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Autore: GottaBeLou    26/03/2014    5 recensioni
"Mentre Kogoro sbraitava, il piccolo Conan non emetteva un suono, sembrava quasi non respirasse. Sentiva un enorme peso sul cuore guardando il viso della ragazza. I paramedici avevano chiesto più volte al bambino di rimanere sul posto ma lui non aveva ceduto. Era solo colpa sua se Ran si trovava in quella situazione, colpa sua e di nessun altro, la sua vita era appesa a un filo e se le fosse successo qualcosa non se lo sarebbe mai perdonato."
Genere: Angst, Romantico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Heiji Hattori, Kazuha Toyama, Nuovo personaggio, Ran Mori, Shinichi Kudo/Conan Edogawa | Coppie: Heiji Hattori/Kazuha Toyama, Ran Mori/Shinichi Kudo
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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capitolo 1

Premessa: Come dicevo la scorsa volta, ogni capitolo sarà introdotto da alcuni versi di una canzone, il mio consiglio è di usarla come sottofondo mentre leggete (naturalmente potete anche non farlo, non sono vostra madre e non do ordini a nessuno lol)


And this is when the feeling sinks in,
I don't wanna miss you like this,
Come back... be here, come back... be here.
I guess you're in New York today,
I don't wanna need you this way,
Come back... be here, come back... be here.

-Taylor Swift, Come back.. be here 

“È permesso?” chiese qualcuno. Conan sobbalzò, non aspettava visite ma riconoscendo l’ospite si schiarì la gola e lo invitò ad entrare, con la speranza che non avesse sentito la telefonata di poco prima.
“Ciao Conan” sussurrò la vocina dolce della piccola Ayumi “ho trovato la porta aperta così sono salita”
“Hey, come mai qui?” disse cercando di mettere da parte i brutti pensieri che affollavano la sua testa. 
“Oggi non c’eri a scuola così ho pensato di venire a portarti i compiti” rispose lei con un sorriso.
“Oh, ehm.. ti ringrazio” balbettò lui afferrando il plico di fogli che la bambina gli stava porgendo. Per essere una scuola elementare facevano studiare parecchio.
“Allora, come mai non c’eri?”
“Sono andato a fare una visita, il ginocchio ha ricominciato a farmi male ultimamente” mentì lui, sforzandosi di essere convincente. In effetti il dolore era tornato, ma era stato a casa per un altro motivo. Aveva passato la mattinata a casa del professor Agasa, dove Ai aveva fatto alcune analisi sul suo sangue, c'era qualcosa che non andava nella formula dell'antidoto all'APTX4869, qualcosa che ancora non era chiaro alla giovane scienziata. L'obiettivo era quello di eliminare ogni traccia del veleno dal corpo di Shinichi, ma, senza un promotore, sarebbe stato impossibile. 
“Beh avevi preso una bella botta, speriamo si sistemi presto!” disse la bambina sorridendo “con chi parlavi poco fa? Ti ho sentito urlare e..”
“C-con nessuno, non ti preoccupare Ayumi”
“Va bene” lasciò perdere, non troppo convinta.
Conan la invitò a sedersi e per i minuti seguenti la bambina fu l’unica a parlare, presa a raccontare ciò che avevano fatto a scuola quel giorno. Lui si sorprese di quanto entusiasta fosse, sembrava le piacesse da matti andare a scuola. Sotto questo aspetto le ricordava Ran alla sua età, infatti lei diceva sempre che andare a scuola non le pesava per nulla, era felice di imparare. Anche a lui non dispiaceva, anche se spesso le lezioni era infinitamente noiose e finiva per addormentarsi sul banco, ma, nonostante questo, aveva la media più alta tra i suoi compagni.
Riflettendoci, la piccola Yoshida aveva più di un punto in comune con la sua vecchia amica d’infanzia, sia fisicamente che caraterialmente. Entrambe avevano i capelli scuri e grandi occhi profondi, anche se di due tonalità di azzurro completamente diverse, adoravano stare a contatto con le persone, nonostante si dimostrassero timide gli sconosciuti.
A quei pensieri Conan sorrise e propose di riaccompagnarla a casa, aveva bisogno di prendere una boccata d’aria e probabilmente dopo una passeggiata gli si sarebbero chiarite le idee. Continuava a ripensare alla sua reazione alle parole di Heiji, era sempre stato piuttosto impulsivo, ma non si sarebbe mai permesso di dire certe cose, soprattutto a quello che considerava il suo migliore amico. Eppure non aveva fatto altro che urlargli contro, mentre avrebbe dovuto confortarlo per la situazione in cui si trovava. Si erano promessi di aiutarsi l'un altro ogniqualvolta ce ne fosse stato il bisogno, ma ultimamente sembrava che ognuno stesse andando per la sua strada.
Ayumi accettò l’invito di Conan, le piaceva passare del tempo con lui, dal primo giorno in cui si erano visti le era sembrato simpatico, affabile e più intelligente e sveglio degli altri bambini della sua età. Inoltre lo trovava molto carino e quando le stava accanto il suo cuore iniziava a battere più forte del normale. Aveva la sensazione di essere al sicuro, vicino a lui.
Dopo aver lasciato un biglietto sulla porta di casa per far sapere a Ran dove sarebbe andato nel caso fosse tornata prima di lui, i due scesero le scale fino ad arrivare all’ingresso principale. Le strade del quartiere di Beika era sempre piuttosto affollate e rumorose, ma ormai Conan si era abituato.
Lungo il tragitto decisero di fermarsi in una gelateria e, quando Conan, soprappensiero, fece cadere il suo cono sull’asfalto, Ayumi allungò la mano per offrirgli il suo.

