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Autore: Saju    03/07/2008    0 recensioni
Un pò la storia di Temari ed i suoi amici...falò in spiaggia, gite, terme...un pò di tutto! ^^ PAIRINGS:neji/ten, sasu/saku, hina/naru, shika/?^^
Genere: Generale, Romantico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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SOLO MIO, SOLO MIA

SOLO MIO, SOLO MIA

 

“Cari ragazzi, a causa del mio impegno matrimoniale, mi vedo costretto a cancellare la lezione di oggi e ad augurarvi le migliori vacanze estive. Divertite ed esercitatevi tutti i giorni: come ben sapete le arti marziali sono discipline da curare e nutrire ogni giorno, costantemente. Se avete bisogno di consigli o aiuti sarò reperibile su questo numero, anche se temo ci saranno complicazioni, dovute alle interferenze, dal momento che la mia mogliettina vuole trascinarmi a Roma, per passare queste vacanze in una delle più famose città italiane. Vi auguro gioia, felicità e fate i bravi, mi raccomando…A settembre ragazzi! Un saluto dal vostro maestro Kakashi”

Temari si stropicciò gli occhi e prese in mano il cellulare che continuò a vibrare per diversi secondi, poi smise. La ragazza lesse attentamente il messaggio del suo maestro e si limitò a fare una piccola smorfia e a posare il telefonino sul comodino, per poi lasciarsi cadere sul letto con lo sguardo fisso sul soffitto e le braccia divaricate sul morbido cuscino rosa.

Si alzò in piedi e accese la televisione con un’espressione apatica, stando certa che avrebbe spento quella dannata scatola dopo uno zapping veloce e, di fatto, così fece. Pensò allora che non valesse la pena poltrire in casa per tutti i tre mesi d’estate e decise di seguire il vivace consiglio del suo maestro, indossando un paio di calzoncini corti rosa, che era solita usare per  gli allenamenti in palestra e una canottierina bianca.

Non aveva un corpo da ballerina, ma un corpo tonico e le curve al posto giusto; un bel viso, due grandi occhi acquamarina e dei ricci biondi che era solita tenere a bada con quattro codine che le davano un’aria piuttosto sbarazzina, ma dimostrava pienamente i suoi 18 anni.

Uscì di casa ancora un po’ assonnata e si diresse verso il campetto.

Camminava pensierosa, sgranocchiando la sua barretta alla soia comprata in un chiosco pochi istanti prima.

Non aveva ancora compreso che la scuola era finita davvero e che le tanto attese vacanze estive erano finalmente arrivate.

Camminava a testa bassa, lungo il corso pedonale al centro della città, fissando l’asfalto consumato che ogni tanto si mischiava a ghiaia e sassolini, senza accorgersi degli urti contro i gomiti dei passanti o delle biciclette impazzite che le suonavano.

Era tutta persa nel suo mondo e non riusciva a capire che diavolo le fosse preso.

Solitamente, quando la malinconia s’invaghiva di lei, era solita andare dal suo maestro per un allenamento individuale, così da potersi sfogare e tornare a casa rilassata e tranquilla.

Ma adesso il maestro era in viaggio con sua moglie in Italia e lei avrebbe fatto carte false per raggiungerlo.

Era molto legata al suo insegnante che la conosceva da più di cinque anni, l’unico che si fosse sempre reso disponibile ad ascoltare i suoi momenti di crisi alternati a quelli più gioiosi o di pazzia.

Kakashi era come uno zio per lei, era sempre stato il suo unico punto di riferimento e il pensiero che non ci sarebbe più stato per lei per quei tre lunghissimi mesi le faceva stringere un nodo allo stomaco.

Non provava alcuna attrazione nei confronti di Kakashi, se non tanta ammirazione e un bene paterno, un bene che purtroppo non aveva mai nutrito nei confronti di suo padre, sempre assente e preso dalle sue faccende di lavoro.

 

***

Temari arrivò, quasi senza accorgesene, al campetto di calcio e con sua gran sorpresa vide che non era stata l’unica ad aver avuto quell’idea.

Naruto era seduto sull’altalena, ormai fuori uso,a bofonchiare qualche regola in vista dell’esame teorico di arti marziali, che si sarebbe svolto al rientro dalle vacanze e Hinata lo aiutava a imparare le formule a memoria.

Si poteva notare con quanta facilità la piccola Hinata arrossiva ogni qual volta il ragazzo la guardava negli occhi, speranzoso di aver azzeccato la regola.

