SOLO MIO, SOLO MIA
“Cari ragazzi, a causa
del mio impegno matrimoniale, mi vedo costretto a cancellare la lezione di oggi
e ad augurarvi le migliori vacanze estive. Divertite ed esercitatevi tutti i
giorni: come ben sapete le arti marziali sono discipline da curare e nutrire
ogni giorno, costantemente. Se avete bisogno di consigli o aiuti sarò
reperibile su questo numero, anche se temo ci saranno complicazioni, dovute
alle interferenze, dal momento che la mia mogliettina vuole trascinarmi a Roma,
per passare queste vacanze in una delle più famose città
italiane. Vi auguro gioia, felicità e fate i bravi, mi
raccomando…A settembre ragazzi! Un saluto dal vostro
maestro Kakashi”
Temari si stropicciò
gli occhi e prese in mano il cellulare che continuò a vibrare per diversi
secondi, poi smise. La ragazza lesse attentamente il messaggio del suo maestro
e si limitò a fare una piccola smorfia e a posare il telefonino sul
comodino, per poi lasciarsi cadere sul letto con lo sguardo fisso sul soffitto e
le braccia divaricate sul morbido cuscino rosa.
Si alzò in piedi e
accese la televisione con un’espressione apatica, stando certa che avrebbe
spento quella dannata scatola dopo uno zapping veloce e, di fatto, così
fece. Pensò allora che non valesse la pena poltrire in casa per tutti i
tre mesi d’estate e decise di seguire il vivace consiglio del suo maestro,
indossando un paio di calzoncini corti rosa, che era solita usare per gli allenamenti
in palestra e una canottierina bianca.
Non aveva un corpo da
ballerina, ma un corpo tonico e le curve al posto giusto; un bel viso, due
grandi occhi acquamarina e dei ricci biondi che era solita tenere a bada con
quattro codine che le davano un’aria piuttosto sbarazzina, ma dimostrava
pienamente i suoi 18 anni.
Uscì di casa ancora
un po’ assonnata e si diresse verso il campetto.
Camminava pensierosa, sgranocchiando
la sua barretta alla soia comprata in un chiosco pochi istanti prima.
Non aveva ancora compreso
che la scuola era finita davvero e che le tanto attese
vacanze estive erano finalmente arrivate.
Camminava a testa bassa,
lungo il corso pedonale al centro della città, fissando l’asfalto
consumato che ogni tanto si mischiava a ghiaia e sassolini, senza accorgersi
degli urti contro i gomiti dei passanti o delle biciclette impazzite che le
suonavano.
Era tutta persa nel suo
mondo e non riusciva a capire che diavolo le fosse preso.
Solitamente, quando la
malinconia s’invaghiva di lei, era solita andare dal suo maestro per un
allenamento individuale, così da potersi sfogare e tornare a casa
rilassata e tranquilla.
Ma adesso il maestro era in
viaggio con sua moglie in Italia e lei avrebbe fatto carte false per
raggiungerlo.
Era molto legata al suo
insegnante che la conosceva da più di cinque anni, l’unico che si
fosse sempre reso disponibile ad ascoltare i suoi momenti di crisi alternati a
quelli più gioiosi o di pazzia.
Kakashi era come uno zio per
lei, era sempre stato il suo unico punto di riferimento e il pensiero che non
ci sarebbe più stato per lei per quei tre lunghissimi mesi le faceva
stringere un nodo allo stomaco.
Non provava alcuna attrazione
nei confronti di Kakashi, se non tanta ammirazione e un bene paterno, un bene
che purtroppo non aveva mai nutrito nei confronti di suo padre, sempre assente
e preso dalle sue faccende di lavoro.
***
Temari arrivò, quasi
senza accorgesene, al campetto di calcio e con sua gran sorpresa vide che non
era stata l’unica ad aver avuto quell’idea.
Naruto era seduto
sull’altalena, ormai fuori uso,a bofonchiare
qualche regola in vista dell’esame teorico di arti marziali, che si
sarebbe svolto al rientro dalle vacanze e Hinata lo aiutava a imparare le
formule a memoria.
Si poteva notare con quanta
facilità la piccola Hinata arrossiva ogni qual volta il ragazzo la
guardava negli occhi, speranzoso di aver azzeccato la regola.
Naruto aveva sempre
dimostrato di essere un ragazzetto coraggioso e molto intelligente, sebbene
spesso e volentieri la sua stupidità prendesse il sopravvento.
Hinata era ancora una bambina,
sebbene avesse solo due anni in meno di Temari, ma aveva un grande cuore e
tanta di quella generosità da far invidia a tutti.