“Shinichi sei il solito pasticcione” disse Ran tra le risate. L’amico mise il muso, guardando il cono spiaccicato a terra e la grossa macchia rosa sulla sua maglietta preferita. La squadra di calcio di Shinichi si allenava tutti i martedì e i giovedì pomeriggio e Ran frequentava le lezioni di karate negli stessi giorni, così tornavano a casa insieme.
“Simpaticona!” urlò quindi l’amico di rimando, facendole una smorfia. 
Ran estrasse un fazzolettino dalla tasca, si avvicinò all’amico per pulirgli la maglietta e lui, con le guance in fiamme, glielo strappò di mano urlando “Sono capace di farlo da solo, sai?”
“Cercavo solo di essere gentile” gli rispose la bambina con una linguaccia, offrendosi poi di dividere il suo gelato con lui.
“Che? Così rimani tu senza, posso farne a meno”
“Non importa” disse lei di rimando, con un sorrisone.
Shinichi rimase piuttosto colpito dal suo comportamento, nonostante le avesse appena urlato contro, lei non ci aveva pensato due volte e le aveva offerto il suo cono.

“Conan? Perché mi fissi in quel modo?” le parole della piccola Ayumi lo riscossero dai suoi pensieri. 
“Mh? Scusa ero sovrappensiero, mi è venuta in mente una cosa successa tanto tempo fa” si scusò lui portandosi una mano al capo.
“Oh, beh.. dividiamo il gelato allora?” chiese lei con un leggero rossore sulle guance.
“Sto bene così, grazie mille Ayumi, mangialo pure tu” rispose sorridendo, come aveva fatto anni prima. 
Camminarono uno accanto all’altra per un paio di altri isolati, finchè non giunsero davanti al condominio dove viveva la bambina, si salutarono e Conan si preparò per il viaggio del ritorno. 
Poco dopo estrasse il cellulare dalla tasca e, senza pensarci due volte, compose un numero e inoltrò la chiamata.
“Pronto?” chiese l’interlocutore.
“Scusami Heiji, non avrei dovuto dire quelle cose” sbottò. Aveva avuto modo di riflettere durante quella camminata, nonostante Ayumi non facesse altro che chiacchierare.
“Ma che ti prende? Ti stai rammollendo, Kudo?” quelle parole lo fecero sorridere.
“Non credo proprio, Hattori” sentì l’amico ridere all’altro capo del filo.
“Senti, non  stata colpa tua, ti capisco. Anche io ho sbagliato, ma sono stressato e..” la vocetta di Conan lo interruppe prima che potesse dire altro.
“Davvero non volevo risultare offensivo, solo non..”
“Non darti la colpa, so bene perchè hai reagito così e ti capisco” disse il detective di Osaka. Lo conosceva fin troppo bene, strano, dato che il loro primo incontro non era avvenuto che alcuni mesi prima. Forse avevano davvero qualche neurone in comune.
“Credimi, andrà tutto bene. E non parlo solo di me e Kazuha, le ho parlato, abbiamo chiarito.” Era quasi sicuro che stesse sorridendo mentre lo diceva.
“Ne sono felice” sussurrò, affrettandosi ad aggiungere qualche parolina, giusto per riportare il discorso sui soliti standard e metter fine a quelle smancerie che non si addicevano nè a uno nè all'altro “Te l’avevo detto”
“Non ti montare troppo la testa, ora”
“È troppo tardi ormai” disse ridendo.
Si scambiarono ancora un paio di parole e poi Conan riagganciò. 
Trasse un respiro profondo, era contento che le cose si fossero sistemate. Odiava ammetterlo, ma quel tizio del Kansai riusciva a capirlo perfettamente, ogni volta che aveva bisogno di lui, questo c’era. Gli era dispiaciuto sapere ciò che aveva fatto un paio di giorni prima. 
Tornando da scuola, aveva sentito Ran parlare al telefono e poco dopo aveva scoperto che il suo interlocutore era Kazuha.
 “Che succede, Ran-neechan?” aveva chiesto, vedendola uscire dalla sua stanza.
 “Credo che Heiji si sia trovato una fidanzata” a quell'affermazione, Conan aveva strabuzzato gli occhi.
 “Come fai a saperlo?”
 “Kazuha-chan ha detto di averlo visto baciare una ragazza”
 “M-ma ci dev'essere un'altra spiegazione..” Era sempre stato convinto che Hattori fosse cotto della sua amica d'infanzia e oltretutto non gli aveva parlato di nessun amore in vista, l'ultima volta che si erano sentiti. Doveva esserci qualcosa sotto.
 “Non lo so, ma quella poverina non smette di piangere” si era appuntato mentalmente di chiedere spiegazioni ma alla fine le cose erano andate un po' diversamente, l'importante era che quei due si fossero riappacificati.
Il detective cercò di concentrarsi su ciò che stava per fare e, dopo aver preparato un abbozzo di discorso nella sua testa, compose un numero che ormai conosceva a memoria. Questa volta però, fu costretto a fermarsi e portare il modulatore di voce alle labbra. A noi due, ora.
“Shinichi?” chiese qualcuno dall’altro capo.
“Hey ciao, come stai?”
