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Autore: LuceSinistra    25/03/2014    6 recensioni
Al pensiero che Temari e l’amico avessero una qualche relazione torbida si sentì inaspettatamente invidiosa.
Sakura aveva Sasuke che, per quanto continuasse a fare l’odioso incompreso, accettava solo la sua compagnia e quella di Uzumaki; Hinata aveva quell’idiota di Naruto che finalmente s’era accorto di lei; Tenten poteva contare sull’appoggio del furore della giovinezza – e a quella definizione Ino rabbrividì tutta, nonostante la giornata calda – e forse Temari poteva contare su Shikamaru. Perfetto, ma lei?
Eppure Ino non aveva nulla in meno delle altre. Insomma non le mancava niente, e allora perché non aveva un amante?
Il mondo era davvero un posto ingiusto. Che schifo.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Choji Akimichi, Ino Yamanaka, Shikamaru Nara, Temari, Un po' tutti | Coppie: Shikamaru/Temari
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie
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6 mesi dopo…
A suna.
 
- Ha le mie stesse orecchie. –
- Io non riesco neanche a vederle sotto tutti quei capelli. –
- E il mio naso. Non trovi che abbia il mio naso? –
- Per sua fortuna no. –
- Ma che te lo chiedo a fare? Tu non le capisci queste cose! –
- Per me i neonati sono tutti uguali. –
- E quand’è stata l’ultima volta che hai visto un neonato? –
- Non è che tu ne abbia visti tanti… -
- Ciao! Ehi, piccolina! Saluta gli zii! –
- Smettila, così la svegli. -
Shikamaru guardava la scena perplesso. Non sapeva se ridere o portare quei due lontani dalla sua piccola, delicata ed innocente bambina. Forse avevano fatto un errore ad insistere perché il parto avvenisse al villaggio della sabbia. Kankuro e Gaara non si erano mossi di un centimetro dalla sala in cui Temari aveva messo alla prova la sua ugola e la pazienza dei medici, convinti che se si fossero allontanati anche solo per un istante, la loro nipotina avrebbe perso la possibilità di vedere gli zii lì solo per lei.
Inutile spiegare che ai neonati non importa chi ci sia a riceverli.
- Potrei stare con mia figlia adesso? –
- Shh! Sta dormendo! – lo ammonì Kankuro. Almeno Gaara aveva la decenza di mantere un certo distacco e contegno, ma il fratello maggiore s’era davvero rincoglionito. – E poi quando vede te comincia a piangere, quindi mi sembra chiaro che preferisce la nostra presenza. –
Shikamaru lanciò un’occhiata alla bambina che tranquillamente dormiva nella sua culla. Nonostante le rimostranze dei Sabaku, Temari compresa, la piccola era la copia sputata del padre: stessi capelli neri e folti, occhi scuri e persino la stessa espressione beata durante il sonnellino pomeridiano.
Quella cosina delicata e fragile aveva appena un giorno di vita.
- E’ mia figlia. – protestò debolmente, avvicinandosi e ponendosi accanto ai due Sabaku. Era strano pronunciare quelle parole per Shikamaru. Non era difficile immaginarsi padre, ma un conto era diventarlo da un giorno all’altro.
- Beh, io sono lo zio. – replicò Kankuro.
- Ed io il Kazekage. –
Le teste dei presenti si voltarono verso Gaara.
- Ho più potere di voi. – spiegò il rosso con tono calmo. Era impossibile discutere con lui e il fratello lo sapeva: con la storia dell’essere Kazegake ne approfittava sempre per avere l’ultima parola e porre fine alle discussioni.
Shikamaru si limitò a sospirare. Per fortuna si sarebbero presto trasferiti a Konoha e finalmente nessuno più avrebbe potuto mettere bocca sul rapporto con la figlia – ad eccezione di Temari, sua madre Yoshino ed Ino. Almeno le ultime due erano rimaste al villaggio natale e per ora il Nara doveva sorbirsi solo i continui rimproveri della moglie.
- Mi dispiace dirvelo, ma è chiaro che la bambina preferisce me. Adora giocare con le mie marionette e si diverte moltissimo quando la prendo in braccio. Credo anche che abbia pronunciato il mio nome ieri… tra una poppata e l’altra. –
- Ieri aveva appena qualche ora di vita. –
- Sei solo geloso perché io sono lo zio preferito. –
- A lei piace giocare con la mia sabbia, lo sapevi? –
- Ma se si spaventa sempre quando ti guarda… -
Shikamaru avrebbe voluto intervenire, ma non credeva fosse il momento adatto. Quando la sua piccola bambina aveva giocato con gli zii, se la maggior parte del tempo l’aveva passato dormendo e piangendo tra le braccia della madre?
- La spaventi tu col tuo trucco astruso. –
- Disse quello che se ne va in giro con una giara sulle spalle… -
La bambina si vegliò appena, aprendo i pugnetti chiusi. Per qualche secondo scese il silenzio nella stanza.
- La stavate svegliando. – protestò a bassa voce Shikamaru.
