Libri > Orgoglio e Pregiudizio
Segui la storia  |       
Autore: controcorrente    25/03/2014    1 recensioni
Si è disposti a dire di sì a qualsiasi cosa, pur di porre fine ad una tortura, se chi infastidisce è una persona pesante. Ne sa qualcosa Jane Bingley, di fronte all'ennesima visita della madre. Impegnata nella faticosa organizzazione di un importante ricevimento, la primogenita di Mrs. Bennett, offre inavvertitamente alla madre l'occasione per un'altra delle sue decisioni impreviste...Cosa potrebbe succedere se, ad occuparsi del ricevimento, è la bizzarra Mary?
E Mary, che non ha mai fatto altro che leggere e suonare il piano, come se la caverà, in questa nuova sfida? Leggete e lo saprete.
Genere: Commedia, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Anne de Bourgh, Mary Bennet, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Quell'improbabile coppia...'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

~~~~DOVE MARY ARRIVA ALLA DIMORA DEI BINGLEY

 

Il viaggio fu breve.
 La dimora dei Bingley non distava molto da quella dei Bennett ma Jane aveva comunque provveduto a mandare un calesse. Memore dell’infernale passeggiata nel fango, quando ancora era nubile e la signora Bennett smaniava per farle avere un matrimonio ricco, aveva deciso di risparmiare questa tortura alla sorella minore, per quanto tutta quella disavventura le avesse alla fine permesso di essere felice.
 Charles aveva accolto bonariamente questa decisione…non senza qualche perplessità.
 Non starete esagerando?aveva detto.
 Jane aveva sgranato gli occhi a quella risposta, indecisa se rivelargli o meno la verità che si celava dietro al brutto raffreddore che l’aveva colta la prima volta che si era presentata a casa dei Bingley. Charles riteneva tutto questo come una prova d’amore, dipingendolo con toni sentimentali che la moglie non aveva osato smentire o ridimensionare, per non rovinargli il ricordo.
 Lei rammentava solo un grande mal di testa, accompagnato da tosse e naso a candela…una visione poco graziosa che inspiegabilmente aveva conquistato il suo futuro marito. Speriamo che Mary non combini pasticci si disse, massaggiandosi la schiena. Così, quando vide il calesse avvicinarsi al cancello, non poté fare a meno di provare un filo di ansia.


 Mary non aveva badato molto al paesaggio.
 Per tutto il tragitto, infatti aveva letto “Consigli su come organizzare un ricevimento. Manuale di sopravvivenza per mogli in difficoltà e spose affrante”di una certa Mrs. Thompson che sua sorella Kitty le aveva comprato a Covent Garden, salvo poi raccomandarsi di non diffondere in giro la notizia che lei aveva comprato un libro. Rovinerebbe la mia reputazione aveva cicalato, arrossendo di vergogna. La signorina Bennett ignorava chi fosse Mrs. Thompson ma la situazione che sua madre le aveva imposto escludeva un particolare del genere dalla lista delle sue priorità.
 Quando sua madre avesse dato la terribile notizia, non aveva avuto modo di metabolizzare con chiarezza le insidie di quell’incarico inatteso…come dimostrava il fatto che avesse dormito saporitamente per tutta la notte, invece che insonne, come qualsiasi femmina di buon cuore e di amorevole sentire.
 Giunto il mattino e svanite le nubi del sonno, tuttavia,  aveva visto i bauli, malamente riempiti da sua sorella Kitty con qualcosa di suo, ed aveva compreso che non era un incubo ma una triste realtà. Per non farti fare brutta figura aveva detto Catherine, con un sorriso soddisfatto.
 Mary non aveva ribattuto, troppo disorientata dal fatto che doveva lasciare la casa dei Bennett.
 La sua mente aveva registrato come sua madre non lesinasse dal comprarle abiti sempre nuovi, malgrado dovesse costantemente opporsi al diniego del consorte…e non fu difficile per lei ricavare, con un semplice ragionamento, come, molto probabilmente, l’improvvisa generosità di Kitty non fosse casuale.
 Probabilmente c’era qualcosa sotto…ma non vi badò molto.
 Imparare tutte quelle nozioni di galateo era un’operazione complicata e odiosa.