“Bene, credo, sono appena tornata dagli allenamenti. Tu, invece?” 
“Sono solo un po’ stanco” sussurrò con una risata amara “sto lavorando su un caso piuttosto complicato”
“E di certo questa non è una novità”aveva le idee chiare su ciò che le voleva dire, ma con quelle parole aveva stravolto i suoi piani.
“Ran, non dire così..” 
“Quand’è stata l’ultima volta che sei tornato a Tokyo?” avrebbe voluto dirle che era lì proprio in quel momento, solo a qualche minuto da lei, ma naturalmente non poteva. Non ancora. Gli serviva più tempo e non poteva permettersi di mettere Ran in pericolo. Non se lo sarebbe mai perdonato.
“Tornerò presto” le parole gli uscirono dalla bocca quasi senza che se accorgesse. Mentirle era una delle cose che lo facevano stare più male e non sapeva come avrebbe reagito se avesse scoperto tutto. 
“Quanto presto?”
“Ancora non lo so..”
“Cosa ne pensi della prossima settimana?” nella sua voce, oltre alla rabbia, al disappunto e alla delusione, c'era ancora un briciolo di speranza, che di lì a poco sarebbe sparito, forse per sempre, questa volta.
“Ehm.. io n-non credo di riuscire” balbettò, preso alla sprovvista.
“Ci avrei giurato, sai?”
“Lo sai che è tutto così complicato, non posso lasciare questo caso a metà”
“Ma puoi lasciare me da sola, no? È questo quello che vuoi dire?” ultimamente le loro conversazioni si erano spostate su quel versante, per questo chiamava sempre meno. Dio solo sapeva quanto gli facesse male sapere di essere la ragione di tutte le sue sofferenze. Strinse i pugni e cercò di mantenere un tono di voce fermo.
“Ran non capisci”
“Certo, sono sempre io quella che non capisce. Ti ricordi quando mi hai detto che dovrei essere più onesta con me stessa?* Ecco, forse anche tu dovresti farlo, guarda in quel tuo cuore di ghiaccio e cerca il calore che aveva una volta, abbi il coraggio di dirmi perchè non vuoi più vedermi, ho smesso di credere alla tua farsa da un sacco di tempo. È questo che ti chiedo, di darmi delle risposte, nient’altro. Ho bisogno di capire perché..” Ran non riuscì a finire la frase prima che le si rompesse la voce. Shinichi, intrappolato in quel corpo da bambino, tolse gli occhiali e rivolse lo sguardo al cielo ormai tinto di arancio. Quelle parole avevano trafitto il suo petto come milioni di spilli, il dolore che provava era mille volte più forte di quello causato dall'antidoto all'APTX4869. 
“Ran, dammi solo un altro po’ di tempo. Non mi serve altro. Poi avrai tutte le risposte che cerchi” disse tutto d’un fiato.
“Il punto è che io continuo a crederti, ma non ricevo mai nulla in cambio.” fece una pausa.
 “Ti prego Ran, ho bisogno della tua fiducia.. solo un'ultima volta” Ran non rispose subito, soppesò ciò che l'amico detective le aveva detto per un paio di minuti.
 “E sia “ disse infine. A quelle parole il giovane tirò un sospiro di sollievo e il suo cuore riprese a battere. Se l’era cavata di nuovo, per l’ennesima volta. Eppure si sentiva come svuotato dopo ciò che aveva detto la sua amica. Non riusciva a capacitarsi di averle causato tanta sofferenza, eppure lui le era vicino ogni singolo giorno e faceva il possibile per rimediare ai casini combinati dal suo vero io.
Ran accennò a salutarlo, ma prima che lei potesse riattaccare, lui sussurrò alcune parole “Ti sono più vicino di quanto tu creda, lo sono sempre.” E chiuse la chiamata, senza aspettare una replica da parte dell’altra, non era nemmeno sicuro che l'avesse sentito.
Mise via il telefono ma, invece di tornare all’agenzia, decise di fermarsi, non era sicuro di poter recitare al meglio la sua parte di bambino delle elementari dopo quella chiacchierata con Ran. Aspettò che il sole calasse dietro gli alti edifici, mentre il cielo si scuriva pian piano.
Alla fine si decide ad alzarsi, camminando svogliato verso quella che da diversi mesi era diventata casa sua. Passò la porta d’ingresso che, come sempre, era aperta, per poi salire le scale e far scattare la serratura della seconda porta.
“Dove sei stato, Conan?” lo sorprese Ran. Sperava di poterla evitare, di non dover incrociare il suo sguardo. 
“Ayumi mi ha portato i compiti di oggi e l’ho riaccompagnata a casa” affermò sforzandosi di sorridere. Non riusciva a guardarla negli occhi.
“Però è tardi, non dovresti girare da solo a quest’ora” disse Ran con fare apprensivo.
“Lo so, scusami” lei gli passò una mano tra i capelli, sorridendo e lo invitò ad andare a lavarsi le mani, la cena sarebbe stata pronta a minuti. Lui era un bravo attore, ma negli ultimi tempi anche la ragazza aveva imparato a recitare piuttosto bene.

