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Autore: vanessa_    28/03/2014    3 recensioni
Estate del 1839.
Un uomo particolarmente cupo passa le sue giornate a scrivere musica. Viene colpito da un tremendo e perenne blocco dello scrittore e cade ancora di più in depressione.
Poi arriva lei: la sua ispirazione.
[Per quanto possa sembrare strano, è ispirato all'inimitabile Giacomo Leopardi, il miglior poeta italiano che sia mai esistito]
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Capitolo 4: Quel che mi piace e non di te.


Una piccola mano si posò delicatamente sul petto di Harry ed iniziò a pressare affinché si allontanasse da Clarissa. Dopo qualche secondo obbedì e lasciò le sue labbra, rimpiangendo però di averlo fatto. Fu un minimo lasso di tempo in cui i loro occhi si incontrarono, poi ricominciarono ad assaggiare il sapore delle labbra di entrambi.
-Siete ancora più bella in queste condizioni-sorrise il riccio contro la pelle della giovane sbalordita dalle sue parole improvvise.
-Condizioni sbagliate..-indietreggiò prendendosi la testa fra le mani, socchiudendo gli occhi quasi come se sperasse di scomparire da un momento all'altro e non tornare mai più.
-Andiamo Clarissa, non pensate subito alle conseguenze. Lasciate solamente che..-allungò una mano per poterle sfiorare di nuovo la pelle, ma lei si scostò affrontando spaventata il suo sguardo.
-Voi siete il figlio del mio padrone, non posso.-affermò quasi come per convincere sé stessa più che Harry. Fece per allontanarsi ed uscire dalla stanza, per andare a cercare qualcuno a cui dire se per piacere avrebbe potuto cambiare camera da letto, ma fu di nuovo fermata dall'uomo che l'afferrò per il polso.
-Non potete farvi spostare, sospetteranno.-Clarissa non se ne accorse, ma quella del riccio era una scusa per poterla convincere a restare con lui in quelle stanze. Perché, davvero, desiderava la sua compagnia più di qualsiasi altra cosa al mondo.
-Va bene, ma promettetemi che non farete parola con nessuno e che nulla di simile accadrà di nuovo e..-non fece in tempo a terminare la frase, che le labbra del riccio furono di nuovo sulle sue e le massaggiavano freneticamente. La ragazza questa volta si oppose, ma non abbastanza prepotentemente da convincere Harry ad allontanarsi da lei. Rimase quei pochi secondi a gustarsi il momento, finché non decisero che fosse l'ora di riprendere del fiato.
-Lo prometto.-disse in fine, sogghignando divertito. La fanciulla non seppe come reagire, ma si limitò ad incrociare le braccia al petto e far comparire un sorriso sul volto, distenendo le carnose e rosee labbra.
Furono aiutati da miriadi di maggiordomi a svuotare le loro valige, riponendo ogni singolo indumento in due armadi ben separati. Clarissa si diede alla lettura di un libro che ora mai poteva ripetere tutto a memoria da quante volte lo ha letto e riletto, glielo aveva donato sua zia quando tornò dal viaggio in Francia. Harry invece si era fatto dire dove fosse anche un vecchio pianoforte che avrebbe potuto suonare tutte le volte che voleva e lo trovò. L'ultima stanza in fondo al corridoio del secondo piano, lì c'era la camera degli strumenti, ma a dire la verita gli unici strumenti presenti erano un pianoforte e due violini. Non poteva avere accesso a strumenti più professionali, e questo ferì il suo fragile orgoglio.
Sembrava filare tutto liscio, fin quando non giunse l'ora di cena. Furono invitati ad unirsi al tavolo dei reali e, mentre Christopher non faceva che parlare bene di Harry in modo tale da poterlo presentare come un buon partito per la regina, Clarissa e il riccio sembravano come congelati e di questo Adelaide se ne rese conto. Chiese cosa ci fosse che non andava, ma entrambi risposero con un frettoloso e indifferente niente che fece sospettare l'astuta madre.
-Vi conosco bene, figliolo, cosa vi mette tanto disagio?-insistette sua mamma con fare gentile ed attirando l'attenzione della maggior parte delle persone sedute al tavolo. Ora erano tutti in silenzio, ed aspettavano solo che Harry parlasse.
-Nulla, madre. Siamo a tavola con la regina, questa è una giustificazione più che sufficiente-si scusò senza alcun accenno di sorriso. Clarissa lo guardava consapevole del motivo del suo comportamento, ma preferì tenere testa bassa ed ignorare la cosa. Sapeva che quella sera avrebbe dovuto affrontare la prima notte con il figlio del suo padrone e sapeva anche che non le avrebbe mai permesso di dormire sul divano a due posti di fronte al caminetto della camera.
