Capitolo
ventiquattro: Demons
“Can't
wake up in
sweat,
'cause it
ain't
over yet,
Still
dancing
with your demons,
(Victim of
your
own creation)!
Beyond the
will
to fight,
Where all
that's
wrong is right,
Where hate
don't
need a reason,
(Loathing
self-assassination)!
(Avenged
Sevenfold – Nightmare)”
Rosso, era
l’unico colore che
riusciva a distinguere nelle tenebre che la circondavano. Si sentiva
strana, il
respiro affannato, le mani e le ginocchia immerse in qualcosa di ancora
caldo.
Portò le mani al viso, spaventata. Sobbalzò e per
poco non lanciò un urlo
constatando di sguazzare in un pozza di sangue vermiglio.
Sentiva un odore terribile -
odore di morte - invaderle le narici, la mente, la bocca. Ebbe la
brutta
sensazione di voler rigurgitare tutto ciò che aveva dentro,
compresa l’anima.
L’oscurità la opprimeva e le ombre che vi si
aggiravano la terrorizzavano.
Avrebbe voluto urlare ma rimase paralizzata quando rivide dinanzi a
sé il corpo
sfigurato di un uomo. Un uomo che lei conosceva, forse, fin troppo.
L’uomo
che aveva ucciso,
l’innocente babbano che aveva torturato per cercare delle
stupidissime
informazioni. Allyson sentì lo stomaco ardere, dilaniandosi,
come se si stesse
corrodendo dall'interno. Strinse con forza la sua maglia, madida di
sudore,
avvertendo qualcosa risalire lungo l’esofago.
Prima che
potesse anche solo
avere il tempo di emettere l’ennesimo grido, lo scenario
cambiò improvvisamente
e lei si ritrovò davanti ad una sé stessa che
selvaggiamente s’impegnava a
torturare John Morgan, l'auror che aveva ucciso non molto tempo prima,
l’espressione di folle eccitazione incollata sul suo viso.
- NO! -
gridò lei invano.
Ma il
demone rise e poi vide
chiaramente la sua anima lasciare il suo corpo e finire dentro lo
stomaco della
sua gemella. Urlò così tanto, con tutto il fiato
che le rimaneva, fino a
danneggiare le corde vocali. E mentre tutto quello che aveva intorno
cominciava
a vorticarle rapidamente, il sapore ferruginoso del sangue le invase la
bocca.
- Allyson,
stai bene?
Harry. Lei
non ebbe nemmeno la
forza di sussurrare il suo nome. Cercò di allungare la mano
verso di lui, allo
stremo delle forze. Riuscì quasi a sfiorarla ma il suo
demone arrivò prima e un guizzo di luce verde
colpì Harry. Ed Allyson non poté fare nulla se
non guardare il
corpo esanime e privo di vita del suo migliore amico
cadere lentamente dinanzi a lei. Pianse tutte le lacrime che
non credeva più di possedere e strinse convulsamente il
corpo
dell’amico e, non sapendo in che modo, riuscì
nuovamente a gridare.
- Allyson!
- una voce familiare
raggiunse le sue orecchie. Era preoccupata, ma Allyson non voleva che
si preoccupasse per
lei.
La voce
continuò a ripetere il
suo nome mentre all’improvviso si ritrovò in
caduta libera, di nuovo sola,
immersa nell’oscurità mentre tutto quello che
desiderava era la morte.
-
Svegliati!
Aprire
gli occhi fu un qualcosa di devastante. Era sudata, aveva il respiro
affannato
e poteva sentire chiaramente sia il sapore ferrugineo del sangue sulla
lingua, sia l’odore
nauseante di morte e decomposizione. Non fece nemmeno in tempo a capire
chi
l’avesse salvata da quell’incubo che un conato le
spezzò il fiato.
-
Allyson, ci sono io. Sta tranquilla. - mormorò Ginny
spaventata, una mano a
sostenere la fronte di Allyson, un’altra che le spostava
ripetutamente i
capelli dal viso.
Quei
minuti in cui la Reed rimase con la testa immersa nel water, un
trambusto non
indifferente si udì dall’esterno, segno che le
urla strazianti che lei aveva
cacciato erano riuscite a svegliare mezzo dormitorio.
- Che
cosa è successo?
-
Harry. - mormorò Allyson, le lacrime che scendevano dai suoi
occhi brucianti a
causa della puzza.
-
Incubi, suppongo. - spiegò Ginny, sconvolta.
