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Autore: Soul of the Crow    25/03/2014    2 recensioni
Questa long è il sequel de "L'Avvento del Sole Nero".
Ci troviamo nella serie di IE GO CS: l'El Dorado e la Feida stanno distruggendo il Giappone, e come era successo anni prima con il Fifth Sector e la Confraternita del Sole Nero, un'altra forza si dovrà mettere al lavoro per far tornare le cose come dovrebbero essere.
Servirà l'aiuto degli ex Emissari del Sole Nero, e tra viaggi nel tempo e nuovi personaggi, saranno svelate anche nuove notizie riguardanti la Confraternita del Sole Nero: un esperimento avvenuto alla nascita della Confraternita, ma risultato troppo pericoloso da poter essere portato a termine, potrebbe tornare a galla e qualcuno sarà costretto a compiere una scelta...
Per i dettagli, vi aspetto dentro.
Buona lettura.
Genere: Fantasy, Generale, Sportivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Spoiler!, Triangolo
Capitoli:
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Nella mente di Aster…

Non apriva gli occhi, gli sembrava che gli fossero state incollate le palpebre, non poteva o forse non voleva aprirli. Sapeva che sarebbe successo qualcosa di strano se si fosse svegliato, del resto non succedeva altro da giorni: prima si era ritrovato 200 anni nel futuro, anche se non ricordava di aver chiuso gli occhi allora…
- Aster… Aster... -
La seconda volta si era ritrovato nella foresta e poi alla base delle Ali Nere; a meno che non fosse diventato sonnambulo, qualcuno doveva averlo portato lì. Forse Sho e Isako, oppure uno dei membri della Squadra B.
- Aster… Aster… Svegliati! -
La terza volta non era successo niente di particolare, anche perché aveva passato buona parte della notte a pensare alla proposta di Phoenix e a quello che gli era successo nell’arco di due o tre giorni.
- Aster! Insomma apri gli occhi! -
Ah sì, anche l’incontro con Huayra era stato insolito…
- Sono stanco di ripeterlo! Apri gli occhi! -
Un momento. Quella voce che lo chiamava… La aveva sentita solo una volta, ma era certo che fosse quella del suo keshin. Perché non lo lasciava in pace?
- Non ho intenzione di aspettarti in eterno sappilo! Non lo avrei mai detto, ma sei più pigro tu di un bradipo! -
Ok, non era un granché come insulto, ma non riusciva a riposare con la voce del suo avatar che lo disturbava, così l’albino si decise ad aprire gli occhi seppure con lentezza, ritrovandosi circondato da una specie di coltre di un lieve colore argenteo con alcune particelle color oro e altre nere, ma di Huayra non c’era traccia.
- Huayra, Huayra dove sei? Ormai mi hai svegliato, quindi vedi di farti vedere! - disse lui, non riuscendo però a modulare la voce in modo convincente. Con una mano sfiorò di poco la coltre, scoprendola più spessa di quel che sembrava; la toccò un altro paio di volte e capì che era piuttosto rigida: se non fosse che aveva quel colore, avrebbe detto che si trattava di vetro. Un attimo! Che gli era successo di preciso? Perché si trovava in quella specie di gabbia?
Dopo qualche attimo, quello che gli bastava per svegliarsi completamente, vide altre particelle luminose venire verso di lui e dal buio comparve l’avatar che lo aveva svegliato dal torpore, ma aveva qualcosa di diverso: le correnti d’aria che circondavano le braccia vorticavano lente, due delle sei ali erano congelate, e la parte della maschera che copriva la guancia destra era stata rotta.
- Era ora che arrivassi Huayra. E ora fammi…  -
- Adesso è meglio che tu rimanga lì, almeno finché quelle due saranno ancora nei paraggi. -
Di fronte all’espressione interrogativa del padrone, il keshin si scostò leggermente per mostrargli due punti luminosi, uno rosso e uno blu, che si avvicinavano, ma solo quando furono abbastanza vicini, il ragazzo comprese qual era il problema. Erano due donne, entrambe dotate di un fisico slanciato e formoso e di armature, ma c’erano delle differenze: una aveva lunghi capelli biondi e occhi fiammeggianti, così come la frusta spinosa che teneva in mano e l’aura che la circondava, mentre l’altra aveva i capelli e gli occhi dello stesso colore del ghiaccio, e lo stesso valeva per le lame che fluttuavano vicino a lei e per l’energia che la avvolgeva.
