Per quelli che furono lunghi attimi si studiarono reciprocamente come se cercassero un loro punto debole.
Rannicchiata ai piedi del letto Sakura aveva proprio una brutta cera, era impossibile non notarlo, come un fiore appassito repentinamente, accartocciata su se stessa pronta a proteggersi, allarmata da quella specie di intrusione che aveva turbato l' immobilità del piccolo spazio a cui si era adeguata.
Lui era tornato dopo un periodo troppo lungo, visibilmente più affaticato di quanto ricordasse, e nonostante mantenesse il solito alone di distacco si capiva che qualcosa lo impensieriva molto.
Tuttavia la sua figura si stagliava forte difronte a lei, lei che al confronto si sentiva impotente e piccola ai suoi occhi.
Occhi maledetti.
- Come ti senti ? - le aveva chiesto in piedi dalla soglia.
- Bene - rispose con voce piatta.
Sakura sentiva di non riuscire a sopportare quella situazione di calma surreale un istante di più.
- Ti mostro il laboratorio - mormorò alla fine.
- Bene - ripetè apatica ancora una volta.
Si era alzata lentamente da terra e l' aveva segiuto passo passo come un animale da compagnia, muovendosi silenziosa e docile dietro di lui.
Anche se segretamente sollevato di aver risparmiato ad entrambi un inutile ennesimo scontro, Itachi sapeva che tutta questa accondiscendenza non serbava nulla di buono.
Quella di Sakura non era mai stata una resa vera e propria, ma piuttosto un' attesa di un momento più favorevole.
Lo odiava, non si era mai illuso del contrario.
E gliela avrebbe fatta pagare. In un modo o nell' altro.
Sorrise tra sè provando a immaginarsi la scena.
Infatti, proprio come aveva ipotizzato, alle sue spalle la mente della ragazza si era liberata dal torpore iniziale e lavorava con furia, elaborando piani di fuga, cercando di cogliere informazioni con gli occhi sperando di potersi orientare da sola lungo quei tetri corridoi il giorno in cui avrebbe tentato la fuga da lì, smaniosa di ottenere la libertà.
Nella confusione caotica delle sue congetture giunsero a quella che doveva essere la loro meta troppo presto.
Itachi si fermò senza far rumore difronte ad una porta dall' aspetto anonimo aprendola con un gesto elegante, mentre senza un reale motivo Sakura alle sue spalle tratteneva il fiato.
L' odore di sostanze mediche invase le sue narici, risultando intossicante anche a quella distanza. Fu faticoso resistere alla tentazione di tapparsi il naso con la mano.
La kunoichi sbirciò dentro facendo violenza su se stessa per non scappare : l' odore di morte impregnava ogni cosa.
L' ambiente era arredato in modo professionale e meticoloso, esattamente all' altezza del livello elevato degli esperimenti che vi venivano condotti e la ragazza vi riconobbe molta della strumentazione utilizzata e parte di quella i cui scopi potevano solo essere vagamente intuiti.Sarebbe stato il paradiso per ogni ninja medico se solo non avesse saputo che tutto quello che era lì dentro serviva a distruggere la vita, anziché preservarla.
- Spero che tu possa trovare tutto ciò che ti occorre. La mia conoscenza delle arti mediche non é così profonda da poter esprimere un giudizio qualificato su quello che rinverrai qui dentro, ma spero di non averne valutato male le potenzialità. - parlò pacato vicino a lei, accompagnando col suono della voce i suoi pensieri frenetici.
Sakura fece un cenno col capo perché le parole non volevano proprio uscirle di bocca. Era come se qualcuno la aveva invitata a prendere posto a una lussuosa cena di gala dove venivano serviti cibi brulicanti di vermi.
Rabbrividì circondandosi il busto con le braccia. Quel posto stava mettendo alla prova i suoi nervi : l' essenza della personalità macabra di Orochimaru sprigionava i suoi effetti anche dopo lunghi intervalli di tempo.
Itachi colse quell' attimo in cui sembrava aver abbassato le difese per osservarla meglio così piccola e insicura in quella stanza asettica e freddamente illuminata, provata dagli effetti che avevano avuto su di lei la convalescenza e la solitudine.
No, non si era sbagliato. Tremava. Senza volerlo, perchè era orgogliosa e non lo avrebbe mai ammesso, ma le spalle e le labbra erano attraversate da sussulti impercettibili.
- Puoi iniziare quando vuoi. Ho tempo da sfruttare - riprese con uno strano tono nella voce.
La ragazza sentì una scossa fredda attraversarla a quelle parole.
Lui vuole che cominci. Sta diventando impaziente.
Riemerse dal suo sconcerto provando la sensazione di essere stata punta da qualcosa di mortale.
In quell' attimo fu come se ne andasse della vita di tutti ,non solo di coloro che erano ufficialmente coinvolti nella questione tra lei e il ninja traditore.
