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Autore: Drunk on Love    26/03/2014    3 recensioni
Il cane corse via, in direzione dell'ospedale. Solo allora, si accorse che la piccola piangeva. Kakashi andò di fronte al tavolo, osservando con il suo occhio attento la bambina. Aveva la carnagione molto scura, i capelli ricci e degli occhi verdi che contrastavano con la sua pelle. Notò un piccolo graffio sulla guancia. Si decise a prenderla in braccio.
Questa ff parla di Kakashi, che da un giorno all'altro si ritrova padre di una bambina di cui sa solo il nome. Spero che vi piaccia ;)
Genere: Comico, Fluff, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jiraya, Kakashi Hatake, Nuovo Personaggio, Team 7, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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«Kakashi, sai che adoro stare con Sukai, ma forse dovresti passare un po’ più di tempo con lei» esordì Jiraiya rivolto all’Hatake, per rompere il silenzio che aleggiava in casa da un po’ di tempo.
«Kakashi, che hai? Sembri distratto» insistette. L’albino gli rivolse uno sguardo vuoto, dopodiché ritornò a fissare la finestra.
«Sono solo un po’ stanco…» mentì.
L’eremita aprì la bocca per parlare, ma qualcuno bussò alla porta e lo interruppe.
Kakashi, dopo aver aperto la porta, si ritrovò di fronte a Iruka e Naruto.
«Cosa ci fate qui?» chiese sorpreso: non era solito avere ospiti, Jiraiya era una caso a parte.
«Io sono venuto a trovare Sukai, Naruto è stato obbligato da Sakura» rispose Iruka, dando una leggera gomitata al biondo ancora imbronciato.
Kakashi scrollò le spalle e liberò l’uscio.
«Maestro Iruka! Naruto!» la vocina di Sukai risuonò per tutta la stanza.
«Ciao, piccola!» esclamò Naruto, prendendola in braccio.
Dopo aver salutato Jiraiya, il biondo portò quella piccola peste nell’altra stanza per farla giocare un po’.
Trascorsi un paio di minuti in assoluto silenzio, Kakashi si accorse di avere lo sguardo dei suoi ospiti puntato addosso.
«Cosa c’è?»
«Ho provato a chiedertelo fino ad ora» rispose Jiraiya.
«E io ti ho risposto che sono stanco. Andiamo, Iruka diglielo anche tu che sta esagerando!»
Sentitosi chiamato in causa, Iruka fissò incerto Jiraiya, poi puntò lo sguardo nell’occhio corvino di Kakashi.
«Invece credo tu abbia qualcosa» disse infine.
L’Hatake sbuffò e si lasciò cadere sulla sedia alle sue spalle.
«Non mi piace ripetermi, ma ve lo dirò un’altra volta: sono stanco. Sukai è un terremoto, poi devo pensare anche a Naruto e Sai, senza contare…»
«E Sakura…?» lo interruppe Iruka. Kakashi lo guardò.
«Cosa?»
«Hai detto che devi prenderti cura di Naruto e Sai, ma non hai nominato Sakura. Le è successo qualcosa?» gli chiese il castano.
L’albino abbassò lo sguardo.
«No, sta bene, è solo che non ha bisogno che io le guardi le spalle. Neanche Sai in realtà. Quello che mi preoccupa di più è Naruto» confessò.
Jiraiya e Iruka si guardarono interrogativi.
«Qualche giorno fa abbiamo trovato qualcosa, una traccia. Non è una pista sicura, probabilmente sbaglio anche a considerarla tale» continuò.
«Sasuke?» chiese l’eremita. Kakashi annuì.
«Temo che quando e se lo troveremo, Naruto non riesca a batterlo. Non che non mi fidi di lui, ma di certo Sasuke non se n’è stato con le mani in mano. Ho paura che se Naruto non riesce a sconfiggerlo, Sasuke non avrà la pietà che ha avuto l’ultima volta» concluse.
«Non si preoccupi, maestro Kakashi. La prossima volta sarò pronto.»
I tre uomini si voltarono e notarono, sulla soglia della stanza, lo sguardo fiero di Naruto nel pronunciare quelle parole.
L’albino sorrise da sotto la maschera, ma la preoccupazione non svanì.
 
