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Autore: ChiaraBaroons    25/03/2014    1 recensioni
Maya, fotografa emergente, non ne vuole più sapere del mondo a cui, suo padre, ha sempre cercato di incatenarla: il nuoto. Le piacerebbe viaggiare, vedere il mondo, e invece, per uno scherzo del destino, dopo la laurea si ritrova costretta a convivere con quell'ambiente che poco sopporta, solo per ottenere un lavoro degno di essere chiamato tale.
Ed è qui che spunta fuori Travis, nuova stella del nuoto italiano, bello da far male, ma con un ego talmente grande capace di far concorrenza a quello di Sua Maestà, la Regina Elisabetta II; ed è proprio lui il soggetto che Maya dovrà immortalare per ottenere quel fantomatico lavoro, ma non tutto risulterà semplice quanto sembra. Non sarebbe divertente, almeno per noi lettori.
Due caratteri predominati messi a confronto, due prime donne che, purtroppo oppure per fortuna, non riusciranno a restare nella stessa stanza a causa del loro orgoglio, troppo grande per rendere le cose semplici sin dall'inizio.
Sono solamente esseri umani e, complicarsi la vita nel peggior modo possibile, sembra proprio la loro linea guida.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Maya7




*****




Buona sera/buongiorno/buon pomeriggio (il tutto è a vostra interpretazione) bella gente!

Oggi scrivo qui su per una piccola premessa: non odiatemi quando finirete il capitolo! Diciamo che l'ispirazione in questo periodo scarseggia "assai" e mi ritrovo, spesso e volentieri, a fissare una pagina bianca senza sapere cosa scrivere!

Comunque, si lo so, sto aggiornado di rado! Mi piacerebbe pubblicare almeno un paio di capitoli a settimana, ma a volte proprio non ce la faccio... Almeno questa volta cercherò di mantenere la mia parola e di pubblicare un altro capitolo prima di lunedì! Sarò in Germania per quasi una settimana e non riuscirò a fare nulla!

Buona lettura! Ci vediamo sotto! :)


Maya, diluvia e a meno che tu non voglia prenderti una polmonite, prendi le tue cose e vai nella mia tenda. Io, intanto, chiudo l’ombrellone”, disse alzandosi.

Quando il mio cervello ebbe recepito il messaggio, ammassai tra le braccia tutte le mie cose e corsi verso la tenda, affondando i piedi nella sabbia bagnata. Mi accorsi solo in quel momento di avere parte dei pantaloni e del telo fradici.

Sistemai la mia borsa e la macchina fotografica, che fortunatamente non aveva subito danni, nel fondo della tenda, al sicuro dalla pioggia e, buttandomi la felpa ancora asciutta sulle spalle, entrai in quel rifugio di fortuna.

Travis tornò poco dopo, ancora più zuppo di poco prima, e si sistemò accanto a me, dopo essersi scollato energicamente i capelli con una mano. In quel momento mi ricordò un cucciolo bagnato, anche se di cucciolo non aveva proprio niente.

La tenda era molto più spaziosa di quello che sembrava, infatti in due si riusciva a restare comodamente seduti.

Travis, che ancora era a petto nudo, si passò velocemente il telo sul corpo, mettendosi poi in fretta e furia una maglietta e la felpa. Si strinse in se stesso, scosso da lievi tremiti.

La pioggia, nel frattempo, continuava a cadere incessante e il rumore che provocava, sbattendo contro la parete della tenda, era davvero snervante. Un continuo martellare che, pian piano, ti entrava in testa.

Sentivo il corpo completamente bloccato dal freddo, come se i muscoli non rispondessero più ai miei comandi, ma anche a causa di quella strana situazione che stavo vivendo in quel momento.

Maya, stai tremando!”, esclamò Travis quasi allarmato.

Lo fissai per alcuni con sguardo assente, del tutto comprensibile, mi dissi, analizzando bene il modo in cui mi aveva svegliata, poi mi resi conto di essere pervasa da brividi di freddo.

Oh si, ho freddo”, dissi con una voce che non sembrava affatto la mia.

Travis sospirò, quasi rassegnato, poi si avvicinò a me. “Devi toglierti questi pantaloni, sono fradici”, mormorò osservandomi.

Cos’ho fatto io di male!?

La situazione stava per diventare ancora più strana ed imbarazzante di quanto già non fosse.

Sgranai leggermente gli occhi, stupita da quanto lui mi aveva appena detto, ma poi, per una sola volta, decisi di mettere da parte l’orgoglio. Ma solamente per quel momento.