 Tutte quelle parole eccessivamente semplici non la soddisfavano affatto. A cosa le serviva riconoscere delle forchette e la loro differenza? A cosa serviva distinguere le diverse tipologie di tovagliolo? Per quanto tentasse di capirci qualcosa, non riusciva a venire a capo dell’arcano…così, quando scese dalla carrozza, troppo presa dai suoi pensieri, non riuscì a togliersi dal viso un’espressione imbronciata e insoddisfatta.
 Jane la guardò con preoccupazione.
-Tutto bene?-domandò, fissandola.
 Mary aggrottò la fronte.
-Sì- disse- stavo ponderando.-
Jane non rispose.
 Abituata com’era allo strano modo di parlare della sorella, intuì che doveva tacere, se non altro per non avere nuovamente il mal di testa che si era trascinata dietro, dopo quella notte insonne. –Oh-fece- spero che sia stato qualcosa di piacevole. Ho fatto preparare una stanza per voi, in modo da poter mettere le vostre cose. Inoltre Mr. Bingley ha provveduto ad arieggiare le stanze della biblioteca e mi ha detto di riferirvi di farne l’uso che credete.-
Mary sorrise un momento, ritornando quasi subito nell’espressione da vecchio saggio che le era propria. –Provvederò a ringraziarlo adeguatamente.-rispose, mentre fissava con curiosità indelicata il ventre di Jane. Questa arrossì di conseguenza, sentendosi un po’sottoesame. Cosa stava pensando sua sorella? L’espressione illeggibile della sorella, immutabile come un sempreverde per 365 giorni l’anno, 366 per i bisestili, le stava mettendo ansia, così per sconfiggere quello stato d’impasse insostenibile fece l’unica cosa che le veniva davvero bene.
 Sorrise.


 Mrs. Bingley stava sorridendo.
 Cosa voleva dire quell’espressione? Mary osservò scientificamente il fenomeno, soppesando le cause che avevano portato a quell’inatteso moto dei muscoli facciali della maggiore. A giudicare dalle smorfie affrante dei Bennett, che comparivano puntualmente ogni volta che diceva qualcosa di vagamente erudito,  supponeva di non possedere un senso dell’umorismo degno delle orecchie dei comuni individui che le gravitavano attorno…motivo per cui non poté che accogliere con sospetto il sorriso di Jane. –Sorella vi prometto che provvederò alla felice risoluzione dell’incombenza che vi grava, nella speranza di preservarvi la serenità che vi occorre.-assicurò, con il suo consueto cipiglio.
 L’altra mantenne il sorriso inalterato…e Mary, vedendo questo fatto, cominciò seriamente a preoccuparsi. Non sapeva cosa pensare di tutto ciò. In cuor suo, nutrì la speranza di avere almeno una possibilità di raggiungere lo scopo senza troppi imprevisti ma quel sorriso gli parve abbastanza inquietante.
-Ad ogni modo-continuò, ben decisa ad uscire da quell’improduttiva fase di stallo- vorrei chiedervi di poter disporre le mie cose nella stanza che mi avete assegnato.-
Jane annuì e, dopo essersi messa da parte, decise di accompagnarla.
-Mary, mi dispiace per i problemi che vi sto arrecando-continuò- ma nostra madre sa essere assai insistente e non è mai una buona idea opporsi al suo volere.-
 -Purtroppo è così-ammise questa, con fare fatalista.
 La signora Bingley sospirò.
 Non era questo ciò che voleva sentirsi dire ma una parte di lei, la più ingenua e fiduciosa, sperava in un’opposizione da parte della consanguinea ai voleri della madre. –Lei si preoccupa molto per me, talvolta eccessivamente. Il dottore ha detto che la mia gravidanza non è a rischio e che comunque posso partecipare al ricevimento. Non vorrei avervi chiesto troppo.- ammise, non riuscendo ad essere più diretta.
-Non dovete temere. Nostra madre agisce per la vostra salute e non bisogna mai scherzare con i bisogni di una donna incinta. Il corpo femminile sa sopportare infinite pressioni ma è meglio non esagerare.-fece Mary, arricciando il naso a patata.
 Jane rimase per un momento commossa.
 La sua sorellina aveva un linguaggio strano e incomprensibile, il più delle volte…ma doveva ammettere che quel pensiero era lodevole, ovvero il fatto che si preoccupasse per lei.