 
«A domani, maestro Kakashi!» era ormai sera inoltrata, quando Naruto uscì di casa agitando la mano destra in aria in segno di saluto, seguito da Jiraiya e Iruka.
L’Hatake si sentì tirato per la felpa, quindi si voltò.
«Papà..?» chiese timidamente Sukai.
«Che c’è, piccola?»
La bambina si fissò le scarpette, quasi indecisa se parlare o meno, infine si fece coraggio.
«Perché tutti gli altri bambini hanno la mamma e io no?»
Quella domanda era quasi una pugnalata: anche se non sapeva bene in che modo, si sentiva quasi in colpa perché non era riuscito a darle quello che a lui era mancato. D’altro canto, però, gli occhioni verdi di Sukai gli fecero tenerezza.
«Bè, non tutti i bambini hanno la mamma. C’è chi ha solo un papà, come te, o chi ha solo la mamma. In realtà sei fortunata, c’è anche chi non ha nessuno dei due» rispose.
Sukai sembrò rattristarsi della risposta.
«Però, in compenso, c’è anche chi ha due papà o due mamme» aggiunse con un sorriso, sperando che con quella frase la piccola potesse rincuorarsi. Tutt’altro: sembrò spremersi le meningi nel pensare, poi d’un tratto guardò suo padre con gli occhi spalancati e un sorriso luminoso sulle labbra.
«Come tu e Jiraiya?» chiese speranzosa.
Kakashi scoppiò a ridere. Era davvero uno spettacolo quella bambina.
Le portò una mano sulla testa e le spettinò i capelli.
«Non proprio» le disse sorridendo. Sukai ritornò ad avere un’espressione delusa.
«Perché?»
«Perché io e Jiraiya ci vogliamo solo bene, siamo amici, niente di più» rispose l’albino, tornando a ridere.
Sukai sembrò soddisfatta della risposta – o perlomeno rassegnata-, quindi girò sui tacchi e tornò in camera sua.
 
 
Naruto non era ancora rientrato in casa. Nonostante la notte prima –dopo la festa di Kakashi- fosse tornato a casa molto tardi, non sembrava avere la minima intenzione di recuperare il sonno perduto. 
Non sapendo dove andare, si diresse quasi automaticamente verso casa di Sai.
Non bussò alla porta, ma entrò dalla finestra, come al solito. E, come al solito, lo trovò seduto di fronte ad una tela bianca, con la tavola e il pennello in mano, intento a cominciare a dipingere uno dei suoi meravigliosi quadri.
«Ciao Naruto, come mai qui?» gli chiese il moro, dopo essersi accorto della sua presenza. Il biondo scrollò le spalle e si sedette sul letto del compagno.
«Non avevo voglia di tornare a casa» rispose.
Sai non disse nulla, e cominciò a intingere la punta del pennello nel blu notte che spiccava fra gli altri colori sulla tavola.
«Cosa hai intenzione di dipingere?» chiese curioso Naruto, dopo aver guardato l’amico dare un paio di pennellate alla tela.
«Non so. Comincio con un cielo, poi mi verrà in mente» rispose. In realtà sapeva bene cosa voleva disegnare. Quella sera aveva portato con sé dei ricordi, uno più nitido degli altri.
 
 
Era seduto per terra sul retro di una capanna, era notte. Guardava i raggi della luna piena giocherellare tra le fronde degli alberi che si innalzavano maestosi in cielo. Era solo. Suo fratello riposava dentro la capanna, al caldo.
Era un bel panorama da dipingere, pensò, ma non in quel momento. Non perché non avesse un foglio e un pennello, semplicemente non ne aveva voglia. Non allora.
 
 
E’ arrivato il momento, aveva pensato quella sera, poco dopo che Naruto si era imbucato in casa sua.
«Come fai ad avere tutta questa pazienza?» gli chiese il biondo, interrompendo il flusso dei suoi pensieri.
Sai sospirò.
«Bè, perché è una cosa che mi piace. Se ci pensi, anche tu sai essere paziente quando ti alleni» rispose.
Naruto si stupì. In effetti aveva ragione. Ogni volta che doveva imparare una tecnica nuova, non si perdeva d’animo neanche quando falliva.
«Posso farti una domanda?» disse.
Sai tacque.
«Credi che la prossima volta che incontreremo Sasuke riuscirò a batterlo?» chiese infine.
Sai, che era intento a sfumare la luna, sollevò il pennello dalla tela e rimase immobile, come se stesse pensando a cosa rispondere.
Dopo qualche secondo, riprese a colorare la sfera che aveva disegnato.
«Non so dirti. Credo che se qualcosa è davvero importante, puoi fare qualunque cosa pur di averla» rispose.


Spazio dell'autrice
Salve. Sono resuscitata. Purtroppo non ho potuto aggiornare prima causa rehab perché il computer ha preso un virus  e quindi ho dovuto installare di nuovo tutto.
Anyways, ecco il nuovo capitolo. Non è molto lungo e non è neanche granché, ma spero che vi piaccia ugualmente.
Grazie a chi è arrivato fin qui ;)

-Drunk on Love-

 
  
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