- Guardate, mi ha sorriso! – esclamò Kankuro. Suo fratello minore osservò meglio la piccina nella sua culla.
- Stava guardando dalla mia parte. – replicò.
- Non stava guardando proprio nessuno, volete stare zitti? –
Il ninja delle marionette sbuffò. Non riusciva a tollerare la possessività di Shikamaru, che credeva di poter avere piena potestà su sua nipote?
- Forse ha fame. – buttò lì Gaara.
- Quando hanno fame piangono. – sentenziò il padre. Non si intendeva di bambini, ma qualcosa aveva pur appreso durante i mesi di attesa. Temari a Suna ed Ino a Konoha non avevano fatto altro che riferirgli ogni minimo particolare veniva loro in mente mentre leggevano quelle stupide riviste per neo-mamme.
-  Piangono anche quando sono stanchi o annoiati o hanno fatto i loro bisogni. -
- Ma non sta piangendo, Kankuro. –
- Potrebbe cominciare da un momento all’altro. –
- Chiamiamo Temari. – propose secco il giovane Kazekage.
- Sta dormendo ed è stanca per il parto, e poi la bambina non sta piangendo. – ripetè ancora Shikamaru. Non riusciva a capire il motivo di quell’improvviso panico.
Comprese due istanti dopo, quando la bambina dimostrò di essere anche figlia di sua madre e urlò a pieni polmoni, piangendo e spaventando i poveri astanti che si guardavano esterrefatti.
- Ecco, l’avete svegliata. – disse Gaara. Era arretrato di un passo.
- Guarda che è anche colpa tua! – protestò il fratello mentre il cervello di Shikamaru lavorava febbrilmente per trovare una soluzione.
- Forse ha davvero fame. – fu l’unica cosa sensata gli venne in mente, ma Kankuro spense ogni sua speranza.
- Ha mangiato un’ora fa. Lo ricordo perché ero presente. –
Shikamaru si passò una mano sulla fronte, cercando appoggio nei due cognati. Nessuno aveva idea di come comportarsi.
- Comunque io l’avevo detto che quando ti vede comincia a piangere. –
- Sta’ zitto, Kankuro. –
- Non è un buon inizio come padre, sai? –
Intanto la bambina continuava a piangere e Gaara avvertì il bisogno di allontanarsi per qualche ora. Non era capace con i bambini, non sapeva relazionarsi con loro e nemmeno capirli; certo, gli altri due non stavano poi messi meglio e fu questo l’unico motivo per cui il Kazekage rimase: non poteva abbandonare la preziosa nipote nelle mani di quei due incompetenti.
Nel frattempo Shikamaru aveva afferrato la manica della divisa di Kankuro, spostandolo più vicino alla culla.
- Fa’ qualche smorfia, magari si calma. – dichiarò.
Il ninja delle marionette alzò un sopracciglio.
- Non sono una scimmia ammaestrata. – replicò con piglio deciso.
- E’ una buona idea. – aggiunse Gaara. Suo fratello dovette sentirsi offeso da quelle parole perché gli lanciò una brutta occhiata in tralice, ma il minore non si scompose di un millimetro: avrebbe provato di tutto pur di far smettere quel chiasso inutile.
Kankuro sbuffò, si lamentò ancora per qualche secondo, ma poi decise di provarci. Storse un po’ la bocca, fece la linguaccia e roteò gli occhi con un’espressione ebete stampata in faccia. L’unico risultato ottenuto fu un pianto ancora più acuto.
- Ma dai, piccolina! Smettila! Sono io, lo zio Kankuro, non mi riconosci? –
- Devi fare delle smorfie per divertirla, non spaventarla! –
- E allora provaci tu, padre dell’anno… -
- Ripeto ciò che avevo detto: chiamiamo Temari. Lei è la madre e saprà sicuramente come comportarsi. –
- No, no… possiamo cavarcela. E poi ho già avuto a che fare con i bambini. –
Entrambi i Sabaku pensarono immediatamente ad Asuma, il figlio del defunto maestro di Shikamaru. Non avevano mai visto quel bambino, ma dai racconti di Temari non pareva più sveglio di un sasso. Il team 10 aveva davvero fatto un pessimo lavoro con quella creatura.
-Per il bene di mia nipote ti darò una mano. – disse Kankuro. Non avrebbe permesso a quello scellerato di un Nara di trasformare la sua dolce bambina in una poppante qualsiasi del villaggio della foglia ed era sicuro che Gaara fosse d’accordo con lui.
- Magari vuole essere presa in braccio. – propose proprio quest’ultimo, ma appena il ninja marionette avvicinò le braccia per afferrarla il pianto divenne così forte da svegliare l’intera Suna.
Non seppero mai se davvero la bambina avesse svegliato l’intero villaggio, ma sicuramente ad essere sveglia, con tanto di nervi a fior di pelle, era Temari Sabaku no, la quale si stava dirigendo a passo di marcia da sua figlia. Sapeva che fosse in pericolo con quei tre a farle da balia.