- Chi sono queste due? E che ci fanno nella mia testa? -
- Loro sono Yasei Kasai no Shihaisha Zyra… - cominciò, voltandosi verso la donna dall’aura infuocata:
- E Ishi Kori no Shihaisha Irelia. - concluse alludendo all’altra, la quale lanciò un’altra lama gelida che Huayra parò con una delle ali, aggiungendone un’altra a quelle inutilizzabili.
Aster intanto osservava, e notò delle schegge nella “gabbia”: probabilmente Huayra voleva impedire che la infrangessero per qualche motivo che lui non comprendeva; ad un certo punto, si ricordò di un particolare:
- Anche nel tuo nome c’è la parola “Shihaisha”: Kaosu Kaze no Shihaisha Huayra. C’è un qualche legame tra te e quelle due? -
L’altro non rispose subito, poiché era occupato a bloccare le due donne con le correnti d’aria, cercando di parare le lame di ghiaccio di Irelia col rischio di rendere inutilizzabili le ultime ali che gli rimanevano, e fermare coi suoi vortici i colpi di frusta di Zyra e finendo col danneggiare l’armatura e la maschera che non poteva permettersi di perdere, fino a quando la donna di fuoco non sfruttò un attimo di distrazione del cavaliere per colpire la “gabbia” e causare una scheggia abbastanza profonda da colpire lo stesso Kazetsuki, il quale si sentì stranamente stanco come se stesse per ricadere nel sonno che lo cullava prima che Huayra lo svegliasse.
- Noi tre Shihaisha siamo Keshin Ancestrali. Cerca di rimanere te stesso e non farti soggiogare dai nostri poteri o farai una brutta fine! Ricordalo Aster! - furono le ultime parole dell’Avatar Ancestrale prima che il ragazzo si assopisse.


Pochi minuti prima… Nell’infermeria delle Ali Nere…

Gli ex Emissari erano tornati in infermeria per riportarci Kazetsuki che aveva nuovamente perso i sensi, ma Phoenix li aveva subito rimandati ad allenarsi e i feriti erano tornati alle loro camere con qualche aiuto; ormai erano rimasti solo il leader delle Ali Nere, i due manager coi loro androidi e Yuki a sorvegliare Aster, anche se la blu era andata nel laboratorio della base, per poi tornare con alcune corde per legare l’albino, probabilmente nel timore che impazzisse nuovamente:
- Non penso sia il caso di legarlo Yuki. - la riprese Phoenix.
- Lei non ha rischiato di essere colpito. - ribatté la blu, continuando il suo lavoro.
- Non dovresti arrabbiarti Yuki-chan. Non credo che tu sia stata ferita. - s’intromise Isako, ma si ritrasse appena vide lo sguardo duro dell’altra.
- Non mi sembra di averti detto che potevi permetterti certe confidenze. -
- Su ragazze, non mi pare il momento per una discussione inutile. - cominciò Sho, ma nella mano del capitano della Squadra B si accumulò dell’aura color zaffiro che si trasformò in una lancia di ghiaccio e la puntò alla gola del castano.
- Yuki, adesso stai esagerando. E vedi di sciogliere quei nodi! - la rimproverò Marcus, cercando di modulare la voce in modo convincente.
- Le ho già detto di… -
Un gemito li riscosse lievemente dalla loro discussione e li fece voltare verso Kazetsuki, il quale stava lentamente aprendo gli occhi, tornati color cenere.
- Potete smetterla di gridare? - chiese debolmente lui, ma Yuki poté giurare di aver sentito una sorta di durezza, un po’ insolita dato lo stato in cui si trovava.
- Mh… Va bene. Yuki, slegalo per favore. - le chiese nuovamente il leader delle Ali Nere, stavolta più gentilmente.
