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Autore: Sev_394    26/03/2014    3 recensioni
Qualcosa è andato storto, dovrebbe odiarla. Lei è una Mezzosangue! Può essere giusto qualcosa di davvero sbagliato? Per Draco Malfoy forse si...
Genere: Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Ginny Weasley, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Draco/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VI libro alternativo
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~~Capitolo 13: Questione di orgoglio.




“Malfoy! Dove sei stato tutta la notte?”

“Non sono affari tuoi, Zabini. E comunque cosa ci fai già sveglio?”

“È arrivato un gufo per te.”

Un grande gufo bianco era appollaiato  sul caminetto.

“Non ha voluto darmi la lettera, mi ha morso.”

Era il gufo di famiglia, addestrato a consegnare la posta solo ai membri della famiglia Malfoy.

Draco si avvicinò e il gufo gli porse la zampa.

La lettera era scritta su carta ingiallita che odorava di whisky incendiario.

Per quale motivo mio padre mi scrive?

Si accomodò su una poltrona di pelle e aprì il messaggio.

Le lettere scomparivano man mano che le leggeva.

Caro figlio,

sei pregato di raggiungere me e tua madre al Manor stanotte stessa.

Abbiamo delle notizie da darti.

Firmato

Tuo padre, Lucius.




Cosa mai avrebbe dovuto dirgli?

Per ora decise di non pensarci.

Avrebbe solamente escogitato un piano per fuggire dalla scuola.

Draco annuì a se stesso e poggiò la testa sul cuscino,

ripensando a Hermione, ai suoi occhi e al suo profumo.


Si svegliò immerso nella luce,

apparentemente solo.

Qualcosa però apparve poco distante da lui.

"Hermione”

"Draco"

"Dove siamo?" chiese lei.

"Non lo so"

"Perchè?"

"Perchè cosa?"

"Perchè mi fai questo, Draco?"

Lo sguardo deciso negli occhi di lei lo fece trasalire.

"Io.... io non lo so"

"è un sogno giusto?"

"Credo di si"

"Allora dimmi la verità. è solo finzione, un sogno."


Io…. Io ti amo. E non so cosa fare. Voglio, devo proteggerti. Ma allo stesso tempo non riesco a resisterti.

Sei come la migliore qualità di cocaina.

Appena decido di allontanarmi, tu irrompi di prepotenza nei miei pensieri.

Ma il nostro amore è contro natura”

Era un sogno.

Poteva parlar chiaro.

Soprattutto poteva dire la verità al suo cuore.

Hermione esplose in lacrime.

Gli faceva male vederla piangere.

Anche se sapeva che era solo un sogno, lo distruggeva.

 “Mi confondi Draco,

mi fai male.

Perché non sparisci e basta?

Perché se vuoi proteggermi non te ne vai?

Se solo tu me lo chiedessi io mi ucciderei, anche ora.

Questo mi spaventa.

Mi terrorizza.

Non so cosa fare, Draco.

Tu non sai cosa fare.”

Era vero.

Non sapeva cosa fare della sua vita, del loro amore.

Sapeva che stare insieme era sbagliato ma inevitabile.

Ma sapeva cosa era giusto fare in quel momento.


Io so cosa fare.

"Cosa?!” ora lei urlava.

Lui le se avvicinò.

Spogliati”.

amore con tanta dolcezza,

quasi da sembrare realtà.

Da ogni loro movimento trasudavano amore e dolore,


tristezza immensa legava i loro sguardi innamorati,

condannati ad inseguirsi per sempre,

senza mai raggiungersi.



“Draco!” una voce mielosa e straziante urlò dal dormitorio delle ragazze.

Il ragazzo si alzò dal letto, scuro in volto.

Salì le scale e entrò nel dormitorio.

“Cosa vuoi?”

“Una festa! Ci sarà una festa la sera di Natale! Ci credi?”

“Cosa? Una festa? E chi te lo avrebbe detto scusa?”

“Pansy lo ha sentito dire da una Corvonero.”

“Non ci andremo, Astoria.”

Voleva tutto tranne che farsi vedere in giro con quella ragazzina,

soprattutto davanti ad Hermione.

“C-ci saranno anche i Grifondoro?”

