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Autore: Hope_Estheim    24/03/2014    5 recensioni
"Ciao! Io sono Naruto, tu come ti chiami?" esclamò il bambino con la solita gioia che lo caratterizzava.
"Si chiama Sasuke" rispose il ragazzo più grande dietro il quale il bimbo si nascondeva.
Naruto storse il naso lanciando uno sguardo al ragazzo, per poi tornare a rivolgersi completamente a Sasuke "Quanti anni hai?"
"Ne ha quattro"
"Ma io l'ho chiesto a lui!" protestò il biondo lanciando un'altra occhiataccia a quell'impiccione.
Allora quest'ultimo sorrise e si accovacciò stringendo a sé il piccolo Sasuke "Vedi, Naruto.. Lui non ti può sentire e perciò non può parlare. Se vuoi parlare con lui, devi imparare una lingua particolare!"
"Ah sì..?"
"Sì!"
"...Allora la imparerò!"
Genere: Fluff, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Altri, Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha | Coppie: Naruto/Sasuke
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Little jealousies

 
Naruto camminava avanti e indietro per la sua stanzetta e non faceva che muovere le manine in modo strano continuando ad esclamare cose come “Ciao! Io sono Naruto”. Poi si fermava, perplesso, osservava le manine e ripeteva, con calma “N-A-R-U-T-O” attribuendo ad ogni lettera un gesto diverso. Poi si illuminava in un sorriso soddisfatto e tornava a camminare avanti e indietro aggiungendo cose come “Io ho quattro anni!”.
Intanto degli occhi verdi e preoccupati spiavano l’attività tanto affannata del bambino dalla porta socchiusa della sua stanza.
“Minato” sussurrò una voce e si sentì un affrettato, ma felpato, rumore di passi.
“Ha ripreso a fare quelle cose strane?” mormorò un’altra voce di rimando, più scura. Naruto continuò a non accorgersi di niente e a camminare avanti e indietro.
“Chiamami Kakashi, lo voglio qui” disse la prima voce, appartenente a Kushina.
Minato, preoccupato a sua volta, spostò lo sguardo su di lei “Pensi che sia così grave?”
La rossa, allora, gli lanciò un’occhiata piena di significati.
“Guardalo, Minato! E’ da giorni che questa storia va avanti! Non è grave: è peggio! Ora corri e fammi vedere quanto il soprannome che ti hanno dato è azzeccato” ribatté la moglie con aria stizzita e tornò a fissare il figlio senza badare allo sbuffo dell’altro.
Minato presto sparì agli occhi di Kushina e Naruto, che fino a quel momento non si era accorto di niente, rizzò le orecchie e voltò lo sguardo verso la porta.
Si accorse immediatamente della madre e sentì la paura annidarsi nel cuore. Andò subito a nascondersi sotto il letto, vergognandosi come un ladro.
Allora la madre entrò, ma senza alcuna cattiva intenzione, e si accovacciò accanto al letto.
“Beh? Perché ti sei nascosto laggiù?”
“N-Non voglio che mi picchi” fu la risposta balbettata del piccolo.
Arrivò una dolce e cristallina risata da parte della donna che fece spuntare la testa sotto il letto piegandosi di più per poter vedere il figlio.
“Perché dovrei, piccola volpe?”
Allora il bambino sembrò esitare. Osservò per un momento le mani e poi la mamma e viceversa. Strisciò fuori da sotto il letto e la madre si spostò e si sedette a terra per poter accogliere Naruto tra le braccia.
Il biondino si rannicchiò tra le braccia della donna.
“Pensavo fossi arrabbiata…” sussurrò ingenuamente.
“Ma no, piccola volpe! In fondo stavi solo giocando, no?”
Il piccolo, allora, le rivolse un bel sorrisone “Sì! E quel bambino è tanto dolce anche se non può parlare!”
Il sorriso sulle labbra di Kushina si spense “Di chi parli?”