***

“Shinichi verrà al ballo?” chiese Sonoko la mattina seguente a Ran, mentre andavano a scuola. Conan la guardò confuso. Si era imposto di controllarsi e continuare la recita al meglio
“Ballo?” chiese.
“Beh” disse Ran prima che Sonoko potesse rifilargli qualche battutina sul fatto che fosse troppo piccolo per sapere anche solo il significato di quelle parole “la professoressa Jodie è entrata nel consiglio scolastico e ha pregato gli altri insegnanti di lasciarle organizzare una specie di ballo per chiudere il quadrimestre. Diceva di voler portare un po’ di America nella nostra scuola o qualcosa del genere, quando vuole qualcosa, la ottiene” sentire Ran ridere lo fece rinvigorire.
“Oh.. e quando sarà questa festa?”
“Tra due giorni, in occasione dell’inizio delle vacanze invernali”
“Ran non hai risposto alla mia domanda” disse infastidita Sonoko, sentendosi ignorata.
“Non credo che Shinichi sappia della cosa e..” si bloccò.
“E cosa?”
“Abbiamo parlato ieri sera, credo sia piuttosto occupato” disse Ran, quasi in un sussurro, visibilmente imbarazzata. L'altra non sembrò nemmeno rendersene conto.
“Non ha nemmeno il venerdì sera libero? Tanto meglio, puoi benissimo trovarti un altro cavaliere. Come si chiamava quello che ti ha chiesto di uscire un paio di settimane fa?”
Conan strabuzzò gli occhi nel sentire quelle parole. Che storia era quella? Ran non aveva accennato all’accaduto nemmeno una volta.
“Kohei, ma non mi sembra il caso di..”
“E chi sarebbe questo Kohei?!” Ran e Sonoko si voltarono verso il bambino che aveva instintivamente portato le mani alla bocca con l’espressione di qualcuno che aveva appena detto qualcosa di troppo.
“E a te che importa?” chiese la seconda, perfida. “Non è che sbavi dietro a Ran e sei geloso?”
“M-ma no.. è che mi preoccupo per lei..” buttò lì, paonazzo in viso.
“Ran te lo dico io” continuò Sonoko, rivolgendosi all’amica con lo sguardo subdolo “questo qui è diventato il confidente personale di Kudo-kun, il tuo maritino ti tiene d’occhio da lontano” Conan ormai aveva passato ogni colore, dal rosso vivo al bianco, nel giro di pochi secondi. Non potè nemmeno replicare, perché Ran cominciò a ridere.
“Che hai ora?” chiese l’amica. L’altra nemmeno le rispose, presa com’era a sbellicarsi dalle risate.
Conan sorrise, cercando di non farsi notare, dopo ciò che si erano detti la sera prima al telefono aveva paura di vederla triste per una settimana. Andava sempre così e lui si sentiva orribile per ciò che stava facendo, per tutte quelle bugie che aveva dovuto dirle, ma presto sarebbe tutto finito, o almeno era ciò che sperava, non tanto per se stesso ma per tutti quelli che gli stavano intorno, Ran in primis. 

