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Autore: Heilig__    22/03/2014    14 recensioni
- Salve!- disse questa, alzandosi – Io sono Vera Cooper- si presentò, porgendo la mano ai due ragazzi – Voi dovete essere Bill e... Madison?- disse guardando confusa Tom.
Il viso del chitarrista s'imporporò, mentre il fratello tentava di soffocare una risata.
- No, io sono Tom- spiegò il moro.
- Oh...- disse semplicemente Vera – Lawrence deve essersi sbagliato... Non mi aveva detto che eravate... sì, insomma...-
Bill e Tom sgranarono gli occhi, inorriditi: quella ragazza stava forse pensando che loro due erano...?
- Tom è mio fratello!- si affrettò a dire Bill, cercando di risolvere qualsiasi fraintendimento– La mia ragazza, Madison, non è potuta venire, e quindi mi ha accompagnato lui.
- Sì, è come dice lui- aggiunse Tom.
Vera guardò prima Bill e poi Tom, per poi scoppiare in una risata fragorosa.
- Scusate, non volevo offendervi. È che... sembrava tutto molto equivoco!- disse, andando a sedersi dietro la scrivania – Prego sedetevi- disse, indicando ai due delle poltroncine di pelle nera.
I gemelli si sedettero, e Vera prese un taccuino su cui prendere appunti.
- Allora, Bill. Quando e dove si terrà il matrimonio?
Trailer: http://www.youtube.com/watch?v=Uny-NTReVRg&feature=youtu.be
Genere: Commedia, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bill Kaulitz, Nuovo personaggio, Tom Kaulitz, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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A tutte voi che avete letto questa storia, fino all'ultimo capitolo.
Grazie.



Twenty-one








Più tardi

- Vera? Sei già tornata a casa? Avete fatto pres...
- Io e Tom ci siamo baciati-
Vera si sentì come se stesse realizzando per la prima volta ciò che era successo nella cucina di Bill e Madison un paio d'ore prima, ed ebbe la sensazione che il peso della situazione in cui era andata a cacciarsi fosse precipitato sulle sue spalle inermi.
Chiamare Lawrence era stata una decisione più che saggia, ne era certa: aveva deciso di farlo appena entrata nel suo appartamento, dopo aver salutato Philip. Prima di prendere il telefono però, si era rilassata – o, perlomeno, aveva cercato di farlo -, godendosi un lungo e rigenerante bagno caldo, lasciando che le emozioni provate in quei pochi minuti passati con Tom le scivolassero di dosso, in modo da ragionare a mente fredda.
Dopo essere uscita dalla vasca ed essersi infilata un accappatoio di spugna color vaniglia, con i capelli ancora gocciolanti, era andata nella sua stanza, dove poi aveva chiamato Lawrence.
Ed ora era lì, seduta sul letto, accoccolata ad un enorme cuscino kitsch color rubino – un regalo di Marcy –, con una mano attorno alla cornetta del telefono e l'altra impegnata a giocherellare con una ciocca di capelli.
- Lawrence?- disse dopo pochi istanti, rimanendo perplessa nel non sentire risposta.
Dall'altro lato del telefono tutto taceva, e la giovane si chiese se l'amico non avesse riattaccato, quando sentì il ragazzo soffocare un piccola risatina.
- Ehi...?- fece la mora, inarcando un sopracciglio – Lawrence, stai...?
- Cercando di non scoppiarti a ridere in faccia? Sì, Cooper- la interruppe il biondo, lasciandosi sfuggire una risata che mascherò con un colpo di tosse.
- Non vedo cosa tu ci possa trovare di divertente- ribatté accigliata Vera, sistemandosi meglio sul letto.
- Trovo esilarante che, a distanza di quasi due mesi, tu non abbia ancora dato per assodato il fatto che tu e Tom siate destinati a stare insieme, e che per quanto cerchiate di allontanarvi, tornerete sempre al punto di partenza, ancora più presi l'uno dell'altro, se possibile-
Vera volle replicare, ma subito si accorse di quanto l'amico avesse ragione.
- Ma... io...- tentò comunque di dire.
- Shh- la zittì Lawrence – Avevo immaginato che vi sareste baciati. Anzi, non capisco perché tu ne sia così sorpresa.
- Perché per tutti voi è così scontato che io e Tom dobbiamo stare insieme?- sbottò Vera, quasi esasperata.
- E' una domanda retorica?- fece Lawrence, con un sorrisino che Vera riuscì quasi a vedere, nonostante fossero al telefono. Sbuffò, irritata, e decise di lasciare perdere quella conversazione, dato che non avrebbe portato a nulla tranne che ad unica conclusione: lei era innamorata di Tom, e non poteva farci assolutamente niente.
- Grazie del conforto- borbottò, rivolgendosi a Lawrence.
L'amico ridacchiò sommessamente, per poi risponderle:
- Non c'è di che, Cooper-
Fece per aggiungere qualcos'altro, quando la sua voce fu interrotta dal trillo di un campanello.
- Alleluja- sospirò, mentre Vera tentava di capire chi potesse essere.
- Aspettavi qualcuno?- chiese, curiosa – A quest'ora?- aggiunse poi, dando una veloce occhiata alla sveglia sul suo comodino. Subito dopo però si ricordò del motivo per cui non era stato proprio lui, Lawrence, ad accompagnarla alla festa di Madison e Bill.
- Christopher- disse, sogghignando – E' lui, vero? Non è un po' tardi per le visite, Lawrence?
- Questi non sono affari tuoi, Vera- sentenziò il biondo, mentre le sue guance, Vera poteva vederlo, s'imporporavano – E per tua informazione, Chris è il mio ragazzo e può venirmi a trovare quando gli pare- continuò, sempre più alterato.
Vera non resistette e scoppiò a ridere, divertita dalla reazione dell'amico.
- Smettila- le intimò lui, mentre dall'altra parte della porta Chris aveva iniziato a chiamarlo a gran voce.
- Ehi, Lawrence! Sei in casa?- diceva.
- Arrivo subito Chris!- rispose Lawrence.
- Sarà meglio che tu vada- disse Vera, nel sentire la voce di Christopher – Non vorrai far aspettare il tuo principe azzurro.
- Fottiti- borbottò a denti stretti il biondo, cercando di celare al meglio il suo imbarazzo, per poi chiudere la chiamata senza nemmeno salutare.
Vera sorrise compiaciuta, e poggiò il telefono sul letto, accanto a lei, iniziando poi a ripensare alle parole di Lawrence.
Per quanto cerchiate di allontanarvi, tornerete sempre al punto di partenza, ancora più presi l'uno dell'altro
Molto probabilmente, qualche tempo prima, avrebbe storto il naso a quell'affermazione, scuotendo con forza la testa, oppure sarebbe scoppiata a ridere, senza riuscire a immaginare se stessa insieme a Tom.
Le cose erano però cambiate e ora una relazione con il chitarrista non era soltanto oggetto delle battute di Lawrence, ma era diventata un desiderio, il più forte che avesse mai provato, alimentato di giorno in giorno dall'amore, ormai innegabile, che nutriva nei confronti di Tom.
E nonostante lei cercasse, come aveva detto Lawrence, di allontanarlo in tutti i modi, di dimenticarlo, di cercare di distogliere la mente da quel sentimento così immenso che offuscava il dolore che quella stessa persona le aveva causato, lei continuava a cedere, a crollare, sconfitta, di fronte alle proprie emozioni.
Lo amo” si disse la mora, con un sospiro, quasi come se lo stesse ammettendo per la prima volta a se stessa, in totale sincerità “E non posso più farci nulla”.