Dopo cena furono tutti invitati ad assistere allo spettacolo che ogni Sabato mettevano in scena per sua maestà, ma a nessuno dei due giovani piacque. Clarissa credeva che la figura femminile fosse troppo poco considerata e disprezzata e che i loro costumi fossero orrendi. Harry, invece, sosteneva che la musica presentata fosse noiosa e poco coinvolgente. Non c'era alcun passaggio piano-forte in nessun brano; mentre lui amava quando veniva eseguito, trovava che ci fosse classe in passaggi di quel genere. Furono scortati, una volta oltrepassata la mezzanotte, alle loro camere.
-Siete sicuro che non vi recherà disturbo la mia presenza?-si assicurò la giovane giocherellando con le dita delle sue mani. L'uomo sorrise amaramente lasciando che i due domestici presenti in camera gli sfilassero gli abiti di dosso. Anche Clarissa fu assistita da due dame, e si ritrovò improvvisamente di nuovo terribilmente a disagio. Di fronte a lei, a separarla dal riccio e i suoi aiutanti, c'era un elegante ed alto separé di circa due metri. Le infilarono una camicia da notte di seta color rosa pallido e i suoi lunghi e ricci capelli le cadevano lungo la schiena morbidi. Una vestaglia color crema le fu donata e dopo che le due finirono di piegare elegantemente il suo abito, uscirono con un inchino ed accompagnando i due altri servitori.
Ora i due erano totalmente soli ed avevano la certezza che nessuno sarebbe potuto entrare; o almeno questo è quello che credeva Clarissa e che sperava Harry.
-So che siete a disagio-affermò infilandosi sotto le coperte come se fossero quelle di casa sua.
-E da cosa lo avreste intuito?-domandò sarcastica la giovane avvicinandosi a passo lento verso il letto enorme di fronte a lei. Non appena fu abbastanza vicina da poter coricarsi sopra, esitò per qualche secondo.
-Andiamo, non vi toccherò nemmeno con un dito!-esclamò alzando gli occhi al cielo l'impaziente Harry che non vedeva l'ora di gustarsi la vista della donna più bella mai esistita stesa di fianco a lui.
-Ricordate che avete promesso..-farfugliò Clarissa infilandosi in modo impacciato sotto le pesanti coperte color bronzo. Le lenzuola sembravano pungerle la pelle e i cuscini erano fin troppo rigidi per poterci posare la testa per tutta la notte. Inoltre, accanto a lei, aveva un uomo che non sembrava apprezzare particolarmente in quel momento.
-Certo, ma non avete mai sentito il detto le promesse sono fatte per essere infrante?-scherzò Harry rivolgendole lo sguardo. Clarissa lo fulminò con occhi di ghiaccio, nonostante i suoi fossero color della terra. Diede perfettamente l'idea di quel che stava pensando, ovvero fastidio per le parole dell'uomo e timore che si sarebbe spinto fin troppo in là durante quella notte.
-State tranquilla, non vi recherò alcun fastidio-sorrise di nuovo e si stese fino ad appoggiare il capo sul cuscino, attendendo che la ragazza fece lo stesso al lume della candela che di fianco a lei tremolava.
-Sarebbe un peccato però deludere le aspettative dell'intera corte-sospirò.
-Come, scusate?-
-Sono sicuro che i nostri vicini di stanza si aspettino un po' di azione da ascoltare stanotte-sorrise malizioso gustandosi lo sguardo disgustato di Clarissa.
-Siete un animale! Chiudete la bocca e dormite-esclamò. Si coricò poi sullo scomodo materasso e avvicinandosi il più possibile verso il limite della sua parte di letto, per evitare di anche solo sfiorare il corpo di Harry. Lui sembrò accorgersene ed iniziò a sghignazzare senza fine.
-Avete veramente paura che vi mangi?-domandò in un sussurrò ed avvicinandosi silenziosamente alla ragazza che si poteva notare tremare da lontano un miglio. Non appena le avvolse un braccio intorno alla vita, Clarissa sussultò e si alzò velocemente dal materasso terrorizzata. Non sapeva di preciso cosa temesse, ma una situazione del genere le metteva ansia.
-Stavo solo giocando un po'-si scusò il moro con il solito ghigno sul volto.
-Me lo avevate promesso. Io in quel letto non ci torno-affermò con convinzione e dirigendosi verso il caminetto, dove si sarebbe scaldata le mani e poi seduta sul comodo divanetto con una coperta di lana.
