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Autore: Marra Superwholocked    24/03/2014    1 recensioni
Jenna Sharp ha un compito importante: riferire al Dottore un messaggio lasciatole da sua nonna poco prima della sua morte.
Y.A.N.A. ...
Genere: Avventura, Generale, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Doctor - 11, Donna Noble, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The White Panther'
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Il Messaggio


Ecco, l'aveva detto. Il nome di Donna gli era uscito come un uragano e ora si sentiva meglio. O peggio? Non riusciva a capire; sentì solo entrambi i cuori correre come matti.
Lei lo guardava col mento all'insù e le braccia incrociate: sembrava sapesse tutto.
“Tu sei.. Sei sua nipote!” Un sorriso prese il posto dello sgomento; si sistemò il cravattino e i capelli per poi stropicciarli nuovamente lanciandosi in un abbraccio che prese Jenna alla sprovvista, lasciandola senza via di fuga.
Il Dottore, in quella stretta, poté sentire il profumo d'agrumi dei suoi capelli e la strinse ancor più forte, perché era lo stesso di quelli di Donna.
Jenna, d'altro canto, poté finalmente abbracciare, o meglio, essere stritolata dall'uomo che cambiò la vita di sua nonna: la stravolse, coinvolgendola in un'avventura straordinaria. Le ripeteva ogni giorno, da quando aveva recuperato la memoria, che era grata nei confronti del Dottore, perché l'aveva resa folle ma, al tempo stesso, felice.
Dopo alcuni istanti, il Dottore sciolse l'abbraccio e Jenna capì che voleva sapere tutto: pendeva dalle sue labbra.
“Da quel che ricordo, quando aveva sessantatré anni, ha cominciato a fare sogni strani. All'inizio pensava fossero soltanto incubi, ma un giorno mi guardò dritta negli occhi e mi descrisse con particolare attenzione la cabina, chiamandola Tardis e spiegandomi il suo significato. Ma non le credetti: ero troppo piccola per capire. Così lei trasformò quei sogni in favole della buona notte.”
“Tipico di Donna” la interruppe con un sorriso quasi triste.
“Già.. Mi parlò di Ood, Dalek, Sontaran e di mille altri alieni immaginabili. Di un uomo che si faceva chiamare Dottore e che, con uno strano documento, poteva andare ovunque. E poi una biblioteca misteriosa: si spaventò molto lì, nonostante cercasse di mostrare sempre il suo lato forte e combattivo.. Ah! Agatha Christie! È stato un meraviglioso incubo, ecco come definì quella giornata.”
Il Dottore, a quel punto, non riuscì più a trattenere l'emozione: abbassò gli occhi e una lacrima gli scivolò sul viso fino a raggiungere la camicia.
Jenna lo vide coprirsi il volto con una mano per strofinarsi la guancia per poi tornare a guardarla negli occhi.
“Ma c'è un particolare che mi sfugge..” continuò lei. Il Dottore fece un cenno di assenso e Jenna proseguì: “Come hai fatto a cambiare aspetto?”
“È..un processo a cui..ti auguro di non assistere mai.”
“Perché?”
“È..triste” sintetizzò lui, perché, in realtà, non ci sono parole per descrivere una sensazione come quella.
Jenna non capì ma non fece altre domande: lui era il Dottore e questo le bastava.
“Mi chiedo, però, come abbia fatto a ricordare..” si chiese lui, tra sé e sé.
“In che senso, scusa?”
Gli faceva male pensare a quel momento della sua vita: dirle addio in quel modo era stato come ricevere una pugnalata ad entrambi i cuori. “Era diventata come me, ma la sua mente non poteva sopportare un tale peso e..impazzì. L'unica soluzione fu toglierle parte della memoria, purtroppo.” Non ce la faceva a rimanere in piedi: le ginocchia gli tremarono e scivolò a terra; il dolore era troppo forte.
Jenna gli andò vicino: sapeva quanto fosse emotivo e, quindi, lo cinse con un braccio; lui scoppiò in un pianto che le sembrò infinito.
“Dottore, mia nonna era felice di ricordare! È vero, ha visto molte cose orribili.. Ma era con te! Lei era felice perché ti aveva conosciuto, perché l'avevi involontariamente rapita! O meglio, salvata” cercò di confortarlo lei concludendo con un sorriso.
Funzionò: smise di piangere, anche se continuò a singhiozzare per alcuni istanti. Ma era confuso.. Se Donna era riuscita a ricordare, significava che stava arrivando al capolinea e che i suoi poteri perdevano efficacia col passare del tempo: doveva fare molta attenzione.
“Dottore, c'è un'altra cosa che devi sapere.”