Temari non capiva
perché Naruto non si accorgesse delle attenzioni della piccola Hyuga, ma quella strana “coppietta”, non ancora
sbocciata, la faceva tanto ridere e allo stesso tempo provava tenerezza nel
vederli insieme.
Neji tentava, invano, di
spaccare in due, con la sola forza del lato della mano destra, una tegola, posizionata
sopra due mattoni messi in verticale, con Ten-Ten che lo guardava attenta e si
compiaceva dei miglioramenti conseguiti dal suo ragazzo; miglioramenti che, probabilmente,
solo lei vedeva.
Era incredibile come quella
coppia durasse ancora dopo così tanto tempo.
Il giorno stesso in cui
l’amica le aveva confessato con tanta euforia che Neji Hyuga le avevo
chiesto di mettersi con lui e che lei aveva accettato senza indugio, Temari era
convinta che la storiella amorosa sarebbe durata al massimo
tre settimane e siccome si sentiva buona, aveva dato come scadenza definitiva
un mese. Invece, a discapito delle voci che giravano riguardo al dato di fatto
che quei due non fossero assolutamente compatibili, Neji e Ten-Ten stavano
insieme da ben due anni ormai e Temari si dovette ricredere su di loro, poiché
anche se le rodeva ammetterlo, notava in Neji una grande tenerezza e
premurosità nei confronti della sua amica.
Ten-Ten era in assoluto la
sua confidente numero due, dopo Kakashi e per questo era davvero felice per
loro.
La ragazza dai quattro
codini biondi attraversò il campetto per raggiungere i suoi fratelli e
gli amici Choji e Kiba.
I quattro stavano seduti su
di una panchina in fondo al campo, ingozzandosi di patatine con Akamaru di
fronte a loro, accovacciato e scodinzolante, che non smetteva di fissare il
pacchetto di quelle invitanti crik-crock, quasi a volersele mangiare con la
forza del pensiero.
- Ehi Tem! - urlò
Kiba sfoderando uno dei suoi sorrisi a 32 denti.
- Buongiorno Kiba, ciao
Choji…Gaara, Kankuro,,, - rispose la biondina
facendo per sedersi vicino a suo fratello minore, Gaara.
- Hai ricevuto il messaggio
del maestro Kakashi?- chiese Choji, mentre stava per ingurgitare una manciata
di patatine.
- Ovvio che sì, altrimenti
non sarei qui, ti pare? - rispose sarcastica la ragazza.
Temari non aveva nulla
contro Choji, ma doveva ammettere che a volte quel suo fare poco-fine,
specialmente quando mangiucchiava, le dava un po’ sui nervi.
Era anche un bel ragazzo a
vederlo bene: sensibile e molto dolce, quando voleva, ma decisamente fuori
forma.
I suoi passatempi erano
mangiare, bere, pettegolezzi e ancora mangiare.
- Perché non mi avete
svegliata? Sarei venuta con voi…-
- Scusa sorellina, ma se ti
avessimo svegliata era certo che ti saresti messa a sbraitare e a rimproverarci,
come al solito…Sappiamo tutti che sei intrattabile la mattina - replicò
il fratello maggiore Kankuro, con una certa cadenza ironica e cantilenante.
- Intrattabile, io? - chiese
accigliata la ragazza sgranando gli occhi.
- Sì Temari…mi
dispiace, ma la tua acidità raggiunge l’apice appena ti svegli - sorrise
divertito Gaara.
- Siete consapevoli del
fatto che stasera io vi riporterò a casa a calci in culo, vero?- ribattè
con ironia la sorella.
I fratelli si misero a
ridere e lo stesso fecero i due amici seduti di fianco.
In lontananza si facevano
sempre più vicine due sagome non ancora ben identificate, quando Temari
comprese chi fossero e non si trattenne dal roteare gli occhi al cielo.
- Oh gesù! No! Vi prego! Non fate
avvicinare a questa panchina quelle due! … - commentò la ragazza
con le mani sugli occhi.
Troppo tardi.
- Ciao ragazzi! Come va? - chiese una
delle due ragazze.
Era la più alta e aveva
dei lunghi capelli biondi, raccolti in una coda alta e legati con un nastro
colorato. I suoi occhi erano di un azzurro cielo incantevole e le ciglia
sbattevano sensuali, mostrando dei piccoli luccichini dovuti al rimmel.
- Buongiorno Ino! Volete sedervi? –
disse Kiba esataltato e già pronto per cederle il posto.
- No, grazie Kiba, sei gentilissimo, ma
siamo solo di passaggio. Tra poco andiamo al centro commerciale - risposte
l’altra ragazza dai capelli corti rosa e gli occhi verde smeraldo.