-Allora mi unisco a voi-Harry si sedette velocemente di fianco alla giovane e le cinse un braccio intorno alle spalle sospirando. Clarissa non osò muoversi, ma sbuffò rumorosamente, facendo sghignazzare ancora il riccio evidentemente divertito dalla situazione.
-Sapete, più vi guardo e più mi sento rinascere-confessò chiudendo gli occhi ed alzando il volto verso il soffitto. La ragazza si paralizzò e si chiedesse che diamine potesse significare una confessione del genere. Insomma, che genere di sentimenti provava quell'uomo nei suoi confronti? Per un attimo si sentì apprezzata, ma ritornò poi sul pianeta terra credendo che un nobile e per di più così scorbutico non si sarebbe mai potuto invaghire di lei.
-Potreste spiegarvi meglio?-chiese con aria scocciata. Era stanca di tutte quelle complicazioni, voleva solamente poter fare in tutta tranquillità il suo lavoro senza alcuna interruzione o difficoltà.
-Mi ispirate, Clarissa. Ispirate serenità, musica, gioia, vita, voglia di ridere e piangere..Siete una musa. Conoscete le muse, vero?-le domandò tornando alla realtà dopo aver riaperto gli occhi. La giovane annuì timidamente. Nella sua mente stava ancora ascoltando le dolci parole che il suo padrone le aveva appena annunciato in modo così sincero e commovente. Improvvisamente la voglia di ricambiare l'abbraccio che lui le stava concendendo da una bella manciata di minuti la investì. Chinò la testa posandola sulla spalla dell'uomo e socchiuse lentamente gli occhi, abbandonando alle spalle tutte le preoccupazioni.
Harry la osservò addormentarsi dolcemente pensando, per la centesima volta, quanto fosse bella. Credeva che nemmeno un angelo avrebbe potuto battere la sua luminosa bellezza. Sospirò , ringraziando poi il Signore del fatto che la piccola Clarissa non si fosse accorta di quanto ubriaco fosse quella sera. Sapeva che a lei non faceva piacere quando una persona assumeva sostanze alcoliche perché glielo aveva rivelato in una delle loro chiacchierate riguardo il signor Christopher Styles. Una sera si era presentato in camera puzzando come una lattrina ed ubriaco fradicio, la giovane rimase inorridita di fronte a quella scena; odiava l'alcol, lo odiava davvero. Ed inoltre, se avesse saputo della sua sbronza, non avrebbe creduto alle parole oneste che le rivolse il riccio quella sera.
_________________________________________________________

La mattina seguente, quando Harry aprì gli occhi, il peso della dolce ragazza che fino a poche ore prima aveva fra le braccia non c'era più. Si guardò nei paraggi sbadigliando e ad occhi socchiusi, ma non vide nessuno. Allora si alzò dal divano, notando la camicia da notte di Clarissa piegata perfettamente sull'appoggia-abiti dietro il separé. Si vestì senza nemmeno curarsi di come apparissero i suoi indomabili capelli ed uscì, non rendedosi conto che l'orologio segnava ormai mezzogiorno.
Nel correre per le scale fece attenzione a non cadere e non scontrarsi con un qualsiasi maggiordomo o servitore. Decise poi di chiedere informazioni riguardo alla sua dama di compagnia, o così almeno è come era conosciuta in quel posto, e ricevette una risposta dalla servitù, come sempre. Loro vedono sempre tutto. Clarissa era nella biblioteca e dissero anche che non usciva di lì da ben tre ore. Harry s'insospettì e senza rivolgere alcuna parola a nessuno, si diresse verso la biblioteca, ma solo dopo aver chiesto informazioni riguardo anche riguardo quest'ultima.
Clarissa stava comodamente seduta su una delle eleganti poltrone di velluto rosso di quel luogo pieno di pace e silenzio. Ne aveva aprofittato del fatto che non ci fosse nessuno per accavallare le gambe in un modo poco elegante e che metteva in mostra buona parte della sua gamba coperta da un paio di strettissime e fastidiosissime calze. Le venne un tuffo al cuore quando la porta di legno si spalancò e di fronte a lei comparve il giovane Harry.
-Ma voi non mi lascerete mai in pace, insomma-sospirò chiudendo il libro. L'uomo non emise un verso o si mosse di una virgola, ma la indicò e inclinò di poco la testa a sinistra corrugando la fronte.
-Se qualcuno potesse vedervi in queste condizioni vi considererebbe una poco di buono..-
-Perché? Non lo sono già?-
Harry sorrise e scosse la testa. Poi le si avvicinò a passo lento.
