6.40 era ora di alzarsi. Vidi i primi raggi di sole entrare dalle fessure della serranda. Mi alzai e trascinai il mio corpo assonnato verso il bagno, mi sciacquai il viso. L'acqua fredda mi svegliò. Mi diressi in cucina per fare colazione, non avevo fame ma mettevo sempre qualcosa in bocca prima di andare a scuola. Addentai un biscotto e bevvi di fratta il caffè. Mi vestii e coprii le occhiaie con un po' di fondo tinta, misi anche il mascara sulle ciglia tanto per dare un buon aspetto al viso. Infilai il giacchetto e con un "ciao" sbiadito; uscii di casa, anche se sapevo che nessuno avrebbe risposto al mio saluto. Come sempre il pullman era strapieno e il posto in piedi era d'obbligo fortunatamente non era lontana, ma comunque ebbi il tempo di guardarmi attorno. Quanto era bella Torino, il po' e l'aria delle alpi, amavo quella città, la gente, i monumenti, tutto tutto. Vidi da lontano la mia scuola e prenotai la fermata. Una volta scesa mi incamminai a piedi; -Chiara!-

Quella maschera...

5 ragazzi entrano in una stanza, ma quando ne escono non sono più come ne erano entrati.

Quel girono c’era qualcosa di diverso c’era più scioltezza, il muro di barriera era stato abbattuto da un bacio, a quel gesto arrossii rimanendo immobile. Il mio corpo si bloccò, polmoni, cuore, cervello. Perfino lo stimolo della pipì si fermò.