* *



Un paio di giorni dopo

- Cosa significa?-
Tom era rimasto piuttosto perplesso di fronte alla domanda del fratello che, seduto di fronte a lui al tavolo di un bar a cui si erano fermati dopo le registrazioni, giocherellava nervosamente con la sua tazza di cappuccino.
- E' una semplice domanda, Tom- rispose – Credi che starei bene con i capelli corti?
- Bill, da quando t'importa della mia opinione?- chiese il chitarrista, sempre più confuso.
- Da ora- sibilò Bill, irritato per tutte quelle domande.
Tom lo squadrò per qualche istante, decidendo infine di accontentarlo.
- Beh,- iniziò a dire, con una scrollata di spalle – non staresti male- concluse, bevendo poi un sorso del suo caffè.
- Dici che dovrei togliermi le extension per il matrimonio?- domandò il fratello a bruciapelo.
Tom alzò gli occhi, incontrando lo sguardo preoccupato del gemello, ed immediatamente capì il perché di tutto quelle domande.
- E' per Madison?- fece, con un sorrisetto.
Bill arrossì lievemente e distolse lo sguardo, imbarazzato.
- Vuoi rendere il grande giorno impeccabile, vero?- continuò Tom, quasi divertito.
- Non è per Madison- mentì Bill – Ho semplicemente voglia di cambiare pettinatura, tutto qua.
- Non c'è nulla di male ad ammetterlo- replicò il moro, ancora sorridente – La trovo una cosa molto... tenera-
Bill arrossì una seconda volta, questa volta piuttosto violentemente, e si coprì il viso con le mani: non ricordava nemmeno più l'ultima volta che si era imbarazzato così tanto davanti a suo fratello nel parlare di lui e Madison.
Dal canto suo, invece, Tom trovava la situazione a dir poco comica: nonostante i suoi 24 anni, Bill sembrava un ragazzino in preda alla sua prima cotta, tutto intento a non fare brutte figure al primo incontro.
Si lasciò sfuggire un piccola risata, che Bill però stroncò sul nascere, rifilando al fratello un'occhiataccia.
- Non è divertente- asserì il biondo, quasi borbottando – E per la cronaca, tu non sei nella posizione più adatta per prendermi in giro, fratellino- aggiunse, assumendo un'aria di sfida.
Tom cambiò subito espressione, e sul suo volto si dipinse una smorfia.
- Ah-ha!- esclamò Bill – Ti ho punto nel vivo, eh?
- Non stavamo parlando dei tuoi capelli?- fece Tom, nel vano tentativo di indirizzare la conversazione verso altri argomenti. Avrebbe persino trovato interessante discutere sul tempo o sulla finanza, piuttosto che parlare di Vera e del bacio di sabato.
Percepiva ancora la sensazione di averla tra le sue braccia, le labbra di lei contro le sue... Quel bacio era solo l'ennesima conferma di ciò che per tempo – troppo tempo – aveva negato, sia a se stesso che agli altri: ciò che provava per Vera andava ben oltre la semplice attrazione fisica.
Sei innamorato, gli sussurrò una voce nella sua testa, e lui non poté che essere d'accordo.
- Ehi, ti sei incantato?- disse Bill, agitando una mano davanti agli occhi del fratello.
- Uh... c-cosa?- balbettò il chitarrista, riscosso dai scuoi pensieri.
- Stavi pensando a Vera?-
Tom sorrise amaramente, ed annuì:
- Tutto questo è assurdo- disse, scuotendo la testa, quasi divertito - Io che perdo la testa per qualcuno. Potrei scriverci un libro- continuò, sotto lo sguardo comprensivo del fratello.
- Prima o poi sarebbe dovuto succedere- disse quest'ultimo, finendo poi in un sol sorso il suo cappuccino.
- Un po' di preavviso non avrebbe fatto male a nessuno- obbiettò Tom.
- Sì, ma avrebbe tolto tutto il divertimento alla faccenda- rispose Bill, con un sorriso, ripensando ai battibecchi tra Vera e sua fratello - E poi, dovresti sapere che l'Amore, quello vero, non bussa mai- aggiunse, piano.
Tom rifletté qualche istante sulle parole del fratello, e non poté che essere d'accordo: nel suo caso, l'Amore non solo non aveva bussato, ma aveva abbattuto la porta, travolgendolo, senza lasciargli possibilità di difesa.
Ed era quasi certo che anche per Vera era stata la stessa cosa.
Scosse la testa, cercando di relegare ogni pensiero riguardante Vera nell'angolo più remoto della sua mente e Bill, notando la sua espressione malinconica, decise di cambiare argomento.
- Tom,- disse - hai tempo?
- Cosa...?- ripose il gemello, assumendo un'espressione confusa.
- Hai tempo?- ripeté Bill.
- Dipende da cosa mi vuoi far fare- rispose Tom, mettendo le mani avanti.
- Solo uno strappo da Finn-



