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Autore: JamesMcStefan    27/03/2014    1 recensioni
Il resto dell’ora passò in silenzio. Nessuno dei due sapeva che anche l’altro si trovava bene e a proprio agio nel silenzio. J. infatti si era persa nel filo dei suoi pensieri prima di essere risvegliata dal suono della campanella, trovandosi con lo sguardo di Styles puntato adesso.
- Mi stavi fissando?- senza peli sulla lingua.
- Ti stavo osservando per capire e carpire qualche tuo pensiero.
J. fece un sorrisino a mezza bocca- E ci sei riuscito?-
- Con mio grande rammarico, no.
J. fece un sorriso con tutta la bocca questa volta. –Me lo aspettavo.
- Te lo aspettavi?
- Nessuno in diciassette anni di vita è riuscito a capire o carpire anche uno dei miei pensieri solo guardandomi. Sono un po’ più complicata.
- Me ne sono accorto, ma non desisto.
- Bene.- fece un altro piccolo sorriso.
Rientrarono in classe per concludere le lezioni.
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Harry Styles
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Apparentemente quel pomeriggio di confessioni non aveva cambiato molto le cose. Apparentemente.
Sia per J. che per Harry le cose erano cambiate totalmente. Stavano facendo piccoli passi verso un vero rapporto di amicizia, sincera che ormai da troppo tempo entrambi avevano rinunciato a cercare.
Con il passare dei giorni la loro conoscenza reciproca divenne sempre più approfondita.
Scoprirono che il loro gusti in fatto di musica erano praticamente gli opposti.
J. amava le canzoni che versano sul genere rock-pop, mentre Harry amava di più le ballate e perché no anche qualche canzone pop-elettronica.
Lei non capiva perché Harry a volte ascoltasse canzoni il cui testo ripeteva pressappoco sempre le stesse parole. Ed Harry dal canto suo non capiva come J. facesse a sentire ancora ascoltando sempre bassi e batterie a volume altissimo.
Per quanto riguardava i libri invece i gusti si avvicinavano, anche se di poco.
Entrambi leggevano libri di autori inglesi perlopiù ottocenteschi. E non disdegnavano qualche buon libro fantasy.
I pranzi a casa Styles si fecero anche più numerosi, perché Anne non voleva assolutamente che J. mangiasse solo un panino a mezzogiorno e una pizza la sera. Si era persino offerta di cucinare ogni giorno per lei. Ma J. non voleva questo. Non voleva recare disturbo a una così cara signora gentile come Anne. Qualche volta accettava, qualche volta no e si rintanava nella sua grande casa e spesso passava il suo tempo ascoltando cd a volume alto, disegnando, andando sul terrazzo, leggendo, e magari qualche volta leggeva sul terrazzo con la musica accesa. Studiava di rado,  ma questo già si sapeva.
quasi tutte le mattine appena lei scendeva da casa per andare a scuola, trovava Harry vicino la sua porta che la aspettava. Quella cosa per i primi giorni le fece uno strano effetto perché non era abituata ad avere tutta questa compagnia, ma dopo ci si abituò tranquillamente, anzi stare tutto quel tempo in compagnia di Harry le faceva molto piacere.
Anche per Harry era la stessa cosa. Anche per lui era strano passare tanto tempo in compagni con J., e comportarsi come se fossero amici da quando avevano tre anni, era stranissimo.
Ma presto si rese conto che la compagnia di J. lo faceva stare bene, quindi iniziò a non farsi tanti scrupoli e a comportarsi così come se fossero veramente amici da quando avevano tre anni.
- Oggi vieni a casa mia a mangiare?- chiese Harry quel giorno quando furono nei pressi della casa di J.
- No, oggi no. Ho una questione da risolvere.- rispose J.
Risposta che fece incuriosire Harry.
- Che questione se posso sapere?
- Personale. Che ne dici se passo da te questo pomeriggio e ci vediamo un film insieme o ci facciamo un giro da qualche parte?
- Va bene.