Ally
aveva appena cercato di alzarsi e prontamente le due amiche la tirarono
su. La
mora si poggiò stancamente al lavandino e poi
afferrò il suo spazzolino con
l’intenzione di lavare via quel sapore disgustoso. Raggiunto
il suo obbiettivo
e bianca come un cadavere continuava a balbettare sconnessamente il
nome di
Harry, del fatto che avesse bisogno di lui.
-
Ally, fermati! Dove stai andando?
Hermione
le si parò davanti, posandole le mani sulle spalle.
-
Harry. I-io devo vederlo. L-lui potrebbe star peggio di me, potrebbe
essere
morto. D-devo vederlo.
Si
erano fermate nel corridoio del loro dormitorio, le porte di varie
camere
aperte, molte studentesse assonnate che cercavano di capire chi fosse
l’autrice
di quelle orribili grida. Ginny non risparmiò una buona dose
di occhiatacce a
chiunque le capitasse a tiro prima di ritornare con
l’attenzione focalizzata
sull’amica.
-
Ally, dobbiamo portarti in infermeria. - provò la rossa con
decisione.
La
mora si liberò dalla presa della riccia mormorando
ripetutamente il nome di
Harry, le lacrime apparentemente insensate che le percorrevano il viso,
la gola
riarsa e lo stomaco in subbuglio. Seguita dalle due amiche,
puntò dritto verso
l’entrata del dormitorio maschile.
-
Harry…- mormorò Allyson incapace di fermare le
lacrime.
Fu
Harry a stringerla per primo dopo qualche istante. Lei
cominciò a piangere
convulsamente, affondando il viso nel suo petto. Lui la stringeva
semplicemente, tentando di regolarizzare il respiro.
- Shh,
sono qui, tranquilla.- sussurrò cercando di tranquillizzarla.
-
I-io…Harry, sono una bugiarda. Harry, i-io…avevi
ragione, i-io…s-sto…- cercò di
dirgli lei, incapace di calmarsi.
- Oh
cielo! Che cosa è successo?
La
professoressa Mcgranitt interruppe qualsiasi confessione Ally stesse
per fare
ad Harry. Gwendolyn se ne stava in disparte con le braccia conserte,
arrivata
in tempo per fermare il disastro che avrebbe potuto scatenare la Reed.
-
Incubi, professoressa. - cominciò a spiegare pratica
Hermione, gli occhi lucidi
e la preoccupazione ben visibile. - Allyson ha avuto un brutto incubo e
si è
sentita male. Credo sia meglio accompagnarla in infermeria,
professoressa.
- Sono
d’accordo con lei, Mrs. Granger.
La
direttrice di Grifondoro posò delicatamente una mano sulla
spalla di Allyson
che piangeva silenziosamente tra le braccia del migliore amico.
- Non
le dispiace se vengo anche io, professoressa?
Fece
Harry aumentando la presa sulla vita di Ally con fare protettivo. La
Mcgranitt
annuì e dopo aver ordinato a tutti di tornarsene a letto
cominciò a scendere la
rampa di scale che portava in Sala Comune per accompagnare Potter e la
Reed in
infermeria.
- Ehi,
che avete da guardare voi? Tornatevene a letto, ora. -
ordinò perentorio Ron
agli studenti che, incuriositi dal trambusto, erano scesi a vedere cosa
fosse
accaduto. Gli stessi che, dopo l’ordine del prefetto, fecero
subito ritorno nelle
proprie stanze, chi parlottando, chi sbadigliando.
-
Ro-Ron, io resto con te. - affermò Lavanda, spuntata da
chissà dove,
attaccandosi al braccio del rosso.
-
Vattene, Lavanda. Adesso. - borbottò luì
scrollandosela di dosso e cominciando
a ridiscendere i gradini con l’intenzione di raggiungere la
Sala Comune.
Lavanda, offesa, se ne tornò a letto. Hermione, Ginny e
Neville preferirono
seguire Ron, ormai privi di qualsiasi voglia di dormire.
Il
rosso sprofondò in una poltrona, Neville si
posizionò accanto all’ultima dei
Weasley e la riccia scivolò lentamente a terra. Il silenzio
regnò sovrano per
quelle che sembrarono ore, poi Neville si fece coraggio e chiese:
- Cosa
è successo di preciso? Harry, prima che si svegliasse,
sembrava essere sotto
l’effetto….della maledizione….cruciatus.
Hermione
sospirò prima di rivolgergli uno sguardo stanco. Lui non
poté non notare i suoi
occhi lucidi e quasi si pentì della domanda.