* *


Più tardi


- Non posso credere che tu abbia davvero rinunciato ai tuoi capelli per una cerimonia che durerà sì e no un'ora, Bill-
Tom osservava ormai da qualche istante il lavandino bianco in cui Finn, il parrucchiere di Bill, aveva lasciato cadere le ciocche dei capelli biondi del cantante.
- Posso solo immaginare come reagiranno le tue fans- aggiunse Finn, mentre puliva i suoi strumenti - Come le chiamate? Ah sì, Aliens- fece, con aria divertita - Ricordo ancora quella volta che una di loro ti ha trovato qui, Bill- continuò, mentre passava un il pettine sotto il getto dell'acqua - Il delirio-
Tom sorrise a quel ricordo, mentre Bill mugugnò qualcosa d'incomprensibile, senza badarvi troppo, preso com'era dal rimirarsi all'enorme specchio appeso al muro.
- Soddisfatto?- fece Finn, raggiungendolo alle spalle.
- S-sì...- balbettò il biondo, incerto - Tom, dici che piacerò a Madison?- chiese poi al gemello, passandosi una mano sulla testa.
- Io credo di sì- rispose Tom - Sono certo che sarai uno sposo coi fiocchi- aggiunse.
Bill sorrise nello specchio, ma subito si voltò verso il fratello, esterrefatto.
- Cosa stai facendo?
- Voglio immortalare questo momento- replicò Tom, mentre, con un'aria piuttosto serena, fotografava il lavandino.
- Tom, cosa vuoi fare di quella foto?- chiese Bill.
- Nulla, nulla- fece Tom, accompagnando la frase con un gesto incurante della mano sinistra, mentre con la destra digitava qualcosa sul suo telefono - Spero solo che le nostre adorate fans non abbiano un infarto- aggiunse, con un sorrisetto diabolico stampato in volto.
- Tom, sei meschino! Chissà che razza di putiferio scateneranno tutte quante!
- Oh, avanti, non ti preoccupare-
Bill fece per ribattere, ma subito decise di lasciar perdere, dato che sarebbe stato solo uno spreco di tempo e di fiato: suo fratello non sarebbe mai cambiato.
Si voltò di nuovo verso lo specchiò e si osservò con cura, prestando attenzione anche ai minimi dettagli. Stava bene, sì; si piaceva, senza dubbio, eppure il timore che a Madison non andasse bene quel suo drastico cambiamento lo tormentava.
Era stata proprio lei a suggerirgli l'idea, quando, molto tempo prima, appena dopo essersi messi insieme, la mora gli aveva confidato che fin da bambina i grandi e sfarzosi matrimoni tradizionali erano stati il suo sogno.
A quelle parole lui non aveva fatto altro che sorriderle teneramente, ripromettendosi che avrebbe esaudito il suo desiderio.
Ora, però, a distanza di un paio d'anni, e ad un passo dal fatidico , quella tacita promessa sembrava aver portato con sé una moltitudine di responsabilità di cui Bill si rendeva conto solo ora.
Tradizionali, aveva detto Madison, con occhi sognanti e tono romantico.
Come poteva un ragazzo come lui essere tradizionale, anche solo per una giornata?
- Vuoi stare tranquillo?-
Bill si voltò di scatto, incontrando lo sguardo del fratello che gli si era avvicinato senza che lui se ne accorgesse.
- Sarai perfetto- continuò il chitarrista – Sarete perfetti- precisò, dando una lieve pacca sulla spalla di Bill, sorridendogli – E io sarò un testimone meraviglioso- concluse, con fare quasi teatrale, osservandosi allo specchio, gongolante.
Bill roteò gli occhi, divertito e ritornò a guardare il proprio riflesso, sentendo che le parole di Tom stavano avendo un effetto benevolo su di lui: sì, lui e Madison sarebbero stati perfetti alla cerimonia, ne era certo.
- Beh,- disse quindi, rivolgendosi al gemello – direi che possiamo andare, no?-
Tom annuì, e il cantante si volse verso Finn:
- Grazie Finn- disse – Quanto ti devo?
- Nulla, Bill- fece l'uomo, lasciando il giovane piuttosto sbigottito – Prendilo come il mio regalo di nozze per te e la tua ragazza- aggiunse, facendogli l'occhiolino.
Bill fece per protestare, quando il suo telefono iniziò a squillare con insistenza.
Lo tirò fuori dalla tasca, guardò il display e subito sentì un brivido percorrergli la schiena.
- Chi è?- fece Tom, sporgendosi per vedere meglio lo schermo del telefono – Oh- disse, appena vide di chi si trattava.
I due fratelli si scambiarono uno sguardo, entrambi consapevoli del motivo di quella chiamata.
- Te l'avevo detto io- fece Bill, mentre il cellulare continuava a squillare senza sosta.
- Avanti, rispondi- replicò Tom – Più lo fai aspettare, peggiore sarà la sua manfrina.
Bill sospirò, cercando di farsi coraggio, ed ascoltò le parole del fratello.
- Pronto?- rispose, portandosi il cellulare all'orecchio – David?
- Bill! Che diamine hai combinato? Cos'hai fatto ai capelli? Perché avete postato quella foto? Perché non mi hai parlato oggi di ciò che avevi in mente?
- E' una lunga storia, Dave- fece il biondo – Una lunga, lunga storia.




