Six - Out of season
Colour -181 parole
Era sposata con colui
che aveva da sempre amato.
Fortunata.
Ignorava che si era basata su capriccio.
Ed era insopportabile:
L’Hokage, l’aveva affidata
proprio a lui –nelle sue assenze.
Provava a contestare, allora,
delicatamente “so proteggermi…da sola…Naruto-kun” ma otteneva
sempre senza premeditazioni quello che (non) voleva “Così sono tranquillo!”
Scoprì che il colore del
desiderio (e del peccato) era bianco, tono a cui tutti
l’associavano
“errore, errore”
Alla fine quando, lui la
rimproverò rude combattendo: “Non alzi più gli occhi” (ardevano di bianco), fu
per caso (volere) che lei… lo trattenne e mai l’aveva fatto, aveva paura di lui.
Ma proprio non sopportava
quelle spalle (“non lasciarmi indietro”).
E Lui (sperare era
troppo) moriva, perchè non lo guardava più (“non togliermi anche questo, Hinata”)
“…f-fermati-e-resta…”
Il bacio sapeva… di
vita.
Sapeva anche di bianco, di
peccato e non si addiceva a lei: lui, questo lo capì ben presto.
La lasciò sola (malgrado
avesse giurato il contrario) se ne andò, portandosi dietro tutta la sua vita, perchè
quello di Hinata doveva restare solo puro colore.
“Neji-nii-san”
E non doveva sapere di
niente.
Break-
161 parole
Penzolavano i piedi nel vuoto.
Non aveva paura lui, anzi. Si guardava
intorno con sguardo di sfida, il sopracciglio corrugato e una bambola di porcellana tra le mani pronta a cadere.
Pronta, per essere rotta.
“Neji impara
a odiare e se non odi una cosa: cerca di amarla. Allora, quella cosa ti farà soffrire
e tu la odierai.”
Gli scappò, dalle dita paffutelle, la
bambola. Lui non voleva che si rompesse, davvero, adesso che la vedeva cadere
non voleva essere...
Non voleva essere odiato.
Si ruppe, in mille pezzi, sotto gli
occhi della bambina che continuava a fissarlo. Lui che lì in alto penzolava
dall’albero e lei che lo guardava perché non ci arrivava così in alto, tanto
per cambiare.
Penzolava nel vuoto e prese a scrutarla
corrucciato aspettando le sue lacrime –e di essere odiato dalla bambina buona.
“S-scendi…N-Neji-nii-san” disse solo la bambina, preoccupata.
“S-scendi da lì… per-f-favore…”
In alto ci arrivava lo stesso anche
quando ancora era una crisalide.
Who is -312
parole
Era poca cosa a lei non
interessava minimamente e lui lo avrebbe capito prima o poi.
Era poca cosa gli
restava tanto e poi in quel modo, poteva restargli vicino in silenzio (egoista
nel profondo).
Avrebbe davvero voluto prendere
il suo posto, portagli via il dolore (altro non se lo meritava) e incominciava
a sospettare che tutto, tutto l’universo, il mondo, non fosse poi così tanto
buono come se l’era sempre figurato (troppi libri di
favole).
Ma la vocina buona le
suggeriva che c’era sempre un motivo perché succedevano certe cose.
Anche quelle più orrende.
Era poca cosa e dalla
finestra entrava un alito di vento … e lui si alzò di scatto, stringendo i
denti per le ustioni che aveva sulle gambe (quelle provocate da chi aveva
cercato solo di proteggerla). E il colore delle bende prese a riflettersi nei
suoi occhi –avorio un po’ spento.
Occhi che si fissarono
su di lei, indugiando nell’angolo dove si trovava.
Ma girò il capo interrompendo
il contatto al rumore lontano di un’altra stanza d’ospedale e i capelli sciolti
a ciocche gli ricaderono disordinati intorno, sulla
fronte (“…gli hanno fatto il lavaggio del cervello. Si chiama jutsu dell’odio”).