Quella ‘questione personale’ che J. doveva risolvere non lo convinceva affatto. Aveva intravisto, anche se per solo un secondo, della tristezza negli occhi di J. che non vedeva da quando avevano iniziato a essere amici.
Ma non voleva essere ancora così oppressivo da chiederle di raccontare tutto quello che le passava per la testa, né tutti i problemi che la affliggevano. Doveva imparare a valicare quello scudo che la avvolgeva con lentezza, con i suoi tempi.
Certo non pensava che J. si fosse comportata come aveva fatto lui. Uno sguardo e aveva detto subito tutto a J. Lo scudo di Harry era più debole rispetto a quello di J. e lei ci aveva meno tempo a farlo cadere.
- Okay allora appena risolvo ti mando un messaggio e ti raggiungo a casa va bene?
- Si, si va bene, a dopo.
Si lasciarono così, ma quando J. entrò in casa il sorriso che aveva indossato con Harry svanì. Quel giorno erano esattamente tre anni che J. non toccava quella che era stata la sua più grande passione da quando era piccola. Ci stava male, ma non ci poteva fare niente.
La grande passione di J. era la musica. Ma non la semplice musica. Lei suonava e cantava da quando era ancora piccolissima.
Purtroppo però un giorno i suoi genitori troncarono anche quella passione. Certo i genitori di J. non si potevano dire dei bravi genitori. Non le avevano mai dimostrato affetto, mai fatto una carezza, mai dimostrato niente.
Certo una cosa era certa. Erano ricchi, molto ricchi, e questo permetteva a J. di avere molte cose. Ma a lei non interessavano i beni materiali. Tranne i suoi strumenti. Quelli erano gli oggetti materiali, insieme ai libri, a cui forse teneva di più.
Un giorno mentre J. stava suonando nella sua camera, il padre facendo irruzione nella sua camera e strappandole di mano la sua chitarra.
J. voleva sapere perché ma lui non glielo rivelò mai. Disse solo delle banali scuse, come il fatto che lei suonasse troppo e studiasse troppo poco che non poteva passare tutto il tempo chiusa nella sua camera a suonare queste “stupide baggianate”. Da quel momento J. non suonava né cantava più. Era arrivata anche a non scrivere più canzoni. A che serviva scriverle se rimanevano in un cassetto e non venivano mai più toccate?
Da quel giorno oltre all’odio naturale che provava per i suoi genitori, J. iniziò a costruire quella barriera che la proteggeva da ogni male. Che non la faceva piangere e disperare quando qualcuno la feriva.
Ma adesso c’era Harry. A lui non aveva detto niente. Avrebbe voluto dirglielo ma non ne aveva il coraggio. Sapeva che l’intuito di Harry aveva captato la sua ‘bugia’ che non era proprio una bugia.
Glielo avrebbe detto. Ma prima doveva decidere se, adesso che non c’era più suo padre, se ricominciare a suonare oppure no. 
Se avesse ricominciato a suonare ne avrebbe fatto anche partrecipe Harry di questa situazione. Se avesse ricominciato a suonare quasi sicuramente si sarebbe sentita meglio.
Era brava. E quando suonava si perdeva come al solito nel suo mondo, si perdeva e suonava con tutta se stessa.
Harry era da una lato impaziente di sapere qual era la vera “faccenda” di J. D’altra parte non voleva pressarla, metterla fretta. Capiva come si doveva sentire quando si aveva una questione da risolvere per chiudere con il passato. Era palese che J. avesse bisogno di chiudere con il passato prima di aprirsi completamente al presente.
In quei giorni aveva scoperto molte cose di J. Sotto un primo strato di dura freddezza, c’era una ragazza simpatica, solare anche, gentile,  quando serviva anche decisa. C’era ancora uno strato di insicurezza e di paura verso gli altri, ma Harry era deciso ad eliminarlo completamente. Voleva avere come amica la J. solare e simpatica che stava scoprendo in quei giorni, senza strati di insicurezza
Anche J. aveva scoperto che Harry era un ragazzo simpatico e gentile, a volte anche dolce. La sua corazza non era dura e spessa quanto quella di J. quindi l’aveva fatta cadere in fretta. si vedeva che c’è la metteva tutta per dimenticare le ferite che aveva, per cercare di chiudere definitivamente con il passato, cosa che anche lei stava cercando di fare, ma il suo passato era un po’ più duro da chiudere.