* *

Qualche giorno più tardi

- Sei bellissima-
Madison piegò la testa di lato, arricciando le labbra, per poi sorridere dolcemente.
- Dici?- chiese, voltandosi verso la madre, seduta su un divanetto bianco dietro di letto, accanto a sua sorella minore.
- Assolutamente- rispose la donna – Tu cosa dici, Jen?-
Jen osservò per qualche istante la sorella, quasi incapace di spiccicare parola.
- Meravigliosa- farfugliò, senza distogliere lo sguardo da Madison – Semplicemente meravigliosa-
Madison sorrise una seconda volta, tornando a guardarsi nello specchio.
Fece un respiro profondo e sentì un brivido percorrerle la schiena.
Due giorni.
Due soli giorni ed avrebbe fatto il grande passo: avrebbe sposato Bill e coronato il suo più grande sogno d'amore.
Si osservò ancora per qualche istante nell'enorme specchio dell'atelier di abiti da sposa, dove stava provando il proprio, in compagnia della madre Ella e della sorella Jennifer, arrivate dal Nebraska in occasione della cerimonia.
Fece un giro su stessa, ritornando poi ad osservare il suo riflesso. Era a dir poco incredula, quasi non si rendeva conto di ciò che sarebbe accaduto da lì ad un paio di giorni: le sembrava quasi di vivere un sogno ed aveva il costante timore di potersi svegliare d'un tratto e scoprire, suo malgrado, che nulla era davvero successo.
Scosse la testa un paio di volte, nella speranza di cancellare tutte quelle insicurezze che avevano gettato un'ombra sul suo viso.
- Maddie,- disse d'un tratto Ella, senza notare il cambio di espressione della figlia – non doveva esserci anche la tua wedding planner?- chiese, guardandosi intorno.
- Sì- rispose Madison, voltandosi – E' piuttosto in ritardo, in effetti- aggiunse, pensierosa.
Pochi istanti dopo, però, le tre donne sentirono alcuni passi frettolosi avvicinarsi, accompagnati da qualche elegante imprecazione borbottata a denti stretti.
- Maledetti taxi...-
Nel sentire quella voce familiare, il volto di Madison s'illuminò:
- Vera!- esclamò, appena vide la wedding planner raggiungerla.
- Scusate il ritardo- disse mortificata quest'ultima – Giuro che è stata colpa del taxi!- si giustificò poi.
- Non ti preoccupare, Vera- la rassicurò Madison, per poi scendere dal piedistallo su cui stava ed andare ad abbracciarla con forza – Sono felice che tu sia venuta.
- Come potevo mancare alle prove generali dell'abito?- disse Vera, con un gran sorriso.
Madison le sorrise a sua volta, affrettandosi poi a presentarle sua madre e sua sorella.
- Queste sono mia madre Ella e mia sorella Jennifer- disse, indicando le due – Ragazze, lei è Vera Cooper, la mia meravigliosa wedding planner!
- Beh, meravigliosa è un tantino azzardato come aggettivo- disse Vera imbarazzata, mentre porgeva la mano prima ad Ella e poi a Jen – Piacere di conoscervi, comunque.
- Il piacere è tutto nostro, Vera- disse Ella – Allora, cosa dici del vestito della nostra futura sposa?-
Vera si voltò verso Madison e la osservò attentamente, senza lasciarsi sfuggire il più piccolo dei dettagli, a partire dalle decorazioni in argento del corpetto fino al tulle della gonna.
Dal canto suo Madison si sentì a disagio, e non poco: Vera era un'esperta in quel campo e il suo giudizio sull'abito era fondamentale perché lei si sentisse completamente sicura della sua scelta.
- Allora?- la incalzò – Cosa ne dici?-
Vera distolse lo sguardo dall'ampia gonna, portando i suoi occhi verdi a scontrarsi con quelli nocciola di Madison.
- Manca qualcosa- commentò semplicemente Vera, con una smorfia.
Madison sgranò appena gli occhi, voltandosi di scatto verso lo specchio, quasi spaventata: era sicura di aver tenuto tutto sotto controllo, nel più minimo particolare. Eppure, Vera sosteneva che mancasse qualcosa.
- Cosa intendi, Vera?- chiese, girandosi una seconda volta.
Vera non le rispose e continuò ad osservarla, come per capire cosa mancasse.
D'un tratto s'illuminò:
- Arrivo subito- annunciò, dileguandosi in un battibaleno ed avvicinandosi ad alcune commesse dell'atelier.
Madison, Ella e Jennifer la videro confabulare con una di esse ed indicare la zona in cui si trovavano le tre donne. La commessa, intanto annuiva, e poco dopo fece segno a Vera di seguirla.
- Dove starà andando?- chiese Ella, seguendo con lo sguardo Vera mentre scompariva dietro una porta di legno scuro.
- Non ne ho idea, mamma- fece Madison, a braccia conserte – Spero solo che sia andata a prendere ciò che manca, perché sto rischiando di avere una crisi nervosa pre-matrimonio- aggiunse, con un sospiro.
Finalmente, qualche minuto dopo, Vera uscì dalla stanza in cui era entrata, seguita dalla commessa e con in mano un lungo pezzo di stoffa. Salutò cordialmente la giovane e tornò da Madison.
- Eccomi!- esclamò con un sorriso – Ora voltati.
- C-cosa?- fece Madison, confusa – Vera, cos'è quel pezzo di stoffa?
- Come “cos'é”? E' un velo da sposa, Madison! Cos'altro vuoi che sia?- rispose Vera, stranita.
Madison sembrò illuminarsi a quella risposta e d'un tratto capì cosa intendeva Vera con quel suo “manca qualcosa”.
Sorrise dolcemente, e si voltò dando le spalle a Vera, che le si avvicinò, posandole poi sul capo una piccola tiara alla quale era stato legato un lungo velo di tulle.
- Ecco- disse la wedding planner, stringendo le spalle di Madison – Ora sei perfetta-
Madison si osservò a lungo, e dovette ammettere che sì, quel velo, pur essendo un piccolo dettaglio, rendeva il tutto molto più bello.
Subito sentì gli occhi pizzicarle e si ritrovò sull'orlo del pianto.
- Oh, non vorrai mica piangere!- scherzò Vera, notando come la giovane stesse cercando di trattenersi.
- Grazie, Vera- disse con profonda sincerità Madison, continuando a rimirarsi nello specchio con gli occhi lucidi – La riuscita di questa cerimonia sarà solo ed unicamente grazie a te- aggiunse, voltandosi verso la giovane che la guardava, sorridente.
- Ho solo fatto il mio lavoro, Madison- disse, con un piccolo cenno del capo – Tu e Bill siete persone fantastiche- fece poi – Meritate questo ed altro, senza dubbio-
A quelle parole Madison non riuscì a trattenersi e lasciò che alcune lacrime di commozione le bagnassero il volto.
Subito Vera recuperò un fazzoletto di carta dalla sua tasca e glielo porse:
- Avanti, asciugati il viso- disse, dolcemente – Sai, so di essere una wedding planner con i fiocchi, ma non pensavo di suscitare queste reazioni!- rise, coinvolgendo, oltre a Madison, anche Jen e Ella che erano rimaste a guardare in silenzio l'intera scena.
- Due giorni, accidenti- disse Madison, con un sospiro – Non posso...
- Ancora crederci- la interruppe Vera – Non hai idea di quante volte io abbia sentito questa frase- ridacchiò, ripensando a Grace e a tutte le spose prima di lei – Dovrai crederci quando pronuncerai il fatidico .
- Lo so- rispose Madison, elettrizzata – Beh, io vado a togliermi quest'abito prima che si sgualcisca! Arrivo tra cinque minuti!- annunciò poi, sollevando di poco la gonna ed allontanandosi, diretta al camerino poco distante.
Ella e Jen iniziarono subito a chiacchierare, mentre Vera continuò ad osservare Madison, fino a che non scomparì dietro ad una tenda di velluto rosso, e ripensò alle sue parole.
Due giorni, aveva detto la mora.
Due soli giorni e lei e Tom si sarebbero rivisti.
A quel pensiero, percepì una scarica di adrenalina attraversare il suo corpo.
O forse era un brivido di timore.
In ogni caso, alla sola idea di rincontrare Tom, qualcosa dentro lei si era mosso, dimostrando, per l'ennesima volta, la sua innegabile attrazione nei confronti del chitarrista, che il bacio di qualche
giorno prima non aveva fatto altro che evidenziare, se non rafforzare.
La ragazza si lasciò sfuggire un lieve sospiro: quella situazione stava decisamente degenerando, l'unica possibilità che aveva di uscirne – purtroppo?- era quella di lasciare che Tom uscisse definitivamente dalla sua vita.
Ottima decisione, le diceva il suo buonsenso. D'altronde era ciò che sarebbe inevitabilmente accaduto alla fine della cerimonia.
Peccato che il suo cuore si spezzasse ad una simile idea.



