~ andare
avanti
( quando tornerai? )
# Medioevo { no che
non tornerò }
«Elcia, ma tu lo sai dove vivono i gorilla?»
La ragazzina rotola su se stessa – una
specie di buffa capriola rovesciata – e i suoi lunghi capelli biondi si mescolano
ai fiori in un disegno coloratissimo. Rexus alza gli
occhi dall’illustrazione ormai familiare e si ritrova a guardare la
scena, affascinato, ma il cipiglio di Elcia lo
distrae e lo fa subito sentire stupido.
«Stai prendendo troppo sul serio questa
cosa dei gorilla, gorilla.» Elcia lo pungola con un ditino nel fianco – è
piccola ma forte, e sa essere ancora più molesta. L’ha imparato
bene, suo malgrado, il giorno in cui lei lo ha sfacciatamente raggirato a
braccio di ferro. «Guarda che esistono tante altre cose interessanti nel
mondo. Non è che devi concentrarti solo su quello che ti somiglia, sai?»
Rexus scrolla le spalle,
risentito solo per metà. Non riesce a soffermarsi su quella che potrebbe
essere un’offesa bella e buona. Gli dà più fastidio il
fatto che Elcia non sembri mai pensare a lui come a
una persona; ma del resto è
sempre difficile essere sicuri delle sue intenzioni, con quella faccia tosta
che ha e tutto il resto... Chiude il libro illustrato, si decide finalmente ad
abbandonarlo da qualche parte dietro di sé e si lascia cadere anche lui
nell’erba, braccia aperte, scrutando le nuvole e cercando tra le loro
forme tutte quelle cose interessanti
di cui Elcia parla spesso.
«Ad esempio?» domanda, così,
solo per sentire ancora il suono della sua voce.
Elcia si anima. Si distende
di nuovo sulla schiena, molto vicina a lui, tende le mani verso il cielo e
comincia a raccontare di castelli, di draghi, di chimere e mostri da
sconfiggere e tesori da trovare, e del mare. Rexus
chiude gli occhi e resta così a lungo – almeno finché lei
non dice qualcosa che lo fa trasalire.
«Un giorno me ne andrò da questo
villaggio. Viaggerò e vedrò tutto il mondo. E forse non
tornerò più.»
Rexus scatta su un gomito e
la fissa sconcertato. «Scherzi?! E che ne sarà della tua famiglia...
Di tua sorella...?»
«Non dire stupidaggini» sbuffa lei
sognante, «è naturale che lei verrà con me. Anche la mamma,
se vorrà. L’importante è andare.»
A volte Rexus
dimentica quanto sappia essere sconsiderata quella bambina. «Anche
così...» bofonchia, cercando tra sé le parole più
adatte per farle notare che una, due, anche tre giovani donne sole su una
strada possono incorrere in seri pericoli – e ritrarsi in tempo
perché Elcia non se lo mangi.
Come c’era da aspettarsi, lei intuisce
dove vuole arrivare con quel suo silenzio e gli scocca un’occhiataccia.
«Dici di volerti rendere utile, no?... E allora vieni con noi.»
Così, come se tutto fosse già
deciso.
Rexus continua a guardarla e,
nel breve arco di tempo che anticipa la sua risata, si domanda se si sia solo
immaginato quella nuova luce rossa sulle sue guance.
«Pensa un po’, forse riuscirai
persino a incontrare quei tuoi stupidi amici gorilla!»
# Presente { lontano
da qui sarò }
A
essere sincero non è affatto sicuro di come siano arrivati a questo
punto. E una parte di lui si vergogna, si vergogna da morire di stringerla così forte, di baciarla come se
baciarla fosse molto più importante che fermarsi a respirare, di
arrivare con le mani e con la bocca e con l’anima fino ai punti che di
lei ha sempre e solo sognato di conoscere – ma è una vergogna ben
sopita, che non ha la forza di imporsi sul suo volto arrossato né di
fermarlo prima di rovinare tutto, prima che tutto diventi perfetto.
Del resto non è stato neanche lui a
volerlo. È successo e basta. È successo perché Elcia è entrata nel suo letto – e stavolta non
aveva nessuna piuma con cui minacciarlo, ma l’ha mandato in pezzi
ugualmente, in un modo del tutto diverso, portandoglisi addosso e intorno e sottopelle
e dentro con la ferma intenzione di non lasciarlo andare forse mai. E le
resistenze di Rexus sono crollate prima ancora di
ergersi a sua difesa, distrutte dalla consapevolezza finale che lei è lì, lui l’ha
trovata, l’ha ritrovata oltre il tempo e lo spazio e la memoria e adesso
è sua, solo sua, sempre sua. Ha chiuso gli occhi e si è lasciato
disarmare di tutto, soltanto chiedendosi, prima di ritrovarsi tra le sue gambe,
se lei sappia anche quante volte si è svegliato nella notte di un tempo
qualsiasi col suo nome sulle labbra. E se è per questo, magari, che
è venuta a riprenderselo.
