Temari girò
l’angolo che imboccava nella sua via e per poco non imprecò quando
sentì di aver urtato qualcuno e di trovarsi col sedere per terra.
- Ma porca…Shikamaru!?-
Temari era completamente nel pallone.
- Temari? -
- Ma che diavolo…-
- Sei tu che mi sei venuta
addosso, non si guarda avanti quando si è così di fretta? -
domandò ironico il ragazzo porgendole la mano per aiutarla ad alzarsi.
- Ero sovrapensiero…- si
giustificò la ragazza tirandosi in piedi e pulendosi i pantaloni con le
mani.
- Dove stai andando così
di corsa? -
- Guarda io
stavo andando a casa, dal momento che questa è la mia via, la domanda
è che ci fai tu qui? - chiese indispettita.
- Stavo facendo quattro
passi, prima di andare da Ino -
Temari si senti soffocare e
aveva solo voglia di vomitare nel sentire quelle parole.
- Da Ino? - chiese la
ragazza, cercando di camuffare l’evidente interesse nel voler sapere i
dettagli.
- Ti stupisce che vada da
Ino a mangiare? -
- Ma no, figurati…mi
chiedevo solo come mai, ecco tutto -.
- L’ho incontrata
stamattina in centro e siccome è a casa da sola, m’ha chiesto se
volevo tenerle compagnia - spiegò Shikamaru, quasi fosse la cosa
più naturale del mondo.
- Vai a mangiare da quella
troietta? - Temari non si seppe trattenere, ma evitò di aggiungere altri
aggettivi alquanto sgradevoli.
- Non è male se la
conosci bene. E poi è sempre un mangiare gratis -.
- Ah sì certo –
replicò la ragazza in tono troppo ironico…
- Bè, io vado, ci
vediamo in giro…Ciao - e con tutta la sua calma di sempre, si accese una
sigaretta e riprese a camminare superandola.
Temari rimase per qualche
secondo con gli occhi sbarrati a fissare il fondo della strada. Avrebbe tanto
voluto fare retro-front per raggiungere la casa di Ino e darle tante di quelle
padellate in testa che, magari, l’avrebbero convinta a non uscire
più di casa.
Ancora una volta si
trattenne e cercò di debellare l’istinto omicida che le pervase il
sistema nervoso per dirigersi definitivamente verso casa.
Rientrata, si
trangugiò una vaschetta di gelato di soia poi, contenta di essersi
abbuffata come un vero maschio, si rintanò in camera sua a meditare
attentamente sulla situazione che si era creata nell’arco di due ore.
I pensieri vagavano nella
sua mente alla velocità della luce, tanto che decise di addormentarsi di
nuovo, sperando sinceramente che al suo risveglio i pensieri affollatisi
fossero spariti.
***
- Temari, dormi? –
chiamò Gaara, cercando di smuovere la sorella supina sul letto.
-…Mmmmm…GAARAAA!
– sbottò Temari, respingendo il braccio del fratello che la
scrollava.
- Stavi dormendo? –
chiese con fare innocente il fratellino.
Temari alzò il busto
e rimase seduta sul letto con le palpebre socchiuse e pesanti.
- Gaara, se vedi tua sorella
sdraiata sul letto con gli occhi chiusi, inerte, che non risponde alle tue
chiamate…secondo te, stava dormendo o guardando un porno? - chiese
piuttosto accigliata Temari.
- Ok, stavi dormendo, scusa. Non c’era comunque bisogno di fare
tutta sta scena per dirmelo! Bastava dirmi “sì stavo
dormendo”… - rispose schietto il fratellino.
- Vai a farti fottere Gaara!
Ti ho detto mille volte che non mi devi svegliare, cazzo!
– sbraitò la ragazza.
- E stai calma! Stamattina
te la sei presa perché non ti abbiamo svegliata, adesso te la prendi
perché ti svegliamo, per favore! - ribatté con fermezza il
fratellino.
Gaara aveva due anni meno di
sua sorella, ma come maturità ne dimostrava almeno uno in più di
lei.
- Si va bè, tanto
ormai a dormire non ci torno…- rispose, emettendo un sonoro sbadiglio.
- Comunque ti ho svegliata
perché, se ti interessa, io vado là dagli altri al campetto, tu
che fai? -
- Dov’è Kankuro?
-
- E’ già
là…-
- Ma che diamine di ore
sono? – chiese stropicciandosi gli occhi e sbadigliando, stiracchiandosi
le braccia.