Naruto aveva sempre dimostrato di essere un ragazzetto coraggioso e molto intelligente, sebbene spesso e volentieri la sua stupidità prendesse il sopravvento.

Hinata era ancora una bambina, sebbene avesse solo due anni in meno di Temari, ma aveva un grande cuore e tanta di quella generosità da far invidia a tutti.

Temari non capiva perché Naruto non si accorgesse delle attenzioni della piccola Hyuga, ma quella strana “coppietta”, non ancora sbocciata, la faceva tanto ridere e allo stesso tempo provava tenerezza nel vederli insieme.

Neji tentava, invano, di spaccare in due, con la sola forza del lato della mano destra, una tegola, posizionata sopra due mattoni messi in verticale, con Ten-Ten che lo guardava attenta e si compiaceva dei miglioramenti conseguiti dal suo ragazzo; miglioramenti che, probabilmente, solo lei vedeva.

Era incredibile come quella coppia durasse ancora dopo così tanto tempo.

Il giorno stesso in cui l’amica le aveva confessato con tanta euforia che Neji Hyuga le avevo chiesto di mettersi con lui e che lei aveva accettato senza indugio, Temari era convinta che la storiella amorosa sarebbe durata al massimo tre settimane e siccome si sentiva buona, aveva dato come scadenza definitiva un mese. Invece, a discapito delle voci che giravano riguardo al dato di fatto che quei due non fossero assolutamente compatibili, Neji e Ten-Ten stavano insieme da ben due anni ormai e Temari si dovette ricredere su di loro, poiché anche se le rodeva ammetterlo, notava in Neji una grande tenerezza e premurosità nei confronti della sua amica.

Ten-Ten era in assoluto la sua confidente numero due, dopo Kakashi e per questo era davvero felice per loro.

La ragazza dai quattro codini biondi attraversò il campetto per raggiungere i suoi fratelli e gli amici Choji e Kiba.

I quattro stavano seduti su di una panchina in fondo al campo, ingozzandosi di patatine con Akamaru di fronte a loro, accovacciato e scodinzolante, che non smetteva di fissare il pacchetto di quelle invitanti crik-crock, quasi a volersele mangiare con la forza del pensiero.

- Ehi Tem! - urlò Kiba sfoderando uno dei suoi sorrisi a 32 denti.

- Buongiorno Kiba, ciao Choji…Gaara, Kankuro,,, - rispose la biondina facendo per sedersi vicino a suo fratello minore, Gaara.

- Hai ricevuto il messaggio del maestro Kakashi?- chiese Choji, mentre stava per ingurgitare una manciata di patatine.

- Ovvio che sì, altrimenti non sarei qui, ti pare? - rispose sarcastica la ragazza.

Temari non aveva nulla contro Choji, ma doveva ammettere che a volte quel suo fare poco-fine, specialmente quando mangiucchiava, le dava un po’ sui nervi.

Era anche un bel ragazzo a vederlo bene: sensibile e molto dolce, quando voleva, ma decisamente fuori forma.

I suoi passatempi erano mangiare, bere, pettegolezzi e ancora mangiare.

- Perché non mi avete svegliata? Sarei venuta con voi…-

- Scusa sorellina, ma se ti avessimo svegliata era certo che ti saresti messa a sbraitare e a rimproverarci, come al solito…Sappiamo tutti che sei intrattabile la mattina - replicò il fratello maggiore Kankuro, con una certa cadenza ironica e cantilenante.

- Intrattabile, io? - chiese accigliata la ragazza sgranando gli occhi.

- Sì Temari…mi dispiace, ma la tua acidità raggiunge l’apice appena ti svegli - sorrise divertito Gaara.

- Siete consapevoli del fatto che stasera io vi riporterò a casa a calci in culo, vero?- ribattè con ironia la sorella.

I fratelli si misero a ridere e lo stesso fecero i due amici seduti di fianco.

In lontananza si facevano sempre più vicine due sagome non ancora ben identificate, quando Temari comprese chi fossero e non si trattenne dal roteare gli occhi al cielo.

 - Oh gesù! No! Vi prego! Non fate avvicinare a questa panchina quelle due! … - commentò la ragazza con le mani sugli occhi.

Troppo tardi.

 - Ciao ragazzi! Come va? - chiese una delle due ragazze.

Era la più alta e aveva dei lunghi capelli biondi, raccolti in una coda alta e legati con un nastro colorato. I suoi occhi erano di un azzurro cielo incantevole e le ciglia sbattevano sensuali, mostrando dei piccoli luccichini dovuti al rimmel.

