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Autore: Soraya Ghilen    27/03/2014    3 recensioni
Se Lorenzo avesse ottenuto dal Papa un armistizio di un anno in cambio di alcuni personagi di rilievo della vita plitica di allora (come suo fratello Giuliano, Leonardo e altri)?
E se tra gli amici di Da Vinci ce se sia una che si innamorerà del conte Riario tanto da mettere in dubbio la sua lealtà non solo verso Firenze ma verso lo stesso Leonardo?
Genere: Romantico, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Girolamo Riario, Leonardo da Vinci, Nico, Nuovo personaggio
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Triangolo
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- Questa storia fa parte della serie 'Storia di un amore quasi impossibile'
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La fine dei giochi


P.O.V. Cristina
Avevo paura per tutta una serie di cose: in primo luogo potevo essere incinta o del ragazzo innamorato di me fin dall’infanzia o di un pazzo psicopatico che aveva l’ardire di farsi chiamare Conte; la mia migliore amica era una spia; non mi era più permesso picchiare Zoroastro;  Giulia si comportava da pazza peggio di Riario e Leonardo non parlava con nessuno ad eccezione di se stesso.
Erano passate quasi due settimane, i miei sintomi non accennavano a scemare e la mia preoccupazione non aiutava.
“Devi dirlo a uno dei due!” Giulia mi dava la morte. Era fermamente convinta che uno, tra Riario e Nico, dovesse essere informato.
“A chi, secondo te?” ero suscettibile, irritabile e, essenzialmente, molto stronza “Al ragazzino che ha paura anche della sua ombra o a quello che progetta di ucciderci tutti?!” Lei non parve neanche sentimi.
“Quello che credi sarà il padre migliore per tuo figlio!” caddi a peso morto sul letto e lei si sedette di fianco a me.
“Non so chi sia quello giusto” dissi, stanca, passandomi una mano sul viso.
“Perché nessuno dei due lo è.” La guardai attraverso la fessura lasciata aperta dalle dita “Mi spiego: da solo nessuno dei due è adatto a fare il padre ma, con te al suo fianco a renderlo completo, chi è quello giusto?” a quel lato della faccenda non avevo mai pensato. “Ami entrambi, si è capito, ed entrambi amano te, anche questo salta parecchio all’occhio”
“E adesso cosa devo fare?” ero spaventata, confusa, arrabbiata, frustrata. Essenzialmente incazzata nera!
“La scelta giusta!”

“Il piano è semplice: organizziamo un piano di fuga, coinvolgiamo Vanessa e aspettiamo che Riario lo venga a sapere;  quando lo farà, lui cercherà di ucciderci e allora fuggiremo sul serio!” Questo era il piano peggiore che il Maestro avesse mai architettato.
“Certo e mettiamo in conto che Riario capisse il nostro scopo, visto che è tante cose ma di certo non un imbecille, noi cosa facciamo?” intervenne Zoroastro.
“Mi inventerò qualcosa a l momento!” rispose Leonardo, con la solita saccente indifferenza.
“Ti inventerai qualcosa al momento, Artista?!” esplose Giuliano de’ Medici, che, fino a quel momento, aveva seduto, silente, in un angolo della stanza “E se quello che dovessi pensare non fosse sufficiente?!”
“Ci condurrò alla salvezza!” ribatté, sicuro, Leonardo.
“O a morte certa!” suggerii io, più spaventata che mai. Come ricompensa ebbi uno sguardo per nulla amichevole dal mio abile Maestro.
“Non mi stai aiutando!”
“Possiamo valutare le alternative?” propose il de’ Medici.
“Non ci sono alternative, Giuliano, non lo capite?” questa volta a parlare fu Giulia, che prese la parola per la prima volta da quando eravamo arrivati nella stanza “Riario vi ucciderà tutti, non risparmierà nessuno!”
“Allora voi perché fuggite?”
“Perché questa non è vita!”
Preso per buono il piano suicida di Leonardo, non restava che aspettare che giungesse la data fissata per l’evasione. Nel frattempo i miei dubbi, invece di diminuire, si moltiplicavano come i pani e i pesci che aveva moltiplicato Nostro Signore! Se fossimo morti tutti il problema non si sarebbe posto minimamente, mio figlio e il mio segreto sarebbero morti con me. C’era, però, un’alta percentuale che, in caso di fallimento, Riario non mi facesse del male nonostante tutto. Il mio pensiero tornò alla notte in cui mi aveva presa.
Mi aveva detto che, se avessi concepito un figlio, non avremmo mai saputo se fosse stato suo o di Nico. Che sperasse che io restassi incinta?! Poteva essere contorto fino a quel punto?!
C’era una sola persona con la quale potevo confidarmi.
P.O.V. Nico
Ero pieno di dubbi. Non avevo più avuto modo di parlare con Cristina riguardo a tutto il putiferio che avevo alzato dopo il suo incontro con Riario.
Non sapevo cosa fare, come comportarmi, cosa dire. Decisi di consultarmi col Maestro per avevre un consiglio pratico.
Arrivato alla porta della sua stanza, però, sentii che dentro c’era qualcuno e questo non era che la dama che affollava i miei pensieri. Decisi di restare in ascolto.
“Capite che non so cosa fare?!” sembrava fosse sul punto di scoppiare in lacrime. Mi chiesi come fosse possibile.
“Capisco che sei una stupida, dovevi parlarmene quando hai iniziato a manifestare i primi sintomi, non dopo due settimane!” non avevo mai sentito Leonardo così furioso. Sembrava preoccupato e spaventato e ciò, in lui, accendeva l’ira.
“Avevo paura!”
“E, nascondendo la cosa, che ci hai guadagnato?!” più andavano avanti più la conversazione prendeva una piega che  non mi piaceva affatto!
“Non so che fare!” ripeté, ormai in preda ai singhiozzi.
“Teoricamente dovresti fare la cosa giusta sia per te che per tuo figlio!” in quel momento mi sentii morire, ma quello che venne dopo fu decisamente peggio.
“Ci ho pensato e forse Nico non è pronto per fare il padre”
“Hai deciso di metterti nelle mani di Riario?” sentii il mio cuore rompersi in mille pezzi, e questo lo testimoniavano le mie lacrime che scorrevano sulle guance e cadevano sui vestiti.
“Si, credo che Riario sia la scelta migliore per mio figlio più che per me”
“E io non me la sento di darti torto!” e non  me la sentivo nemmeno io.

