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Autore: Victoria_story    27/03/2014    0 recensioni
16 anni prima.
Le gocce scendono lentamente. Il tempo sembra essersi fermato. Attorno non c’è altro che gioia.
È nata una sangue puro.
Madre: -È così bella.- disse.
Padre: -Già. È la più bella creatura che abbia mai visto.- disse avvicinandosi alla bambina.
Madre:-I suoi capelli color acquamarina sono meravigliosi.- disse accarezzando la bambina.
Padre:-Dobbiamo nasconderla, le creature degli inferi* potrebbero farsi vive prima o poi.
*Le creature degli inferi hanno sempre cercato di prendere il potere degli elementi della natura, per poter conquistare il mondo.
Madre:- È davvero necessario tutto questo?- disse prendendo la neonata in braccio.
Padre:- Sai bene che non ci saranno mai accordi con loro, vogliono solo la guerra, l’unica cosa che possiamo fare è affidarla a qualcuno fino a che non sarà abbastanza grande per sprigionare il suo potere, fino ad allora il suo potere sarà instabile e di conseguenza incontrollabile- disse avvolgendo una bambina in un telo color turchese chiaro.
Madre: -Bambina mia, ti voglio così bene, purtroppo devo separarmi da te- disse, e mise al collo della bambina un ciondolo con una gemma turchese.
La bambina iniziò a piangere.
Padre:- Tesoro non piangere, ci vedremo presto, per il momento ti affideremo Elettra*.
*Una ninfa Oceanine,
Genere: Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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~~Capitolo primo.
Le gocce scendono lentamente. Ogni giorno sembra interminabile. Il suono delle gocce è l’unico che odo. Non faccio altro che pensare, pensare, pensare. Mi siedo sulla riva del mare, non faccio altro che pensare. A volte il mio pensiero è interrotto, ma dopo ricomincio a pensare. Sono 16 anni che non faccio altro che questo. Prendo dei sassolini, li tiro in acqua, prendo dei sassolini li tiro in acqua. Non sono mai stata una ragazza loquace, spesso mi chiudo in me stessa, senza dire una parola per ore ed ore. Il mare ha qualcosa che mi attrae, mi affascina da sempre, è l’unico posto in cui possa davvero sentirmi libera. Sono grata a mia madre* per tutto quello che fa, però non mi sento a mio agio quando sto con lei, abbiamo sempre avuto un rapporto molto distaccato, nonostante siamo madre e figlia, non ne capisco il motivo, ma so che è fatta così.

*La madre a cui si riferisce è Elettra, Alyssa non sa niente dei suoi veri genitori, visto che, come è stato  visto in precendenza, è stata affidata a lei appena nata, quindi crede che sia la sua vera madre.

Le stagioni cambiano, gli alberi mutano, il tempo scorre, le gocce scendono lentamente, ogni giorno sembra interminabile, me ne stavo lì sulla riva del mare, a pensare, finché mia madre non mi chiamò, la cena era pronta.

Madre:-Stai sempre sulla riva, perché non esci con degli amici qualche volta?-disse mettendo nel mio piatto la minestra.
Io:-Non mi va-. dissi, prendendo il tovagliolo.
Madre: Perché? Ti farebbe bene.- disse sedendosi.
Io:- Ho detto che non mi va!- dissi alzando il tono di voce.
Mia madre mi guardò fissa.
Madre:-Va bene ,scusami.- disse.

Per tutta la serata non parlammo più. Finita la minestra salì in camera mia. Mi sdraiai sul letto e inizia a pensare. Presi la mia gemma*, la fissai per molto tempo.

*La gemma a cui si riferisce è quella datagli in dono dalla madre prima di lasciarla, racchiude tutti i poteri di Alyssa, può essere spezzata solo da un altro sangue puro.

