.

 

 

Possibile che io gli sia così dannatamente inutile?

Possibile che non possa fare proprio niente per aiutarlo?

Ho portato tra le sue mani frutti maturi colti dai rami più alti degli alberi; ho beccato e graffiato chiunque avrebbe voluto infastidirlo; l’ho ascoltato in silenzio; ho lasciato che si sfogasse, che mi raccontasse di sé, della sua vita, delle sue paure, dei suoi occhi, del bianco che vede al posto dei colori e delle forme e che alle volte lo spaventa fino a farlo piangere.

Eppure non basta.

Tutto quello che ho fatto fino ad ora non è sufficiente a ringraziarlo per tutto l’amore che mi ha trasmesso, non può ripagarlo degnamente per tutto quello che mi ha dato.

Vorrei aiutarlo, ma come potrei con queste stupide fattezze di volatile?

Ma anche se avessi mani, braccia e gambe non potrei certo rendergli ciò di cui fato crudele ha voluto privarlo...

 

 

-Sei sicuro che sia stato proprio il fato a togliere colore ai suoi occhi?- a quelle parole, pronunciate con il tono di chi la sa parecchio lunga, il corvo sussultò per poi voltarsi di scatto verso chi aveva parlato: a meno di un metro dal ramo dell’albero sul quale si era fermato a riflettere, se ne stava lo stregone del villaggio che lo fissava sorridendo -Bè? Che hai adesso? Ti sembra così strano che io riesca a capirti? Il fatto è che i tuoi pensieri fanno un tale baccano che mi è stato impossibile non ascoltarli...-

-Che cosa significa quello che hai detto prima?- il suo gracchiare non fu solo un verso insulso alle orecchie del vecchio che sospirò.

-Bè, non si può sempre dare la colpa al destino quando non si conosce il vero colpevole di un delitto, non ti pare? Direi piuttosto che è stata l’invidia a renderlo cieco, l’invidia di una persona molto potente ed estremamente pericolosa contro la quale i miei poteri non poterono nulla...-

-Non capisco! Spiegati meglio? Di chi diamine stai parlando?- gli chiese sconvolto e l’altro, calmo, gli indicò la fila di vette che s’estendeva verso nord, oltre la foresta d’enormi elci che ne contornava le pendici.

-Oltre quelle montagne abita una strega con degli occhi meravigliosi la cui bellezza non era mai stata eguagliata da nessuno, almeno fino ad una ventina d’anni fa circa, quando nacque il tuo salvatore. Non era altro che un marmocchio urlante ed affamato, ma aveva degli occhi così straordinariamente belli che la strega ne fu invidiosa al punto tale di privarlo della vista. In quanto stregone e protettore del villaggio provai ad oppormi al potere di quella fattucchiera, ma come ti ho già detto non ci fu verso di fermarla e prima ancora che me ne potessi accorgere gli occhi del bambino erano diventati bianchi perdendo il loro colore originale. C’è chi dice che non si sia mai sbarazzata dell’essenza della vista del ragazzo, ma sono solo voci, non so quanto ciò possa essere vero...- raccontò al corvo, i cui occhi s’erano assottigliati nel tentativo di vedere più in lontananza.

 

 

Per te, per i tuoi occhi, le mie ali voleranno a compiere l’ultimo peccato, quello che all’inferno pagherò con minor dolore: ruberò a chi ha rubato e non m’importerà della punizione che dovrò scontare se saprò che per te sarà stato d’aiuto un mio simile gesto.

Ucciderò, se sarà necessario, colei che condannò i tuoi occhi e la tua mente al bianco, al nulla eterno, alla completa assenza di linee e di tinte.

Ti ridarò ciò che è tuo di diritto senza però mostrarti il nero delle mie piume o del rosso del sangue che le macchia, perché non ti contaminino, perché non ti corrompano, volerò via da te, perché è giusto così e non voglio rischiare d’insozzarti con i miei peccati, penserai a chi il perdono se lo merita davvero, ma sappi che troverò il modo di sbirciare il colore dei tuoi occhi senza pormi innanzi al tuo sguardo e allora sarò felice.

 

 

Cra...cra...

Grazie...grazie davvero...

 

 

E muovendo le grandi ali nere spiccò il volo verso le montagne che si elevavano a nord, pronto a compiere il suo ultimo peccato.

 

 

Angolino del supplizio: Allora, urge una precisazione! Per quanto ne so le persone non vedenti dovrebbero “vedere” tutto nero, mentre il ragazzo della storia “vede” tutto bianco. Non so se una cosa del genere sia possibile, ma essendo un racconto fantasy non credo ci siano troppi problemi al riguardo...

Spero soltanto che la comparsa del personaggio della strega non vi sia sembrato, come dire, banale o peggio ridicolo...penso che questa storia potrebbe benissimo riassumersi in una di quelle tavolette che si raccontano ai bambini prima di andare a dormire, ma per quanto possa essere scontata è così che ho deciso di mantenerla, proprio perché così mi era venuta in mente per la prima volta...

Devo scusarmi con coloro che hanno letto il primo capitolo perché è pieno zeppo di errori di battitura... come lo sarà questo, nonostante la rilettura... perdonatemi, davvero! Che altro dire? Passiamo ai ringraziamenti!

 

Per Akita: Sono molto contenta che la mia storia ti sia piaciuta e concordo pienamente con te sul fatto che in quello che si scrive, e non solo, bisogna mettere amore. Sono anche contenta che ti piaccia il mio “stile”, sempre che così lo si possa definire... Spero anche il secondo capitolo ti sia piaciuto quanto il primo... grazie mille per tutti complimenti che mi hai fatto! Ciao!

Per Namida: E’ proprio il fatto che tu non sappia cosa aspettarti da questa mia storiellina che mi spaventa, sai? Quando ho letto la tua recensione ho pensato: di sicuro quello che scriverò le risulterà banale... spero solo di essere stata più pessimista del solito... sono felice che il primo capitolo sia stato di tuo gradimento e che l’idea ti sia piaciuta... grazie mille ancora per tutti i complimenti che mi hai fatto e per aver letto e commentato! Ciao!

Per Gre: Ecco il secondo capitolo? Contenta? Spero che ti sia piaciuto...Ciao!

Per Lucy3: Sono felice che il linguaggio di questa mia storiellina ti sia garbato (come direbbe il Red) così tanto! Ti ringrazio per l’aiuto ed il sostegno che mi hai dato! Grazie mille per i bei complimenti e ciao! P.S. Sailor Moon? Va de retro!!!

Un grazie speciale va anche a Lady_Sue1789 che ha messo la mia storia tra i suoi preferiti! Mi farebbe piacere sapere che cosa ne pensi, però!

Ciao e grazie ancora dalla vostra Isi!

  
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