P.O.V. Cristina
Grazie a Leonardo e  Giulia avevo fatto la mia scelta. Non sapevo come comunicarla a Riario né, tantomeno, come dirlo a Nico. Decisi di cominciare dal dirlo ad uno e così andai da Riario.
Arrivata fuori alla porta dello studio, le guardie mi dissero che non potevo entrare perché il Conte era già a colloquio con qualcuno. Me ne andai, con la curiosità che mi attanagliava le viscere.
Lo studio di Riario affacciava sulla parte più intricata e fitta di rovi del giardino ma, pur di vedere con chi era a colloquio, sarei entrata nella più pericolosa delle foreste. Quello che vidi mi lasciò senza parole: seduto con Riario alla scrivania c’era Nico e i due parlavano in maniera molto concitata. L’unico che riuscivo a vedere in faccia era Nico e aveva l’espressione di chi aveva pianto molto. S’insinuò in me il seme del dubbio e le cose non migliorarono quando vidi Nico alzarsi di colpo dalla sedia e saltare al collo di Girolamo. Che avesse sentito la conversazione mia e di Leonardo? Era possibile? Fatto sta che il Conte riuscì a liberarsi e il mio compagno di avventure uscì dalla stanza, non senza lanciare al proprietario del castello uno sguardo di fuoco!
Decisi che dovevo capire cosa succedeva, così bussai alla finestra dove venne ad aprirmi un sorpreso Riario “Da quanto siete qui, Madonna?” disse, dopo aver aperto la finestra.
“Da quanto basta!”
“Cosa intendete fare?”
“Entrare, datemi una mano!” guardò la mia mano tesa.
“Dalla finestra?!” esclamò “Nelle vostre condizioni?!”
“Sono incinta, non invalida, sapete?!” non ritenne opportuno fare altre storie e mi issò nella stanza. Chiusa la finestra, il putiferio che mi aspettavo non mi ci fu mai.
“Dunque, ditemi le novità!” disse, facendomi segno di accomodarmi su una delle sedie di fronte alla scrivania.
Presi un respiro profondo e poi gli raccontai tutto. Lui mi ascoltò senza fiatare, senza mai staccare gli occhi dalle mie labbra. Alla fine, quando ebbi concluso, lui si alzò e fece qualcosa che mi immobilizzò, spiazzò, gelò il sangue nelle vene: mi si inginocchiò di fronte, prese una mia mano tra le sue e la baciò “Il giovane Nico mi ha riferito della vostra conversazione con Da Vinci, conosco la domanda che avete da farmi e la risposta è che sarò onorato di essere il padre di nostro figlio a tutti gli effetti!”  mi salirono le lacrime agli occhi!
“E Nico?”
“Temo che abbia deciso di andarsene, ma prima voleva che voi comunicaste agli altri che sta per portare con se la più grande minaccia che vi ha oscurati da quando siete arrivati qui e ci ha tenuto a sottolineare che non sono io!”
“Cosa significa?” lui non fece in tempo a rispondermi che sentimmo un grido provenire da fuori la porta.
Arrivati dove dovevamo, ci si parò di fronte uno spettacolo raccapricciante: Vanessa riversa a terra, con una grossa ferita che le squarciava il fragile petto e il sangue che, copioso, le inzuppava la veste azzurro cenere. Sembrava quasi una bambola, ma una bambola rotta, usata, che non era più buona per giocare.
Accanto a lei c’era Nico, anche lui con la camicia bianca sporca si sangue sul fianco destro ed ero sicura che non fosse quello di Vanessa. Mi precipitai al suo fianco. Alzai il suo capo e me lo posai in grembo “Va tutto bene, non accadrà nulla di brutto!”