Lui continuò a guardare il pavimento in parquet, singhiozzando.
“Ti va di venire a casa mia?” proseguì lei.
“Sì” fu l'unica cosa che riuscì a dirle.
Jenna lo aiutò a rialzarsi e gli sistemò gli abiti; poi prese dalla sua borsetta un fazzoletto di carta e gli asciugò le ultime lacrime. Spense la luce, lo prese per mano e, una volta fuori dalla stanza, richiuse a chiave la porta.
Uscirono dal retro per sbucare in un cortile quadrato. Ora faceva più caldo e le loro ombre erano più piccole e tondeggianti: era quasi mezzodì. Quel cortile era pieno di piante, sia per terra che sui balconi: era un po' buio a causa dell'altezza delle mura, ma qua e là vi erano degli spruzzi di rosso, giallo e turchese; una bougainvillea bianca cresceva, imperterrita, arrampicandosi sulla tubatura attaccata al muro. La pavimentazione era costituita da sassi incastrati nel terreno per formare dei fiori astratti; ai quattro angoli vi erano altrettanti vasi con dei gladioli fucsia.
“'Giorno, Jenna!” la salutò una signora da un balcone alle loro spalle. “Chi è quel bel giovanotto, il tuo nuovo fidanzato?”
Jenna strizzò gli occhi per il sole alzando lo sguardo. “Oh, ciao Meg! Ehm..è un amico. Ci vediamo” tagliò corto lei, mentre spingeva con una mano il Dottore per fargli aumentare il passo.
Quando furono fuori dal portone, Jenna tirò un sospiro di sollievo. “Mamma mia, che impicciona!” esclamò, continuando a camminare.
“A me sembrava simpatica!”
“Simpatica?” Jenna si fermò di scatto e lo guardò con un sopracciglio alzato.
Il Dottore riconobbe in lei il carattere determinato di Donna e gli scappò un ghigno. “Sì, simpatica. Perché no?”
“Senti, qui tutti sanno che sono lesbica, ma lei pensa da sempre il contrario. Stupida di un'omofoba.”
“Wow..” rimase di stucco.
“Già, senza parole, eh? Quella ficcanaso continua a chiedermi quando mi sposerò: non ha altro da fare tutto il giorno che spiare ogni mio movimento. Quindi.. Non la sopporto, ecco!”
“Ok.”
“Ok, cosa?”
“Ok, sei lesbica!”
“Grazie.”
Continuarono a camminare, in silenzio, per sei isolati, fino a raggiungere una piazza contornata da alberi di ciliegio alternati a panchine di ferro. Attraversarono tutta la piazza passando per il centro ed arrivarono di fronte ad un palazzo color miele con le inferriate alle finestre del primo piano. Jenna tirò fuori dalla borsetta le chiavi di casa ed aprì il portone di acciaio e vetro.
Quando entrò, il Dottore sentì un forte profumo di rose: segno che l'impresa di pulizie era passata quella stessa mattina.
Entrati nel cortile, girarono a sinistra e lei lo guidò fino alla porta centrale del secondo piano.
Il suo appartamento era accogliente a spazioso, tipico di quegli anni: il divano era posizionato al centro della sala con davanti una TV al plasma; alla sua destra vi era la cucina e le due zone erano divise solo da un semplice muretto sormontato da numerosi vasetti contenenti piante d'ogni genere. “Vieni, entra pure e accomodati” lo invitò lei.
Il Dottore si sedette pesantemente sul divano di pelle nera e cominciò a scivolare in avanti. Jenna lo guardò divertita cercando, nel frattempo, un vecchio DVD che aveva registrato con sua nonna.
“Sono un po' confuso. Cosa vuoi farmi vedere?”
Lei cominciò a scartare vari CD e DVD che non c'entravano niente con quello che cercava lei. “Quando mia nonna mi ha chiesto di registrare, anche io ero parecchio confusa. Continuava a ripetermi che un giorno ci saremmo incontrati e che, una volta visto il video, avresti capito tutto. Anche solo leggere la sigla ti avrebbe aiutato.”
“Quale sigla?”
Jenna trovò ciò che stava cercando. “Questa.” Si rialzò in piedi e gli porse un DVD che aveva come copertina un cartoncino con quattro lettere scritte con inchiostro rosso.
La vista della sigla gli raggelò il sangue. “Y.A.N.A. ..” disse a stento.
“Già. Io non ho ancora capito..”
“Faccia di Boe.. Aveva ragione. Forse.. Credo. Spero!”
“Calma, calma.. Quella sigla ha un senso?”
“Certo che sì! You Are Not Alone! Faccia di Boe..”
“Chi?”
“Faccia di Boe! Mi disse più volte che non ero solo, ma non ho mai afferrato appieno le sue parole! Ora, invece, è tutto più chiaro! Be', più o meno.. È sorprendente!”
Jenna capì solo metà delle sue parole, quindi, gli rubò di mano il DVD, accese il vecchio lettore di sua madre e fece partire il video.