- Sono quasi le 4…Hai
dormito 5 ore tutte! -
- Bene, bene…fa bene
dormire tanto fratellino! Impara! - e con un sorriso balzò giù
dal letto, entrando in bagno a darsi una sistemata.
- Allora ti aspetto o
incomincio ad andare? - urlò Gaara dall’altra parte della porta
del bagno.
- Due minuti e arrivo!
Aspettami, dai! -
Temari si lavò i
denti e la faccia in fretta e fermò il viso riflesso allo specchio,
analizzandosi attentamente.
I suoi occhi erano un
po’ stanchi e affaticati dalla dormita ma, partendo dal fatto che lei non
si truccava, si riteneva fortunata ad avere una bella pelle senza adoperare trucchettini
vari.
Sorrise, ma le sue labbra si
stazionarono imbronciate subito dopo.
Si fissava nello specchio e
si chiedeva perché mai le fosse venuto in mente l’incontro
improvvisato di quella mattina con Shikamaru.
Si limitò a fare
spallucce e ad aggiustarsi un codino ribelle.
- Gaara! Arrivo! -.
Temari uscì dal
bagno, indossò le sue solite scarpe da ginnastica e raggiunse il
fratello fuori di casa, davanti al cancello.
***
Arrivati al campetto, Temari
e Gaara andarono a sedersi sulla solita panchina, sorseggiando una gustosa
granita (lui al limone, lei rigorosamente alla fragola) e chiacchierando da
buoni fratelli.
- Oh! Eccola qui la nostra
Temari! – gridò ruspante Choji, avvicinandosi alla panchina.
- Ciao Choji, cosa vuoi?
– chiese brutalmente la biondina, osservando gli occhi dell’amico
puntati sulla SUA granita.
- Solo salutarti… -
rispose vago e poco convincente il ragazzoccio.
Temari sollevo un
sopracciglio, poco convinta.
- Non giocate a calcio oggi?
- domandò la ragazza.
- Manca Shikamaru e senza di
lui la nostra squadra ha già perso in partenza. Per oggi ci concediamo
una pausa – rispose l’amico, tentando di rubarle il cucchiaino con
cui stava mangiando.
- L-E-V-A-T-I!
– tuonò la biondina.
- Perché non
c’è Shika ? - chiese Gaara, leccando geloso la punta del suo
cucchiaino di plastica.
- Non lo so…- rispose
innocente Choji, balzando indietro.
- Andiamo Choji, non fare il
furbo che lo sai il perché! - lo intimidì Temari, puntandoli addosso il cucchiaino in segno d’accusa.
- Ok, ok…Ino ha invitato
il nostro Shika a casa sua questo pomeriggio e non ne sono ancora sicuro, ma,
fonti semi-certe, dicono che Ino voglia provarci con lui! Se Shika non ci sta
è proprio un cretino! - esultò Choji.
Gaara rimase scettico al
riguardo, mentre Temari non si pronunciò neanche, schifata al solo
pensiero di immaginarli assieme in un letto.
Detto questo finì la
sua granita, buttando per terra, non curante, il bicchierino.
***
- PALLAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA!
-
STUMPH!
- Porca puttana Kiba! Ma sei
scemo? - urlò Gaara, gettando all’aria la sua granita e chinandosi
verso sua sorella stesa al suolo.
- Oh cacchio! Temari?
E’ tutto ok? Dio scusa…- si scusò il Kiba, raggiungendo la
ragazza.
Temari si alzò da
terra barcollando. Poteva sentire il sangue scenderle dal naso, dolorante, quasi
certa di esserselo rotto.
- Kiba porca troia scappa!
Scappa perché ti uccido...Piccola, come stai? –
sbraitò Kakuro, che avanzava di corsa in soccorso della sorella.
- Dio! scusa
Tem… - disse Kiba tremante.
- Kiba, dai
retta a mio fratello: scappa, perché non appena riuscirò a
reggermi in piedi, ti tiro uno di quei calci che te lo ricorderai fino al resto
dei tuoi giorni! - strillò
la ragazza, tenendosi il naso con le mani e con le lacrime agli occhi.
- Fammi vedere…- disse
Kankuro, affrettandosi a tamponare delicatamente il sangue con dei fazzoletti.
- Ahi…ahi ahi…- si lamentò Temari, supina sulla
panchina.
- Scusa Tem… -
….- Tzè, ma si può essere più cretini di quello dico
io? - borbottò tra sé e sé Kankuro, preoccupandosi della
sorellina con sdolcinata premurosità e delicatezza.
Ten-Ten, Neji, Naruto e gli altri
accorsero per vedere la loro amica.