Uomini… idioti che non sanno far smettere un neonato di piangere, pensava mentre a grandi falcate percorreva il corridoio che divideva la sua stanza da quella della bambina.
- Avanti, fai qualcosa! – sbraitò Kankuro verso Shikamaru. La testa di Gaara stava per esplodere. Non era abituato a tutto quel baccano e quasi rimpiangeva il silenzio tranquillo del suo studio.
- Cosa dovrei fare? Voi due non state aiutando. –
- Non avrei dovuto permettere a mia sorella di sposarti. –
- Ancora con questa storia? Sei ripetitivo. –
- No, siete degli idioti! – urlò Temari, entrando nella stanza. – Cosa state facendo a mia figlia? –
- Tuo marito è un pessimo padre. – rispose Kankuro.
Come per incanto, il solo suono della voce arrabbiata della madre aveva avuto un effetto benefico sulla bambina, che di colpo s’era acquietata.
E’ subdola come la madre, pensò Shikamaru tra l’ammirazione e lo scoraggiato.
- Dovresti essere a letto, a riposarti. – commentò questi. Temari sbuffò.
- Ho già riposato per nove mesi. Sto benissimo, sicuramente meglio di voi due dopo che vi avrò usato come bersaglio per i miei kunai. –
- Ehi, perché non te la prendi anche con Gaara? – aggiunse il fratello Kankuro. Davvero non sopportava l’intoccabilità del più piccolo.
- Come sei puerile! – commentò Temari. – Non scaricate la colpa sugli altri perché non vi eviterà di finire morti stecchiti. –
Shikamaru roteò gli occhi, sospirando. Si avvicinò alla ragazza e le posò un braccio attorno alle spalle, baciandole appena la fronte. Kankuro guardava la scena disgustato: per lui quei due non avevano il minimo pudore.
- Vieni, ti accompagno a letto. – disse piano il Nara.
- Non dirmi quello che devo fare! – protestò la bionda, lasciandosi però dolcemente condurre di nuovo fuori dalla stanza. Lanciò un’ultima occhiata alla culla. – Decido io quando andarmene e… beh, la bambina non piange più. –
- Quindi possiamo andare. –
- Hai appena partorito, Tem. Non puoi stare in piedi! – concordò Kankuro. Voleva dimostrare di essere in grado di prendersi cura della sorella molto meglio di quello stupido Nara. – Ti accompagno anch’io. –
- No! Posso camminare da sola. – rispose la kunoichi, che veniva trascinata quasi a forza verso la sua stanza. – E poi chi rimane con la bambina? –
- C’è Gaara con lei. – rispose Shikamaru, eppure quella risposta non aveva tranquillizzato nessuno.
Forse non era una buona idea lasciare un neonato nella mani del rosso.
Il giovane Kazekage si voltò a guardare la nipote, mentre gli altri erano già fuori e continuavano a battibeccare. Gaara poteva sentire ancora le loro voci. La bambina di tanto in tanto apriva la bocca come a voler dirgli qualcosa, ma i suoni che venivano fuori non erano altro che mugolii senza senso.  
In quell’istante gli venne in mente una cosa che Matsuri disse qualche tempo prima, in uno dei suoi momenti ispirati. Di solito non dava peso alle parole dell’allieva, non perché non le ritenesse importanti, ma perché di solito erano solo un insieme di gridolini ed apprezzamenti alla sua persona. Invece, quella volta, il discorso lo colpì, anche se non riuscì a capire immediatamente cosa volesse dire.
- Io credo - pronunciò solennemente la ragazza. – che quando si ama qualcuno, si cambia inevitabilmente. Si fanno cose che prima pensavamo impossibili per noi. Si diventa all’improvviso coraggiosi, ma non parlo del coraggio che gli eroi hanno in battaglia… è un tipo di coraggio diverso, che riguarda la normalità. Tutti sanno amare, anche se è difficile e lo è perché, nel momento in cui ci si rende conto che qualcuno per noi è importante, bisogna smettere di pensare a se stessi. Comincia un rapporto a due, o tre o quattro, in cui la fiducia verso l’altro è importante quanto la fiducia che l’altro ha in noi. E’ per questo che quando due si amano diventano una cosa sola e per osmosi assorbono i pregi, i difetti e persino i sentimenti dell’altra persona. Ma perché questo accada bisogna avere coraggio, Gaara-sama. Se lo ricordi. –
Osservando la bambina, sua nipote, Gaara se n’era ricordato e aveva capito finalmente. L’amore in fondo l’aveva avuto dinanzi agli occhi: era quello tra Temari e Shikamaru, quello dei fratelli nei suoi confronti e persino quello fanciullesco di Matsuri.
Si piegò, appoggiandosi alla culla, e passò un dito sulla guancia della bambina. Fu gesto veloce e delicato e a Gaara parve quasi che sua nipote gli avesse sorriso.
- Ciao, Karura. – soffiò appena sul suo viso.
In quel momento promise a se stesso che quella bambina sarebbe stata più fortunata di lui e avrebbe conosciuto l’amore sin dall’infanzia.