- Avete mica
visto Sasuke? – chiese quest’ultima.
- No Sakura mi
dispiace…- rispose Choji.
Gli occhi di Sakura si
riempirono di delusione.
- Ma come?!
E Shikamaru? - domandò Ino.
- Nara l’ho visto stamattina,
quando sono uscito di casa per portare Akamaru a fare due passi, ma non so dove
stesse andando sinceramente...- rispose prontamente
Kiba
- Ma è possibile che
quei due non si trovino mai in giro? – sbottò la biondina.
- Oh poverine…Come
faranno le Bratz
della situazione senza i loro Bratz Boys?! - commentò sarcastica Temari,
soffocando una risata.
- Nessuno
ha chiesto la tua opinione, burina che non sei altro! - squittì Sakura.
-
Come m’hai chiamata scusa?- ruggì Temari alzandosi in piedi, con i
pugni stretti lungo i fianchi.
- Ti ha chiamata burina! O se preferisci, “buzzurra” va bene lo stesso? –
rispose con sicurezza Ino, sfoderando un sorriso falso.
- Ma
io ti ammazzo brutta troietta che non sei altro! Te e l’altra puttanella!
- Temari aveva già le mani che tremavano ma, per fortuna, aveva un certo
autocontrollo per certe situazioni e decise che non valeva la pena fare figure
in un luogo pubblico, così si
trattenne
dal mollarle uno schiaffo.
- Bè
quest’aria è troppo pesante per i miei gusti…meglio andare Sakura,
lo shopping ci attende! – esultò la biondina.
- Andiamo Ino…Ciao
ciao! – disse schioccando un bacetto con la mano, da vera gatta morta, a
tutti quanti.
- Bye bye boys…- la
seguì Ino agitando la sua lunga coda di cavallo e sculettando quasi
stesse camminando su una trave.
Le bocche dei maschietti
rimasero semichiuse, boccheggianti, come pesci.
Quelle due vipere Temari non
le aveva mai sopportate, fin dal primo giorno in cui le aveva incontrate al
parco di quella cittadella, in periferia di Tokyo.
All’inizio il loro
rapporto era un semplice saluto e un banale “come va”, giusto per
mantenere dei rapporti civili, ma da quando anche loro si erano iscritte al
corso di arti marziali, ovvero 4 anni fa, la sua sopportazione nei loro
confronti era completamente degenerata.
Di per sé Sakura era
la migliore tra le due.
Sakura, presa in disparte
senza Ino, non era poi così tanto una gallina,a
nzi, era dotata di una grande sensibilità e intelligenza.
In fondo cercava solo di
imitare la leader, Ino, ma spesso si scopriva come una ragazza timida e
insicura.
Dalla sua parte, Ino, quando
ci si metteva, sapeva essere una persona “normale”, ma ciò
accadeva davvero di rado.
Ma Sakura Haruno e Ino
Yamanka, insieme, erano un’arma letale perfetta per tutti i ragazzi di
una fascia d’eta compresa tra i 9 e 27 anni.
Vantavano una duplice fama:
o da ripugnanti avversarie o da brillanti beniamine da
seguire (secondo i gusti) per tutte le ragazzi sbandate.
Le loro tecniche di
seduzione e la loro stupidità femminile era un miscuglio afrodisiaco per
tutti i rampolli che non aveva un minimo di buon senso e spesso, anche per quelli
che il cervello lo avevano.
Purtoppo bastava poco per
renderli cretini tutto un tratto.
A guardarle bene non erano
poi delle grandi bellezze: Sakura aveva dei bellissimi occhi e un fisico
perfetto, ma aveva poco seno e una fronte decisamente troppo spaziosa; Ino era
più alta, snella e poteva vantarsi di un seno più che
soddisfacente, ma la sua bocca perennemente arricciata le dava un’aria da
vamp che, per molti aspetti, di sexy o sensuale non aveva nulla.
Forse quello che faceva
strabuzzare gli occhi ai ragazzi era il loro atteggiamento, sempre così
sicure di se stesse e altezzose, amanti dello shopping e delle serate brave in compagnia
del “meglio” della zona e dalla facilità con cui si approcciavano
al sesso maschile.
Ultimamente erano riuscite a
convincere i due sex-symbol del paese a uscire con
loro e, in effetti, c’erano già uscite svariate volte, ma senza
combinare alcunché a quanto riportava Choji (messaggero e portinaia del
villaggio: sapeva tutto di tutti e su tutti, sempre e da sempre. Il
“come” venisse a sapere e fosse aggiornato di tutti i gossip ogni
giorno rimaneva ancora un mistero irrisolto).