Il senso di responsabilità minacciò di soverchiarla e lei intuì di stare per cedere a un attacco di panico. Prese un bel respiro per calmarsi, imponendosi di ignorare di trovarsi sotto l'esame attento di Itachi Uchiha.
Che pensasse pure quello che volesse, lei doveva solo concentrarsi nel fare bene quello che le veniva meglio e basta.
- Certo. Comincio subito - arrancò.
Si avvicinò circospetta al primo bancone rigirando tra le mani oggetti che non aveva mai adoperato nelle sue sperienze passate, sperando che la sua preparazione bastasse a non metterla in pericolo di compiere qualche sciocchezza irrimediabile.
Eseguì la sua ispezione provando sollievo nel constatare che le innovazioni di Orochimaru non erano così incomprensibili, quasi ottimista riguardo al compito che doveva portare a termine.
- Molto bene Itachi, sembra che qui ci sia tutto quello che occorra per una prima valutazione. Era risaputo che Orochimaru aveva raggiunto alti livelli per quanto riguardava le analisi, su campioni viventi - spiegò cercando di mantenere un tono professionale nonostante il disgusto che provava al solo pensiero.
- A questo punto dovresti informarmi delle tue attuali condizioni. - concluse con un certo impeto per accelerare i tempi.
I loro sguardi si incrociarono,freddi.
- Nel modo più dettagliato possibile. - mormorò quasi gli stesse chiedendo scusa.
Itachi assunse un 'espressione a dir poco letale a quella richiesta. Mostrare il punto debole non doveva essere facile per lui nemmeno in quella circostanza.
Nemmeno quando tutto ciò stava accadendo dietro a un suo espresso desiderio.
Sakura percepì che erano arrivati a un punto di tensione molto delicato. Se lei a questo punto avesse preteso, non avrebbe ottenuto nulla. E ogni speranza di salvarsi sarebbe svanita per sempre, e lei con essa.
Dannazione! Proprio come Sasuke, cocciuto allo stesso livello!
Dannato sangue Uchiha!
- Per favore. - aggiunse piano chinandosi leggermente in segno di sottomissione.
Pochi istanti dopo con voce algida e precisa lo sentì elencare sottovoce tutti i vari sintomi in modo dettagliato e minuzioso, tanto che più che la descrizione di una patologia ebbe il dubbio che la stesse relazionando sulla sua ultima missione effettuata.
Venne così a conoscenza del fatto che era già malato in occasione della sua ultima visita al villaggio, e che i suoi compagni non conoscevano la verità sul suo stato di salute.
- Da un anno a questa parte é comparso il sangue. L' ultimo medico da cui sono stato mi ha detto che avrei dovuto smettere la vita che stavo conducendo e che altri sforzi non avrebbero fatto altro che rendermi sempre più debole. -
Sakura valutò tutto quello che le aveva riferito con attenzione. Considerato lo stadio della malattia cui era giunto era un miracolo che non fosse a terra agonizzante. La sua curiosità si colorò di una tenue inconsapevole forma di ammirazione, tanto che non potè evitare di fargli ancora una domanda.
- E come hai fatto finora con l' associazione, cioè... per le missioni intendo... - farfugliò a disagio.
Gli occhi di Itachi divennero dinuovo pericolosi quando incontrarono il suo sguardo.
- Kisame. Lui sa di me e del mio male. Ha svolto gran parte del lavoro al posto mio. -
Sakura sussultò. Non avrebbe mai immaginato che anche in quel famigerato ritrovo di criminali esistessero sentimenti come amicizia e lavoro di squadra.
Sospirò (di sollievo?) non curandosi di essere vista.
Itachi si accigliò a quella reazione non comprendendone il significato.
- Credo che sarà necessario visitarti, a questo punto. - gli comunicò spezzando lo sconcerto che li stava avvolgendo.
Il silenzio che seguì non la incoraggiò molto, e nemmeno la prospettiva di poggiare le mani sul corpo nudo di colui che da criminale traditore del suo clan era diventato inspiegabilmente nella sua testa "il fratello maggiore di Sasuke".
- Sempre che tu sia d'accordo che io ti visiti. - riparò debolmente.
Sakura si maledisse. Il suo disagio stava diventando troppo evidente.
Fortunatamente lui annuì appena in risposta con un breve cenno del capo, sollevandola da quell' imbarazzo che non avrebbe mai dovuto provare.
Lo vide allontanarsi e darle la schiena mentre si levava con un gesto fluido l' ingombrante mantello dell' Akatsuki e il resto dei vestiti denudandosi fino alla cintola.
Sakura gli concesse tutta l' intimità che la sua professionalità le richiedeva, evitando di sfiorarlo con lo sguardo anche solo per un istante, impegnata a mantenere il sangue freddo mentre registrava i lievi tonfi dei vestiti appoggiati dove capitava.