“Certo Draco che ci saranno anche i Grifondoro! Ma scusa, a te cosa importa?”

“È per questo che non ci andremo, non mi va di vedere lo Sfregiato e la sua amichetta Mezzosangue…”

Si bloccò.

Era la prima volta che la nominava dopo due settimane.

Dopo il sogno di poco prima,

dove si erano ritrovati,

più uniti che mai,

più tristi che mai.

“Tesoro, non preoccuparti. Starai tutta la sera con me.” Disse Astoria.

Si avvicinò e prese le mani del ragazzo, mettendosele sul seno.

Non provò nulla,

nessun fremito,

nessun eccitamento.

Niente poteva essere paragonato a quello che provava quando stava con Hermione.

Passione allo stato puro.

Amore allo stato puro.

Astoria era nulla.

Scostò bruscamente le mani e uscì dalla stanza.

Mentre usciva si sentì urlare dietro le spalle.

“Comprerò un vestito stupendo! Non preoccuparti!”

Come se gliene importasse qualcosa.




La sera arrivò presto.

Tutto era pronto per la fuga.

Sarebbe uscito dal castello mentre tutti erano a cena,

avrebbe percorso la Foresta fino fuori i confini di Hogwarts e lì si sarebbe smaterializzato.

Si ripeté ancora una volta il piano nella mente,

prima di sgattaiolare fuori dai sotterranei.

Davanti alla Sala Grande c’era un leggero brusio attutito dal grande portone di legno, chiuso.

Chissà se la mia dolce Hermione mi sta pensando.

Avrà trovato il biglietto che le ho scritto?

Probabilmente si, ma è naturale che non voglia parlarmi, insomma sono stato uno stronzo.


Un giorno capirai amore mio.

Un giorno capiremo, insieme.

Nel frattempo, non capisco nulla neanche io.



Scese i gradini che conducevano al cortile nel più assoluto silenzio,

mentre il cervello rimuginava sul sogno.

Era stato così reale,

ma non esistono Magie di questo tipo.

Indossò il mantello nero e fece per andarsene quando sentì un rumore sommesso.

Il sole non era ancora tramontato del tutto e quindi riusciva a vedere anche il fondo del cortile.

Sotto ad un salice carico di neve stava una ragazza.

Era piegata su un qualcosa che stringeva forte tra le mani tramanti.

Piangeva.

Prima che la ragazza potesse alzare lo sguardo,

Draco si rintanò addosso alla parete, ben nascosto dall’ombra.

In quell’istante un uragano di capelli rossi spuntò dall’ingresso della scuola.

“Hermione! Ti ho trovata!”

Corse verso la ragazza che nel frattempo aveva sollevato il volto.

Hermione Granger. La sua Hermione Granger.

“Ginny.”

“Si può sapere dove sei stata tutto il giorno?”

“Nella foresta.”

“Oh Herm. Andiamo dentro forza.”

Sollevò l’amica di peso e la trascinò verso la porta.

Aveva un aspetto devastato.

Come se le fosse stata succhiata via l’anima fino all’ultima goccia.

E se fosse stata colpa sua?

Oh perché si illudeva, certo che era colpa sua.

Stava uccidendo la ragazza che amava, lentamente.

Grazie a lui ora lei lo odiava.

Aveva fatto sfumare anche l’ultima remota possibilità di farla tornare ad essere felice, con lui.

Era confusa ovviamente.

Come le aveva detto nel sogno.

Prima, lui la lasciava dicendole che era stata solo un passatempo.

Ora le scriveva biglietti d’amore e la guardava dormire.

Può un uomo essere così sciocco? l'ho persa per sempre.

Continuando a vedere la voglia di vivere rimpicciolire negli occhi di Hermione,

Draco si allontanò verso la foresta Proibita,

pregando che qualcosa, qualunque cosa, ponesse fine alla sua patetica vita.

Nulla lo attaccò.

La Foresta Proibita dormiva placidamente al calore degli ultima raggi solari, che si accingevano a sparire dietro le montagne.

Dopotutto cosa poteva aspettarsi di male colui che era il male in persona?

Colui che stava distruggendo il cuore di una creatura solo perché non riusciva a rassegnarsi all’idea di vivere senza di lei?