 - Buongiorno Ino! Volete sedervi? – disse Kiba esataltato e già pronto per cederle il posto.

 - No, grazie Kiba, sei gentilissimo, ma siamo solo di passaggio. Tra poco andiamo al centro commerciale - risposte l’altra ragazza dai capelli corti rosa e gli occhi verde smeraldo.

- Avete mica visto Sasuke? – chiese quest’ultima.

- No Sakura mi dispiace…- rispose Choji.

Gli occhi di Sakura si riempirono di delusione.

- Ma come?! E Shikamaru? - domandò Ino.

- Nara l’ho visto stamattina, quando sono uscito di casa per portare Akamaru a fare due passi, ma non so dove stesse andando sinceramente...- rispose prontamente Kiba

- Ma è possibile che quei due non si trovino mai in giro? – sbottò la biondina.

- Oh poverine…Come faranno le  Bratz della situazione senza i loro Bratz Boys?! - commentò sarcastica Temari, soffocando una risata.

- Nessuno ha chiesto la tua opinione, burina che non sei altro! - squittì Sakura.

- Come m’hai chiamata scusa?- ruggì Temari alzandosi in piedi, con i pugni stretti lungo i fianchi.

 - Ti ha chiamata burina! O se preferisci, “buzzurra” va bene lo stesso? – rispose con sicurezza Ino, sfoderando un sorriso falso.

- Ma io ti ammazzo brutta troietta che non sei altro! Te e l’altra puttanella! - Temari aveva già le mani che tremavano ma, per fortuna, aveva un certo autocontrollo per certe situazioni e decise che non valeva la pena fare figure in un luogo pubblico, così si

trattenne dal mollarle uno schiaffo.

- Bè quest’aria è troppo pesante per i miei gusti…meglio andare Sakura, lo shopping ci attende! – esultò la biondina.

- Andiamo Ino…Ciao ciao! – disse schioccando un bacetto con la mano, da vera gatta morta, a tutti quanti.

- Bye bye boys…- la seguì Ino agitando la sua lunga coda di cavallo e sculettando quasi stesse camminando su una trave.

Le bocche dei maschietti rimasero semichiuse, boccheggianti, come pesci.

Quelle due vipere Temari non le aveva mai sopportate, fin dal primo giorno in cui le aveva incontrate al parco di quella cittadella, in periferia di Tokyo.

All’inizio il loro rapporto era un semplice saluto e un banale “come va”, giusto per mantenere dei rapporti civili, ma da quando anche loro si erano iscritte al corso di arti marziali, ovvero 4 anni fa, la sua sopportazione nei loro confronti era completamente degenerata.

Di per sé Sakura era la migliore tra le due.

Sakura, presa in disparte senza Ino, non era poi così tanto una gallina,a nzi, era dotata di una grande sensibilità e intelligenza.

In fondo cercava solo di imitare la leader, Ino, ma spesso si scopriva come una ragazza timida e insicura.

Dalla sua parte, Ino, quando ci si metteva, sapeva essere una persona “normale”, ma ciò accadeva davvero di rado.

Ma Sakura Haruno e Ino Yamanka, insieme, erano un’arma letale perfetta per tutti i ragazzi di una fascia d’eta compresa tra i 9 e 27 anni.

Vantavano una duplice fama: o da ripugnanti avversarie o da brillanti beniamine da seguire (secondo i gusti) per tutte le ragazzi sbandate.

Le loro tecniche di seduzione e la loro stupidità femminile era un miscuglio afrodisiaco per tutti i rampolli che non aveva un minimo di buon senso e spesso, anche per quelli che il cervello lo avevano.

Purtoppo bastava poco per renderli cretini tutto un tratto.

A guardarle bene non erano poi delle grandi bellezze: Sakura aveva dei bellissimi occhi e un fisico perfetto, ma aveva poco seno e una fronte decisamente troppo spaziosa; Ino era più alta, snella e poteva vantarsi di un seno più che soddisfacente, ma la sua bocca perennemente arricciata le dava un’aria da vamp che, per molti aspetti, di sexy o sensuale non aveva nulla.

Forse quello che faceva strabuzzare gli occhi ai ragazzi era il loro atteggiamento, sempre così sicure di se stesse e altezzose, amanti dello shopping e delle serate brave in compagnia del “meglio” della zona e dalla facilità con cui si approcciavano al sesso maschile.