 
 
Un anno dopo…
A Konoha

 
 
Asuma amava le feste. Le trovava divertenti, soprattutto perché si mangiava tantissimo e tutti gli prestavano attenzione. O almeno così era sino all’arrivo della piaga.
Il bambino non sapeva spiegarsi da quale antro infernale fosse uscita quella creatura malefica e, a dire il vero, neanche gli importava, però da quando era arrivata la sua vita aveva subito un repentino cambiamento.
La prima volta che l’aveva vista, l’aveva trovata disgustosa, nonostante tutti lodassero i genitori per la sua bellezza. Quella cosa era bella? Oh, allora lui era un Uchiha malvagio! Puah, che stupidaggini.
Gli dispiaceva per Shikamaru e la moglie – che a lui piaceva quasi quanto sua madre – che dovevano convivere con tale obbrobrio della natura.
La piaga si chiamava Karura. Lo sapeva perché l’obbligavano a giocare con lei o tenerle compagnia sin dai primi giorni del suo trasferimento. Ma non poteva starsene a Suna?
Come se non bastasse l’essere malefico era anche più intelligente di lui. Tutti non facevano altro che sottolinearlo ed Asuma ci rimaneva male ogni volta.
Ad ogni gioco, anche quello più semplice, era sempre lei a vincere. Il bambino si sentiva frustrato e sua madre non l’aiutava: ogni scusa era buona per depositarlo a casa Nara.
- Sei un ometto, - gli diceva con dolcezza, posandogli un bacio sulla guancia. – devi prenderti cura della piccola Karura. Devi volerle bene e proteggerla da ogni pericolo. –
Sua madre purtroppo non sapeva che il vero pericolo era proprio lei, l’innocente bambina.
Karura era testarda, voleva averla sempre vinta su qualsiasi cosa ed era pure prepotente. Non aveva paura delle armi, a differenza sua, nonostante queste fossero ancora solo dei giocattoli. Asuma non voleva neanche immaginare quando sua malvagità avrebbe cominciato la sua carriera da ninja. Il primo a morire sarebbe stato lui, ne era sicuro.
Anche quel giorno si trovava a casa Nara, ma per un motivo diverso dal solito. Erano tutti accorsi per festeggiare il nuovo Hokage: Naruto Uzumaki. La vecchia Tsunade non ne poteva più di ricoprire quel ruolo ed era ben felice di cederlo per potersi godere una meritata vacanza.
Nessuno si era sorpreso più di tanto quando il nome annunciato fu quello di Naruto, che volle subito al suo fianco, come consigliere, l’amico Shikamaru. Temari era stata orgogliosa di suo marito e congratulazioni erano persino arrivate da Suna.
Il perché stessero festeggiando a casa dei Nara non era chiaro, ma qualcuno era pronto a scommetterci che c’entrasse Ino Yamanaka, che passava parte del proprio tempo rendendo difficile la vita ai propri poveri compagni di team. Shikamaru aveva passato momenti decisamenti brutti sotto la supervisione di Temari ed Ino per appendere delle lanterne nel giardino di casa.
- Asuma! – disse la bambina dinanzi a lui, anch’essa seduta sul grosso tappeto del salone. Per quanto avesse appena un anno Karura conosceva un discreto numero di parole e formulava pensieri decisamenti più coerenti di quelli del piccolo Sarutobi, che di anni invece ne aveva quattro. Ma lei era un genio, lo dicevano tutti.
- Mmh… - borbottò. Non era felice di vederla così presto. Karura, al contrario, sembrava del parere opposto. Si avvicinò e gli stampò un rumoroso bacio sulla fronte, che prontamente Asuma si ripulì con la manica della maglia. La odiava ancora di più quando se ne usciva con gesti del genere, soprattutto perché una parte di sè immaginava che la piaga sapesse quanto a lui dessero fastidio. Era proprio da lei farlo apposta per metterlo in imbarazzo. – Vai da un’altra parte! – aggiunse, spingendola con il braccio.
- No. – rispose con decisione la bambina.
Ad Asuma venne voglia di piangere.
- Vattene via! - ripetè
- No. -
Karura era davvero irremovibile quando ci si metteva.
- Oh bambini, non state qui in mezzo come dei broccoli. – urlò Temari, passando con un grosso vassoio di roba da mangiare tra le mani. Asuma allungò lo sguardo per capire di cosa si trattasse. – Intralciate il passaggio e rischiate che qualcuno vi calpesti. –
- Che tu li calpesti. – rettificò Shikamaru, camminando poco dietro. La sua espressione stanca ed annoiata rivelava a tutti quanto odiasse partecipare a delle stupide feste. – Potresti andare più piano? Gli ospiti non moriranno di fame e gli Akimichi non sono ancora arrivati. –
- E quand’è che arrivano? –
- Non lo so, ma Choji dovrebbe arrivare con Ino. –
- Quindi quei due stanno insieme o no? –
- E cosa vuoi che ne sappia! –
Quella era un’altra nota dolente per Asuma. In una scala di preferenza Ino Yamanaka occupava una stupenda terza posizione, appena dietro sua madre e Temari Sabaku, che l’aveva attratto dalla prima volta, ma questa s’era sposata con Shikamaru distruggendo ogni suo sogno d’amore. Si era consolato però con l’idea che Ino fosse ancora libera e lui avesse una qualche speranza. Non avrebbe sopportato un altro fidanzamento, anche perché non ci sarebbero state più donne libere a Konoha, ad eccezione di nonna Tsunade e… la cosa orribile che gli era davanti.