Lei sbuffò, ma quando stava per obbedire, l’ex Emissario si mise a sedere e, con un semplice strattone, si liberò delle corde con cui era stato legato:
- Non bastano un paio di nodi a imprigionarmi. Se ci tieni ghiacciolino, provaci ancora quando avrai imparato almeno a legare insieme due corde. - la schernì lui, per poi prendere la lancia alla blu, cominciando a comprimere le due estremità, per poi schiacciarla tra le mani fino a quando dell’arma non rimasero che minuscole schegge che andarono a posarsi sul pavimento immacolato e si sciolsero.
Con un fare meccanico, Aster si alzò e si diresse fuori dall’infermeria, mentre Yuki era ancora intenta a fissare la pozza d’acqua in cui si erano trasformati i pezzi di ghiaccio della sua lancia, a causa della mancata protezione prima fornita dall’aura blu:
- Yuki-chan? È tutto a posto? - le chiese preoccupata Okada, stringendo Nakagawa.
L’altra si limitò a stringere i pugni, sbattendone uno contro il muro per la rabbia, per poi alzare il viso e guardare il leader delle Ali Nere:
- Capo, se quello prova ancora a chiamarmi “ghiacciolino” o distruggere le mie armi, dimenticherò che è qui per aiutarci e gli riserverò un trattamento speciale col mio Keshin Armed! - esclamò arrabbiata, sedendosi su uno dei lettini e incrociando le braccia al petto.
- Credo che la ragazza stia esagerando. - Sho, Isako e Phoenix sentirono un’acuta voce femminile, più che altro un eco; la rossa e il leader cominciarono a guardarsi intorno per capire chi fosse, mentre Shibuya non reagì. Sapeva bene chi aveva parlato.
- Hai ragione. In fondo le ha solo rotto una lancia, ma è un po’ strano: non ricordavo avesse ancora questi sbalzi d’umore. - un altro eco di una voce femminile, ma era diversa dall’altra.
Vedendo le espressioni interrogative sul volto degli altri presenti, Yuki cominciò a capire cosa stesse succedendo e sospirò sconsolata:
- Sono ancora i vostri Keshin, vero Sho e Isako? - la blu appoggiò i gomiti sulle ginocchia e la testa tra le mani annoiata.
Il castano si limitò a sbuffare:
- Voi due, fatevi vedere per favore. - dietro di lui comparve un’aura verde acqua dalla quale emerse una donna dalla pelle azzurra come la lancia che aveva in mano, gli occhi chiari, i capelli blu come le ali poste sulla schiena e alla vita; anche la gonna era della stessa tonalità, ma possedeva anche diverse decorazioni dorate, lo stesso colore dell’armatura che proteggeva il petto e la testa: era una dei suoi Keshin, Saphira Goddess of Storms.
Da Isako si generò un’energia azzurra dalla quale comparve una giovane donna dalla pelle costituita da scaglie azzurrognole, i capelli lunghi e lisci color verde oliva e gli occhi privi di pupille e iride, avvolta in un lungo abito bianco. Era una dei Keshin della ragazza: Doride la Ninfa del Mare.
- Saphira, Doride, incontrarvi è sempre un piacere… - le salutò Marcus con un piccolo inchino:
- Ma dovreste farvi vedere sin dall’inizio. È un po’ strano parlare con qualcuno che non si può vedere. -
- Se si riferisce a me capo, conosce bene il mio problema: anche se parlassero o diventassero visibili, vedrei delle ombre che emettono dei brusii. - gli ricordò la blu con un tono misto tra fastidio e ovvietà.
L’uomo si lasciò andare in un sospiro:
- Se quella ragazza sta cercando di farmi sentire in colpa… Beh, ci sta riuscendo. - mormorò lui.
- Comunque… - prese parola Saphira:
- Siamo qui per parlarvi di Kazetsuki. Immagino abbiate notato quello che gli è successo. -
- Eccome se lo abbiamo notato. Prima d’ora è sempre svenuto dopo la comparsa di quelle strane aure. - disse Sho.