Mi sfilai i pantaloni, sentendomi la persona più goffa sulla faccia del pianeta, e con ogni probabilità lo ero davvero, in quella tenda che, si, sembrava capiente per due persone sedute, ma un minimo movimento rendeva precario ogni equilibrio. Avvicinai le gambe al petto, dopo aver gettato i pantaloni in un angolo e mi strinsi nella felpa.

Nel frattempo, Travis aveva preso dal suo borsone quella che sembrava una coperta a motivo scozzese.

Quando riuscii a scorgere una piccola parte del suo volto e riconobbi quel suo sorrisetto divertito sulle labbra e, come di consueto, mi fece leggermente innervosire.

Perché stai ridendo, ora?”, chiesi stizzita.

Lui mostrò la sua serie di denti perfetti, senza però guardarmi, e soffocò una risata.

Rido perché in questo momento sembri più una bambina indifesa, invece che la ragazza con la lingua biforcuta che sei in realtà”, disse guadandomi negli occhi.

Dissi a me stessa che, la fitta nel ventre che avevo appena sentito, non poteva essere causata dal suo sguardo.

Avrai preso freddo, scema!

Di certo, quella piccola parte del mio cervello che utilizzava ancora un briciolo di ragione, non mi era d’aiuto in quel momento.

Aprii la bocca per replicare con una delle mie solite frecciatine, ma poi mi venne da ridere e lasciai perdere la questione.

Guardai ancora fuori dalla tenda e notai che, se possibile, la pioggia era addirittura aumentata.

Sentivo ancora lo sguardo di Travis addosso, ma non osavo voltarmi e guardarlo in faccia, poi si spostò leggermente e con una zip, comparsa da chissà dove, chiuse la tenda, restringendo il nostro raggio d’azione.

Chissà per quale assurdo motivo avevo la sensazione che, quella pioggia non avrebbe portato nulla di buono.

Vidi con la coda dell’occhio lui spostarsi leggermente verso di me aprendo la coperta scozzese.

Quella non era assolutamente la situazione che mi sarei aspettata di vivere insieme a Travis, non era quello che mi ero immaginata quella mattina, appena uscita di casa. Mi sentivo estremamente a disagio, anche se sembrava non esserci nulla di preoccupante.

Almeno non ancora.

Vieni qui, Maya”, disse Travis dopo alcuni attimi, distogliendomi dai miei pensieri.

Guardai Travis e lo trovai spostato più indietro, come se aspettasse che mi gettassi tra le sue braccia.

E allora fallo!

Ecco che, nei momenti meno opportuni, arriva la parte decisamente non razionale del mio cervello.

Lo fissai dubbiosa, non avendo ben capito cosa volesse da me, ma lui si mostrava tranquillissimo.

Hai capito benissimo, invece, testona!

Come, scusa?”, esclamai, dopo aver cercato di scorgere qualcosa nel suo sguardo.

Vieni qui da me, Maya! Non ho nessuna intenzione di farti del male, se è questo a preoccuparti”, rispose in tono esasperato, alzando gli occhi al cielo.

Come poteva essere cambiata così tanto in così poco tempo, la situazione che stavo vivendo?

Lo sguardo impertinente, anche se un po’ tediato, di Travis sembrava volesse chiedermi di fidarmi di lui.

Come posso!?

Con quale coraggio potevo porre un minimo di fiducia in lui quando, fino a neanche un paio d’ore prima, aveva sputato sentenze tutt’altro che leggere su di me?

Lo guardai ancora, per alcuni secondi, senza sapere cosa fare oppure come interpretare il suo sguardo forse spazientito dalla mia titubanza. Probabilmente non aveva capito quanto mi avesse spiazzata.

Alla fine mi decisi e per una volta assecondai la sua richiesta, avvicinandomi a lui.

Finalmente”, mormorò ancora esasperato, quando gli fui davanti. “Ora girati e siediti”. Obbedii ancora.

Appena mi voltai, Travis, fece passare sopra la mia testa la coperta e me la posò addosso, poi si avvicinò ancora a me e mi ritrovai improvvisamente imprigionata tra le sue braccia.

Sgranai gli occhi, scioccata e forse un po’ preoccupata da quel momento. Ero praticamente chiusa a riccio, con la schiena poggiata al petto di Travis, mentre lui, seduto, accerchiava le mie gambe con le sue. Le sue braccia, strette sulla coperta, mi circondavano il collo, ma la cosa che mi mise a disagio più di tutte fu il suo mento poggiato sulla mia spalla ed i nostri volti terribilmente vicini.

Travis…”, dissi, quasi impaurita. “Che diavolo stai facendo?! Smettila!”.

Provai a divincolarmi, ma i miei tentativi si rivelarono completamente inutili perché lui, da grande simpaticone che era, non fece che rafforzare la sua stretta su di me. Non riuscivo a muovermi e, piccola com’ero rispetto a lui, non avevo alcuna possibilità di uscire vincitrice da quel confronto.