* *

Il grande giorno



- 50 dollari che impazzisce prima che Maddie arrivi all'altare.
- Hagen, ti ho sentito, maledetto infame!-
Bill si voltò di scatto, lanciando un'occhiata di fuoco all'amico, che aveva sgranato gli occhi e fatto un passo indietro, temendo che il cantante potesse non rispondere più delle sue azioni.
Da una quindicina di minuti i due, Gustav, Tom, Andreas e Gordon, il patrigno dei gemelli, erano in una delle due lussuose limousines che avrebbero portato prima Bill e poi Madison alla chiesa.
- E se mi dovesse dire di no all'ultimo istante?- piagnucolò Bill.
- Quale pazza potrebbe fare una cosa simile, Bill?- sbottò Tom, alzando gli occhi al cielo, per poi tornare a sistemarsi il nodo della cravatta.
- E tu che ne sai?- sbraitò il biondo, in preda ad un evidente crisi nervosa.
Tom sbuffò e decise di lasciar perdere: in quelle condizioni, Bill era intrattabile.
- Che ne dici di rilassarti, Bill?- chiese gentilmente Gordon, porgendo un bicchiere colmo di vino al ragazzo.
- Non voglio nulla!- strillò quest'ultimo, rischiando di far cadere il tutto per terra – Voglio solo che questa cerimonia sia veloce o potrei impazzire sul serio.
- E' quello che ho det...- provò a dire scherzosamente Georg, ma fu interrotto da una violenta gomitata dritta nelle costole – Simpatico come sempre- borbottò, rivolto a Bill, tenendosi la parte colpita – Mi hai fatto male accidenti!-
Bill non rispose e guardò invece verso il finestrino.
- Quanto manca?- chiese poi, rivolgendosi al fratello.
Tom gli lanciò un'occhiata stranita e fece per chiedergli come mai lui, lo sposo, dopo essere stato alla chiesa chissà quante volte per via dei preparativi, chiedeva a lui, suo fratello, quanto mancasse, ma l'aria isterica del biondo gli fece cambiare idea.
- Mh...- fece, osservando il paesaggio fuori dal veicolo – Credo manchino una decina di minuti.
- Gli invitati saranno già lì?
- Io non lo so, Bill...
- Perché non lo sai?!- gridò il cantante, in preda al nervoso.
- Come diamine faccio a saperlo?- gli rispose a tono il gemello.
- Sei inutile- sbuffò Bill, chiudendosi poi in un religioso silenzio, a braccia conserte.
Tom fece per replicare, ma Gustav lo strattonò per una manica della giacca, invitandolo tacitamente a restare muto, onde evitare inutili litigi.
- Credo che tu abbia vinto la scommessa Georg- sussurrò allora il chitarrista all'amico – Il nostro caro Bill ha perso anche il suo ultimo neurone sano.


* *


Intanto


- Sei agitata?-
Vera si voltò verso Lawrence, stranita.
- Non sono io a dovermi sposare, Lawrence- disse, perplessa.
- Sai bene che non mi riferivo a quello- le disse Lawrence, lanciandole un'occhiata in tralice, mentre si fermava ad un semaforo.
I due erano in viaggio verso la chiesa in cui si sarebbe tenuto il matrimonio di Bill e Madison e mancava ormai poco al loro arrivo.
- Non so di cosa tu stia parlando- disse Vera, arricciando una ciocca di capelli attorno all'indice.
- Non fare la finta tonta con me, Cooper-
A quelle parole, Vera sospirò, sorridendo poi amaramente.
- Cosa vuoi che ti dica, Lawrence?- disse – Sto cercando di farmi una ragione già ora del fatto che non vedrò più Tom.
- Tu sei pazza- commentò Lawrence – Lascerai davvero andare così l'amore della tua vita? E soprattutto credi davvero che lui ti lasci andare? Cioè, sul serio?
- Non c'è altra scelta.
- Sei una codarda, Vera- disse duramente il biondo, lasciando spiazzata l'amica – Sì, una codarda. Nel timore di soffrire, distruggerai il tuo amore più grande – continuò - Beh, sappi che l'amore non è solo rose e fiori. Anzi, il più delle volte è sofferenza – spiegò - Ma credimi, alla fine dirai che ne è valsa la pena- concluse, con un tenero sorriso.
Vera gli sorrise a sua volta, senza dire nulla, e non potendo fare altro che trovarsi d'accordo con ciò che l'amico le aveva detto.
Sì, era una maledetta codarda, lo riconosceva.
Ma perché mai avrebbe dovuto cambiare? Perché avrebbe dovuto fidarsi ciecamente per una seconda volta? Non sarebbe stato meglio essere codarda, ma non soffrire?
- Soffrirai comunque- disse d'un tratto Lawrence, mentre giungevano nel cortile della chiesa.
Vera si domandò se l'amico non fosse dotato del potere della telepatia, ma non disse nulla, si limitò a sospirare, per poi guardarsi intorno, vedendo un sacco di gente uscire dalle proprie auto appena parcheggiate.
- E dire che una volta Madison mi ha detto che sarebbe stata una cerimonia per pochi amici- commentò, osservando un corposo numero di persone avvicinarsi alla chiesa.
Bill non ha il senso della misura, le aveva detto una volta Tom.
Maledizione, perché penso sempre a lui?” si chiese, dandosi poi della stupida perché conosceva la risposta: ne era innamorata.