 Poi quel momento di estasi passò, rapido come si era presentato. Malgrado fosse armata di buone intenzioni, continuava a domandarsi quali danni avrebbe potuto procurare. Ricordava bene le risate che aveva scatenato la sua pessima attitudine al canto, quando aveva partecipato al ricevimento di suo marito…ed un nodo alla gola le si strinse al collo. Come avrebbe potuto porre rimedio a quella situazione?
 Infastidita, si massaggiò la testa.

Mary si riaggiustò gli occhiali.
 Pur essendosi piegata al volere materno, odiava quelle cose mondane, chiamate ricevimenti, con tutto il cuore e quelle risate che aveva rimediato al debutto, dovute al fatto che la sua esecuzione al piano, forzatamente pubblica, era uno smacco che non poteva mandare giù, malgrado fosse passato del tempo. Se solo avesse avuto un pianoforte degno di quel nome, avrebbe sicuramente ottenuto delle attenzioni meno derisorie. Piangere sul fallimento passato nuoce al mio avvenire si disse, scuotendo la testa. –Mr. Bingley mi permetterà di usufruire della biblioteca e del pianoforte?- domandò, studiando il piano nobile dell’edificio.
 Jane annuì. –Naturalmente-rispose, prima di socchiudere gli occhi –ah, mi raccomando. Per qualsiasi cosa, qualsiasi cosa,chiedi pure a me.-
Mary annuì, senza ascoltarla davvero. Mentre Jane parlava, infatti, aveva visto alcuni servitori della casa portare dei tomi al piano superiore…e, a quel punto, la sua mente si era azzerata. In anni trascorsi dietro a salaci battute paterne e dolenti nervi materni, aveva scoperto il piacere di seguire le parole d’inchiostro mentre correvano sulla carta, vivendo avventure immaginarie e conoscendo saperi eruditi.
 Una passione che i suoi le avevano lasciato coltivare, per la felicità della terzogenita…con qualche effetto collaterale.
 Per esempio, il fatto che tendesse a non ascoltare più nulla.


 Jane parlò per qualche minuto, completamente ignara della disattenzione della minore. Non aveva visto che la signorina Bennett era con la testa altrove, catturata dalla vista di quei volumi pesanti che passavano alle sue spalle.
-…Allora, siete d’accordo con me, Mary?-domandò speranzosa, alla fine del discorso.
 Questa annuì meccanicamente.
 Uno dei servi stava tenendo in mano dei libri dalla copertina in pelle dall’aria voluminosa e antica…a quella vista, il cuore fece un balzo.
-Allora vi lascio. Andate a riposarvi nella stanza che vi ho dato. C’è una bacinella d’acqua. Se vorrete, potrete riposarvi un po’, prima che venga servita la cena.-disse Jane, congedandosi.

 

Il gruppo di servitori che trasportava il carico di libri passò e, come spesso succedeva, Mary fece ritorno nella realtà dell’atrio della dimora dei Bingley.
 L’ambiente era immenso e luminoso, con un paio di statue mitologiche di qualche leggenda antica. Vasi di fiori selvatici facevano bella mostra di sé, dando colore all’insieme. La terzogenita tuttavia, per quanti sforzi facesse, non riusciva ad apprezzarli del tutto. Girò la testa a destra, poi a sinistra, in alto e in basso. Fino a qualche minuto prima stava ascoltando le raccomandazioni di sua sorella Jane…ed ora si trovava lì da sola, impalata in quello spazio ampio a cui non riusciva ad abituarsi del tutto.
 Dove era andata la signora Bingley?
 Per quale motivo era andata via senza dirle nulla?
 Dove si trovava la sua camera?
 Era questo il modo di comportarsi con sua sorella minore?
-Tutto ciò è davvero indecoroso-commentò, arricciando il nasino a patata mentre, con un’espressione indignata che stonava sul viso buffo, si incamminava al piano superiore.

Allora, il capitolo è abbastanza di passaggio ma spero che sia piaciuto. Mary è un personaggio che mi fa ridere immensamente e ho pensato bene di scrivere questa storia. Essendo molto colta perché ha letto tanto, ha sempre la testa tra le nuvole ed è poco pratica. Ovviamente, vedremo meglio come si metteranno le cose. Jane fa bene a preoccuparsi…poveri noi!

 

 

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Orgoglio e Pregiudizio / Vai alla pagina dell'autore: controcorrente