***

Per il resto della giornata Conan pensò e ripensò alla faccenda del ballo e di quel Kohei: non l’aveva mai sentito nominare ed era più che sicuro che in quella che un tempo era la sua classe non ci fosse nessuno con quel nome, forse lo aveva incontrato agli allenamenti di karate. Chiunque fosse di certo non sarebbe andato al ballo con Ran, solo lui poteva essere il suo cavaliere, insomma, era sempre stato il suo migliore amico e non poteva negare di provare sentimenti forti per lei. Non lo avrebbe ammesso neanche sotto tortura, ma le cose stavano così, che lui lo volesse o meno. Quindi Kohei doveva farsi da parte.
Tornato da scuola si mise a leggere, ma, inspiegabilmente, non riusciva a seguire il discorso del libro, non riusciva a concentrarsi, non riusciva a pensare ad altro che a quello stupido ballo. Così si alzò dal divano di scatto, facendo spaventare Ran, che stava guardando la tv. Prese il telefono dal tavolo e corse in bagno, prima che la ragazza potesse fare una qualsiasi domanda.
La mora sorrise e riportò lo sguardo sul televisore. Stavano trasmettendo una telenovela che doveva probabilmente risalire a quarant’anni prima, una specie di rivisitazione di Romeo e Giulietta interpretata da un paio di ragazzini spagnoli che si chiamavano Pepa e Miguel, o qualcosa del genere. Era un programma della tv via cavo, che Kogoro aveva fatto installare alcuni mesi prima per poter seguire alcuni programmi di Yoko Okino che altrimenti non avrebbe potuto vedere. Qualcosa di estremamente necessario, insomma.
Il cellulare appoggiato sul tavolino iniziò a vibrare e lei, notando il nome apparso sul display, sorrise involontariamente.
“Cavoli, due chiamate in meno di ventiquattro ore? Fai progressi” disse ridendo. Il suo tono era totalmente diverso da quello della sera prima, notò il ragazzo, pieno di gioia.
“Posso attaccare subito, non mi fa differenza” rispose lui scorbutico.
“Sei sempre il solito, ditemi, Vostra Maestà Re degli Enigmi, posso sapere il perché di questa vostra telefonata?” recitò lei, melodrammatica.
“Ah ah, molto divertente” fece una pausa “Ehm, un uccellino mi ha mandato una mail dicendomi che dopodomani ci sarà quella festa e..” un’altra pausa, questa volta più lunga “non lo so, pensavo di fare un giro in città. Hai in programma di andarci o no?”
Ran, dal canto suo, era felice che lui non potesse vederla, dato che il suo pallido viso si era acceso di rosso vivo tanto era imbarazzata. Doveva essere stato Conan a dirglielo, non era la prima volta che lo faceva, sembrava davvero che Shinichi gli avesse chiesto di tenerlo aggiornato su di lei. Perché Conan doveva mettere il naso dappertutto? Brutto bambino pestifero, chissà cosa gli ha detto per convincerlo ad andarci.
Si obbligò a darsi un po’ di contegno, i secondi passavano e l’altro era lì ad aspettare una risposta, impaziente. Avrebbe chiarito le cose con il suo fratellino più tardi.
“Ma tu non eri occupato?” chiese, fingendo un tono seccato.
“Ho sistemato un paio di cose e ho alcune ore libere” buttò lì lui.
“Ieri non era dello stesso avviso però..” lui non rispose, in effetti aveva ragione, solo la sera prima aveva declinato il suo invito.