Al solo pensiero fece una smorfia.
- A proposito, - riprese Temari, ferma nel centro della stanza. – è arrivata una lettera da Suna. Mi ha scritto Kankuro per mettermi al corrente di aver trovato una ragazza. –
- Kankuro? –
Al nome dello zio Karura alzò lo sguardo e si portò un dito in bocca. A lei piaceva lo zio Kankuro, ma a volte lo trovava un po’ stupido. Preferiva di gran lunga lo zio Gaara che, quelle poche volte in cui l’aveva visto, le aveva mollato di nascosto della cioccolata.
- Sì, lui. E non sai quanto sia arrabbiata! Quell’idiota s’è innamorato di una che non è neanche in grado di tenere un’arma tra le mani. Pensa, lavora in una locanda. –
- E allora? –
- Kankuro è un ninja! Cosa possono mai avere in comune? –
- Nulla e forse è proprio per questo che funziona. –
Temari borbottò qualcosa che Asuma non afferrò del tutto, ma vide Shikamaru sorridere. Gli piaceva guardare i battebecchi di quei due, lo mettevano di buon umore. Anche Karura stava ridendo, attirando l’attenzione dei suoi genitori.
- Credo sia arrivato Naruto con Hinata. – affermò la kunoichi di Suna, mollando il vassoio tra le braccia di Shikamaru e correndo verso l’entrata.
- Beati voi, - mormorò il Nara, guardando i due bambini. – che ve ne state qui a non far nulla. –
A passo strascicato e sotto lo sguardo attento della figlia, Shikamaru si avviò verso il giardino. Intanto Temari aveva accolto i nuovi arrivati tra le urla di un esagitato Lee e un altrettanto eccitato Gai-sensei.
Preoccupato ad osservare le ridicole mosse dei due ninja dalla tuta verde, Asuma non aveva notato Karura gattonare. Capì subito stesse seguendo il padre.
Per fortuna lui aveva imparato a camminare e la raggiunse in meno di un secondo.
- Dove vai? – domandò. Odiava Karura – oh, eccome! – eppure il bene che voleva ai suoi genitori non gli permetteva di abbandonarla al suo destino, col rischio che si facesse male sul serio. Contro la sua volontà, quindi, il povero bambino si ritrovava anche a farle da balia.
- Karura! – urlò Naruto Uzumaki facendo la sua entrata. In un lampo aveva afferrato la bambina e se l’era portata sulle spalle, mentre questa gli afferrava i capelli biondi e li accarezzava in modo buffo come faceva con quelli del suo papà. – Vieni pure dal nuovo Hokage! –
- Stai attento. – lo ammonì Hinata con la sua voce dolce.
- Non ti preoccupare, Hina-chan. Sono l’Hokage io e non permetterò che nessuno del mio villaggio si faccia male! –
Asuma avrebbe voluto saltare tra le braccia di Naruto, ma il suo completo disinteresse lo fece arrabbiare. Si fece allora da parte, mettendo su il broncio, mentre quasi tutti giocavano con la piccola infame, che lo guardava con espressione trionfante.
Ah, quanto la odiava!
- Cosa ci fai qui tutto solo? – domandò una voce alle sue spalle. Asuma la riconobbe subito.
- Zia Ino! –
La bionda gli posò subito una mano sulla bocca, tappandogliela.
- Non devi chiamarmi così! – lo ammonì. – Mi fai sembrare vecchia. –
- Okay… ciao, Ino. –
La Yamanaka sorrise soddisfatta.
- Ciao a te, piccolo Asuma. Allora perché te ne stai tutto solo mentre Karura si diverte con quel cretino di Naruto? –
Il bambino alzò le spalle. Sempre tutti a parlare di Karura, tutti a preoccuparsi di lei…
- E zio Choji? – domandò.
- Al buffet, come al solito. – rispose la ragazza un tantino infastidita. L’unico che sino a quel momento le avesse dato un minimo di attenzioni era proprio il piccolo Sarutobi, ma preferì non rivelare quel piccolo dettaglio. D’altra parte doveva immaginarselo: la festa era per il nuovo Hokage, non certo per lei.
- Posso stare con te? – domandò allora il bambino con sguardo supplicante. – Ti accompagno a prendere da mangiare. –
- Mmh non saprei… sai ci sono così tanti bei giovanotti che vorrebbero essere miei accompagnatori. –
In quell’istante fecero il suo ingresso nel giardino dei Nara anche Sakura e Sasuke. La prima felice ed energica come al solito, il secondo con il broncio che lo contraddistingueva.