Si sentì stupida. E triste. E felice che nessuno potesse essere lì per raccontare quello che stava succedendo e che per lei rappresentava in modo incomprensibile il peggiore dei tradimenti.
Intanto Itachi aveva terminato di spogliarsi e si stava adagiando sopra il tavolo per permetterle di visitarlo.
La ragazza si avvicinò lasciando vagare lo sguardo sul corpo solido e snello e sui muscoli definiti ricoperti da quella pelle liscia e immacolata.
Bello.
Perchè negarlo ? Itachi era molto bello.
E questo non solo per la perfezione di un corpo allenato, tutti i ninja avevano corpi atletici in fondo, ma per il senso di perfezione che emanava e che mutava in reverenza il semplice rispetto.
" Ma é un assassino. Anche se un assassino davvero fuori dal comune. " si riprese turbata.
Ad un tratto non si sentiva più così preparata all' eventualità di comunicargli che non esistevano cure al suo male. Non voleva neppure pensarci.
Anche se non rappresentava niente di buono per lei, scoprì di non desiderare che morisse.
- Ti sto per toccare - lo rassicurò curvandosi sul torace e poggiandogli i palmi delle mani sul petto per far fluire il chakra.
Non le rispose, ma lo vide indirettamente darle il suo assenso chiudendo gli occhi.
In quella posa, sembrava un comunissimo uomo addormentato.
Niente sharingan, niente oraganizzazione cui obbedire, niente di niente. Un uomo che si era messo nelle sue mani, che l' aveva scelta, fra tanti candidati.
Sentì un tenue rossore imporporarle le guance.
- Non ti muovere se puoi, é importante che tu rimanga immobile - aggiunse sottovoce mentre le dita della mano gli sfioravano delicate l' addome.
Non doveva guardarla in quel momento.
- Bene così -
Sakura si concentrò e iniziò la sua analisi con impegno, terminando molto tempo dopo quando le energie le vennero a mancare obbligandola a smettere.
Abbassò la testa inghiottendo l' amaro senso di sconfitta.
Itachi probabilmente sarebbe morto entro l' anno, i danni ai polmoni erano irreparabili, e gli organi interni erano indeboliti in maniera troppo profonda.
Restava solo da vedere per quanto sarebbe riuscita a eludere la presa della morte su di lui.
- Ho finito, puoi rialzarti adesso. - sussurrò cercando di mantenere un tono neutro.
Itachi si mise a sedere con un movimento agile e osservando la sua posa rigida e il senso di reticenza in pochi istanti comprese tutto.
- Puoi cercare di arginare i sintomi più gravi ? - la interrogò pacato.
La sua affermazione la colse di sorpresa.Dunque già sapeva quale fosse l' esito del suo esame...
- Itachi... -
Si rialzò dal tavolo mettedosi seduto. Nessuno avrebbe detto guardandolo che era un uomo segnato dalla morte.
- Non c'e' bisogno che tu menta, desidero sapere solo se puoi prolungare i tempi. -
La sua voce era fredda e priva di espressione, non esprimeva nulla dei sentimenti che ci si aspettava lo coinvolgessero in quella delicatissima situazione.
Sakura si torturò mentalmente per aver notato tutto questo, per aver provato pena per lui, nell' aver voluto per un breve istante essersi comletamente sbagliata sul suo male.
- Io... posso provare. - si candidò controvoglia.
- Posso provare a fare tutto quello che posso, ma temo per il peggio. E... - la frase rimase pericolosamente in sospeso tra le sue labbra.
Itachi la guardò severo, tutte quelle parole che si erano scambiati sembravano troppe e troppo pesanti, desiderava solo che terminasse la frase con un semplice si o no. Quell' attimo di esitazione lo innervosì parecchio e non si premurò di celarlo.
- Farai quello che devi. -
La sua voce vibrò tagliente come una lama sminuzzandola virtualmente.
- E lo farai al meglio delle tue possibilità. -
Sakura abbassò gli occhi ricusando il duro colpo, mentre la paura di fallire si sommava a quella nuova dell' incertezza su cosa ne sarebbe stato di lei una volta che per Itachi sarebbe giunta la fine.
Praticamente balzò all' indietro quando la mano dell' uomo si serrò dolorosamente attorno al suo braccio sbucando rapida dal suo fianco.
- Spero che sia tutto chiaro. - concluse, il tono di voce stranamente privo della precedente pericolosità, quasi dolce, intossicante.
Non aspettò che rispondesse, non era una domanda la sua ultima affermazione,si mise in piedi e si allontanò senza che lei potesse fare niente, parlargli, toccarlo, supplicarlo. Niente.
Sakura rimase impietrita dove l'aveva lasciata, mentre il cuore riprendeva a battere con regolarità nel suo petto. Respirò a lungo e profondamente cercando di non pensare troppo o non ce l' avrebbe fatta a resistere, come unica compagnia il gelo della stanza e un terrore inarrestabile.