Lui era lì... Mi guardava con gli occhi un po’ socchiusi, forse dal sonno  o forse dalla nebbia che ci avvolgeva. Ormai erano tutte le mattine che mi aspettava lì, in quel posto estraneo, sconosciuto. Non sapevo perché lo faceva ma mi piaceva, facevo di tutto per arrivare in orario. Per stare con lui. Amavo il suo essere così semplice e schietto, il suo modo di fare da persona menefreghista, anche se sapevo che lui non lo era. Mi sembrava già di conoscerlo da una vita, solo da quei pochi minuti che servivano per arrivare a scuola, in quei pochi metri si scherzava, parlava, avvolte si litigava anche un po’. Arrivati a scuola ci scambiavamo un sorrisetto, come i bambini che fanno i dispetti, e entravamo in classe. Passate quelle lunghissime e infangabili ore, uscivo di fretta e lo raggiungevo. Come sua abitudine mi chiedeva sempre accendino e sigarette, come potevo dirgli di no?  Dopo fumato ci rincamminavamo verso casa, parlando di scuola, pettegolezzi e cazzate arrivavamo al punto in cui bisognava salutarci. Quel girono c’era qualcosa di diverso c’era più scioltezza, il muro di barriera era stato abbattuto da un bacio, a quel gesto arrossii rimanendo immobile. Il mio corpo si bloccò, polmoni, cuore, cervello. Perfino lo stimolo della pipì si fermò. Lui un po’ imbarazzato mi disse. “Bhè?!” A quella reazione tutto riprese a funzionare molto più velocemente. Per rispondere sembravo un bambino che stava dicendo la sua prima parola: “S... Scusa.” E scappai.