* *

Più tardi

Tutti gli invitati erano arrivati. Bill, testimoni – Tom e la sorella di Jen –, il paggetto, le damigelle e anche il parroco Evans erano pronti.
Mancava solo la sposa, Madison.
- E se non dovesse arrivare?- sussurrò Bill, sopraffatto dal panico.
- Stai tranquillo- lo rassicurò il fratello – E' normale che la sposa arrivi più tardi.
- Doveva essere qui...
- Molto tempo fa, lo so, lo so- fece Tom, massaggiandosi con aria esasperata le tempie.
Alzò lo sguardo e si guardò intorno, osservando la folla d'invitata che gremiva l'interno della chiesa, completamente addobbata nel migliore dei modi.
Alla sua sinistra, verso le ultime file, notò l'inconfondibile ciuffo biondo di Lawrence, al cui fianco sedeva Vera.
Nel momento in cui la vide, Tom sentì il proprio cuore perdere un battito, e si maledì per quelle reazioni che aveva alla semplice vista della giovane, senza però riuscire a toglierle gli occhi di dosso, tanto che Vera dovette sentirsi osservata, siccome in quel preciso istante alzò gli occhi proprio nella direzione del chitarrista.
Entrambi arrossirono, distogliendo immediatamente lo sguardo, come due ragazzini alla prima cotta.
Nella loro mente era ancora chiaro il ricordo di quel bacio che era andato a riconfermare i sentimenti che ciascuno nutriva per l'altro e ciò non faceva altro che rendere quella situazione estremamente imbarazzante.
Perfino quando i loro sguardi si erano incrociati al momento di entrare e prendere posto, entrambi avevano assunto un'aria d'indifferenza, ignorandosi a vicenda e mascherando così il loro impaccio.
- Quando le parlerai?- chiese Bill, sussurrando nell'orecchio del gemello.
- Uh?- fece Tom, fingendo di cascare dalla nuvole – Non ho idea di cosa tu stia parlando, Bill.
- Oh, capisco, il guardare troppo Vera deve averti fuso anche il cervello- lo schernì il biondo, dimenticando per qualche secondo il ritardo di Madison – In ogni caso, sappi che la tua vigliaccheria mi ha appena fatto vincere 50 dollari- aggiunse poi, alludendo alla scommessa fatta con Lawrence tempo prima.
- Cosa intendi dire?- chiese Tom, perplesso.
Bill fece per rispondere, quando un rombo a lui familiare fece voltare tutti verso l'entrata con il fiato sospeso: la limousine con a bordo Madison aveva finalmente raggiunto la chiesa.