Si muove con lei perché è quello
che ha sempre fatto, la segue perché non ha mai smesso di seguirla, la
prende e si lascia prendere perché è a questo punto di fuoco che tende
tutta la sua vita – dai viaggi nel tempo in giù. E ha
l’impressione di sentirla parlare, a un tratto, appena prima che tutto
diventi perfetto o appena prima di rovinare tutto.
«Mi mancherai, gorilla.»
Ma è solo un sussurro, e forse in fondo
l’ha solo immaginato, come forse in fondo ha solo immaginato di averla e
tenerla con sé.
# Area X { un giorno o
forse mai }
È
leggera, sempre più leggera tra le sue braccia. Il destino sa essere
così ironico. Eppure non sopporta di vederla sparire proprio qui, in un
luogo che non dovrebbe esistere – non sopporta di vederla sparire e basta.
«Piangi, Rexus?»
C’è una traccia della solita,
antica irrisione nella sua voce fievole, ma Rexus non
si cura di nascondere le lacrime, non gli importa che lei lo veda così.
Non avrebbe mai pensato che avrebbe fatto tanto male, il semplice sentirsi chiamare per nome da lei.
«Hai pianto anche la prima volta?»
«Ha importanza?» Rexus
non si sente parlare, non è neanche sicuro che le sue labbra si siano
mosse. «Dopotutto non potrò più ritrovarti. Non
stavolta.»
«Oh, non saprei.» Elcia si sforza di ridere piano – è lei quella
forte, è sempre stata lei. Ma il suo riso suona come quel meraviglioso
mare maledetto che si allontana. «Però hai ancora una promessa da
mantenere, giusto? Pensa a quando troverai lei...
Non vorrà farsi avvicinare da uno strano gorilla in lacrime, ti
pare?»
Rexus vorrebbe ridere con
lei, davvero, vorrebbe, ma non può. Non riesce ad accettare che tutto
abbia condotto solo a questo e mai lo
accetterà. La bacia per l’ultima volta, quando già le
labbra di Elcia non hanno quasi più
consistenza, mentre lei gli lascia le sue ultime parole e gli ricorda che
è felice di averlo incontrato. Parole che avrebbero avuto un sapore
diverso, in un altro tempo, uno qualsiasi.
Tutto sta per finire, presto l’universo
intero riprenderà a scorrere. Rexus non osa
formulare ad alta voce la domanda egoistica che gli esplode nel petto – avrebbe preferito che l’universo
morisse, purché lei restasse fino alla fine.
...
...
...
# Presente
{ mille passi per andare
avanti }
«Ci
conosciamo?»
«No,
non credo.»
«E
allora perché mi segui?»
Osserva
attento la ragazzina che gli sta di fronte con aria di superiorità, i
lunghi capelli neri che ondeggiano nel vento, gli occhi socchiusi
nell’espressione più intimidatoria possibile. Così diversa
e così simile. Sorride, anche se è a disagio – sorride
perché certo lei non preferirebbe farsi avvicinare da uno strano gorilla
in lacrime.
«Non
è come pensi. Seguo solo la mia strada.»
Spazio dell’autrice
Vi ricordate i miei vaneggiamenti
più recenti circa certi giochi otome che hanno
una trama ben più interessante di certi anime shoujo?...
Ecco. ♥
Ho giocato prima a X-Note, poi ad Area-X, e
mi sono innamorata di entrambi, ma soprattutto mi sono innamorata di Rexus, e soprattutto mi sono innamorata della sua storia
con Elcia. È difficile parlarne senza fare
spoiler pesantissimi, ma confido che quelli di voi lettori che magari
conoscono la storia in questione converranno con me su QUANTO sia ingiusto che Rexus abbia fatto tutto quello che ha fatto per mantenere
la promessa fatta ad Elcia nel Medioevo – solo
per andare a finire laggiù, nell’Area X, e non avere alcuna
speranza di poter stare con lei nel Futuro. Il finale in realtà è
una nota positiva (specie in relazione a quanto accade a Essi in X-Note, il che non sarebbe stato
possibile senza tutto questo dolore!), ma resta di un dolceamaro angstoso come pochi. Perciò, dopo aver sofferto fin
dove potevo, mi sono messa a mente fredda a scrivere questa cosa senza capo
né coda. Prendetelo solo come un tributo. Non vuole essere niente di
più.
Di grande ispirazione è stata Mille passi di Chiara Galiazzo feat. Fiorella Mannoia,
dalla quale provengono tutte le citazioni e il titolo.
... Mi piace l’idea di mantenere il
filo conduttore dei ‘passi’ per questa mia (eventuale?) serie di fanfic, perché dopotutto è sulle diverse routes che si
sviluppano gli otome, giusto? Strade, cioè,
che possono rivelarsi davvero sorprendenti. Per me quella di Rexus lo è stata di sicuro.
Thanks for reading,
Aya ~