“Ran, scusami ma devo proprio andare. “ lasciò cadere il discorso  “Mettiamola così, io sarò al nostro posto venerdì alle 20, sicuramente qualche bellimbusto di avrà chiesto di accompagnarlo a quella stupida festa, quindi se non ti vedrò arrivare saprò il perchè”
La ragazza non poté nemmeno replicare che questo già aveva chiuso la chiamata, lasciandola con un palmo di naso. Come poteva essere così imprevedibile ed esageratamente incoerente con quello che diceva? 
Lei sospirò e si lasciò scappare un sorriso. Non cambierà mai. 
Non ci andrò con nessun bellimbusto a quella festa, brutto stupido avrebbe voluto dirgli, ci volevo andare con te, ma suppongo che vederti di nuovo possa bastarmi. Era certa che quel sorriso che aveva stampato in faccia non se ne sarebbe andato facilmente. Come può una persona essere causa di sofferenza e assoluta felicità allo stesso tempo? 
Quando Conan tornò in salotto tutti i suoi propositi di fargli una bella ramanzina svanirono, grazie a lui avrebbe potuto rivedere Shinichi dopo tanto tempo.
“Gli hai detto del ballo?” chiese al bambino. Lui, confuso, inclinò la testa da un lato, lei si sorprese, forse si era sbagliata, ma chi altro poteva essere stato? Forse uno dei suoi vecchi compagni di calcio. “Niente, non preoccuparti” aggiunse, con un gesto della mano. 
Negli ultimi tempi era diventata sempre più paranoica, era certa che Shinichi le stesse nascondendo qualcosa, forse si stava nascondendo da qualche malvivente, dopo esser stato beccato mentre ficcava il naso dove non doveva. Insomma, da lui ci si poteva benissimo aspettare una cosa del genere, era proprio quel tipo di persona che non sa farsi i fatti suoi, con un abnorme senso della giustizia che lo portava a mettere tutti davanti a sè. 

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Precisazioni:
*Nel quinto film, Ran telefona a Shinichi dopo aver parlato con Ayumi, che pensa che Conan abbia una cotta per lei, e alla fine della conversazione l'amico le dice che dovrebbe essere più onesta con se stessa. È una delle mie scene preferite, so le battute a memoria ahaha (non giudicatemi)

Konnichiwa!

Lo so, lo so.. avevo detto che avrei pubblicato il capitolo nel giro di poco ma alla fine non è andata come speravo perchè ho dovuto praticamente riscrivere tutto daccapo, anche se non sono ancora troppo convinta sob
Facciamo un sunto di cosa è successo: abbiamo scoperto (più o meno) cosa è successo ad Heiji e Kazuha, l'identità dell'ascoltatore misterioso è stata svelata, c'è stata una bella litigata tra gli sposini e Ran è stata invitata dal suo cavaliere nero. Il punto è: si presenterà o dovrà mentire di nuovo? Si accettano scommesse, ragazzi.
Non so più cosa dire quindi vi lascio, spero che il capitolo vi sia piaciuto e alla prossima!

Ps. ricordate di lasciare un commentino, così la Gaia (che poi sono io) è felice (y)
Ps2. Mi stavo dimenticando di ringraziare le tre persone che hanno recensito il prologo e chi la messo questa long tra le seguite/preferite, spero continuiate a seguire la mia storia♥
  
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