* *


- Io vi dichiaro marito e moglie!-
Gli invitati si alzarono in piedi, applaudendo, commossi: il momento tanto atteso da tutti era finalmente arrivato.
- Ora,- disse il prete, rivolgendosi a Bill – può baciare la sposa-
Vera vide Bill e Madison guardarsi teneramente, gli occhi lucidi dall'emozione, l'uno ad un soffio dall'altra e pochi istanti dopo il cantante annullò le distanze tra i loro volti, baciando appassionatamente la ragazza.
In quel momento la chiesa esplose in un secondo, ancora più fragoroso applauso, e sul volto di Vera apparve un luminoso sorriso: il suo lavoro era stato portato a termine.
Si voltò alla sua destra, e strattonò senza troppo forza il braccio di Lawrence che osservava incantato coppia.
- Che c'è?- chiese, infastidito.
- Dobbiamo andare- rispose Vera, con un cenno della testa – Il ricevimento- aggiunse, nel vedere l'espressione perplessa dell'amico.
- Oh...- fece con aria triste quest'ultimo – Peccato, avrei voluto vederli uscire dalla chiesa- sospirò.
- Sarà per un altra volta- disse Vera – Ora, forza, andiamo-
Cercando di non farsi vedere, la giovane prese il biondo sottobraccio ed insieme si diressero silenziosamente verso l'uscita.
Una volta fuori, Vera prese una boccata d'aria e si sgranchì le braccia.
- Stare dentro quella chiesa mi ha quasi ammuffito- fece, sbuffando.
- Oh, avanti! Devi sempre lamentarti di tutto!- la rimproverò Lawrence – Io trovo che sia stata una cerimonia a dir poco meravigliosa- aggiunse poi, con aria trasognata, mentre iniziavano ad incamminarsi – Complimenti, Cooper.
- Questo equivale ad un aumento di stipendio?- scherzò Vera.
- Non penso proprio- ribatté secco Lawrence.
- Beh, io ci ho prov...- iniziò a dire la giovane, quando però fu interrotta da una voce familiare dietro di lei.
- Ehi! Vera!-
Si voltò di scatto, seguita da Lawrence, e i due videro Tom scendere frettolosamente la gradinata della chiesa e correre nella loro direzione con fare impacciato a causa dell'abito poco comodo.
- Dove state andando?- chiese, una volta giunto di fronte a Vera e Lawrence.
- Al luogo del ricevimento- rispose Lawrence – Vogliamo sistemare le ultime cose- spiegò. Mentre Vera cercava in tutti i modi di non incontrare lo sguardo di Tom, ancora memore del bacio di diversi giorni prima.
- E' un problema se Vera rimane qui?- domandò il giovane, con aria lievemente imbarazzata, quasi come se stesse chiedendo ad un padre il permesso di uscire con la figlia – Vorrei dirle alcune cose.
- Oh, certo, non è affatto un problema!- rispose il biondo, dando una spinta in avanti a Vera.
- Ehi, ma...- tentò di protestare quest'ultima.
- A dopo!- la interruppe però Lawrence, facendo l'occhiolino ai due, per poi allontanarsi fischiettando, diretto verso la sua auto.
- Lawrence!- gridò Vera, invano – Torna subito qui!
- E' inutile che strilli- la riprese Tom.
La giovane sospirò, irritata dal comportamento dell'amico, e si voltò verso il moro.
- Ho visto che stavate uscendo ed ho creduto che steste andando a casa senza salutare- disse Tom, quasi giustificando la sua presenza.
- Mh-mh- fece Vera, annuendo – Allora...- disse, abbassando lo sguardo – Devi dirmi qualcosa?- chiese, mordendosi il labbro inferiore.
Tom fece per parlare, ma si ritrovò senza parole, accorgendosi per la prima volta di quanto bene stesse quell'abito color pesca su Vera.
La osservò per qualche istante, beandosi di quella visione, incapace di pronunciare qualsiasi frase intellegibile.
- Sei bellissima- soffiò, quasi senza accorgersene.
- Beh... grazie- rispose con incertezza Vera – Era questo che volevi dirmi?- chiese poi, perplessa.
Non lasciartela sfuggire. Non di nuovo
Le parole che Georg gli aveva sussurrato in un orecchio quando entrambi avevano notato che Vera e Lawrence stavano lasciando la cerimonia, sembravano riecheggiare nella mente del chitarrista, spronandolo a dichiararsi una volta per tutte.
Bastavano due semplici parole.
Ti.
Amo.
- Come hai detto?-
Tom scosse la testa, risvegliandosi dai pensieri in cui era rimasto assorto per qualche istante, e si accorse di essersi lasciato sfuggire un borbottio incomprensibile dalle labbra, rendendo Vera sempre più confusa.
- Io...- iniziò a dire il giovane,
Avanti puoi farcela!
- Vera, io...-
Non essere codardo!
- Ti...-
Ce l'hai quasi fatta!
- Amo- concluse – Io ti amo, Vera- ripeté, quasi a conferma di ciò che aveva appena detto.
A quelle parole il tempo sembrò fermarsi e tutto intorno a loro sembrò quasi cristallizzarsi, come se l'intero mondo stesse trattenendo il fiato.
Vera aveva sgranato gli occhi, incredula, e per un istante fu tentata dalla voglia di pizzicarsi un braccio per capire se era davvero sveglia o se stesse ancora dormendo.
- Scusa, forse avrei dovuto fare una specie di discorso iniziale...- iniziò a dire intanto Tom, rompendo il silenzio – Non sono pratico di queste cose- continuò, gesticolando e senza guardare Vera negli occhi, mentre il suo viso si stava vistosamente arrossando - Non so nemmeno se ho detto le cose giuste, solo che...
- Tom, stai zitto-
Vera non pronunciò quelle parole con durezza, come Tom si sarebbe aspettato: il tono della giovane, al contrario, sembrava quasi divertito.
Il chitarrista alzò gli occhi sul viso della ragazza, notando come le sue labbra, prima serrate, si erano piegate in un dolce sorriso.
- Sei un idiota- decretò – Un grandissimo idiota. L'idiota più idiota che abbia mai incontrato, a dirla tutta- disse.
- Beh, grazie- fece Tom, inarcando un sopracciglio: lui si dichiarava e l'unica cosa che aveva in cambio era una sfilza d'insulti?
- Fammi finire- gli disse Vera – Sei un idiota, ma sei riuscito in ogni caso a farmi innamorare di te. Non so come, a dire il vero, ma ci sei riuscito. E nonostante tu mi abbia fatta soffrire, io sono ancora qui, sono ancora pazza di te e mi odio per questo, perché vorrei solo dimenticarti e dimenticare tutta questa storia, Tom- continuò, per poi fare una piccola pausa – Ma non ci riesco. Non ci riesco, maledizione- aggiunse con tono mesto, abbassando gli occhi – E sai perché? Perché ogni volta che sono sul punto di farcela, tu arrivi e stravolgi il mio mondo. Come ora- sentenziò, mentre una piccola lacrima le solcava il viso – Se tu non mi avessi detto nulla, alla fine di questa giornata le nostre strade si sarebbero separate, non ci saremmo mai più visti e avremmo potuto mettere un punto a questa storia.
- E tu ne saresti stata contenta, Vera?-
La giovane alzò di scatto la testa, stupefatta da quella domanda.
- Come?- chiese.
- Ne saresti stata contenta?- ripeté Tom – Se sì, non ci metterò due secondi a sparire dalla tua vita. Basta che tu me lo dica, Vera-
La mora rimase senza parole di fronte all'affermazione del chitarrista, e per la prima volta sentì il peso di una scelta che avrebbe portato a due conseguenze estreme.
Amava Tom con tutta se stessa, ma una relazione con lui implicava solo ed unicamente caos.
Ne valeva la pena?
Tra i due scese il silenzio, e dopo qualche istante, Tom pensò di essere stato troppo brusco.
- Ehi, senti...
- Io ti amo, Tom- sussurrò Vera, interrompendolo – E non voglio che tu te ne vada- aggiunse – Perché per quanto questa situazione possa essere caotica, nulla potrebbe mai superare il dolore di non averti accanto- ammise, più a se stessa che a Tom, per poi sorridergli.
Calò ancora il silenzio, che durò pochi attimi, in cui Tom e Vera si limitarono ad occhieggiarsi, incerti.
- Tutto questo è assolutamente ed indiscutibilmente...- iniziò a dire il chitarrista, senza distogliere gli occhi da quelli della wedding planner.
- Assurdo- terminò quest'ultima.
Si guardarono una seconda volta, questa volta sorridendo, mentre nei loro occhi brillava una nuova luce. In pochi istanti, però, quei sorrisi si trasformarono in risolini divertiti, che degenerarono in grasse risate.
Risero solo per una manciata di secondi, ma quella risata parve loro quasi liberatoria.
- Avresti mai creduto di arrivare fino a questo punto?- chiese Vera, mentre ancora ridacchiava.
- No- ammise Tom con onestà – Mai- precisò.
Allargò di poco le braccia e, senza dire nulla, lasciò che Vera vi si buttasse a capofitto.
Nel frattempo gli invitati avevano iniziato ad uscire dalla chiesa, raggruppandosi vicino ai due lati dell'entrata, in attesa dell'arrivo degli sposi che stavano percorrendo la navata.
- Sai,- disse Tom, accarezzandole il capo - Forse avremmo bisogno di qualcosa di concreto, di un segno che ci faccia capire che siamo effettivamente destinati a stare insieme-
Vera rise ancora, stringendosi ancora di più al giovane.
- Può darsi...- sussurrò, alzando il viso - Almeno nessuno dei due potrà dire il contrario- aggiunse.
Tom si avvicinò al suo volto, arrivando a pochi millimetri dalle sue labbra. Fece per baciarla, quando alcuni schiamazzi fecero voltare entrambi verso la chiesa.
- Ehi!- diceva Madison, gesticolando furiosamente – Attenti al...-
La mora, però, non fece in tempo a terminare la frase perché il mazzo di rose bianche legate da un nastro argentato, che lei stessa aveva lanciato poco prima, nel tradizionale lancio del bouquet, atterrò tra le mani di Vera, rischiando di colpirla in pieno viso.
- Beh, auguri alla futura sposa!- gridò qualcuno dalla folla d'invitati, riferendosi al famoso detto secondo cui la donna che avrebbe afferrato il bouquet lanciato dalla sposa, sarebbe stata la prossima a coronare il proprio sogno d'amore.
Vera lanciò un'occhiata perplessa prima alla chiesa e poi ai fiori, ma pochi istanti dopo un piccolo sorriso comparve sul suo volto, e subito si girò verso Tom che, come lei, stava aveva assunto un'espressione sorniona.
- Sbaglio, o questo era il segno che aspettavamo?- chiese.
Tom non le rispose: semplicemente prese una delle rose, spezzandone il gambo, ed infilò il fiore tra i capelli di Vera, accarezzandole poi dolcemente il viso.
- Tu che dici?- chiese.
E la baciò.