Jenna, cara, hai tolto il tappo alla videocamera?”
Sì, nonna, sto già registrando. Ma non capisco: non potevi scrivergli una semplice lettera?”
No, tu somigli a me: la perderesti.”

Alla Jenna diciassettenne scappò un sospiro, mentre quella ventenne sorrise insieme al Dottore.


Vai pure, nonna, puoi parlare.”
Ok, allora..”


Il Dottore vide la sua Donna più timida di quanto ricordasse; era emozionata e sembrava titubante. Quei capelli che un tempo furono rosso fuoco, ora risultavano essere bianchi e raccolti in un mollettone prestatole da sua nipote.


Allora..” riprese Donna. “Ciao, Dottore! È inutile che io ti racconti il resto della mia vita dopo la tua partenza, perché quello che sto per dirti è molto più importante.. Ho cominciato a ricordare dopo i primi sogni, anche se Jenna tutt'ora non mi crede..”
Nonna!” la rimproverò lei.
Donna sorrise inclinando la testa e proseguì: “Dopodiché ci sono stati dei momenti in cui potevo vedere, con i tuoi occhi, i tuoi ricordi..e ho visto la sua morte, la partenza di Faccia di Boe, in quell'ospedale pieno di gatti.. Lui ti disse che non sei solo.. Ebbene, Dottore: aveva ragione! Non sei mai stato solo! Io lo so perché l'ho vista, si è presentata da me un giorno e ha chiesto dove fossi! Ma tu te ne eri andato da circa quarant'anni e non avevo la più pallida idea di dove fossi..
È così, Dottore. Credimi. Tu non sei solo e, chiunque essa sia, ti sta cercando con l'aiuto del suo Tardis!” Sospirò, poi concluse il suo messaggio: “Non ti ringrazierò mai abbastanza per quello che hai fatto per me e la mia famiglia. Continua a correre per me!” Mimò un bacio, mentre una lacrima le scese lungo la guancia; poi fece segno a Jenna di spegnere tutto.


Jenna tirò fuori il DVD e lo rinfilò nella sua custodia. Quando si girò, lui la guardava con tanto d'occhi, incredulo e ancora confuso: fino a quel momento pensava che Faccia di Boe si riferisse al Maestro. Ma le parole di Donna gli riecheggiavano ancora in testa: “... l'ho vista, si è presentata da me... ...chiunque essa sia, ti sta cercando con l'aiuto del suo Tardis!” Donna non parlava al maschile, ma al femminile: una ragazza..che lo cercava...con un Tardis. Cominciava a capire. “Jenna, tua nonna non ti ha mai detto nulla di più di ciò che mi hai già riferito? Non so, magari il nome di questa ragazza?”
“Dottore, tu vuoi la vita facile.”
“Facile? Non mi conosci abbastanza” rispose con un ghigno. “Ah, ora che mi ricordo:” aggiunse, mettendosi una mano nella giacca ed estraendone una penna rosa “questa dev'essere tua.”
Jenna guardò incredula quella penna, la sua penna vecchia di quindici anni, quella con Hello Kitty in alto, che aveva prestato ad Esme un giorno al parco, quando aveva solo nove anni. La prese in mano e le sembrò di tornare indietro nel tempo; gli saltò al collo e lo strinse forte, tanto da non farlo respirare; non riuscì a resistere e gli schioccò un bacio in piena fronte.
“Grazie, a nome mio e della nonna!” Jenna sciolse poi l'abbraccio e si allontanò andando verso la sua camera da letto per riporre la penna in un luogo sicuro. Ma quando tornò in sala, il Dottore se n'era già andato. Guardò giù dalla finestra e lo vide correre verso la via in cui aveva lasciato il Tardis, con le parole di Donna che gli aleggiavano ancora in mente.
“Ti troverò, ragazza!” disse tra sé e sé il Dottore mentre svoltava l'angolo e spariva definitivamente dalla vista di Jenna. “Ti troverò. Chiunque tu sia!”


Swishh.. Swishh.. Swishh..

   
 
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