- Oddio! Temari, ti fa
male?- chiese angosciata Ten-Ten, costretta a
sorreggere Hinata che per poco non barcollava a terra alla vista del viso
insanguinato dell’amica.
- Ma non è il caso di
chiamare qualcuno? La portiamo al pronto soccorso? - chiese agitato Gaara.
- Ma dico vuoi scherzare? Io
sto bene, davvero…Guarda, non c’è già più
sangue! – affermò sicura Temari, indicandosi la punta del naso e
sorridendo tra i denti.
- In
effetti non esce più sangue, ma è meglio che qualcuno di
competente ti dia una controllatina. Vieni, ti porto al Pronto Soccorso…-
disse autoritario Kankuro, allungando la mano per aiutarla ad alzarsi.
- No Kankuro, davvero. Sto
bene. Non mi fa male! – rispose Temari tentando di convincere pure
sé stessa che il naso non le doleva.
- Non dire stronzate! Ti
è arrivata una pallonata in faccia, non puoi stare bene con un naso che
è un lago di sangue! – sbraitò Gaara.
Kiba assisteva alla scena da
lontano, muto, immobile, rigido e disorientato. Si sentiva terribilmente in
colpa e il solito sfigato e patetico della situazione.
***
- Hey…che succede qui?
-.
Kiba sentì una voce
famigliare provenire da dietro le sue spalle:- Shikamaru! Siamo salvi!! Ehi, ci sarebbe proprio bisogno di te laggiù!
– disse entusiasta Kiba, indicando la panchina dove giaceva Temari.
- Di che diavolo stai
parlando? - chiese scettico il ragazzo, aggiustandosi il codino.
- Eh...accidentalmente
ho tirato una pallonata a Temari e l’ ho beccata in piena faccia… -
rispose un malinconico Kiba - Ora
è là con Kankuro e gli altri … -
- E io che cosa
c’entro? – chiese disinteressato Shikamaru.
- Vai a vederle il naso, sembra
che si sia rotto… -
- Se è ancora viva e
ride , vuol dire che non è nulla di
grave… - disse annoiato Shikamaru.
- Shika sei un morto in
piedi! Muoviti! – lo intimò Kiba, abbastanza alterato.
- E va bene, va bene, ci
vado…Tu non vieni là a vedere? – rispose sbuffando il
ragazzo.
- Troppa vergogna Shika…
- rispose l’amico con lo sguardo basso.
- Tsk! Sei uno sfigato
Inuzuka…- contestò secco Shikamaru, dirigendosi con molta calma
verso la panchina affolata.
Kiba rimase con lo sguardo
fisso sul terreno, pensando che, forse Shikamaru, aveva ragione: era uno
sfigato. Anzi, lo sfigato per eccellenza.
Shikamaru fece
un’entrata trionfante tra i ragazzi, poiché era l’unico che avrebbe
potuto fare qualcosa di concreto per Temari, dal momento che faceva
volontariato alla Croce Rossa di Tokyo.
- Fammi vedere,
seccatura… - disse Shikamaru, facendo spazio tra i ragazzi e mantenendo
un’aria tremendamente scocciata.
- Nara nessuno ti ha
chiamato se ti pesa così tanto! E comuque mio fratello mi ha già
tamponato il naso un pochino. Lo sento di più adesso, non mi fa
più male…- disse Temari abbozzando un ghigno ironico.
- Non capisco perché
tu debba giustificarti. Ammettilo che ti fa male e basta…- disse scettico
Shikamaru, osservandole attentamente il gonfiore.
***
Temari era costretta a stare
a pochi centimetri dal viso del ragazzo e ogni volta che incontrava per sbaglio
i suoi occhi si faceva inspiegabilmente tutta rigida e tentava di distrarsi in
svariati modi: dal guardare in basso al guardare in cielo, dal guardare di lato
al guardare i suoi fratelli, come in cerca di un’ancora di salvataggio da
quella straziante situazione.
Non era abituata ad avere un
rapporto così “intimo” con lui.
Lei e Shikamaru si
conoscevano da tempo ormai, ma il loro rapporto era sempre stato molto ambiguo,
soprattutto agli occhi degli altri. Lavoravano spesso in coppia, si isolavano e
combattevano insieme, ma pur stando così tanto insieme, chiunque avrebbe
potuto giurare che quei due non si sopportavano per niente. Lei era la
“peggior seccatura mai incontrata”, lui semplicemente “il
peggior scansafatiche mai conosciuto”.
Temari si sentiva tutti
addosso e quella situazione stava decisamente superando il limite della sua
sopportazione.