- Non ci riferivamo solo a questo. Avete visto i suoi occhi, no? - intervenne Doride.
La rossa annuì, per poi aggiungere:
- Sì… Erano di un colore diverso dal solito e… Non so, ma sembrava che ci fosse qualcos’altro: mi ha dato l’idea di essere capace di farci la stessa cosa che ha fatto alla lancia di Yuki. - tremava leggermente durante il racconto e stringeva ancora il suo androide, il quale non si scostò come era solito fare. La sua padrona sembrava davvero spaventata e non se la sentiva di lasciarla così.
- Non hai il senso della misura. - sentenziò dura Saphira.
- Invece Isako non ha tutti i torti: hai visto anche tu quello che è successo e anche che il libro del Cielo Nero si è illuminato prima che Kazetsuki perdesse i sensi. -
A quelle parole dell’altra donna Avatar, il leader delle Ali Nere sgranò gli occhi e aprì il tomo, notando che Doride aveva ragione:
- “è tempo che i Keshin Ancestrali si risveglino dal loro sonno e che gli Undici Supremi giungano in quest’epoca per salvarla dalla crisi in cui si trova da anni.
Per i Supremi, dovrai tornare indietro nel tempo e convincere Master D a svelarti chi aveva scelto per ricoprire quei ruoli e fare in modo che concedano il loro potere ai Prescelti; per quel che riguarda i membri delle Ali Nere, perché la loro confusione svanisca e le loro vere potenzialità smettano di giacere, dovranno aiutare i Prescelti nella loro missione. C’è però un dubbio che occupa la tua mente riguardo ad uno dei tuoi compagni… Ebbene, permettimi di illuminarti: dentro di lui albergano tre Keshin Ancestrali, uno è sempre stato lì, gli altri due hanno raggiunto il primo senza essere benvenuti, e rimarranno nella sua mente ancora per qualche tempo. Il resto lo scoprirai in seguito, e andando avanti ti svelerò il modo per risvegliare gli Avatar Ancestrali.” -
- Forse è questo quello che è successo: due Keshin Ancestrali potrebbero aver preso il controllo della mente di Aster. - concluse Isako.
- Mmm… Potrebbe essere, ma non dobbiamo prendere conclusione affrettate. Saphira, Doride, voi che ne… - stava per rivolgersi alle due Keshin, ma quelle erano già spariti e il ragazzo se ne uscì con un “Ufff… Mai una parola per avvertire quando se ne vanno…”
- Questo è vero, ma ritengo che l’ipotesi di Isako non sia completamente sbagliata visto come si stanno mettendo le cose. - decise Phoenix nell’atto di chiudere il libro e uscire dall’infermeria:
- Isako, Sho, dobbiamo andare. -
- E dove dovreste andare? - domandò Yuki, rimasta in silenzio dalla comparsa di Saphira e Doride.
- Dobbiamo tornare in un’epoca in cui Master D era ancora vivo. -
- Non vorrà davvero dare di nuovo ascolto alle parole di quel libro!? Non fanno che succederci cose strane da quando ci è stato recapitato! - esclamò la blu, quasi stupita dal comportamento del proprio superiore.
- Già, ma ormai una in più o una in meno non penso faccia differenza. Non credi? - replicò l’altro sorridendo.
Il capitano della Squadra B rimase ad osservarlo per un po’, poi uscì dall’infermeria sbuffando “Beh, io resto a tenere sottocontrollo quello là.”
E mentre gli altri presenti attivavano gli orologi del tempo, una figura esile avvolta in un mantello che fluttuava fuori dalla finestra, con un sorriso divertito, attivava il potere delle perle contenute nella clessidra della sua falce; quando vide gli orologi emettere un lieve bagliore blu, se ne andò: il suo piano sarebbe andato come previsto.  


7 anni nel passato rispetto all’epoca degli ex Emissari… In un punto imprecisato dell’Africa Centrale…

A causa dell’intromissione, i membri delle Ali Nere non arrivarono esattamente dove avevano previsto: avrebbero dovuto trovarsi in una sorta di ospedale in cui Master D era ricoverato, e invece i due manager delle Ali Nere coi rispettivi androidi si erano ritrovati immersi nel verde.