Ultimamente erano riuscite a convincere i due sex-symbol del paese a uscire con loro e, in effetti, c’erano già uscite svariate volte, ma senza combinare alcunché a quanto riportava Choji (messaggero e portinaia del villaggio: sapeva tutto di tutti e su tutti, sempre e da sempre. Il “come” venisse a sapere e fosse aggiornato di tutti i gossip ogni giorno rimaneva ancora un mistero irrisolto).

Sakura aveva sempre avuto un debole per Sasuke Uchiha e dietro quell’aria da gatta morta, si nascondeva una Sakura fragile e innamorata, ma non ricambiata.

Ino aveva sempre affermato di voler far cadere ai suoi piedi Shikamaru Nara, per poi lasciarlo pubblicamente nella maniera più patetica e meschina possibile, proprio come aveva fatto lui qualche anno fa. La ragazza non aveva dimenticato il giorno in cui lui la rifiutò davanti a tutti perché le disse che a lui le ragazze non interessavano e soprattutto, non le interessavano le ragazze brutte come lei.

Quella volta aveva giurato a se stessa che un giorno gliel’avrebbe fatta pagare a caro prezzo.

- Guarda chi si vede! Stanchi? – intimò Kiba ai due aggregati.

- Ciao Kiba…- rispose Ten-Ten asciutta.

- Ce l’hai fatta Neji a rompere quel benedetto pezzo di coccio o no? -

- Purtroppo non ancora… – rispose il ragazzo asciugandosi la fronte con un asciugamano.

- Ma ci è andato molto vicino! E’ stato comunque bravissimo e domani sono sicura che ce la farà! - lo difese Ten-Ten, contemplando il suo ragazzo.

- Ten-Ten…- cominciò Kankuro - Non ho dubbi che il tuo ragazzo sia molto determinato e che un giorno, forse non lontano, ce la farà davvero a rompere in due quel mattone, ma vorrei farti notare che il poveretto qui …- disse indicando il giovane - …Sono mesi che si ostina a tentare e ritentare e l’unica cosa sicura che ottiene e qualche nuova fasciatura sulla mano…- concluse sarcastico il ragazzo.

- Grazie Kankuro, sei un amico - rispose ironicamente Neji e schioccò un bacio a stampo alla sua ragazza, la quale si accoccolò al suo braccio, sussurrandogli una frase tremendamente dolce all’orecchio.

- Ma come siete carini! - civettò l’inconfondibile voce di Naruto da dietro i due.

- Ciao Hinata! – la salutò con calore Temari.

- C-ciao Temari, non ti avevo vista arrivare - e per qualche strano motivo arrossì tutt’un tratto: Naruto si era disteso a petto nudo sul prato per prendere il sole.

- Bell’idea Uzumaki! - urlò entusiasta Kiba, il quale lo imitò e così fecero anche gli altri.

La mattinata proseguì tranquilla e i ragazzi si divertirono a scherzare e a infradiciarsi con le bottigliette d’acqua, quando un getto colpì Sasuke che stava avanzando con Sakura, mano nella mano.

- Scusami Sasuke! - urlò solare Choji, a differenza della vittima che pareva alquanto irritato.

- Ma…cos’è sta novità? Nuove scintille in paese? Tatatatata! - strillò Naruto, cominciando a canticchiare una penosa melodia amorosa.

Per fortuna bastò una manata in testa da parte di Temari per farlo zittire.

-Raccontate un po’, voi….Che succede? - chiese incuriosito Kiba.

- Siamo  insieme, fine della storia - liquidò Sasuke, mentre Sakura si faceva piccola piccola dietro di lui.

Temari sorrise per quella scena perché era evidente che Sakura era davvero felice e il fatto che dimostrasse la sua timidezza era la prova che ogni tanto era in grado di lasciare da parte quel suo lato così sfacciato che aveva sempre in compagnia di Ino.

- Ma Ino dove l’hai lasciata? – domandò Kakuro incuriosito.

- Veramente credevo vi avesse già raggiunti…Ci siamo salutate qualche ora fa perché..ehm…Sasuke mi ha raggiunta al centro commerciale e lei ha preferito lasciarci…da soli…-. la voce di Sakura si fece quasi roca nel pronunciare queste ultime parole, mentre il suo compagno stringeva forte la sua mano.

- Qui non è più tornata…L’ultima volta che l’abbiamo vista è stata poche ore fa con te - disse Kiba..

- Strano…- rispose Sakura che già stava iniziando a preoccuparsi per l’amica.

- Bè di certo non è morta, sarà in giro da qualche parte a spendere e spandere, vedrai…magari anche in compagnia di Shikamaru – rassicurò Sasuke, accarezzando dolcemente la guancia di Sakura.

