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Autore: LullabyPotter    25/03/2014    6 recensioni
Seguito di "In the Darkness".
Alessia è stata assassinata e Riario buttato giù dalle mura di Firenze. Zoroastro, fortunatamente, lo ha trovato e portato da Leonardo da Vinci, che è riuscito a salvargli la vita. Ora spetta al Conte e all'artista scoprire cosa si cela dietro la morte della loro amica.
«Io l'amavo!» esclamò il Conte, cogliendo di sorpresa il Papa davanti a lui. Mai aveva esternato i suoi sentimenti in quel modo, mai aveva perso la sua maschera di perfetta impassibilità. Ma in quel momento non poteva più nascondere ciò che gli era stato ordinato di reprimere.
_Eagle ||
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Girolamo Riario, Leonardo da Vinci, Nuovo personaggio, Papa Sisto IV, Papa Sisto IV
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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A voi
che pazientemente
avete atteso

Di madri e di morti
 
Quando Girolamo rientrò nello studio di Leonardo, al posto dell'artista trovò Maddalena che guardava i disegni del da Vinci.
«L'artista sa che sei qui?» le chiese, osservandola mentre prendeva in mano un foglio ruvido.
La bambina annuì e poi si avvicinò a lui, porgendo il disegno. «Chi è lei?» chiese, mostrandogli il volto riprodotto. «Lennaddo disegnato tanto lei.» continuò la piccola.
Il cuore di Girolamo si fermò per qualche istante. Le linee a carboncino tracciavano un volto dai lineamenti fini, dolci; gli occhi tondi e i capelli lunghi, mossi, che sparivano oltre le spalle appena accennate. Leonardo aveva ritratto Alessia, e se aveva ben compreso la frase sgrammaticata della figlia, quello non era il solo disegno che la rappresentava. Ce ne erano altri, molti altri.
Quello era il modo dell'artista di superare il lutto. Catturare l'essenza della persona amata nei suoi disegni, per tenerla ancora per poco con se. Per riparare qualcosa che non era stato in grado di aggiustare. Maddalena aveva trovato quei disegni sparsi per il suo studio, aveva riconosciuto che era stato riprodotto diverse volte e aveva chiesto a suo padre, perché era il primo ad essere tornato, chi fosse la donna che l'artista aveva disegnato.
E come poteva Girolamo spiegarle che quella era sua madre? Che quella donna era colei che lui aveva amato, e che si era spenta sotto ai suoi occhi uccisa per chissà quale motivo? Come sarebbe riuscito a spiegarle che insieme a lei era morto suo fratello, un gemello che non aveva mai conosciuto? Maddalena era troppo piccola per comprendere tutto questo.
Girolamo prese un respiro profondo. Ormai la domanda era stata posta e lui non poteva evitarla. «Lei è tua madre, Maddalena.»
Maddalena aggrottò la fronte in quel modo innocente proprio solo dei bambini. «Pecché non è qui?»
Riario le accarezzò i capelli, ramati e mossi come quelli di Alessia. «Perché Dio l'ha chiamata a se.»
«E tu non puoi chiedelle a Dio di falla tonnale?»
Fortunatamente, prima che Girolamo potesse pensare a una risposta decente da dare alla sua piccola, Leonardo entrò e scorse il disegno che Maddalena ancora stringeva in mano. Gli bastò un'occhiata a Riario per capire di cosa stessero parlando e mezzo secondo in più per capire che era meglio allontanare la bambina. «Allora, pittrice, hai terminato di guardare il mio lavoro?»
Maddalena si allontanò trotterellando con l'artista e Girolamo poté concedersi un sospiro.
 
```
 
Pioveva.
Il cielo era nero, attraversato spesso da tuoni, fulmini e lampi che lo rischiaravano per un solo momento a giorno.
Tutti, a Roma, erano rintanati in casa, davanti al camino a tentare di riscaldarsi, magari con una ciotola di zuppa calda.
Tutti, tranne due persone.
Erano solo due figure, ammantate ma senza usufruire del cappuccio, nel mezzo del cimitero.
La prima figura, dai capelli neri ormai attaccati al viso e gli occhi nocciola, stava in piedi, osservando la seconda, dai capelli ramati e gli occhi appena più chiari, ma dello stesso colore, accovacciata davanti a una lapide di pietra che recava la scritta Francesco Augusti, 15 Luglio 1420 – 5 Aprile 1474.
Il funerale era finito da un pezzo; persino Alessandra era ormai tornata a casa, chiusa nel suo dolore. Ma Alessia non ci riusciva. Non poteva staccarsi da quella lapide fredda, stringendo tra le dita esili la statuina rappresentante un angelo che suo padre le aveva regalato qualche giorno prima di morire.
Ad un tratto, Girolamo si avvicinò a lei e si accovacciò. La ragazza appoggiò la testa sulla sua spalla, mentre piccoli e silenziosi singulti la scuotevano. Non aveva la forza di alzarsi.
Riario, senza dire una parola, le circondò il busto e passò un braccio sotto le ginocchia dell'amica, per poi alzarsi in piedi e uscire dal camposanto per riportarla a casa.
 