- Ok, che è successo? - chiese Sho, mentre cercava di rialzarsi da terra, azione leggermente impeditagli dai grandi cespugli verdi dove era caduto.
- Non lo so, ma è un posto carino. - affermò Isako, accarezzando i petali di un fiore rosso su un cespuglio e respirandone il profumo. Per quanto le piacesse andare nella serra dello Spiraglio di Luce perché le dava la sensazione, seppure lieve ma piacevole, di ritrovarsi in mezzo al verde che, nella sua epoca, stava lentamente scomparendo, uno dei motivi per cui adorava viaggiare nel tempo era visitare posti come quello, in cui la natura e il verde che tanto le piacevano non avevano ancora ceduto il passo alla tecnologia.
- Sarà, ma dobbiamo trovare Master D. E già che ci siamo… - il ragazzo si spolverò la camicia dalle foglie e da alcuni petali che gli erano finiti addosso con la caduta:
- Vediamo di ritrovare il capo. -
Okada si riscosse solo in quel momento e notò che l’amico aveva ragione: c’erano solo loro due e i loro androidi. Nessuna traccia di Phoenix.
- Ufff… A volte sei proprio noioso Sho. Dovresti rilassarti un po’ ogni tanto. - lo rimproverò scherzosamente lei, cominciando però ad incamminarsi tra la boscaglia e i cespugli, seguita subito dopo da Shibuya.
- Secondo me invece troppi viaggi nel tempo ti hanno dato alla testa ragazzina. - ribatté Shadow, posandosi sulla spalla della rossa.
- Shadow, non tormentarla ancora. Si è già ammalata una volta e non penso desideri ripetere l’esperienza. - intervenne il castano, mentre l’aquila androide riprendeva il suo posto sulla spalla del padrone.
- Ti devo ricordare che è andata avanti coi viaggi nel tempo, nonostante i tuoi avvertimenti e conscia di farsi del male. Come fai a fidarti ancora di lei!? -
Sho lo liquidò con un “Mi fido e basta. Dovresti cominciare a fare lo stesso”, poi i membri delle Ali Nere continuarono la camminata tra la foresta cosparsa di piante rigogliose e diversi fiori, fino a quando una luce davanti a loro penetrò tra gli alberi, segno che la foresta terminava in quel punto, e i due si ritrovarono davanti in una radura circondata dal verde e, in lontananza, un piccolo edificio, apparentemente l’unico elemento artificiale in quel posto.
- L’ospedale dovrebbe essere quello, sempre se i nostri orologi funzionano ancora bene. - Okada si mise in cammino per raggiungere la costruzione, ma il collega la precedette, mettendosi a correre e uscendo dai cespugli, per poi saltare; in primo luogo, la rossa si chiese cosa stesse succedendo, almeno fino a quando non vide una sfera bianca con alcune parti di diversi colori sfrecciare verso di lei per poi essere fermato da Shibuya, cominciò a porsi una domanda:
- Ancora le Ali Nere eh? Credevo che non vi sareste fatti vedere dopo quello che ho fatto al vostro amico, e invece eccovi qui… - e il quesito di Isako trovò la risposta: una ragazza dagli occhi viola scuro, capelli turchesi raccolti in trecce e un ghigno sul volto.
- Quindi sei stata tu a far uscire di testa Aster! - la accusò la rossa.
- Chi? Il vostro compagno? Beh, diciamo che ho solo dato un piccolo contributo. -
- Smettila di scherzare e dicci di preciso cos’è successo! - le ordinò il castano stranamente alterato.
La turchese mise un piccolo broncio:
- Che cattivo! Non dovresti trattarmi così, sai Delta… -
“Delta? Quindi quella ragazza è…”
- Non provare a chiamarmi ancora in quel modo. Ho tagliato i ponti con Toudou tempo fa! - il filo dei pensiero di Okada fu interrotto ancora dal collega, ancora più arrabbiato dopo aver sentito quel nome.