Naruto piegò la testa di lato “Di Sasuke, ovviamente! Non parlavi di lui?”
Quel che trattenne la rossa dal cominciare a gridare fu la porta che si aprì all’improvviso e rivelò Minato e Kakashi.
Quest’ultimo disse con aria alquanto scocciata “Cosa c’è, Kushina? Oggi non posso fare da baby-sitter a Naruto, ho da leggere un importan-”
Fu bloccato da un blocco Lego, lanciato da una furiosa Kushina che era saltata in piedi al loro arrivo, dritto sul naso.
“SI PUO’ SAPERE COS’E’ CHE FAI QUANDO IO TI AFFIDO IL MIO NARUTO?!” fu la sua strillata domanda.
Il bambino, che fino a poco prima era tranquillamente accoccolato tra le braccia della donna, era tornato a rannicchiarsi sotto il letto, più tremante di prima.
“Diamine, Kushina! Che dovrei fare, secondo te? Sto lì a fissarlo e controllarlo tutto il tempo!” rispose Kakashi che sembrava aver preso un po’ di vitalità dopo quell’insensato attacco al suo naso che continuava a massaggiarsi con le labbra storte in una smorfia di dolore… o meglio, quel che si può intuire delle sue labbra, vista la costante “maschera” indossata sul volto.
 “Ah sì? Eppure non mi risulta!” sbottò la donna cercando di moderare la sua rabbia “Mi è giunta voce che mio figlio abbia fatto la dolce conoscenza di Uchiha Sasuke!”
Fu allora che sia Kakashi che Minato sbiancarono. L’ultimo si voltò verso l’altro.
“…Kakashi, è vero?”
Il diretto interessato alternò lo sguardo tra i genitori, scavando nella propria memoria e, quando riuscì a ricordare di due bambini dai quali Naruto non si voleva staccare quando dovevano tornare a casa, si sentì un uomo morto.
“B-Beh…” era pronto a mentire, ma, in quell’istante, scorse due occhioni blu fissarlo con intensità da sotto il letto e tutti i suoi propositi volarono via come se non fossero mai esistiti “..C’erano, effettivamente, due bambini che giocavano con Naruto…”
“DUE?!” esclamarono contemporaneamente Minato e Kushina. Il biondo dovette sostenere la rossa che quasi stava per svenire.
Dopo poco, la stessa donna si avvicinò minacciosamente a Kakashi “Ti credevo più intelligente! Tu sai benissimo il pericolo che la famiglia Uchiha è per noi! Non possiamo permettere loro di avere alcun contatto con Naruto! Ho affidato a te mio figlio perché pensavo sapessi quali erano i rischi e quel che devi fare” allora abbassò la voce cosicché il bambino nascosto sotto il letto non sentisse “Non è morto, ne sono certa. Dobbiamo proteggere Naruto a tutti i costi. Se dovesse accadergli qualcosa, io… io…” non riuscì a concludere la frase, la voce rotta.
“Kushina, risolveremo tutto” la rassicurò.
Al piccolo parve di scorgere le spalle della mamma muoversi a singhiozzi come se stesse piangendo, allora uscì dal suo nascondiglio e andò ad abbracciarle le gambe.
“Mammina, perché piangi?” chiese con aria preoccupata.
Lei abbassò lo sguardo sul suo tesoro e si accovacciò, per poi prendergli le manine e stringerle con dolcezza.
Gli sorrise nonostante le lacrime “Non preoccuparti, piccola volpe. E’ solo che la mamma non vuole che frequenti quelle persone: sono cattive”
“Ma mammina… Loro mi sono sembrati tanto simpatici… E poi non gli ho fatto i dispetti, giuro!”
“Sì, tesoro, lo so. Tu sei tanto bravo” sussurrò lei e strinse forte il bambino a sé.
Gli accarezzò i capelli color dell’oro con la mano un po’ tremante.
“Ora perché non vai a letto, piccolo mio? Domani hai di nuovo l’asilo e ti devi svegliare presto”
Il piccolo sospirò tristemente “Devo per forza?”
“Certo. Ora corri a mettere il pigiama, su!”
 