“Chi c’è, qui?”
Nessuno davvero. Avrebbe
voluto gridarlo tra le lacrime.
Perchè lui aveva anche
perso quel bianco (durante lo scontro contro Naruto e davvero nessuna colpa a
chi aveva tentato solo di proteggerla –“Hinata-chan,apri gli occhi.. ti prometto che andrà tutto bene”)
Ma non era giusto che
lui ora fosse avvolto dal buio, reso ceco.
Aveva bisogno di qualcuno che sapesse guidarlo.
No?
Avrebbe potuto guidarlo
lei nel buio, per anni, per la vita intera.
Ma qui c’è chi, per
colpa di un jutsu, adesso odi.
C’è chi ti ama.
Chi hai provato a uccidere.
Chi non puoi vedere.
Ma non importa davvero,
è poca cosa. –Ti rimarrò accanto, Neji-nii-san.
I Fantasmi fanno anche
questo
Cup
-292 parole
“Etchu”
Composto anche nel raffreddore, Rock Lee non potè non ridere a crepapelle per quella che pareva
essere l’unica debolezza dimostrata in anni ed anni dal compagno di squadra.
“Ti sei raffreddato!!
Ah, vieni con me con una corsetta e dimenticherai il tuo male!”
“Sparisci prima che ti…etchu”
Neji,
ringraziò mentalmente i Kami che avevano fatto
comparire dal nulla Gai-sensei e che; con
un’ammirazione negli occhi, si allontanava adesso con l’allievo correndo verso
il tramonto. “La forza della Giovinezza!”
Ringraziò anche che la palestra di
legno a casa fosse isolata, almeno poteva starnutire
in pace ora che il suo raffreddore sembrava acutizzarsi. Poi maledì, assieme ad
altre cose, anche il destino come faceva di solito prima
di stendersi a meditare sulla sua sorte avversa.
“Neji-nii-san?”
Come aveva potuto pensare che quel
giorno, luna in opposizione con Marte e Venere (maledetta Ino che legge a tutti l’oroscopo ad alta voce) la sorte lo avrebbe
lasciato in pace?
“Hina…Etchu”
E si inchinò la ragazza porgendogli
una tazza con dentro un non-specificato liquido bianco.
“…T-ti ho
portato-questo. Bevi, Neji-nii-san…”
Le sfiorò le mani accettando con un
fiero orgoglio la tazza colorata.
“è…un-rimedio-molto-utile p-per
il raffreddore...latte e miele…”
Gli sorrise
Hinata e fece per andarsene. Il sole del tramonto
rendeva ancora più bella la sua immagine: i capelli neri, gli occhi nivei che
adesso sembravano dotati di riflessi dorati (come il liquido puro nel
contenitore).
Neji,
si, la bloccò usando solo il suo sguardo glaciale, determinato
eppure esitante al tempo stesso (come si fa a lasciare in gabbia una
farfalla?).
“Grazie.” Disse solo notando con
sorpresa del rosso sulle gote di lei.
Ma forse, Neji-nii-san la vide annuire prima di sparire veloce
come un lampo, forse quel colore, era solo colpa del tramonto (e del
raffreddore).
To be free
-228 parole
Non era bravo con le
parole. Con quelle proprio no. Perciò si limitò a restarle vicino, nel dolore.
Sapeva cosa vuol dire perdere qualcuno, anche se aveva
conosciuto di più l’odio e il rancore che seguono una perdita (pensavo fosse
colpa sua).
Eppure non riusciva a
spiaccicare parola, solo il braccio fermo su quell’esile spalla che
singhiozzava senza tregua.
“Smettetela di piangere,
Hinata-sama”
burbero
anche se non voleva sembrare tale e la mano rimaneva incerta sulla scapola.
“Ne…Neji”
Senza suffissi, il suo
nome risuonava così libero adesso dalle sue labbra.
“…c-cosa ti ha detto
prima…d-di..”
Le lacrime scendevano asciugandosi
rapide sul cortile.