La mattina seguente mi preparai per andare a scuola, anche se non ne avevo voglia dovevo andarci, mia madre si sarebbe arrabbiata se non lo avessi fatto. Scesi, feci colazione, mi vestì, presi lo zaino, e corsi alla fermata. Prima di andare però, come ogni mattina, mia madre mi salutò con la sua solita frase.
Madre:-Stai attenta, dirigiti a scuola e non parlare con nessuno-.
Una frase molto gelida, ma sono sicura che racchiudeva un po’ di affetto.
Salì sull’autobus, mi sedetti, e come sempre iniziai a pensare. A causa del mio carattere non avevo molte amicizie. Mia madre diceva sempre che quando ero bambina avevo un bellissimo sorriso, chissà come mai, io non ho niente che mi faccia sorridere, a parte il rumore delle gocce che scendono lentamente.
Scesi dall’autobus, vedevo sempre un gruppo di amici, ero invidiosa? Chissà.
Entrai in classe, mi sedetti nel banco, e rivolsi il mio sguardo alla finestra, mi sentivo in gabbia, anche se non lo ero. Presi la mia collana, la guardai, come facevo sempre, e cercavo di immaginare il perché avesse quel colore, non si abbinava per niente a me, e nemmeno ai miei capelli*, perché mia madre me la regalò? Avevo mille pensieri in testa, ma nessuno mi aveva dato mai una risposta.

*Alyssa non ha il suo colore naturale, darebbe troppo nell’occhio, dopo che i suoi poteri sono stati sigillati, il suo aspetto è cambiato e di conseguenza anche i suoi capelli, adesso li ha castani.

Passavano le ore, il mio sguardo era come sempre assente, andavo bene a scuola però non avevo nessun motivo per essere felice. Le mie attenzioni erano rivolte solo al mare, quella  misteriosa distesa d’acqua che suscitava in me mille emozioni.
All’improvviso sentii una pacca sulla schiena.
Aidan*:-Ciao Alyssa!- disse urlando il mio nome.

*Aidan significherebbe "fiamma".

Io: -Aidan! Si può sapere che ti prende!- dissi con tono arrabbiato.
Aidan:- Ti ho vista sovrappensiero, e così ti ho riportata sulla Terra- disse ridendo.
Io: -Ti piace proprio prendermi in giro non è vero?- dissi dandogli una pacca sulla spalla.
Aidan: -Ahi!-urlò. Certo che ci vai giù pesante -disse.
Io: -Potrei dire lo stesso di te- dissi, mostrando un lieve sorriso.
Ci conosciamo da quando eravamo bambini, mi è sempre stato vicino, anche quando non avevo intenzione di parlare con lui, mi stava accanto finché non dicevo qualcosa, l’ho sempre detestato per questo, io e lui siamo come l’acqua e il fuoco, due elementi completamente diversi.
Aidan: -Sbaglio o quello è un sorriso?- disse avvicinandosi a me.
Io: -N-non è affatto vero, ti stai sbagliando!- dissi, allontanandomi da lui.
Aidan: -Si, certo, comunque ti aspetto fuori, facciamo un po’ di strada assieme, ti va?- disse avvicinandosi di nuovo a me.
Io: -Te lo scordi!- esclamai.
Aidan:- Testarda come sempre! Comunque, se cambi idea sai dove trovarmi- disse, e allontanò il suo viso da me.

Certo è sgarbato e molto irritante, ma alcune volte mi fa sorridere. Da piccoli andavamo spesso a giocare in un lago, lui non riusciva nemmeno a mettere un piede dentro, era terrorizzato dall’acqua, invece io amavo entrarci, il lago mi rendeva felice e mi dava una sensazione di protezione.
Poi qualcosa è cambiato, anzi, io sono cambiata, vedendo mia madre sempre più distaccata, ho iniziato a pensare che avessi fatto qualcosa di male o addirittura che non mi volesse, da lì a poco iniziai a chiudermi in me stessa, nonostante tutto lui continuava a parlarmi, a sedermi vicino a me, in realtà non mi dava fastidio, mi faceva piacere, c’era qualcuno che si interessava a me, forse avevo solo bisogno di affetto. È da sempre il mio migliore amico, anche se da  parecchio tempo ci vediamo poco.
Ci pensai a lungo, decisi di accettare la sua offerta. Scesi nel cortile e lo trovai lì, che mi aspettava, come se sapesse che avrei accettato.
Aidan: -Alla fine ti sei convinta, non è vero Al*?!- disse dandomi una pacca sulla spalla.