- Beh, se riuscirete a battermi, smetterò di chiamarti in quel modo e vi dirò anche cos’è successo a… Come si chiama… Aster, giusto? - propose lei, sempre con quel sorriso canzonatorio.
- Va bene. - decise il castano, lasciando la rossa attonita: era raro vedere Sho così arrabbiato, anche se forse non avrebbe dovuto stupirsi molto. Sapeva cosa si celava dietro quel nome.
Beta ghignò, indicando ai due dei ragazzi in tenuta gialla e blu: era la Raimon. Sarebbe stato meglio regolare i conti con Beta per conto loro, ma giunti a quel punto, dovettero adeguarsi alla situazione, sperando che quei ragazzi non rovinassero tutto.


Poco lontano dal luogo dello scontro…

Vedere Kazetsuki fuori dai gangheri per l’ennesima volta e delle nuove parole sul libro del Cielo Nero in così poco tempo era stato insolito, ancora di più che gli orologi si fossero guastati di nuovo, ma trovarsi separato dai suoi compagni di viaggio, in una foresta talmente fitta da non lasciar filtrare molti raggi di sole e davanti ad una persona incappucciata con tanto di mantello e bastone… Beh, aveva senz’altro coronato la sua giornata in quanto stranezze.
- Marcus Phoenix, giusto? Io e la mia padrona ti stavamo aspettando. - cominciò l’incappucciato.
- Chi sei e come fai a sapere chi sono? -
- Io e la mia padrona siamo al corrente di tutto ciò che succede nelle varie epoche storiche, ragion per cui siamo gli unici ad essere a conoscenza di tutto ciò che le organizzazioni impegnate in questa lotta desiderano sapere. -
- Ti chiedo di arrivare al punto: vorrei ritrovare i miei compagni quanto prima. -
Alla figura col mantello non sfuggì la preoccupazione nel tono di Phoenix:
- è piuttosto curiosa la tua preoccupazione verso quei ragazzi. Se non erro, quando eri ancora dalla loro parte, pareva non ti curassi oltre il necessario di ciò che succedeva intorno a te. - l’ultima frase fece sussultare leggermente il trentenne, per poi fargli abbassare lo sguardo.
- Già. Non mi preoccupavo troppo, forse perché credevo che loro fossero dalla parte giusta, ma… Non ho intenzione di ripetere ancora quell’errore. - sentì un leggero colpo alla testa, e vide che l’incappucciato si era avvicinato molto a lui. Forse lo aveva colpito col bastone per tornare ad avere la sua attenzione, ma non bastava che lo chiamasse?
- Hai detto che stai cercando i tuoi compagni, no? Vai da quella parte e uscirai dalla foresta. Trovarli poi dovrebbe essere facile. -
L’altro annuì, cominciando ad incamminarsi, poi gli tornò in mente un particolare:
- Non hai ancora risposto alla mia… - quando si voltò, l’altro era già sparito, ma per un attimo gli sembrò di sentire ancora la sua voce:
- Se non starai attento, finirai per perdere tutto un’altra volta. Continua per la strada che ritieni sia giusta e non dimenticare il reale significato delle Ali Nere. -
Annuì ancora, come se il suo interlocutore fosse ancora lì, poi tornò sui suoi passi, inconscio del fatto che un’altra figura con un mantello e armata di una falce aveva ascoltato tutto:
- Ottimo lavoro Saturno. Adesso è il mio turno. Mi spiace solo che dovrò mostrarmi a tutti prima del previsto, ma non ho molto da perdere: il mio compito è far emergere le loro potenzialità e non parlo solo dei Keshin Ancestrali. Non importa se dovrò ostacolarli per riuscirci. -


Angolo di Emy
Mi scuso ancora per il tremendo ritardo, ma in questi mesi a scuola non mi hanno lasciato un momento di pace e ho avuto pochissimo tempo anche per scrivere.
Comunque, ecco svelato parte dell’arcana riguardante lo stato in cui si trova Aster. Presto la sua testa diventerà un campo di battaglia per quei Keshin Ancestrali, che ne dite?
Grazie a chi recensisce e segue.
Baci
Emy
  
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