J., non avendo ancora deciso che fare del suo amore per la musica, decise che ancora non era il momento di poter prendere quella decisione.
Prese il cellulare per chiamare Harry e vedere se poteva andare a casa sua o magri farsi una passeggiata, così come erano rimasti d’accordo.
Al terzo squillo Harry rispose.
- Ciao Harry.
“Ciao J. Hai finito la tua questione personale?”
- Sì, ho finito.
“Vieni?”
- Posso?
“Certo, ti aspetto.”
Quando J. suonò alla porta della casa di Harry, lui non sapeva come reagire. Non sapeva se doveva chiedere come si era risolta la sua questione oppure no. Nell’indecisione decise di non chiedere niente e di comportarsi come tutte le atre volte.
Aprì la porta e sorrise a J., che le mostrò il suo solito mezzo sorriso. Ma Harry notò che c’era una luce nuova negli occhi, che lui non aveva visto molto spesso.
- C’è qualcosa che ti rende felice J.?- chiese Harry, a dispetto dei suoi propositi.
J. prima si guardò i piedi, poi le mani, e infine spiò con una veloce occhiata verso di Harry. E fece una domanda che Harry non si aspettava di ricevere soprattutto da J.
- Posso avere un abbraccio?- chiese lei.
Harry sconvolto, non sapendo che dire, si tolse quell’espressione sbalordita dalla faccia, ed aprì le braccia, per accogliere la figura di J. che, timida, si strinse a lui.
- Non c’è bisogno di chiedermi un abbraccio J.
- Ma io non sapevo volevi abbracciarmi oppure no.
- Ti fai troppi problemi J.- disse Harry ridacchiando e sussurrando all’orecchio di J.- E ricordati che un abbraccio inaspettato è più bello.
- Ma io lo so che con questa mia richiesta ti ho sorpreso lo stesso.- ripose J. facendo una breve risata.
“Hai ragione” disse Harry ma non lo disse. Si chiese perché J. le avesse chiesto quell’abbraccio, di solito non si lasciava andare molto al contatto fisico.
Si di scostò da lei un poco per chiederle il motivo di questo abbraccio, ma rimase troppo attratto dalle sue labbra e dai suoi occhi per dire qualcosa.
- Che c’è?- chiese con voce quasi preoccupata J.
- Niente.- ma Harry aveva risposto troppo velocemente, e J. come sempre se ne accorse.
Harry la strinse un po’ più forte nell’abbraccio e poi la lasciò andare.
- Ci andiamo a vedere un film?- chiese per distrarsi da quello che aveva provato.
- Sì, certo.
J. aveva capito che qualcosa gli aveva attraversato la testa ma non voleva pressarlo e decise di non chiedere niente.
C’era una strana sintonia che si stava formando tra i due. Anne, che aveva osservato per puro caso tutta la scena, se ne accorse. Anche lei aveva scorto qualcosa di strano in Harry e in quella sua risposta affrettata. Sapeva anche che qualcosa di strano c’era nella richiesta di J. di un abbraccio. Ma la cosa le faceva piacere.
Non volendo disturbare quel momento di intimità, molto lentamente ritornò in cucina.
 
 
JMS
ciao a tutti!! non pubbico da troppo tempo e mi scuso ma la scuola è stata dura da portare a termine. adesso costi quel che costi pubblicherò di più, lo prometto. sarò breve, scusatemi se ci sono errori spero che il capitolo vi piaccia e soprattutto che venga qualche recensione in più! Ringrazio infinitamente DirectionerIsAPromise che mi segue e recensisce questi capitoli. baci
  
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