-Io non riesco a vedervi sotto quell'aspetto. Siete troppo incantevole per essere definita in questo modo-diede una svelta sbirciata all'enorme rifornitura di libri in quella stanza, sentendosi gli occhi della giovane puntati addosso.
-Vi ringrazio-affermò posando il libro ed incamminandosi velocemente e con passo deciso verso l'uscita. Harry corse fino a raggiungerla e le impedì di lasciarlo, di nuovo.
-Dove pensate di andare?-domandò serio.
-Fuori-sospirò lei.
-Ma non potete. Voi siete qui unicamente per tenermi compagnia e se non lo fate, potrebbero addirittura licenziarvi e farvi fare una brutta fine-
-Sapete..-incrociò le braccia al petto e strizzò gli occhi con fare complice nei confronti del riccio.-Non credo che voi permettereste mai a nessuno di farlo-
-Voi giudicate troppo in fretta, mia cara-affermò con un finto tono esasperato ed enfatizzando sulle due ultime parole.-Vi siete fatta un'idea fin troppo positiva di me-
-Voi non credete di essere buono?-
-Io sono uno stronzo-sorrise, quasi soddisfatto di quel nomigliolo dispregiativo che si è assegnato da solo. Osservando lo sguardo confuso di Clarissa scoppiò di nuovo a ridere, ma non di gusto, no. Una di quelle risatine, sghignazzando.
-Avete molta stima di voi, vedo-
-Oh sì, io ho molta stima di me proprio perché riconosco i miei punti forti e quelli deboli-più parlava e più le sue labbra sembravano chiedermi di aggrapparmi a loro, pensò Clarissa in quel momento, osservandolo mentre esponeva ogni perché ed ogni dove della sua vita. Le piaceva, le piaceva molto.
-Voi li riconoscete?-domandò poi alla ragazza ormai persa nel discorso per via di quelle due carnose e sensuali labbra che non smettevano di muoversi in quella maniera lenta e seducente.
-Come, scusate?-scosse la testa in modo confusionario. E l'uomo sghignazzò di nuovo.
-Voi riconoscete i vostri punti forti e deboli?-ripetè rivolgendole un sorriso.
-No-affermò Clarissa scuotendo la testa decisa. Perché era vero, lei non sapeva riconoscere il meglio e il peggio di sé.
-Vi andrebbe se ve li dicessi io?-rimase spiazzata dall'iniziativa che Harry le propose. Intrigata ed incuriosita dall'offerta, concesse al riccio di provare ad indovinare quali secondo lui fossero le sue caratteristiche negative e positive.
-Siete testarda. Siete anche permalosa, avete la lingua troppo lunga, siete spesso insicura, siete anche troppo fuggitiva-Harry sorrise.-Siete impertinente e nonostante proviate a fare l'opposto, avete dei modi di fare da montanara-scosse la testa ridendo, dopo aver ricevuto un colpo sulla spalla dalla fanciulla.
-Siete però anche molto bella ed intelligente. Siete piena di vita e la trasmettete a chiunque, la vostra voglia di vivere. Siete solare ed onesta, responsabile ed innocente-
-Innocente dovrebbe essere un aspetto positivo?-lo interruppe non appena si recuperò da tutti quei complimenti che le aveva riferito.
-L'innocenza tiene la mente sana e pura, questo è un bene.-Clarissa annuì, rimanendo senza parole. Poi osservò il volto del suo padrone e sorrise.
-Posso provare io, ora?-Harry rimase stupito dalla sua proposta, proprio come reagì lei. Ma alla fine acconsentì, divertito.
-Dunque..siete maleducato e rigido. Siete scorbutico, solitario e dovete fare polemica su ogni tipo di argomento di cui si parla. Usate troppo la testa e la ragione. Siete spavaldo e avete sempre una battuta pronta, spesso sarcastica ed offensiva..-ci fu un attimo di silenzio, poi la ragazza prese un lungo respiro.
-Poi però viene tutto offuscato dai vostri occhi verdi che rapiscono il cuore di qualsiasi donna vi incontri. Siete pieno di umorismo ed avete un bellissimo sorriso. La vostra voce è così rassicurante che potrei stare ad ascoltarla per ore.Siete profondo, sensibile e sapete dire le cose giuste al momento giusto quando vi fa comodo. Avete un incredibile dono per la composizione e la vostra musica fa letteralmente sognare..-
Le ultime parole furono strappate dalla bocca di Clarissa per colpa di un bacio. Un improvviso e passionale bacio che zittì la fanciulla e s'impossessò del silenzio della stanza. Era il terzo che si scambiavano alla corte, ed erano passati solamente due giorni.
  
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