Shikamaru non le toglieva
gli occhi di dosso e continuava a tastarle coi polpastrelli il naso, poi soffiava
e tamponava.
In lontananza si videro
arrivare Sasuke e Sakura abbracciati e Ino, alquanto indispettita
di fare da terzo incomodo.
Quando i tre si avvicinarono
al gruppetto attorno a Temari, Sakura chiese preoccupata cosa fosse successo.
- Una pallonata in faccia,
com’è evidente…- spiegò Kakuro, indicando il naso
gonfio della sorella.
- Mio dio! Che botta! Chi
è stato il furbo? - chiese Ino con un’aria schifata.
- Io - rispose con
vittimismo Kiba che si stava avvicinando al gruppo.
- Complimenti per la
mira…- affermò Sakura con fare sarcastico.
Sasuke le diede una gomitata
leggera nel fianco, comprendendo la situazione delicata per l’amico e Sakura,
per tutta risposta, si allontanò dall’amato, indispettita, tanto
che il ragazzo dovette ricorrere alle solite coccole di circostanza per creare
un’espressione compiaciuta e soddisfatta sul volto della sua ragazza.
- Ok…- cominciò
Shikamaru - L’emorragia è finita, ma c’è bisogno di
ghiaccio. Chi va a recuperarlo? -.
- Vado io! - si offrì
entusiasta Ten-Ten, balzando in avanti e facendo quasi cadere indietro il
povero Neji che le stava di fianco.
- Vado con lei - esordì
la timida Hinata, facendosi spazio tra il gruppo e avvicinandosi a Ten-Ten.
Quando le due
s’incamminarono alla ricerca del ghiaccio, Shikamaru proseguì con
la diagnosi:
- Non credo sia rotto
niente, penso si tratti solo di un leggero gonfiore per la botta. Un po’
di ghiaccio e non ci dovrebbero essere problemi -.
- Non sarebbe meglio
portarla comunque al Pronto Soccorso? – suggerì Kankuro, preoccupato.
- Come vuoi…Io ti dico
che non c’è nulla di rotto, a mio parere, ma un accertamento da un
esperto sarebbe meglio, forse - chiarì Shikamaru, ancora intento ad
osservare il naso della ragazza, con le mani in tasca e corrugando la fronte.
Hinata e Ten-Ten arrivarono
col ghiaccio poco dopo.
- Bastava qualche cubetto
Ten-Ten - disse sarcastico Shikamaru vedendo l’enorme contenitore di
plastica che stavano portando le due ragazze,
- Ho preferito andare sul
sicuro…- sorrise compiaciuta Ten-Ten, mentre Hinata si nascondeva dietro
l’amica dalla vergogna.
- Ora però serve uno
straccio…-.
- Tieni Shika, prendi pure
la mia bandana…- si offrì Sakura.
- Grazie Sakura, ma non
c’era bisogno di usare la tua bandana - disse Temari
- L’ho fatto senza impegno.
Tanto mi fa schifo quel pezzo di stoffa…- la liquidò la ragazza.
Temari non proferì
parola, dal momento che stava già lottando abbastanza per non alterare
il suo equilibrio d’isterismo nel vedere tutto quel movimento davanti
alla sua faccia.
Dopo che Shikamaru le aveva
tamponato con cura la botta, col ghiaccio, Temari si sentiva decisamente meglio
e anche il naso s’era sgonfiato.
- Grazie Nara, ma non
c’era bisogno di fare tutto questo per una piccola botta…- disse
Temari senza dare a vedere il suo imbarazzo.
- Non c’è
problema – rispose il ragazzo.
- Allora facciamo un salto
al Pronto Soccorso Temari, ok? –
- Sto benissimo Kankuro,
davvero! Nara ha fatto un ottimo lavoro! - fece Temari, sforzandosi di
sorridere più che poteva, sebbene il naso le dolesse ancora un
po’.
- Grazie della fiducia Temari, ma tuo fratello ha ragione. Non sono un esperto, ti
ho solo alleviato il gonfiore, ma potrebbe esserci, comunque, una microfrattura
- obiettò Shikamaru.
- Ragazzi, non mi pare il
caso di farvi perdere altro tempo per una cavolata del genere. Sto bene adesso.
Grazie della preoccupazione, ma ora dav…-.
- Vai a farti vedere Temari.Il naso ti fa ancora male ed è bene che tu lo faccia
visitare da qualcuno più competente di me - replicò schietto e
autoritario Shikamaru.
Temari non potè far
altro che annuire e alzarsi dalla panchina con l’aiuto dei suoi fratelli
che l’accompagnarono fino alla macchina di Shiakamaru.