“Tu dici?!” fece un forzato sorriso ironico “Io sono pronto a scommettere il contrario!”
“Non puoi lasciarmi così!” le lacrime iniziavamo a appannarmi gli occhi.
“L’avrei fatto comunque, lo sai!” la sua mano mi toccò la guancia.
“Si, ma questo è per sempre!”
“No, è solo la fine dei giochi!” non ce la faceva più a parlare, si vedeva, e sentivo che anche a me iniziava a venir meno.
“Non voglio che tu te ne vada!”
“Io non ci ho mai creduto nel paradiso” mi disse, anche se già lo sapevo “Ma se, dopo la morte, ci sarà qualcosa io ti aspetterò lì e veglierò su di te nell’attesa e sul bambino, di chiunque egli sia figlio!” ormai piangevo a singhiozzi “Amarti è stata la cosa più bella che abbia mai fatto nella mia vita, non mi pento di nulla!”
“Nemmeno io, anche io ti amo tanto Nico!” lo baciai sulle labbra.
“Con questo bacio, addio, amore mio!” non ci potevo credere “Di al Maestro e a Zo che sono stati la famiglia più bella del mondo!”
“Diglielo tu!” rise debolmente.
“Non ne ho il tempo, temo!” poi, avvenne. Posò meglio il capo sul mio grembo, chiuse gli occhi ed espirò per  l’ultima volta. In quell’istate sentii che una parte di me era morta.
Non c’era tempo per piangere. Mandai a chiamare Zoroastro, Leonardo, Giulia e Giuliano dicendo loro che li aspettavo in guardino.
“Nico è morto!” fu la prima cosa che dissi.
“Se è uno scherzo non è divertente!” sbottò Zo.
“Non è uno scherzo, è morto mentre tentava di uccidere Vanessa, raggiungendo il suo scopo!” poi li guardai, lui e Leonardo “Voleva che vi dicessi che siete stati la famiglia migliore del mondo e non potrei essere più d’accordo!” vidi delle lacrime bagnare i volti di entrambi.
“E adesso che si fa?” intervenne Giuliano.
“Riario vi lascia liberi di andare, se volte, o di restare ma non da prigionieri!”
“Io devo tornare a Firenze” rispose il De’ Medici.
“Allora vai ora, nessuno ti fermerà” si congedò da noi con la solita elegante freddezza. Gli altri non si mossero.
“E voi, che farete?” gli domandai.
“Io resterò con te, non ho dove andare!” rispose Giulia, dandomi un bacio sulla guancia.
“Io resterò per le bevute che non dovrò pagare!” disse Zoroastro, cercando di sorridere.
“Io resterò perché quello che resta della mia famiglia è qui!” e così ci abbracciammo tutti e quattro alzando poi la testa verso il cielo blu, come gli occhi del nostro fratello defunto. Mi portai un amano al ventre.
Nico aveva ragione: è la fine dei giochi e ognuno ha imboccato un sentiero che non sa dove porti ma ognuno dovrà compiere questa strada da solo!

Angolo dell’autrice: salve, siamo arrivati alla fine di questa avventura! Mi è costato molto mettere la parola fine a questa storia ma ne inizio un’altra basata sulla seconda stagione, quindi se le vicende di Cristina e dei suoi amici vi hanno appassionati vi aspetto!
Ringrazio chi mi ha sempre seguita, in particolare Sassa che ha sempre avuto solo buone parole per me!
L’ultima frase di Nico non è mia ma del grande Shakespeare.
Spero di rivedervi presto, un bacio!
Sol!

  
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