Stai zitta, almeno per una volta, Maya. Sia tu che io stiamo congelando, quindi questa è la nostra unica soluzione possibile”. Il suo alito soffiava sulle mio orecchie, facendomi il solletico. “A meno che tu non voglia uscire da questa tenda e raggiungere la tua auto, è ovvio”, aggiunse sarcastico.

Ha pure voglia di fare il simpatico!

Ascoltai la pioggia che ancora sferzava contro quel trabiccolo, costretta a rassegnarmi alla condizione in cui mi trovavo. Misi il broncio.

Scossi leggermente la testa, rassegnata, e sbuffando esasperata.

Di certo, quando ero uscita di casa quella stessa mattina, non mi sarei mai immaginata che sarei finita prigioniera delle braccia di Travis, in quella tenda che ancora resisteva tenacemente alla pioggia.

Quindi, vuoi andare la fuori, Maya?”, mi chiese sfidandomi, sempre soffiandomi sull’orecchio.

No, resto qui, ma non pensare che questa situazione mi vada a genio, perché non è così!”, esclamai innervosita. “Penso di non essermi mai sentita tanto a disagio come in questo momento”, aggiunsi con un mormorio, più a me stessa che a Travis, chiudendomi ancora di più a riccio, sperando di mettere una manciata di centimetri di distanza tra il suo corpo e il mio.

Pensi davvero che io sia a mio agio, Maya?”, chiese lui, ridendo. Mi strinse ancora di più, rendendo vani i miei tentativi di allontanarmi da lui. Il suo mento era ancora poggiato sulla mia spalla.

Con la coda dell’occhio potevo scorgere parte del suo viso e sembrava molto più tranquillo di quanto voleva par apparire, ma pensare che anche lui si sentiva leggermente a disagio, mi risollevava un po’ il morale.

“Beh, almeno questo mi fa sentire un po’ meglio”, sussurrai con un mezzo sorriso stampato sulla faccia.

Non ho alcun dubbio che, qualcosa che dia fastidio a me, faccia piacere a te, Maya”. Rise ancora.

Si può sapere per quale motivo, ogni volta che mi dici qualcosa, ripeti il mio nome?”, gli chiesi curiosa.

Non me ne ero accorta fino a quel momento, ma, man mano che ripercorrevo con la mente le nostre brevi conversazioni, mi rendevo conto che il mio nome compariva spesso e volentieri.

Rimase zitto un momento, Travis, e con la coda dell’occhio vidi la sua fronte aggrottata, poi parlò: “Non lo so, mi viene naturale, Maya”, disse incerto, con una risata imbarazzata. “Vedi? Non so dirti il perché… forse perché mi piace il tuo nome e come suona”.

Le sue parole furono sorprendenti, per me.

Mi irrigidii e mi voltai a guardarlo.

Non appena mi girai, una fitta di dolore mi colpì il collo, facendomi mancare per un momento l’aria nei polmoni. D’istinto mi portai la mano sul punto dolente.

Alzai lo sguardo ancora un po’ stralunato da quel frangente e, a pochi centimetri dal mio, trovai il suo viso.

Dannazione!

Restai per la seconda volta senza fiato.

Gli occhi cangianti di Travis, quella volta con delle particolari venature verdi, erano lì davanti a me a scrutarmi con uno strano sguardo: tra il preoccupato ed il sorpreso.

Per un momento studiai i lineamenti del suo viso ed ebbi, per l’ennesima volta, la conferma di quanta bellezza possedesse quel ragazzo. Le sopracciglia folte e marcate, ma comunque ben delineate, la mascella squadrata e le labbra piene.

Se solo non avesse avuto quel caratteraccio…

Era davvero strano trovarsi prigioniera delle braccia di quello che, per me, era praticamente uno sconosciuto. Da sola con lui, in una tenda su una spiaggia deserta, mi sentivo davvero come se in quel posto non avrei dovuto esserci, come se fosse sbagliato, ma come poteva essere sbagliata una cosa che mi faceva sentire all’improvviso così leggera?

Terra chiama Maya! Terra chiama Maya!


*

Eccomi qua!

Spero che il capitolo vi sia piaciuto e... non odiatemi! Non odiatemi! Non odiatemi! Ormai questi finali sembrano essere diventati la mia firma... Comunque fatemi sapere dcosa pensate di questo capitolo e dello svolgimento della storia! Sono curiosa!

Come sempre... GRAZIE A TUTTI per le recensioni, i commenti, per aver messo la mia storia tra le preferite o le seguite... GRAZIE DI CUORE!

Alla prossima e un abbraccione enorme!

Chiara

  
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