```
 
Un anello, un nome, un ragazzino. E due sacchetti di stoffa scura colmi di fiorini.
Leonardo e Girolamo, dopo che quest'ultimo era  tornato dalla Messa, avevano posato gli oggetti sul tavolo dello studio, insieme al quaderno di appunti dove l'artista aveva annotato tutto ciò che aveva ritenuto essenziale dall'autopsia del ragazzino e del secondo uomo, Mario.
Leonardo cercava di collegare quegli oggetti. Faceva uno strano movimento con la mano, come se le sue dita stessero battendo su dei tasti in maniera convulsa. Girolamo cominciava a infastidirsi, ma decise di non dire nulla all'artista. Se quello era il modo del da Vinci di concentrarsi, Riario non aveva alcuna intenzione di impedirgli di applicarsi al meglio sul caso.
Solo che nessuno dei due aveva la più pallida idea di dove cominciare.
Ad un tratto, Nico entrò nello studio, osservandoli entrambi con uno sguardo vagamente stupito. «Dovreste recarvi al palazzo dei Medici.» disse.
Girolamo annuì senza alzare lo sguardo, mentre Leonardo faceva un rapido schizzo dell'anello sul suo quaderno. Poi, senza dire una parola, uscirono.
Lorenzo aveva organizzato, in occasione dell'anniversario della morte di Alessia, un pranzo non troppo sfarzoso, in cui aveva invitato coloro che l'avevano conosciuta. Una volta tanto, persino Zoroastro era stato invitato.
Ciò che stupì Leonardo e Girolamo fu la presenza di Lucrezia Donati. Ella aveva parlato con Alessia una sola volta, incrociandola al mercato. Leonardo lo sapeva perché la giovane lo aveva accompagnato a studiare il volo degli uccelli.
Né l'artista né il Conte seppero spiegarsi perché Lorenzo l'avesse invitata, ma di certo rimasero a bocca aperta quando notarono gli orecchini ch'ella indossava.
Anche Giuliano li aveva notati, e difatti si era avvicinato a loro – non era esattamente un segreto che Girolamo fosse rimasto a Firenze solo per far luce sull'assassinio di Alessia – per indicarglieli.
Ovviamente non potevano certo interrogarla nel pieno del pranzo. Aspettarono così un momento più propizio, quando ella decise di uscire nel cortile interno del palazzo.
Mentre Giuliano e Leonardo avvisavano Lorenzo della scoperta, il signore di Imola raggiunse la donna.
«Non sapevo che anche voi voleste celebrare la memoria di Alessia, cugina.» disse Riario, avvicinandosi a lei.
Lucrezia chiuse per un momento gli occhi, prima di rispondere senza posare gli occhi sul Conte. «Lorenzo mi ha chiesto di essere presente, nonostante le abbia parlato solo una volta.» abbassò appena la testa, e un riflesso attirò l'attenzione di Girolamo: gli orecchini, il motivo per cui l'aveva avvicinata.
Dei passi dietro di loro annunciarono l'arrivo dell'artista, che nella mano teneva il suo inseparabile quaderno.
Riario, ignorando l’arrivo dell’artista, posò lo sguardo sugli orecchini di Lucrezia, indicandoli. «Interessanti. Dove li avete presi?»
La mano di Lucrezia scattò verso l’orecchio, per poi abbassarsi subito dopo averlo sfiorato. «Perché vi interessa saperlo?»
Leonardo si fermò dietro di loro, il quaderno aperto e il carboncino che grattava sulla pagina. Osservava Madonna Donati con uno dei suoi sguardi indagatori che sembravano scansionarti fin dentro la pelle. Fu quindi lui a rispondere, sfogliando le pagine del quaderno fino a trovare quella che gli interessava. «Lo riconoscete?» domandò, mostrando alla donna il disegno di un anello.