Sakura aveva sempre avuto un
debole per Sasuke Uchiha e dietro quell’aria da gatta morta, si
nascondeva una Sakura fragile e innamorata, ma non ricambiata.
Ino aveva sempre affermato
di voler far cadere ai suoi piedi Shikamaru Nara, per
poi lasciarlo pubblicamente nella maniera più patetica e meschina possibile,
proprio come aveva fatto lui qualche anno fa. La ragazza non aveva dimenticato
il giorno in cui lui la rifiutò davanti a tutti perché le disse
che a lui le ragazze non interessavano e soprattutto, non le interessavano le
ragazze brutte come lei.
Quella volta aveva giurato a
se stessa che un giorno gliel’avrebbe fatta pagare a caro prezzo.
- Guarda chi si vede!
Stanchi? – intimò Kiba ai due aggregati.
- Ciao Kiba…- rispose
Ten-Ten asciutta.
- Ce l’hai fatta Neji
a rompere quel benedetto pezzo di coccio o no? -
- Purtroppo non
ancora… – rispose il ragazzo asciugandosi la fronte con un
asciugamano.
- Ma ci è andato
molto vicino! E’ stato comunque bravissimo e domani sono
sicura che ce la farà! - lo difese Ten-Ten, contemplando il suo ragazzo.
- Ten-Ten…- cominciò
Kankuro - Non ho dubbi che il tuo ragazzo sia molto determinato e che un giorno,
forse non lontano, ce la farà davvero a rompere in due quel mattone, ma
vorrei farti notare che il poveretto qui …- disse indicando il giovane -
…Sono mesi che si ostina a tentare e ritentare e l’unica cosa
sicura che ottiene e qualche nuova fasciatura sulla mano…- concluse sarcastico il ragazzo.
- Grazie Kankuro, sei un
amico - rispose ironicamente Neji e schioccò un bacio a stampo alla sua
ragazza, la quale si accoccolò al suo braccio, sussurrandogli una frase
tremendamente dolce all’orecchio.
- Ma come siete carini! - civettò
l’inconfondibile voce di Naruto da dietro i due.
- Ciao Hinata! – la salutò
con calore Temari.
- C-ciao Temari, non ti
avevo vista arrivare - e per qualche strano motivo arrossì tutt’un
tratto: Naruto si era disteso a petto nudo sul prato per prendere il sole.
- Bell’idea Uzumaki! -
urlò entusiasta Kiba, il quale lo imitò e così fecero
anche gli altri.
La mattinata proseguì
tranquilla e i ragazzi si divertirono a scherzare e a infradiciarsi con le
bottigliette d’acqua, quando un getto colpì Sasuke che stava
avanzando con Sakura, mano nella mano.
- Scusami Sasuke! - urlò
solare Choji, a differenza della vittima che pareva alquanto irritato.
- Ma…cos’è
sta novità? Nuove scintille in paese? Tatatatata! - strillò
Naruto, cominciando a canticchiare una penosa melodia amorosa.
Per fortuna bastò una
manata in testa da parte di Temari per farlo zittire.
-Raccontate un po’, voi….Che succede? - chiese incuriosito
Kiba.
- Siamo insieme, fine della storia - liquidò
Sasuke, mentre Sakura si faceva piccola piccola dietro di lui.
Temari sorrise per quella
scena perché era evidente che Sakura era davvero felice e il fatto che
dimostrasse la sua timidezza era la prova che ogni tanto era in grado di lasciare
da parte quel suo lato così sfacciato che aveva sempre in compagnia di
Ino.
- Ma Ino dove l’hai
lasciata? – domandò Kakuro incuriosito.
- Veramente credevo vi
avesse già raggiunti…Ci siamo salutate qualche ora fa
perché..ehm…Sasuke mi ha raggiunta al
centro commerciale e lei ha preferito lasciarci…da soli…-. la voce
di Sakura si fece quasi roca nel pronunciare queste ultime parole, mentre il
suo compagno stringeva forte la sua mano.
- Qui non è
più tornata…L’ultima volta che l’abbiamo vista
è stata poche ore fa con te - disse Kiba..
- Strano…- rispose
Sakura che già stava iniziando a preoccuparsi per l’amica.
- Bè di certo non
è morta, sarà in giro da qualche parte a spendere e spandere,
vedrai…magari anche in compagnia di Shikamaru – rassicurò
Sasuke, accarezzando dolcemente la guancia di Sakura.
“…Magari anche in compagnia di
Shikamaru”…Temari
rabbrividì all’udire questa frase.