Neji
chiuse gli occhi ricordando le ultime parole dello zio.
“Mi ha chiesto di
restarvi accanto, Hinata-sama”
Un singulto più forte lo
fece trasalire improvvisamente (considerevole l’uso del voi, come a volerla
punire di essere lei la prescelta).
E Hinata,
non era fatta per soffrire, troppo buona per quel mondo, per lui.
“M-ma…non
devi, se non vuoi...Neji”
Hinata scosse il
capo trai cristalli di sale, che ora la illuminavano rendendola ancora più
bella di quanto già non fosse. Si corresse, mordendosi
il labbro. “Neji-nii-san. Non devi, se non vuoi”
E lui, mano sulla
spalla, la guardava fisso una sensazione nuova.
“Ti rimarrò accanto Hinata”
Senza suffissi, anche
quel nome risuonava libero.
Via gli orpelli di sangue
che schiacciano la farfalla e tarpano le ali al falco.
Sin- 645 parole
Non ci riusciva più anche se agoniava solo quello.
Sì, adesso più che mai, sentiva
il disperato bisogno di perdere i sensi nella sua figura per ritrovare la
calma, per avere la pace. Ma la mente pulsava troppo forte e gli occhi
sembravano solo due orbite contenenti del ghiaccio dentro e le vene, tutto al
suo interno bruciava.
Tanto lo sapeva che era
quello il suo destino (morire come lui) e solo perché è considerato peccato
l’amore, il più onesto dei sentimenti.
Serrò con forza le labbra:
non avrebbe mai urlato, dato quella soddisfazione ai suoi aguzzini,
specialmente perché fra loro lei osservava, soffriva, forse anche più di lui.
Non potè però non
contorcersi a terra mentre tutto diventava rapidamente oblio. I suoni, il
bianco dei suoi vessatori si mischiavano disordinatamente attaccandogli lo
stomaco e anche la sua immagine ora sembrava sfuggirgli dalla mente. Come se
l’inferno lo stesse risucchiando a poco a poco. Eppure rifarebbe tutto daccapo macchiandosi
di quella condanna.
Nel buio, studierebbe
ancora quel suo disarmante imbarazzo e poi berrebbe dalle labbra rosee quei discorsi
intrisi di valori. Ancora la curerebbe quel giorno in cui ferita, non disse nulla al padre; che la considerava un’inetta.
Ma gli inetti erano sempre
stati loro che non volevano guardare ciò che era dal principio già superiore. E
non era questione di casate. Era Lei semplicemente a vedere tutto in modo diverso mentre loro, non facevano che fermarsi all’apparenza,
che guardare l’inganno.
Ma il sangue purtroppo
quello no, non mentiva, nemmeno ai piedi dell’amore. Scorreva nelle vene,
ronzava nelle tempie, e gridava agli altri (a coloro che guardavano) che era dannatamente
uguale, che loro appartenevano allo stesso sangue.
Che era peccato.
Ma come poteva essere
peccato l’amarsi, lei e lui mai lo capirono.
Ebbene lui, forse sì,
sentiva nel suo profondo che era innaturale, che era passato dall’odio più ceco
a vegliare il suo cuore per non morire egli stesso. Ma non c’era nulla di
sbagliato se si cercavano, se si sentiva impazzire quando
non la trovava, se la carne diventava comunione (ed era peccato) se si stupiva
di come le mani riuscissero a contenere quella donna così piccola, eppure così
grande. E rimpiangeva già di non averla guardata abbastanza, si rimproverava la
sua disattenzione, le visite notturne, quel necessario bisogno di sfiorarsi di
abbracciarsi… che li divorava. Bianco che ne cercava dell’altro per annullarsi
a vicenda.
Ma no, non era peccato baciare
Hinata, sentirla sotto di lui, avere il suo profumo
sul corpo… Era solo un disperato tentativo di amalgamare la sua anima d’un
bianco sporco, con la sua, non pensando davvero di contaminarla.