*Soprannome affibbiato ad Alyssa da Aidan fin da quando erano bambini.

Io: -Quante volte ti ho detto di non chiamarmi così- dissi arrossendo.
Aidan: -Perché? C’è qualche problema Al?- disse ridendo.
Io: -Ti ho di smetterla!- dissi con tono arrabbiato.
Aidan: -Sei sempre la solita Al! Vogliamo andare?- disse afferrandomi il braccio.
Io: -Va bene andiamo, ma per favore, non chiamarmi Al- dissi con tono pacato.
Aidan: -D’accordo, sai, sei più carina quando non sei arrabbiata- disse fissandomi dritta negli occhi.
Io: -Cosa?!- dissi fingendo di non capire la frase.
Aidan: -N-non ho detto nulla, su andiamo-disse, e intanto una goccia di sudore scendeva dalla sua faccia.

Facemmo un pezzo di strada insieme, in quel tragitto parlammo parecchio. Lui non faceva altro che fissarmi, anche io lo fissavo, più intensamente di ogni altra volta, forse perché mi mancava poter stare con lui. Aveva un bellissimo viso, i capelli scuri e gli occhi color rosso fuoco, che ti incantavano con il loro colore. Mi parve di vedere nei suoi occhi il fuoco che ardeva intensamente.

Aidan: -Lo sai che mi fai soffrire?- mi disse.
Rimasi sbalordita dalle sue parole, dov’era finito il ragazzo sgarbato di sempre?
Io:- Per quale motivo?- domandai.
Aidan: -Perché mi manchi, te ne stai di continuo sulla riva del mare, senza dire una parola, dov’è finita la bambina che mi diceva che ero un fifone perché non entravo nel lago?- disse alzando lentamente il tono di voce e afferrandomi dalla spalla.
Io: -Ormai non esiste più.- dissi, e lasciai lentamente la sua presa.
Aidan: -Non ti riconosco più, dov’è finita la tua determinazione di un tempo? La speranza che portavi nel cuore? I tuoi sorrisi?- disse.
Io: -Rassegnati Aidan, io ormai sono solo un fantasma, la mia vita non ha alcun senso- dissi versando una lacrima.
Aidan: Smettila! Non dire questo!- esclamò.

In quel momento il tempo sembrava essersi fermato, più di quanto già non lo fosse, le gocce scendevano come sempre lentamente. Intravisti qualcosa nei suoi occhi, una fiamma, forse era solo la mia immaginazione, o forse no. Vidi che se lo toccava, come se gli desse fastidio.

Io: -Che ti succede?-domandai spaventata.
Aidan: -Nulla, davvero, adesso  vai a casa, ci vediamo domani- disse appoggiandosi a un palo.
Io: -Non se ne parla! Prima dimmi cos’hai!- esclamai avvicinandomi a lui.
Aidan: Non avvicinarti!- esclamò.
Io: -Dai non farmi arrabbiare, dimmi che ti succede- dissi.
Aidan: -Ho detto non avvicinarti!- esclamò violentemente, e mi scaraventò a terra con la sola forza di un braccio.
Rimasi scioccata, non credevo che sarebbe arrivato a tento. Mi alzai, presi i libri.
Io: - Va bene, ho capito, vado, riguardati e fai attenzione per la strada, ci vediamo- dissi.

Scappai, non avevo idea di cosa gli fosse accaduto, mi ricordai solo di quell’occhio, quel terribile occhio che sprigionava un’ aura maligna.
Tutta la gioia che avevo provato nel parlare dopo tanto tempo con lui si trasformò in dolore. Tornai a casa e corsi subito sulla riva del mare,  mi sedetti, tra un sassolino e l’altro ricominciai a pensare e a provare un enorme dolore.
Me ne sto qui, su una riva, a pensare e intanto le gocce scendono lentamente.

Continua.

  
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