Shikamaru era uno di quei
pochi ragazzi che trovava incredibilmente intelligente e astuto.
Aveva un rapporto discreto,
se pur la maggior parte conflittuale, poiché frequentavano il corso di
arti marziali insieme, ma da qualche mese si erano un po’ allontanati per
il fatto che lui uscisse sempre con Sakura, Ino e Sasuke.
- Ma si vedrai che
sarà così - soggiunse la vivace voce di Naruto.
Sakura fece un sorrisino e
appoggiò la testa sul torace del suo ragazzo.
- Bene…è
già ora di pranzo, mia madre mi starà aspettando trepidante, ci
vediamo oggi pomeriggio ragazzi…Ciao! - salutò Kiba,
incamminandosi con il fedele Akamaru.
- Ciao Kiba! - dissero quasi
in coro i ragazzi vedendo l’amico allontanarsi.
- Mi incammino anch’io
ragazzi…-
- Si Choji….Aspetta che allora veniamo con te, così facciamo la
strada insieme e accompagniamo Ten-Ten a casa…-
- Va bene, però muoviamoci
che ho una fame pazzesca! -
- Choooooji! Sempre il
solito….- brontolò Ten-Ten, sbattendosi la mano sulla fronte.
- Ragazzi…a dopo, ciao!
- salutò Neji, prendendo per mano la sua ragazza.
- Ciao ragazzi...- disse Naruto sempre con quella sua solita
vitalità.
- Ciao Ten-Ten, ci vediamo
dopo…-
- Si Temari, a dopo! Ciao
Hinata! -
- C-ciao, ciao! -
sussurrò la piccola Hinata.
Poco dopo a Naruto venne
un’improvvisa voglia di ramen e chiese gentilmente e Hinata se lo volesse
accompagnare a pranzo, assicurandola che, dopo, avrebbe fatto la strada con
lei, per non lasciarla tornare a casa da sola.
La faccia di Hinata
scomparve per cedere il posto a un pomodoro rosso maturo, ma
Naruto prese quelle guance vermiglie come un sì e se la trascinò
dietro salutando gli altri distrattamente.
***
Temari fissava Sasuke e
Sakura parlarsi dolcemente sulla panchina e nascondeva una certa gelosia mista
a rabbia e invida nel vederli così complici.
Fino a poco tempo fa, Sakura
era una povera ochetta che imitava la sua compare e che correva dietro a uno
dei più bei ragazzi della città, praticamente irraggiungibile.
Eppure adesso era lì,
stretta a lui, dopo anni di attesa e provocazioni, lui, Sasuke, era suo e lei,
Sakura era sua.
Temari trovava tutto questo
tremendamente ingiusto e seccante, ma badò bene a non darlo a vedere ai
suoi fratelli, occupati a ustionarsi al sole, così decise che era ora di
tornare a casa.
- Hey…Kankuro,
Gaara…io vado a casa, vi aspetto per pranzo?- chiese
premurosa.
- No, vai tranquilla, ci
arrangiamo …Ciao! - disse Kankuro mezzo addormentato, mentre Gaara era
completamente assopito sull’erba.
Temari camminava piano e
completamente incapace di capire in che preciso punto della strada si trovasse.
Pensava a come stava
passando il tempo, forse troppo velocemente per i suoi gusti. L’anno
prossimo sarebbe stato l’ultimo anno di liceo e si chiedeva se dopo
avrebbe rivisto tutti i suoi amici, come una volta.
Pensava al maestro Kakashi e
a quanto avesse bisogno di lui in quel momento e a quanto avesse voglia di
combattere per sfogare tutta la rabbiosa tristezza che sentiva nel petto.
Non capiva perché, come
ad un tratto, un’ondata di odio nei confronti di Ino pervase tutto il suo
corpo, come un tremito e serrò i pugni, mordendosi le labbra mentre
affrettava il passo,
Temari passò da un
sentimento di odio profondo a invidia per Ino, e per questo iniziò a
correre più che poteva odiandosi profondamente per aver anche solo
pensato di diventare come lei.
Pensava che dopotutto, lei era sempre
stata considerata la ragazza un po’ maschiaccio, che anziché
giocare con le barbie, preferiva giocare al pallone coi suoi fratelli e allo
shopping e alle mini gonne, privilegiava le arti marziali e pantaloni.
Si chiedeva se non era forse
arrivata l’ora di cambiare, di tirare fuori quella femminilità che,
in fondo, anche lei aveva, ma al solo pensiero di indossare una gonnellina
floreale con le zeppe bianche (pensando a Sakura) trasalì.