“È tua cugina”
Davvero mai pensò ai legami
di sangue, ai suffissi che si dovevano.
Per Hinata,
lui era sempre stato solo Neji e così vorticavano già
senza saperlo in una spirale più grande di loro, senza volersi fermare.
Lei adesso sapeva già di
non riuscire più a vivere senza il suo cuore.
“Attiverò il sigillo
maledetto e tu…tu Hinata sei stata condannata a
guardarlo morire”
E lo sguardo di Neji Hyuga si fermò su di lei
prima della fine. Hinata sapeva che non poteva
vederla più -meglio così dato che la morte si affacciava sul suo bel volto- ma
lui per terra, sporco di fango e con le vene che a poco a poco gli uccidevano i
battiti, guerriero che non si piegava al dolore, continuava a guardare nella
sua direzione, come se l’unica cosa importante fosse quella di vederla
un’ultima volta.
Poi scandì piano le parole
con uno sforzo sovraumano, ed erano rivolte a lei e la fissava nel dolore, già
con un piede nell’inferno (perché vi siete macchiati di peccato).
“N…non…m-mi-pento.”
E dopo solo il rumore di una
corsa disperata… una
caduta verso il vuoto, fece volare via il kimono bianco di Hinata,
d’altronde come pretendere che la farfalla si alzi in volo dopo averle
strappato le ali?.
Angolino
per il mondo
Ergo
Neji e Hinata.
Sei
(sei, sei, sei. Yama… XD troppe messaggi sublimali?) flash, anzi cinque, dato
che l’ultima mi ha preso la mano è.è… e chissà non
riprenda un po’ questo filone in futuro. :) sei fuori
stagione… eh lo so già che il Neji sarà sicuramente ooc, è più forte di me quel ragazzo ehh
bhè è un enigma puro (Cami
sei d’accordo? XD).
E
ringrazio di cuore la beta Partenope che le ha lette in anteprima,
dovevo fartele vedere, dato che davvero non mi convincevano e che volevo far
percepire qualcosa di più oltre al mio solito e i tuoi consigli sono stati una
manna dal cielo. (E tesò non mi scappi te devo ripagare in qualche modo :)
ancora arigatou –eheh se ripenso al prego in giapponese XD) e un bacio alla mia
Rory-chan e a Terra-chan XDXD
Ecco.
Prima di iniziare seriamente a sclerare e
quindi prima che chiudate la pagina: se vi va, lasciatemi un commentino XD E lo
sapevo che inizio già a dire quattro sprappolate... anzi saeniane...
“CaVi, santo cielo avete visto il Kishi che
sta combinando?? Sono esterefatta e Sasuke, Sasuke, Sasuke... mha ragazzi...
Sasuke mi viene voglia di picchiarlo. Ecco alla Sakura maniera. Aah, -.-
aspettiamo. Qualcosa di buono contaminerà prima o poi il suo cervelletto, no?
E... è.é Kishi questo vale anche per te.!”
Yours
Sae
Eheh –pensavi fosse
finita??-
Angolino
per te: Tex
Sei- per una
persona speciale che si merita questo ed altro: Yamata mia.
Sei perché è questo
il nostro destino
Sei …stata
contaminata dal neji hina
*.* spero ti piaccia u.u. XD
Sei: tu ed io.
Yama and Taichi
Sei, è sinonimo di siamo.
XD
Auguri nhè.
Perché è bello far parte dell’intesa *_* “spdl”
(soprattutto perché è sdolcinato) anche quando ci ritroviamo le stesse dopo un periodo
del (evitiamo aggettivi scurrili ) cavolo XD alias esami. E Tex
non ho soldi su quel (diavolo, dovevo dirlo per forza questo) telefono. E le ho
dovute pubblicare oggi che è cinque Y.Y ma almeno così le trovi il sei, no?
XD la tua solita, incorreggibile,
sorellina, taichiniana, imbranata.
Grazie di tutto sorelli.
*.* teamodibene