- Ally
ed Harry spesso hanno degli incubi molto simili nello stesso momento.
Sembra
che questo sia stato uno dei peggiori. Allyson si è sentita
davvero male e…- si
sforzò di spiegare, restando sul vago, senza entrare nei
particolari.
- Ho
capito, va bene così.- mormorò Neville
comprensivo. Non voleva forzare la
strega a raccontargli l’accaduto.
- Solo
che non capisco perché questi dannati incubi riescono a
ridurre Allyson in questo
stato. Miseriaccia, sono solo degli incubi!
Sbottò
Ron ad un certo punto, frustrato, mostrando - come rare volte accadeva
– la sua
preoccupazione e i suoi quesiti senza starci a pensare troppo.
-
Piacerebbe saperlo anche a me.
Fu
come se le parole della Granger avessero innescato un qualche ricordo
in Ron.
Lui la guardò rabbuiandosi, cercando di trasmetterle la
rabbia che covava
dentro.
- Non
fingere, Hermione. Tu lo sai. Ti ho sentita parlare con Harry,
supplicarlo di
mettere una pietra sopra ai sospetti su Ally e Malfoy. - proruppe con
foga,
alzandosi.
Hermione
spalancò gli occhi, sorpresa, frustrata e intimorita da
ciò che sarebbe potuto
accadere di lì a poco. Ginny scuoteva la testa
impercettibilmente, il fiato
sospeso e lo sguardo fisso sull’amica. Neville, che non aveva
capito quasi
nulla di quella faccenda, si limitava a far scorrere lo sguardo tra il
rosso e
la strega, confuso e perplesso.
- Io
non so di cosa stai…- cominciò con poca
convinzione lei, evitando volutamente
il suo sguardo.
- Non
ci provare! Io non sono Harry. Io non riesco a ignorare la cosa, anche
se per
poco. Io ed Harry abbiamo il diritto di sapere cosa sta succedendo,
Hermione.
Non credi di averci nascosto questa cosa, qualsiasi cosa sia, da fin
troppo
tempo?
- Ron
puoi dire quello che vuoi ma io terrò la bocca chiusa.
C’è un motivo se voi non
sapete nulla e di certo non sono io a dovervi spiegare tutto. Se solo
fossi un
tantino più intelligente, poi, capiresti che questo
è il momento meno adatto
per parlare di queste cose che non centrano nulla con ciò
che è appena successo!
Hermione
trattenne a stento un singhiozzo, coprendosi la bocca con una mano e
lasciando
che qualche lacrima sfuggisse al suo controllo. Ron non
riuscì a controbattere.
Sospirò bruscamente, girando la faccia altrove.
- Si,
hai ragione. Scusa. Ma non finisce qui. - bofonchiò mentre
cercava di darsi una
calmata. Non voleva che la sua
Hermione…cioè, che la sua migliore
amica
Hermione piangesse, anche se in quel periodo il loro rapporto non era
dei
migliori.
Non
era stata propriamente una cosa giusta origliare la conversazione tra i
suoi
migliori amici, ma Ron voleva sapere. Voleva rispondere alle domande
che
assillavano i suoi pensieri e quelli di Harry, ai dubbi che sembravano
non
volerli proprio lasciare. Per questo aveva sputato con rabbia quelle
parole,
per questo aveva accusato Hermione di mentire. Ma, proprio come Harry,
per il
momento avrebbe atteso.
- Me
ne vado. - sussurrò la Granger alzandosi e avviandosi verso
il dormitorio.
Subito
dopo Ron la seguì con l’intenzione di raggiungere
anch’egli la propria camera.
Rimasero così solo Ginny e Neville in Sala Comune. Si
scambiarono uno sguardo
senza alcuna particolare sfumatura.
-
Neville ti prego di non far parola con nessuno di ciò che
hai ascoltato.
- Sta
tranquilla, Ginny. Non direi mai nulla.- la rassicurò il
mago con un timido
sorriso. - Ora
credo…sia meglio andare a
dormire…
-
Proprio non ce la faccio. Preferisco restare sveglia. -
spiegò con sguardo
triste la rossa non avendo la minima voglia di andarsene a dormire. Non
con
Allyson ed Harry in quello stato.
- Se
vuoi ti faccio compagnia, neanche io ho molto sonno.
-
Grazie, Neville. - mormorò con sincera gratitudine Ginny.
Non ce la faceva
proprio a restare da sola, circondata da un silenzio troppo opprimente
per i
suoi gusti.