Ogni giorno era una piccola tortura dover interrompere il sonno profondo di quel bambino bellissimo.
Ogni giorno Kushina ordinava a Minato di svegliarlo e lui si prendeva sempre qualche minuto prima di cominciare ad accarezzargli i capelli e prima di cominciare a chiamare dolcemente il suo nome.
Non c’era mattina in cui non lo trovasse con le coperte aggrovigliate tra le gambe e la maglia del pigiama sollevata fino a scoprire la rosea pelle della pancia e tutto ciò faceva diventare Minato ancor più riluttante dal svegliarlo.. e così anche quel giorno.
Il biondo si sedette sul bordo del letto del figlio e lo osservò per qualche istante. Il sole che filtrava furtivo dalle finestre accarezzava dolcemente il corpicino e il pigiama scomposto del bimbo assopito.
Con una punta di rammarico Minato affondò le lunghe dita tra i capelli del figlio, del medesimo colore dei propri.
“Naruto?” sussurrò dolce.
Il bambino mugugnò infastidito e assonnato, decisamente non intenzionato a svegliarsi.
A Minato venne un istintivo sorriso e si preparò mentalmente alla battaglia che avrebbe dovuto combattere contro la pigrizia del piccino.
“Naruto, dai.. Ti devo portare all’asilo, ricordi?”
E, all’improvviso, vide il figlio fiondarsi fuori dalle coperte e correre in bagno.
Minato batté le palpebre più volte, non esattamente certo di quel che aveva appena visto. Subito si alzò dal letto e raggiunse Naruto in bagno.
“Che fai? Devi fare colazion-”
“Non c’è tempo, non c’è tempo!” lo interruppe la vocina allarmata e già vivace del più piccolo “Aiutami! Devo lavarmi i dentini, non ci arrivo!”
“Ma fai almeno colazione!”ribatté il padre, a dir poco sconvolto “Il tempo c’è, tranquillo!”
Doveva essere un miracolo, un sogno… o comunque qualcosa di irreale! Quello era tutto, ma non la realtà!
“Nono!” Naruto scosse la testa con forza cercando di arrampicarsi sul lavandino e allora Minato decise di aiutarlo e il piccolo fu pronto in meno di cinque minuti.
Presto si sentirono i passi veloci e minacciosi di una Kushina furiosa salire le scale, ma la rabbia si assopì come fuoco spento da un secchio di acqua fredda nel vedere la scena che le si presentò davanti: Naruto già col grembiulino e con il suo amato zainetto di Hamtaro sulle spalle e un Minato più incredulo di lei a tenergli la mano.
Il bimbo dagli occhi vispi si avvicinò alla rossa tirandosi dietro il papà “Io e papo andiamo, ci vediamo dopo!”
“…E la colazione?”
 