- Nara, mi fido a
lasciartela in custodia? - chiese preoccupato il fratello maggiore.
- Se non ti fidi, ti lascio
le chiavi e l’accompagni te. Non muoio dalla voglia di guidare e
soprattutto di stare là ad aspettare che la visitino - rispose il ragazzo,
grattandosi la testa ed emettendo un piccolo sbadiglio.
Temari non nascose la faccia
amareggiata che le procurarono quelle parole.
A volte il menefreghismo di
quel ragazzo faceva rimanere davvero di sasso.
- Lo sai che non posso! Devo
andare a casa con Gaara -.
- Allora non è che ti
fidi, è che non hai scelta…- lo stuzzicò il moro.
- Fa lo
stesso Nara, basta che me la riaccompagni a casa! - replicò
bruscamente Kankuro.
- Ok, ok… - rispose
Shikamaru con tranquillità e si voltò per aprire la portiera a
Temari.
La ragazza salì in
macchina in silenzio, pietrificata da quel viso determinato e indifferente al
tempo stesso.
Conosceva com’era
fatto Shikamaru, lui era così: distaccato ma presente, deciso ma pigro,
umoristico ma agghiacciante. Poteva vantare di un’intelligenza brillante,
ma aveva sempre qualche difficoltà a rapportarsi con gli altri,
specialmente con le ragazze.
Aveva molta fama nel mondo
femminile per questo suo modo di fare così “misterioso”,
molto simile a Sasuke, ma a parere suo, Temari, trovava quest’ultimo come
il classico “figo” della situazione, mentre Shikamaru lo
considerava più come il ragazzo “sveglio” del momento.
La ragazza si chiedeva come
facevano quei due a spopolare così tanto tra le ragazze.
Erano due gran bei ragazzi, ma
lei non aveva mai preso in considerazione l’idea di “un qualcosa di
più oltre che l’amicizia” con Sasuke e soprattutto, mai e
poi mai, con Shikamaru.
Shikamaru Nara era ammirato
anche per la sua totale estraniazione dal mondo circostante. Se ne stava spesso
da solo, a sonnecchiare sotto un albero, guardando le nuvole e le loro strane
forme. Oppure a leggere qualche strano libro, sempre troppo “serio”
per Temari. Pur avendo tantissime ammiratrici, lui non aveva mai combinato con
nessuna nulla di serio perché riteneva le donne “un’inutile
seccatura”.
***
Il ragazzo accese il motore
e per tutto il viaggio, che durò non meno di venti munti, non fiatarono,
se non per chiedersi “Tutto bene” e rispondersi “Sì, grazie”.
Arrivati di fronte
all’ospedale, Shikamaru parcheggiò la macchina (in divieto di
sosta) e scese dalla vettura, con aria scocciata, per aprire la portiera a
Temari (da vero gentil uomo, in fondo).
Entrarono
nell’edificio camminando l’uno di fianco all’altra e per poco
la ragazza non inciampava, ma Shikamru la sorresse prontamente.
- Grazie, ma ce la faccio da
sola…- disse altezzosa, scostandosi dal suo petto.
- Allora la prossima volta
ti lascio cadere, ok? – sbottò lui, abbastanza irritato.
A quella dannata ragazza non
le andava mai bene niente.
Fortunatamente, in breve,
riuscirono a farsi strada fino all’ambulatorio e l’equipe riuscì
a visitare Temari piuttosto in fretta.
Il responso fu tale e quale
a quello di Shikamaru, così la visita si concluse con una breve
medicazione al naso, applicando un cerottino e prescrivendo una pomata.
I due ripartirono, ancora in
silenzio.
Come promesso, Shikamaru
accostò davanti al portone di casa di Temari e spense il motore. Stava per
scendere dalla macchina per aiutarla mettersi in piedi, quando li fece cenno di
star seduto, dicendo che poteva farcela tranquillamente.
- Grazie di tutto Nara…- disse Temari, regalandoli un mezzo
sorriso.
- Ah, figurati…-
rispose un poco imbarazzato il moro, puntando lo sguardo in alto.
- Bè, devo ammette
che ogni tanto sai anche essere estremamente d’aiuto! - le sorrise, ammiccando
e voltandosi verso la porta d’ingresso.
- Gentile come al solito, stronzetta
- rispose quasi serio il ragazzo.
Temari scoppiò in una
risata forzata: - Ci vediamo, morto in piedi! -.
- Vedi di riprenderti, seccatura…-
salutò il ragazzo e ripartì a tutto gas.