Lui si
limitò ad un sorriso. Era preoccupato anche lui per i due
amici e sapeva che
non sarebbe riuscito ad addormentarsi. Così,
sorprendentemente, riuscirono a
chiacchierare di argomenti futili. Riuscirono a distrarsi dalle
preoccupazioni
e per quella notte restarono a parlare nella Sala Comune, le braci del
camino a
donargli calore e solo il rumore di un’improvvisa pioggia che
si mescolava ai
loro sussurri a spezzare il silenzio che, solitamente, la notte portava
con sé.
**
- Stai
scherzando?
Gwendolyn
scosse il capo con fare annoiato stringendo la copia del libro di
Trasfigurazione al petto. Lanciò un’occhiata di
sottecchi all’amico accanto a
lei e non si curò di trattenere la sua risatina divertita.
- Che
diavolo hai da ridere? - sbottò Draco seccato.
- E
poi dici che a te non importa della Reed.
- Non
m’ importa un cazzo della Reed, infatti. - ribatté
prontamente il biondo.
-
Allora perché ti sei preoccupato così tanto dopo
che ti ho raccontato ciò che
le è successo? - disse senza abbandonare il suo sorrisetto.
-
Cosa? Preoccupato? Io? Ti ricordo che stai parlando con Draco Malfoy.
-
Appunto.
-
‘Fanculo, Wood.
La
Wood rise di gusto, portandosi una mano al petto e scuotendo la testa
con fare
divertito. Aveva dimenticato la sensazione di benessere che sentiva
parlando
con il suo migliore amico.
- Ehi,
Draco. Wood.
Theodore
li aveva appena raggiunti trattenendo a stento un grosso sbadiglio.
-
‘Giorno, Theo. Che succede?
Gwendolyn
si limitò ad un cenno in segno di saluto. Non le stava
affatto simpatico quel
tizio lì.
-
Avete visto Allyson? - chiese apparentemente annoiato mentre si passava
una
mano tra i capelli scuri.
-
E’
in infermeria. - spiegò la Wood con freddezza. - stanotte ha
combinato un bel
casino alla torre.
Theodore
alzò un sopracciglio, nascondendo la preoccupazione che
l’aveva pervaso subito
dopo aver udito quella frase. Salutò frettolosamente
l’amico e subito si
allontanò dai due con l’intenzione di raggiungere
l’infermeria per accertarsi
delle condizioni dell’amica.
- La
Reed è un genio. - disse Blaise, appena spuntato dal nulla,
lo sguardo sorpreso
e un ghigno divertito sul viso.
-
Cosa?
Draco
e la Wood gli riservarono uno sguardo perplesso.
-
E’
riuscita a far preoccupare Theodore.
- E
con questo? - fece Gwendolyn notando il sorrisetto che i due Serpeverde
avevano
sulle labbra.
-
Stiamo parlando di Theodore Nott, Gwen. - spiegò Malfoy,
anticipando l’amico.
- E
non solo lui. E’ riuscita a far innamorare persino Draco
Malfoy! Non so come
diavolo ci sia riuscita. E’ un genio. - esordì
Zabini, un ghigno divertito e le
parole scelte appositamente per punzecchiare Draco.
Malfoy
si limitò ad alzare gli occhi al cielo, improvvisamente
irritato, mentre la Wood
si ritrovò a ridacchiare. Trovava Nott e Zabini
terribilmente insopportabili,
soprattutto il primo, ma doveva
ammettere che Blaise -
in quanto a frecciatine - era piuttosto divertente.
- Già. Un genio, davvero. - mormorò sarcastica mentre si avviava verso l’aula di Trasfigurazione con Draco e Blaise che si scambiavano frecciatine chi divertito, chi seccato.
Angolo di Hono:
Scusatemi, lo so. Sono due settimane che non pubblico. Vorrete uccidermi (beh, spero che lo vogliate, almeno significa che vi importa della mia fic u.u), lo so. Sono imperdonabile. (So I dub the unforgiveeeeen! :3) Seh, vabbè, sto proprio sclerando stasera. Scusatemi, di nuovo. >_> Beh, comunque, sono abbastanza di fretta quindi mi muovo! RIngrazio, come al solito, tutti coloro che mi sostengono seguendo la mia long, inserendola tra preferite, ricordate e seguite e, naturalmente, anche per chi recensisce. Spero davvero che il capitolo vi piaccia e che non abbia deluso le vostre aspettative! Mi affido a voi, come sempre. Scusate ancora per l'enorme ritardo! Vi voglio bene e grazie ancora per il sostegno <3
Alla prossima settimana! C:
Hono