“…’SUKEEEE!” strillò il piccolo correndo verso il bambino dai tratti delicati e i capelli neri come la pece. Quest’ultimo si accorse di Naruto solo quando lo scorse, con la coda dell’occhio, al suo fianco. Allora gli rivolse un timido sorriso e lo salutò con la manina.
“Come stai?” scandì bene il biondino accompagnando le parole con dei gesti.
Sasuke annuì appena, ma si allontanò quasi subito da lui, lasciandolo deluso.
“Ehy, che hai?” lo inseguì Naruto, preoccupato, e gli afferrò una manina con la propria.
Il moro si sfilò immediatamente dalla sua presa, come scottato, e corse via.
“Sas’ke! Non andare via, ti prego!” esclamò ancora il biondo, nonostante sapesse di non poter essere sentito. Osservò la figura del bimbo allontanarsi sempre di più ed entrare nell’asilo senza degnarlo nemmeno di un’ultima occhiata e gli sfuggì un sospiro triste.
Per tutto il resto della giornata Naruto cercò di avvicinarsi all’altro che appariva alquanto insofferente alla sua presenza e non faceva che allontanarsi e appiccicarsi a quella smorfiosa di Karin.
“Che fai, Naruto?! Smettila di spingermi così forte!”
Il piccolo tornò alla realtà quasi sobbalzando. Non si era accorto di aver cominciato a spingere troppo forte Sakura sull’altalena… Era così intento a fissare Sasuke giocare con la sabbia con Gaara che i suoi gesti erano diventati automatici.
Cercò invano di fermare l’altalena, ma Sakura, non riuscendo più a reggersi bene dalle catene, scivolò a terra, graffiandosi il viso e sbucciandosi le ginocchia.
“Sakura!” esclamò il biondino, preoccupatissimo. Corse da lei e si inginocchiò al suo fianco “Scusa, Sakura! Stai bene?”
Intanto tutti i bambini, allarmati dal grido che la rosa aveva lanciato cadendo dall’altalena, si erano avvicinati per vedere quel che era successo.
“Sei uno stupido, Naruto!” strillò la bambina con i lacrimoni agli occhi.
“M-Ma ti ho anche chiesto scusa!”
“Vattene via, sei cattivo!” pianse lei.
Nel vedere tutto quel trambusto, anche Sasuke si incuriosì e si avvicinò alla bambina che continuava a piangere. Si accovacciò al suo fianco e le porse una manina.
Lei alzò lo sguardo pronta a cacciarlo via, pensando che fosse Naruto, ma, non appena lo vide, rimase a dir poco incantata.
“O-Oh.. Grazie” sussurrò stringendogli la mano.
Allora il bambino si rialzò e l’aiutò a mettersi in piedi, per poi portarla silenziosamente nell’asilo, lontana da tutti quegli sguardi curiosi.
Naruto, dopo aver visto la scena, sentì una sorta di irritazione cominciare a prendergli lo stomaco.
“Perché lei è andata con lui e non ha accettato le mie scuse?”
“Perché sei scemo, Naruto” disse una bambina dai lunghi capelli biondi e gli occhi azzurri “E lui è simpatico”
“Simpatico? Mi ha tenuto il broncio tutto il tempo!”
“Evidentemente ha capito quanto sei stupido!” esclamò lei con aria da sapientona, accarezzandosi una ciocca di capelli.
“Smettila, sei tu la stupida!”
La maestra li dovette separare per non farli arrivare alle mani e con somma delusione degli altri bambini che avevano trovato qualcosa di più interessante che non fosse allineare i mattoncini lego o far crollare i castelli di sabbia di Gaara, l’unico rimasto indifferente a tutta quella situazione.
Naruto, scocciato, si sedette sull’altalena e dondolò un po’ i piedi a vuoto.
 
“Mammina, cos’è l’amore?”
“Uff.. Che domande complicate che mi fai, piccola volpe…”
“Eddai, dimmelo!”
“…L’amore… vediamo” Kushina portò una mano al mento, cercando le parole giuste per un bambino di quell’età “E’ quando… E’ quando vuoi tanto bene ad una persona”
“…Perciò ti amo, mamma?”
La donna rise, divertita “Può darsi, ma il tuo amore è diverso”
“Perché?”
“Non è lo stesso dell’amore, ad esempio, tra me e papà”
Naruto osservò la rossa accovacciarsi di fronte a lui.
“Allora non ho capito, mammina…” mormorò lui, imbronciato.
“Allora allora… Vediamo come posso fartelo capire…” sospirò lei “L’amore è… è quando metti il bene di una persona di fronte al tuo”
Naruto fece una smorfia confusa “Eh? Nel senso che cerchi di non fare la bua a qualcuno come Sakura?”
Kushina tornò a ridere “Più o meno… E’ difficile, piccola volpe. Quando sarai più grande, capirai!”
 
Il bambino sospirò tristemente sussurrando tra sé e sé “Non ci sono riuscito, mammina… E lei è pure andata con Sasuke… Non mi innamorerò mai, te lo giuro!”


Note dell'Autrice
-Salve a tutti e benvenuti in questo nuovo capitolo! Non ho potuto ricontrollarlo, perciò se ci sono errori di battitura... Beh, siete pregati di dirmelo!
Come sempre, spero che questo capitolo vi sia piaciuto e vi invito a mettere un piccolo "Mi piace" alla mia pagina Facebook dove metterò tutti gli aggiornamenti sulle mie storie! Un bacione a tutti!
Sayoonara!

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