Ino sentì qualcosa tirarle lo stomaco. Non doveva più pensare all’Uchiha, ormai lui faceva coppia fissa con l’amica e lei aveva giurato che non si sarebbe mai intromessa.
- Ovviamente scherzavo, - aggiunse poco dopo, afferrando la mano di Asuma. – andiamo a sederci e scopriamo quali assurde pieatanze Temari ha cucinato. –
Sakura li vide quasi subito e li raggiunse, prendendo posto accanto ad una infastidita Ino che sperava con tutta se stessa di evitare la compagnia dell’Haruno almeno per quella sera.
Sasuke era stato preso in ostaggio da Naruto e non se ne sarebbe liberato in fretta.
- Ciao! Oh, ma stai mangiando? –
La Yamanaka, con un pezzo di qualcosa di indefinito in bocca, borbottò una parola di assenso.
- Se continui di questo passo diventerai una balena gigante, Ino. Lo dico per il tuo bene. –
Da quando era nato, Asuma si sentiva ripetere di continuo di essere un povero, piccolo bambino decerebrato: aveva imparato a parlare in modo decente solo nell’ultimo anno, faceva fatica a progettare piani diabolici come Karura e non era in grado né di saltare né correre nello stesso momento; eppure neanche il più stupido degli stupidi non avrebbe afferrato il sentimento di amore ed odio che c’era tra la sua adorata Ino e Sakura Haruno. Il motivo per cui quelle due fossero amiche, nonostante la rivalità in amore e le continue frecciatine al proprio aspetto fisico, nessuno riusciva a comprenderlo. Perché aiutare qualcuno che infierisce su di noi continuamente?
Asuma si grattò il naso con una mano. Non sapeva rispondere a quella domanda, ma capiva che il legame tra Ino e Sakura era simile al suo con Karura la malefica. Un legame insensato, ma pur sempre un legame.
- Perché non ti metti un sacchetto in testa in modo da nascondere la tua brutta faccia? – replicò la Yamanaka.
- Guarda che se ti dico che è per il tuo bene non sto mentendo. Quella roba sembra strana. –
- Non l’ha cucinata Temari, non è così stupida. La signora Yoshino è stata tanto gentile da preparare l’intero buffet. –
Sakura parve immediatamente sollevata.
- Potevi dirlo prima! – esalò con un sospiro. – Passamene un po’ allora… -
- Pensavo facesse ingrassare. –
- Ingrassare te, non me. Io ho un metabolismo veloce e non mi si piazza tutto sul sedere. –
- Sei solo invidiosa perché io almeno un sedere ce l’ho. –
- Non ho un sedere, ma sono riuscita lo stesso a conquistare Sasuke. –
Ecco, Ino lo sapeva. Adesso l’amica non avrebbe fatto altro che parlare della sua bellissima e passionale storia d’amore con Uchiha. Come ci fosse riuscita poi era tutto un mistero che la Yamanaka non sapeva spiegarsi.
- Non fare quella faccia, - la ammonì Sakura, dandole una leggera spinta col gomito. – non voglio parlarti di Sasuke. Sono preoccupata per te. –
- Per me? –
- Sì, per te. – ripeté l’Haruno. – Quando tornasti da Suna pensavo avessi preso una decisione. –
- Non ho voglia di parlarne. –
- Dovresti invece. Non puoi rimanere per sempre in questa specie di limbo. –
- Io sto benissimo. Mai stata meglio. – ci tenne a precisare Ino, ma era così poco convincente che nemmeno il piccolo Asuma le credette.
- Devi solo essere sincera con te stessa e ammettere quello che il tuo cuore conosce già. –
- Mi fai venire il voltastomaco così… -
Sakura sbuffò.
- Quando ti torna un minimo di coraggio fammi un fischio! –
La bionda voleva davvero dirgliene quattro a quella piattola rosa. Come osava lei dare darle della codarda? Ino era sempre stata coraggiosa, sempre. Non aveva paura di niente e di nessuno, non si fermava dinanzi a nessuno ostacolo perché credeva nelle sue capacità.
Almeno la maggior parte delle volte, pensò.
Era maturata in quell’ultimo anno, ma sembrava anche aver perso parte delle propria personalità esuberante e ciò la infastidiva non poco.
Ripensava al modo in cui aveva parlato a Kankuro, alla sua espressione delusa. Ancora oggi si domandava se avesse fatto la scelta giusta.
- Mangiamo? – domandò Asuma, ridestandola dai suoi pensieri.
 
Due ore dopo…
Konoha. Giardino dei Nara.
 
Aveva mangiato fino ad abbufarsi ed ora era così pieno da non riuscire neanche a respirare. Sua madre, che lo guardava da lontano, avrebbe dovuto raccoglierlo e portarlo a casa in braccio perché Asuma non aveva neanche la forza di alzarsi dalla sedia.