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Before leaving...

Beh, eccoci qui.
Dopo ventuno capitoli Wedding Planner è giunta al termine.
Finalmente? Purtroppo? Non so dirvi.
Da una parte, quando ho postato quest'ultimo capitolo, mi sono sentita quasi sollevata: insomma, tra scuola e altri problemi, non è semplice continuare una storia con regolarità – no, aspetta, quale regolarità? Lol.
D'altra parte, però, devo dire che sono così affezionata a questa storia che vederla finire mi rattrista.
In questi mesi sono cresciuta, e con me i miei personaggi – Vera, Tom, tutti quanti – e, onestamente, sono orgogliosa di questa fanfic: credo di aver raggiunto un livello di stile che non è minimamente paragonabile a quello che ho utilizzato nella mia precedente longfic (Tom's Daughter). Sento di essere migliorata, di essermi evoluta, e spero che anche voi lettrici ve ne siate accorte.
Con questo non voglio certo vantarmi o chissà cosa, solo che per la prima volta posso dire di essere davvero fiera del mio lavoro.
Il merito, però, non è tutto mio.
Sì, perché se è vero che sono migliorata nella scrittura, c'è da dire anche che voi – sì, voi – lettrici avete reso tutto questo possibile.
Come tralasciare infatti tutte le vostre recensioni, i vostri complimenti e il vostro supporto?
Non vi nomino, perché ho paura di dimenticarmi di qualcuno e non voglio sembrarvi ingrata o maleducata, ma credo che ognuna di voi sappia che sto parlando di lei.
Non so che dire, davvero.
Sono profondamente orgogliosa della storia ed incredibilmente grata a chi l'ha letta, seguita e recensita.
Grazie, grazie a tutte voi. Dalla prima all'ultima, siete state tutte parte integrante di questo “progetto” e se sono qui a scrivere la nota finale dell'ultimo capitolo è perché voi mi avete spronata a continuare a scrivere e non a mollare tutto dopo una manciata di capitoli.
Grazie, grazie e ancora grazie, perché scrivere è ciò che mi dà forza, e il ricevere così tanto sostegno da voi non mi rende che più sicura di me.

Ora dovrei scrivere qualcosa come “oddio, piango”, perché, sì, siamo giunti alla fine della nostra (amata?) WP.
Ma voi conoscete il detto “chiusa una fic, se ne apre un'altra”?
(Ok, l'ho inventato io).
Beh, voglio solo dirvi di non disperare, perché sentirete ancora parlare di me.
E non con una longfic nuova di zecca, con nuovi personaggi e nuove situazioni, ma bensì con *rullo di tamburi* un sequel.
Sì, avete letto bene, Aliens.
Ci sarà un sequel di questa storia.
Insomma, non avrete mica pensato di liberarvi di me così? Mah.
Ora vi lascerò qualche istante per assimilare la notizia.



Bene, rieccomi.
Non vi anticiperò nulla di questo sequel, se non la copertina, che troverete alla fine della nota e che già vi fa capire che i nostri Vera e Tom (i Cooperlitz? Dai, diamo loro questo nome) non saranno gli unici protagonisti della storia.
E poi ovviamente ritroveremo Bill, Madison, Lawrence, Marcy...
Aaaah, ancora non me sono andata e già voglio tornare.

Beh, credo di aver parlato scritto abbastanza e di non aver più nulla da annunciare o da dire, se non un ulteriore e sincero grazie dal profondo del mio cuore.

Non so dirvi quando pubblicherò la nuova fanfic, perciò tenetevi pronte! Potrei postare a un momento all'altro!
Nell'attesa, però, potrei pubblicare qualche OS qua e là – sapete che non so stare ferma.

Ancora grazie per questo meraviglioso viaggio che abbiamo compiuto insieme, dallo scorso aprile fino ad oggi.
Vi aspetto tutte quante alla pubblicazione di Gegen Jedes Gesetz!
Un bacio grandissimo
Heilig


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