«Una… curiosa somiglianza.» continuò Girolamo. «Non trovate?»
Lucrezia sembrò cercare di farsi più alta, come se questo potesse respingere qualsiasi accusa le sarebbe stata rivolta di lì a poco. «Non vedo quale sia il problema.» replicò, guardando fisso Riario. «Ho perso quell’anello…»
«Un anno fa.» completò il Conte per lei.
Lei piegò la testa di lato. «Che cosa state insinuando?»
Girolamo si avvicinò di un passo a lei, che invece non si spostò. Leonardo chiuse il taccuino e incrociò le braccia, posando le dita della mancina sulle labbra a formare una L, interessato a quello scontro.
«Un anno fa un ragazzino a cui non erano nemmeno spariti i brufoli ha cercato di uccidere Madonna Augusti in un vicolo buio e deserto. Addosso aveva un sacchetto di monete e un anello, che voi dite di aver perso. Ditemi, Madonna Donati: lo avete davvero perso o vi è stato rubato?»
Lucrezia non rispose subito; si limitò a fissare gli occhi scuri del Conte, imperscrutabili. «Conosco bene i vostri pensieri. Ma non sono io colei che state cercando. Non avevo alcun interesse a uccidere quella povera ragazza, tantomeno a pagare qualcuno per farlo.» fece un passo avanti, come a sfidare il suo interlocutore. «Chiedete a qualcun altro. Sono certa saprà rispondervi.»
Girolamo si mosse prima ancora che la Donati avesse finito di parlare. L’indice e il pollice le strinsero le guance, e lui spinse mandandole indietro la testa. «Non mi interessa se siete direttamente o indirettamente responsabile di ciò che le è accaduto. Voi sapete. E mi aspetto una risposta alla mia domanda.» ignorò Leonardo che, dietro di lui, lo chiamava. «Chi ha voluto uccidere Alessia Augusti?»
«Non lo so.» fu la risposta della Donati, che non aveva perso la sua aria di sfida.
Fu a quel punto che Leonardo si mise in mezzo, riuscendo a liberare il viso di lei dalla stretta di lui.
Riario gli lanciò uno sguardo di fuoco, ma lasciò che fosse l’artista a cercare di avere finalmente una risposta soddisfacente. «Chi vi ha chiesto di commissionare l’omicidio?»
«Non lo so. Mi sono arrivate delle lettere con delle istruzioni. Tutto ciò che ho fatto è stato eseguirle.»
«E voi avete commissionato l’omicidio di una ragazza che nemmeno conoscevate solo perché avete ricevuto delle istruzioni?» Leonardo aggrottò la fronte.

«È stato molto…» sembrò pensarci su. «convincente.» Aveva voltato il viso verso Riario, e quest’ultimo sembrava aver capito molto bene a cosa Madonna Donati si riferisse.
L’artista si limitò a osservare prima uno e poi l’altro, confidando che presto sarebbe stato messo a parte degli eventi.

 

Note dell'autrice«

E boh, ci ho messo una vita. Letteralmente.
Ma è arrivato, alleluja!
Non posso non ringraziare chi, pazientemente, ha atteso questo lieto (?) giorno: Jess e Maia, per essermi comunque state vicine;
Agnese, Giulia, Hev e Iysse, perchè siete voi e questo basta;
Sassa, per avermi mandato quel bellissimo mp in cui mi chiedevi se sarebbe tornata.
E poi a chi ha recensito e a chi recensirà.

»Eagle
  
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