Tra la zia Ino e lo zio Choji, seduti ai suoi lati, per tutta la serata non aveva fatto altro che mangiare. D’altra parte quella era l’unica consolazione poiché tutti erano impegnati a festeggiare Naruto e giocare con Karura.
Dannata, dannata bambina puzzolente.
Dopo la chiacchierata tra Sakura ed Ino, che Asuma non aveva del tutto compreso, erano arrivati a casa Nara tanti altri ospiti che conosceva fin troppo bene.
Uno di questi era Kakashi, seguito da una sensuale e scollatissima Mitarashi-sensei. Il bambino aveva sentito Ino e Choji bisbigliare su quella improbabile coppia.
- Ti dico che stanno insieme! – sosteneva con fermezza la ragazza. – Anko non lo molla un attimo mentre Kakashi è sempre in fuga per cercare di evitarla. –
- Appunto! Non stanno insieme. E’solo la follia della Mitarashi. –
- Non è detto che non facciano alcune cose insieme. –
L’Akimichi a quel punto era arrossito e aveva voltato il capo dall’altra parte, osservando con attenzione Temari litigare con il consorte per una ragione a loro sconosciuta.
- E allora perché Kakashi la evita? – domandò poco dopo, incuriosito. Ino sorrise in modo sinistro.
- In amore vince chi fugge, no? –
Asuma non li capiva tutti quei discorsi sull’amore. Riteneva fosse una cosa semplice, glielo diceva sempre sua madre: se due si piacciono stanno insieme e hanno cura l’uno dell’altro, cosa c’era di difficile in ciò?
Nonostante l’abbuffata delle due ore precedenti, il bambino sentiva di avere ancora un centimetro di spazio per una fetta di torta. L’attendeva ormai da un bel po’ di tempo.
- … e così dovrò tornare a Suna per qualche settimana. Devo sistemare delle faccende per conto dei due Kage. – diceva intanto Temari.
Shikamaru fumava tranquillamente una sigaretta. Asuma sentì la zia Ino irrigidirsi al suo fianco.
- Serve qualcuno che ti accompagni? Ho proprio voglia di rivedere Gaara! – rispose Lee, raggiante.
- No, andrò da sola. Sarà una cosa di poco conto, ma ne approfitterò per rivedere i miei fratelli. –
- E come stanno? – domandò Choji. Anche lui aveva chiarito con Kankuro prima di partire e gli faceva piacere avere notizie dei due Sabaku.
- Gaara svolge il suo lavoro di Kage come sempre e Kankuro si è trovato una ragazza. – rispose.
Ino per poco non si strozzò con la sua stessa saliva. Asuma la guardò con apprensione mentre Sakura, a qualche posto di distanza, sorrideva soddisfatta.
- Una ragazza? – chiese con tono incredulo.
- Sì, pare impossibile anche a noi. – rispose Shikamaru, beccandosi un’occhiataccia da sua moglie.
- Beh, congratulazioni! Sono davvero felice per lui. – replicò Choji.
Ino si sentiva strana. E non perché si sentiva gelosa. Anzi, era proprio questo il problema. La sensazione di sfarfallio non era causata dal timore o dall’invidia o dalla mancanza di attenzioni, come accadeva di solito; era qualcosa di liberatorio. Aveva sentito come un peso dissolversi dal proprio stomaco, fegato e tutto l’apparato digerente.
- E com’è? – domandò. Temari la guardò di sottecchi, indecisa se rispondere o meno.
- Dalla descrizione sembra carina e dolce, ma non è una kunoichi e dubito sia in grado di difendersi da sola. – disse con fastidio. Non sopportava le ragazze deboli, le facevano salire il nervoso e non poteva accettare che suo fratello stesse con una di queste.
Ino sorrise, sorpresa dalla sua stessa reazione.
- Sai, credo che sia un tipo adatto a Kankuro. – esclamò. – Immagino non sia complicata. –
Shikamaru posò la cicca in un posacenere, poi si alzò per andare alla ricerca della figlia. Chissà dove s’era cacciata…
- Trovo sia difficile trovare qualcuno più complicato di te. – replicò la kunoichi della sabbia. Ino non riuscì ad offendersi, in fondo Temari aveva pienamente ragione.
- Sono contenta per lui. – disse.
Ed era davvero sincera. Neanche lei sapeva spiegarsene il motivo, ma lo era.
- Sicura che stai bene? – domandò Choji.
- Sì, sì! Perché non dovrei esserlo? –
A dire il vero delle ragioni c’erano, ma ad Ino quasi non importavano più. Kankuro doveva essersi dimenticato di lei, aveva trovato un’altra, eppure alla ragazza di Konoha tutto quello non faceva male. Il Sabaku l’aveva superato, poteva quindi farlo anche lei.
Choji stentava a crederlo.
- Allora chi vuole l’ultima fetta? – urlò Yoshino Nara. Temari fece immediatamente segno di no con la mano.
Asuma, al contrario, era ben felice di accaparrarsi il dolce che tanto desiderava, ma Ino era stata più lesta e gliel’aveva sottratta sotto al naso. Al bambino vennero le lacrime agli occhi.