Arrivò fuori i confini di Hogwarts quando il sole era già scomparso da un paio di ore.

Si voltò e guardò in lontananza l’ombra del castello.

E se fosse stata l’ultima volta che lo avesse visto?

Scosse il capo muovendo i capelli dorati e sparì.

Il buio lo comprimeva impedendogli di respirare,

impedendogli di pensare.

Quando i suoi polmoni riassaggiarono l’aria si trovava davanti ad un grande palazzo di pietra scura.

Era tornato a casa.

Ma qualcosa non andava.

Ai lati del cancello stavano due uomini che non aveva mai visto, sicuramente Mangiamorte.

Si avvicinò

“Devo parlare con mio padre.”

Senza dire nulla i due si spostarono lasciando che il cancello si aprisse.

Draco percorse tutto il viale che portava al portone d’ingresso, e poi bussò tre volte.

Sua madre aprì all’istante, più scomposta e stanca del solito.

“Mamma.”

“Oh Draco!” disse la donna gettando le braccia al collo del figlio.

Quella guerra stava sfinendo Narcissa Malfoy.

L’aspetto algido e altero era stato sostituito da un’aria stanca e ansiosa.

I capelli perfettamente biondi e ordinati ora erano leggermente spenti e arruffati.

“Tuo padre ti aspetta in biblioteca.”

Draco salì le scale di pietra fino ad arrivare in uno stanzone buio.

Le finestre erano state sbarrate con delle aste di legno,

i candelabri erano spenti.

L’unica luce proveniva da una tremolante candela poggiata su una credenza.

Sotto di questa, c'era un uomo seduto comodamente su una poltrona.

Teneva in mano un bicchiere di whisky.

Non si alzò quando si accorse della presenza del figlio.

“Ciao Draco.”

“Papà.”

“Prego, siediti.”

E gli indicò una poltrona davanti alla sua.

“Perché mi hai chiamato? Ho una missione da compiere?”

“No, nessuna missione ti è stata assegnata. Ti ho fatto venire qui per una missione che è stata ideata per mettere a tacere delle, diciamo così, voci.”

“Voci?”

“Il signore Oscuro non vuole che io te lo dica ma credo che sia mio compito avvisarti.

Da circa due settimane i Mangiamorte sono a conoscenza di un presunto fatto accaduto ad Hogwarts tra te e una certa Mezzosangue…”

Sapevano, loro sapevano di Hermione.

Il cuore di Draco accelerò il battito.

“E da circa sempre due settimane è stata presa la decisione di eliminare il problema alla radice.

Se le male lingue non ti credono in grado di resistere al fascino di una SangueSporco ,

la SangueSporco verrà uccisa.”

“Cosa?”

Non riusciva a credere alle sue orecchie.

Uccidere Hermione Granger.

Ucciderla.

Nella mente di Draco balzò un sogno risalente a molte settimane prima.

Hermione stesa tra le sue braccia, morente.

Lui l’aveva uccisa.

La paura lasciò il posto alla rabbia.

Aveva passato queste ultime due settimane a fare nulla.

Confondendo la ragazza che amava e addirittura se stesso.

Facendo continuamente dietrofront,

incapace di decidere se rischiare tutto e amarla fino all’ultimo respiro,

oppure sacrificare ogni cosa per proteggerla.

Eppure non l’aveva protetta da nulla.

Le aveva spezzato il cuore per la stupida convinzione che attraverso un biglietto tutto potesse tornare ad essere come prima,

ed ora i Mangiamorte dovevano ucciderla.

Se solo non si fosse mai innamorato di lei,

se solo avesse resistito al suo cuore.

“Chi deve ucciderla?”

“Non ti serve saperlo. È meglio così figliolo. Le voci erano andate troppo oltre.”

Si trattava ancora una volta di orgoglio quindi,

quella stupida convinzione degli esseri umani.

Possibile che lui stesso era stato così cieco?

Così stupido da rischiare di perdere tutto per un nome?

Una cosa era certa,

LEI l’aveva già persa, non avrebbe potuto fare nulla.

A parte l’ultimo, stupido, sconsiderato tentativo di sfidare il destino che tanto li odiava.

 

  
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