“…Magari anche in compagnia di Shikamaru”…Temari rabbrividì all’udire questa frase.

Shikamaru era uno di quei pochi ragazzi che trovava incredibilmente intelligente e astuto.

Aveva un rapporto discreto, se pur la maggior parte conflittuale, poiché frequentavano il corso di arti marziali insieme, ma da qualche mese si erano un po’ allontanati per il fatto che lui uscisse sempre con Sakura, Ino e Sasuke.

- Ma si vedrai che sarà così - soggiunse la vivace voce di Naruto.

Sakura fece un sorrisino e appoggiò la testa sul torace del suo ragazzo.

- Bene…è già ora di pranzo, mia madre mi starà aspettando trepidante, ci vediamo oggi pomeriggio ragazzi…Ciao! - salutò Kiba, incamminandosi con il fedele Akamaru.

- Ciao Kiba! - dissero quasi in coro i ragazzi vedendo l’amico allontanarsi.

- Mi incammino anch’io ragazzi…-

- Si Choji….Aspetta che allora veniamo con te, così facciamo la strada insieme e accompagniamo Ten-Ten a casa…-

- Va bene, però muoviamoci che ho una fame pazzesca! -

- Choooooji! Sempre il solito….- brontolò Ten-Ten, sbattendosi la mano sulla fronte.

- Ragazzi…a dopo, ciao! - salutò Neji, prendendo per mano la sua ragazza.

- Ciao ragazzi...- disse Naruto sempre con quella sua solita vitalità.

- Ciao Ten-Ten, ci vediamo dopo…-

- Si Temari, a dopo! Ciao Hinata! -

- C-ciao, ciao! - sussurrò la piccola Hinata.

Poco dopo a Naruto venne un’improvvisa voglia di ramen e chiese gentilmente e Hinata se lo volesse accompagnare a pranzo, assicurandola che, dopo, avrebbe fatto la strada con lei, per non lasciarla tornare a casa da sola.

La faccia di Hinata scomparve per cedere il posto a un pomodoro rosso maturo, ma Naruto prese quelle guance vermiglie come un sì e se la trascinò dietro salutando gli altri distrattamente.

 

***

Temari fissava Sasuke e Sakura parlarsi dolcemente sulla panchina e nascondeva una certa gelosia mista a rabbia e invida nel vederli così complici.

Fino a poco tempo fa, Sakura era una povera ochetta che imitava la sua compare e che correva dietro a uno dei più bei ragazzi della città, praticamente irraggiungibile.

Eppure adesso era lì, stretta a lui, dopo anni di attesa e provocazioni, lui, Sasuke, era suo e lei, Sakura era sua.

Temari trovava tutto questo tremendamente ingiusto e seccante, ma badò bene a non darlo a vedere ai suoi fratelli, occupati a ustionarsi al sole, così decise che era ora di tornare a casa.

- Hey…Kankuro, Gaara…io vado a casa, vi aspetto per pranzo?- chiese premurosa.

- No, vai tranquilla, ci arrangiamo …Ciao! - disse Kankuro mezzo addormentato, mentre Gaara era completamente assopito sull’erba.

Temari camminava piano e completamente incapace di capire in che preciso punto della strada si trovasse.

Pensava a come stava passando il tempo, forse troppo velocemente per i suoi gusti. L’anno prossimo sarebbe stato l’ultimo anno di liceo e si chiedeva se dopo avrebbe rivisto tutti i suoi amici, come una volta.

Pensava al maestro Kakashi e a quanto avesse bisogno di lui in quel momento e a quanto avesse voglia di combattere per sfogare tutta la rabbiosa tristezza che sentiva nel petto.

Non capiva perché, come ad un tratto, un’ondata di odio nei confronti di Ino pervase tutto il suo corpo, come un tremito e serrò i pugni, mordendosi le labbra mentre affrettava il passo,

Temari passò da un sentimento di odio profondo a invidia per Ino, e per questo iniziò a correre più che poteva odiandosi profondamente per aver anche solo pensato di diventare come lei.

 Pensava che dopotutto, lei era sempre stata considerata la ragazza un po’ maschiaccio, che anziché giocare con le barbie, preferiva giocare al pallone coi suoi fratelli e allo shopping e alle mini gonne, privilegiava le arti marziali e pantaloni.

Si chiedeva se non era forse arrivata l’ora di cambiare, di tirare fuori quella femminilità che, in fondo, anche lei aveva, ma al solo pensiero di indossare una gonnellina floreale con le zeppe bianche (pensando a Sakura) trasalì.

 

  
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