- Questa se la merita Choji! – disse. L’amico la guardò esterrefatto. – Non ce la faccio più a vederti così magro. – aggiunse a mo’ di scusa.
L’Akimichi non se lo fece ripetere due volte e si avventò sulla torta. Asuma guardava la scena con tristezza infinita.
Sentitosi tradito dalla sua zia preferita, decise di allontanarsi per andare a giocare lontano dagli adulti. Per fortuna il giardino di casa di Shikamaru era grande e il bambino poteva avere tutta la privacy di cui necessitava. Peccato che stesa sul prato, lontana da occhi indiscreti, c’era la persona che meno avrebbe voluto vedere in quel momento.
Karura lo salutò agitando la manina paffuta.
Sbuffando, Asuma andò a sedersi accanto a lei. Temari aveva raccolto i capelli della sua bambina con due codini, che rendevano il suo viso dolce e gentile. Nulla di più lontano dal vero.
Come se non bastasse la piaga stava anche mangiando una fetta di torta. Una parte di quella torta che lui non aveva avuto.
- Non ti sopporto! – sbottò il bambino. Karura si leccò un dito sporco di panna e, come se gli avesse letto nella mente, porse parte di quello che rimaneva della torta ad Asuma.
Quest’ultimo era stupito. Che il mondo stesse andando a rotoli?
- Anche io. – disse l’altra con vocetta infantile ed un sorriso ironico sulle labbra.
Tutti quei discorsi sull’amore avevano reso Asuma alquanto confuso. Non doveva più ascoltare zia Ino e Sakura parlare tra loro.
Tuttavia, mangiando il regalo di Karura, non poteva fare a meno di pensarci. Che cosa significava davvero amore?
Dare un pezzo di torta a qualcuno che non si sopporta lo era?
O forse era quello che sua madre provava ancora per suo padre, quando di notte osservava le sue foto e piangeva in silenzio, credendo che Asuma non la udisse? Quello di Temari e Shikamaru, che battibeccavano di continuo, ma erano in grado di capirsi con solo uno sguardo, senza bisogno di parole inutili? O persino quello tra Kakashi e Anko-sensei, che fingeva di non sapere dove il suo amato si fosse nascosto per leggere quelle porcherie che si portava sempre dietro? E la stima, il rispetto che Lee aveva per il suo maestro? Quello era amore?
Un tipo diverso, sì.
Non ebbe dubbi che quello tra la zia Ino e lo zio Choji fosse amore. Lo capiva dal modo in cui stavano scherzando in quell’istante e da come l’Akimichi si fosse proprosto d’accompagnare a casa l’amica, perché era sera e a lui non andava che Ino gironzolasse da sola. Lo capiva dal modo in cui la ragazza gli aveva preso la mano ed aveva intrecciato le dita a quelle di lui. Choji era arrossito, ma si era sentito orgoglioso.
Era un amore silenzioso il loro, che sarebbe sbocciato col tempo e Asuma non vedeva l’ora di vederne i frutti.
Forse Karura non era così male come immaginava e i suoi baci non era poi così disgustosi.
Ma aveva quattro anni ed era ancora troppo presto per quei pensieri.
 
- Tutto quel cibo mi ha fatto male. –
- Dovresti smetterla di mangiare così tanto. Vederti vomitare mi fa schifo. –
- Grazie per il tuo supporto, Shikamaru. –
- Ma non avevi vomitato anche ieri? –
- Mmh… adesso che ci penso, sì. E anche il giorno prima. –
Il Nara guardò la moglie dritto negli occhi.
- Oh no, non un’altra volta… - mormorò la giovane donna.
- Spero sia un maschio. Insomma,  deve esserlo. -
 
 
 
 
Note:
ed è la fine xD Non so neanche io come ci sia arrivata! Questa era la mia prima long-fic e sarei bugiarda se dicessi che è stata tutta rosa e fiori. Se tornassi indietro modificherei parecchie cose o ne correggerei delle altre, ma già essere arrivata alla fine è un gran traguardo.
Immagino che questo finale possa aver deluso qualcuno sia perchè parecchie erano tifose della KankuxIno e sia perchè non era proprio come ce lo si aspettava. Spero comunque che la scelta di Ino sia comprensibile e frutto della sua maturazione. In fondo non è così scema come appare xD
Mmh... per il resto non ho nulla da aggiungere. Solo dei grandi, grandissimi ringraziamenti per coloro che hanno messo la fic tra seguite/preferite/ricordate e ancora di più per coloro che hanno sempre recensito, dandomi la possibilità di andare avanti.
E sì, Temari è di nuovo incinta! ahaha
Vi lascio con una piccola lacrimuccia, ma spero che questa storiella vi abbia lasciato un sorriso. Questo è ciò che vale di più, persino più di una recensione.
Un bacio grandissimo e a presto! ^^
Ps: perdonatemi fans della KankuxIno! Non sembra, ma è un pairing che piace anche a me! :D
  
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